Fabrizio Saccomanni, ministro dell’economia ha commentato con soddisfazione l’accordo sottoscritto tra i ministri finanziari dell’Unione europea sull’Unione bancaria: “Un risultato storico comparabile all’Unione monetaria, ma ottenuto in molto meno tempo: uno sviluppo rivoluzionario”.
Ma, nonostante l’importanza che il patto in realtà raffigura, l’Italia esce sconfitta dalla Germania, per l’ennesima volta. Anche se questo rappresenta soltanto il primo passo di un progetto molto più grandioso, i cui dettagli saranno da chiarire.
Il ministro Saccomanni aveva chiesto che il Fondo unico europeo di risoluzione da 55 miliardi di euro, a sostegno del sistema finanziario europeo, fosse sorretto da un “paracadute finanziario” (“backstop”) comune, “in combinazione con i paracaduti finanziari nazionali”, per cooperare ai costi della risoluzione “senza condizionalità”.
Era stato perentorio, tanto che si era pensato ad un’Italia che aveva alzato la voce contro i tedeschi. Ma non è andata così. È vero che la Germania ha fatto una grande concessione, come riportato dal Financial Times, accogliendo la creazione di una sorta di “mutuo soccorso” tra i fondi dei paesi membri, finanziato dalle stesse banche, che porterà all’istituzione un Fondo unico di risoluzione entro 10 anni.
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Ma il ministro delle finanze tedesco ha prevalso sulle controparti sia italiana che francese, proteggendo i contribuenti tedeschi. Il paracadute finanziario comune non è stato incluso nell’accordo. Quindi in caso di carenza dei fondi di risoluzione accantonati a livello nazionale, i singoli Stati dovranno provvedere per la risoluzione delle banche sul loro territorio.