Durante l’ultimo anno i patrimoni nel mondo sono scesi del 4,7%, per la prima volta. Il calo è legato all’apprezzamento del dollaro che ha piallato i patrimoni in altre valute. A tassi costanti, invece, tra il 2014 e il 2015 la ricchezza nel periodo sarebbe aumentata di 13mila miliardi.
Ma la ricchezza si condensa anche nelle tasche di quanti sono ricchi già e possono beneficiare di investimenti più diversificati e sicuri: con l’1% delle famiglie mondiali a detenere il 50,4% di tutti i patrimoni, con crescenti diseguaglianze negli ultimi sette anni. “La ricchezza della classe media è cresciuta ad un ritmo minore della ricchezza dei ceti alti – ha commentato l’amministratore delegato del Credit Suisse, Tidjane Thiam, presentando l’edizione annuale del rapporto sulla ricchezza -. E questo ha invertito il trend pre-crisi in cui avevamo visto la classe media arricchirsi in modo costante”. La sperequazione, secondo la ricerca, avviene sia perchè l’aumento della classe media non tiene il passo di quello della popolazione nel mondo sviluppato, sia perchè la distribuzione dei guadagni s’è spostata verso i livelli più alti di ricchezza. “Questi due fattori hanno ridotto la diminuzione della percentuale di ricchezza della classe media”.
Se si guarda più da lontano, tuttavia, si può vedere anche la ricchezza diffondersi tra la classe media, quella che l’istituto svizzero comprende tra gli invididui detentori di un patrimonio liquido compreso tra 50mila e 500mila dollari. E che è cresciuta dal 2000 a tre cifre percentuali nei paesi emergenti come Cina, India e Africa, e costituisce ormai il 14% della popolazione adulta: un continente del benessere abitato da 664 milioni di persone. Per la gioia delle aziende, che puntano su di loro per piazzare merci e i servizi di ogni tipo. Dall’altra parte della strada, ci sono 3,4 miliardi di persone al mondo, circa il 71% della popolazione, con una “ricchezza” di 10mila dollari a testa.