È stata abolita la norma per l’uscita anticipata dei Quota 96 della scuola, è cancellata la norma che toglieva le penalizzazioni per chi voleva andare in pensione prima dei 62, ma è stato approvato un nuovo emendamento alla riforma della Pubblica Amministrazione che ammette la possibilità di pensione anticipata di vecchiaia per i giornalisti iscritti all’Inpgi che lavorano in aziende in crisi. Questa novità di riforma pensioni stabilisce a 57 l’età di uscita ma a condizione che, come riporta il testo dell’emendamento, le imprese editoriali procedano “alla presentazione di appositi piani di ristrutturazione aziendale che prevedano uno specifico turnover minimo del personale. Per le imprese che avevano già presentato istanza per il collocamento in prepensionamento dovranno integrare i piani di ristrutturazione o riorganizzazione aziendale già presentati con le assunzioni indicate dalla nuova norma”.
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La misura non è per le imprese i cui accordi stabilivano un massimo di 5 prepensionamenti. I pensionamenti di vecchiaia porterebbero a nuove assunzioni di nuovi giornalisti da assumere a tempo indeterminato. Il programma previsto sarà quello di assumere un giovane ogni tre giornalisti anziani prepensionati.
L’emendamento prevede che “l’autorizzazione, per il sostegno degli oneri derivanti dalle prestazioni di vecchiaia anticipate per i giornalisti dipendenti da aziende in ristrutturazione o riorganizzazione per crisi aziendale (di cui all’articolo 41-bis, comma 7, del D.L. 207/2008) di una spesa di 3 milioni di euro per il 2014, 9 milioni di euro per il 2015, 13 milioni di euro per il 2016, 13 milioni di euro per il 2017, 10,8 milioni di euro per il 2018 e 3 milioni di euro per il 2019”.