L’Italia è il paese con le tariffe più alte al mondo, ma finalmente stanno diminuendo le tariffe. Una buona notizia per i consumatori, dunque.
Nella relazione annuale dell’Autorità di vigilanza si dice che i dati dello scorso anno mostrano “progressi considerevoli” e “poco mancherebbe a una vera e propria svolta”. I prezzi effettivi misurati dall’autorità mostrano un calo medio di quasi l’8% e “si sono fatti progressi anche sul terreno della concorrenza” e dell’offerta diversificata. “Un assicurato su sei ha cambiato compagnia lo scorso anno” con una forte pressione al ribasso sui prezzi. Chi ha cambiato compagnia ha spuntanto una riduzione del premio in media del 22% contro un 5% di riduzione per chi è rimasto fedele alla sua compagnia.
La crisi che Aveva colpito le compagnie assicurative nel biennio 2010-2011 è definitivamente superata. “Nei tre anni successivi sono tornati i profitti, dell’ordine dei 5-6 miliardi l’anno. Contribuiscono al buon risultato tutti i rami di attività”, osserva ancora Rossi alla presentazione della relazione annuale. “Il Roe (return on equity, misura di redditività del capitale investito, ndr) complessivo per l’industria assicurativa italiana è salito al 9,3% (8,2% nel 2013) allineandosi a quello medio europeo”. Nel biennio di crisi lecompagnie italiane avevano registrato perdite cumulate per 4,4 miliardi. La raccolta premi 2014 è stata decisamente migliore della media Ue: quasi 150 miliardi di euro (+20%). “Si sfiora – ha detto – il 9% del Pil”. L’aumento è stato però tutto nel comparto vita.
In Italia dunque ci sono stati “progressi considerevoli” sul fronte dell’Rc Auto, ma “da molti anni è il Paese dalle tariffe più alte nel confronto internazionale”, principalmente a causa “dell’enorme presenza di frodi”.
Salvatore Rossi, presidente dell’Ivass, si è espresso così sull’attività annuale dell’Autorità che vigila le assicurazioni; per il presidente, “poco mancherebbe ad una vera e propria svolta”. Intanto i dati certificano il fatto che gli operatori abbiano messo alle spalle il periodo peggiore della crisi