La borsa è nei piani di Rigoni di Asiago. L’azienda veneta produttrice di confetture al miele, di creme spalmabili e dolcificanti biologici, è pronta a fare il grande passo.
Con i suoi 100 milioni di fatturato Rigoni d’Asiago attualmente ha tra i soci (con una quota del 35,5%) il Fondo di investimento italiano, la sgr partecipata da Tesoro, Cassa depositi e prestiti, Abi, Confindustria, Unicredit, l’Istituto centrale delle banche popolari italiane, Intesa Sanpaolo e Mps.
“Noi abbiamo un socio che ha investito in noi e ha come obiettivo la quotazione”, ha detto l’amministratore delegato della società veneta, Andrea Rigoni. “E’ la strada principale di uscita ma non abbiamo fretta. Pensiamo di crescere per riuscire ad avere quelli che sono i numeri per essere appetibili dagli investitori”.
L’obiettivo del fondo al suo ingresso nel dicembre 2010 era quello di sostenere l’azienda nella crescita della sua capacità produttiva per consolidare la sua posizione in Italia e farla crescere all’estero. “La nostra azienda non è grandissima”, ha aggiunto Rigoni, “ma ha fatto un percorso diverso dagli altri e partendo da prodotti di nicchia è diventata un’azienda importante in Italia si possa espandere”.
E i numeri, è l’opinione dell’amministratore delegato, per ora sono dalla loro parte. L’estero oggi pesa sul fatturato il 20% contro il 5% di qualche anno fa, con la Francia tra i principali mercati di sbocco. Non solo. L’azienda vista la domanda di mercato ha in cantiere il raddoppio dello stabilimento produttivo di Albaredo d’Adige oltre all’acquisizione di nuove aree per poter ampliare la produzione.
Passaggi necessari per preparare l’azienda al debutto in borsa che verosimilmente sarà dopo il 2017, quando il Fondo italiano di investimento, con la fine del periodo di lock up, potrebbe cominciare a valutare, insieme all’azionista di maggioranza, l’ipotesi di un’uscita.