Siamo partiti individuando la possibilità di assistere a movimenti lievemente dollaro-centrici.Soprattutto dopo aver assistito alla partenza di swing di indebolimento per euro e sterlina che hanno seguito la pubblicazione di dati non proprio incoraggianti arrivati dal fronte tedesco (la settimana passata) e di rilevazioni non rosee sull’inflazione inglese, cui sono corrisposti acquisti di dollaro americano che sono proseguiti durante i diversi pomeriggi, acquisti che hanno trovato il loro maggior attimo di momentum dopo la pubblicazione degli statement relativi alla riunione della Federal Reserve di fine agosto, durante la quale alcuni membri del direttivo hanno cominciato a ragionare su potenziali rialzi dei tassi di interesse nel momento in cui la situazione economica dovesse migliorare e permettere una normalizzazione delle politiche monetarie, Matteo Paganini di DailyFx. Normalizzazione che secondo alcuni analisti potrebbe arrivare in primis dalla BoE, che durante il suo ultimo meeting ha visto votare all’unanimità per il mantenimento del QE in atto mentre ha fatto registrare due voti contro sette a favore di un ritocco a rialzo del costo del denaro.
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Una mossa che non ha chiaramente portato a decisioni concrete, che avverranno senza che nessuna soglia numerica sul fronte occupazionale o inflattivo debba essere giocoforza raggiunta. Dopo aver tentato delle ripartenze il pound è tornato a visitare i livelli di minimo relativi, in linea con la forza che ha accompagnato il biglietto verde durante tutta la prima metà della settimana, salvo poi prendere una pausa durante la giornata di ieri, quando i flussi di capitale (che ricordiamo risultare inferiori rispetto a periodo non vacanzieri) si sono riversati sui listini americani, portando lo S&P500 a toccare nuovi massimi storici, andando a confermare in pieno gli scenari ragionati da qualche mese a questa parte (chi ci segue su base giornaliera conosce i nostri pensieri a riguardo) che vedevano la possibilità di ragionare su potenziali partenze di storni post taglio di acquisti da parte della Fed sotto i 30 miliardi/mese, storni che avrebbero potuto comunque non essere definitivi e portare, per l’appunto, alla partenza di nuovi swing indirizzati verso i massimi.