La domanda di greggio, dicono gli analisti, è in miglioramento e nello stesso tempo si prende atto di una novità sul fronte dell’offerta: l’incremento della produzione russa di petrolio. Ecco gli effetti di questo nuovo scenario.
L’offerta russa di petrolio è salita ai livelli massimi che non si registravano dall’avvento dell’era post-sovietica. Il comportamento dei prezzi del greggio e delle maggiori aziende che si occupano di questo prodotto, è dunque cambiato.
In primo luogo la Chevron sottolinea il declino dell’output delle major più imporanti. in più si registra il calo del prezzo del petrolio per tutte le sessioni di vendita della settimana scorsa. Soltanto in un momento il prezzo del petrolio è sembrato stabile o in leggera ascesa: quando sono stati diffusi i dati sull’occupazione USA e sono risultati migliori di quanto ci si aspettasse.
Il Brent è sceso sotto quota 106 dollari, perdendone altri due, sulla base di un rafforzamento del dollaro. Il trend non dovrebbe cambiare nemmeno dopo i dati sull’occupazione Usa, visto che a fronte di un aumento del numero degli occupati, occorre comunque prendere atto dell’aumento del numero dei disoccupati. Il tutto mentre i dati del settore manifatturiero dell’Eurozona non accennano a migliorare.
Fino a questo momento c’è da rilevare che gli investitori che puntano sul greggio, non hanno ancora adottato una linea univoca in relazione agli effetti dell’uragano Sandy.