l titolo Salini Impregilo stenta a risalire la china dopo il minimo intraday a quota 4,246 euro dopo aver pubblicato ieri, a borsa chiusa, i risultati del secondo trimestre del 2015.
L’azione ora vende il 3,38% a 4,292 euro. Sul fatturato che si aggira sui 1,197 miliardi (-5%) ha inciso un minor contributo dei nuovi contratti attesi a regime nel secondo semestre. L’ebit a 67 milioni, oltre al fatturato, ha scontato -6 milioni di costi una tantum legati ai costi di ristrutturazione. Al netto dei one off, l’ebit sarebbe stato superiore alle stime degli analisti.
Sotto la linea operativa ha pesato il contributo di Todini (-18 milioni) legato però a partite non-cash (il debito di Todini è sceso a -55 milioni dai -65 milioni del primo trimestre). Infine, la posizione finanziaria netta (-378,6 milioni dai 214,1 milioni di fine marzo) è stata peggiore delle attese a causa del capitale circolante netto e dell’effetto di alcuni incrementi di quote su contratti già in portafoglio (un miliardo di euro) che hanno portato la raccolta del secondo trimestre a 2 miliardi a cui aggiungere nuovi contratti per 1,7 miliardi vinti nel terzo trimestre di quest’anno (4,5 miliardi da inizio anno).
Gli analisti di Mediobanca Securities ritengono probabile che Salini possa superare il target di 6 miliardi di euro. Ma ciò che è interessante è che il 92% del business plan è già coperto dal portafoglio ordini attuale (26,1 miliardi). Inoltre, durante la conference call del management con gli analisti, la guidance è stata confermata: fatturato in crescita del 15%, un ebitda margin del 10,5%, un ebit margin del 5,5% (5,6% nel secondo trimestre) e una posizione finanziaria netta a circa -100 milioni grazie a un forte calo del capitale circolante netto, come successo nel secondo semestre 2014. Gli analisti di Kepler Cheuvreux si attendono un debito netto a fine anno allineato a quello del 2014 a 89 milioni.