La proposta legislativa ha ricevuto in sede di votazione 76 “no” e 250 “si”, con due astenuti. Adesso passerà al Senato. Il ‘via libera’ definitivo consentirà a chi ha celato capitali fuori dal confine ma anche nel nostro Paese di autodenunciarsi così da ottenere sconti penali e in termini di sanzioni. L’operazione rientra nella lotta all’evasione fiscale e costituisce una leva di finanziamento della Legge di Stabiltà appena approvata.
La ‘sanatoria fiscale’ rappresenta una sorta di collaborazione di natura volontaria. Potrebbe portare alla luce 30 miliardi ‘detenuti in nero’. Non si tratta, tuttavia, di un condono. L’autodenuncia, infatti, non sarà anonima e dovranno essere versate tutte le imposte evase. La proposta, se trasformata in legge, sarà funzionale alla sanatoria di Irap, addizionali, Irpef, Ires e Iva. Coloro i quali non collaboreranno rischiano di essere perseguiti in futuro per autoriciclaggio. Anche questo reato è stato introdotto per favorire l’emersione dei capitali.
Gli esperti hanno fornito alcuni dettagli relativi all’universo dell’evasione:
Lo stock dei capitali italiani all’estero, non denunciati o solo parzialmente conosciuti, ammonta a circa 150 miliardi (se si conta che con i precedenti ‘scudi’ ne sono rientrati circa 100). Se si ipotizza una adesione del 20% dei contribuenti, che in passato hanno cumulato ‘tesoretti’ in Svizzera o in altri paradisi fiscali, la cifra che rientrera in patria ammonterebbe a circa 30 miliardi. Per la meta, circa 15 miliardi, si stima che si trattera di risorse completamente sconosciute al fisco: su questa cifra chi opta per la ‘voluntary’ dovra pagare tutte le imposte evase (soprattutto Ires e Irpef) con un’aliquota media del 37%: in tutto 5,5 miliardi.