Nel 2012 la Rai chiedeva il pagamento del canone a chi possedeva Pc e tablet, ora a partite Iva e pubblici esercizi. È «la richiesta per il rispetto di una legge». In realtà la norma del «canone speciale» (407,35 euro) non è una vera e propria novità, e prevede che a pagarla siano i «pubblici esercizi».
Va detto però che non tutto è pubblico esercizio e per questo motivo, forse, «il pasticcio comunicativo» – usando le parole del sottosegretario Leginini – «poteva essere evitato».
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Ci si chiede però cosa c’entra l’esercito delle partite Iva con migliaia di bar, locali all’aperto, ristoranti o hotel. In realtà c’entrano poiché anche molti liberi professionisti che esercitano attività pubblica hanno la possibilità di intrattenere nelle loro sale d’attesa, nei loro centri o studi privati, i loro clienti con la Tv e i programmi Rai. La legge, spiega una nota dell’azienda, stabilisce che «devono pagare il canone speciale coloro che detengono uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radio televisive in esercizi pubblici, in locali aperti al pubblico o comunque fuori dell’ambito familiare, o che li impiegano a scopo di lucro diretto o indiretto».
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Naturalmente nulla è dovuto per le centinaia di migliaia di possessori di Pc, tablet personali, se non sono dotati di una WilTv collegata ad una antenna digitale o satellitare per la diffusione (non personale) del servizio. Per loro, in sostanza, non c’è nessuna tassa al di là della loro attività. Ma la polemica, naturalmente, non si placa.