Credit Suisse ha intitolato “Scontri in periferia. Italia contro Spagna” un rapporto sulle due maggiori economie della periferia dell’Eurozona. È risaputo che la Spagna, sul proprio debito pubblico, si finanzia a costi più bassi rispetto a quelli dell’Italia: i titoli di stato spagnoli a due anni rendono lo 0,35%, quelli italiani lo 0,56%. Il Bonos decennale rende il 2,63%, il Btp italiano il 2,80%.
Quindi, per gli investitori la Spagna è meno rischiosa dell’Italia. “L’attuale preferenza degli investitori per la Spagna sembra giustificata principalmente dal ritorno della crescita economica e da un minore debito pubblico che, anche considerando le dinamiche del deficit pubblico”, quello della Spagna e’ più grande di quello italiano, ”rimarra’ comunque piu’ basso di quello di italiano”, scrivono gli ecomisti del Credit Suisse.
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Il Pil della Spagna è da qualche trimestre in zona positiva, quello italiano, nel primo trimestre del 2014, e’ tornato sottozero”, e’ scritto nel rapporto. Sul piano della crescita le differenze aumentano considerando le tendenze di piu’ lungo termine. Nel periodo 1999-2012, l’economia spagnola e’ cresciuta in media del 2,3% all’anno, quella italiana dello 0,9%. Le esportazioni spagnole si muovono di circa il 15% sopra i livelli precrisi (2007), quelle italiane sono ancora sotto i livelli del 2007.
Il rapporto debito/pil della Spagna e’ andato sopra il 90% ma quello dell’Italia è oltre il 130%. ”Il debito pubblico, i rischi di instabilita’ politica e le tendenze deflazionistiche, sono cose che andranno monitorate attentamente. L’Italia potra’ sorpassare la Spagna solo se mostrera’ piu’ forti segnali di crescita economica o se la Spagna dovesse cadere nella instabilita’ politica”, conclude il rapporto.