Carlo Sangalli, presidente dei commercianti, fa notare che con la legge di Stabilità “non c’è stata una grande operazione meno spesa meno tasse, ma si prosegue facendo quadrare i conti attraverso la leva fiscale. “Stando così le cose” – aggiunge il presidente dei commercianti- “ il 2014 non sarà l’anno della ripresa, con il rischio che la crisi economica si trasformi in crisi sociale”.
Inoltre tenendo conto che nel 2012 la pressione fiscale risulta essere stata pari al 44% del Prodotto interno Lordo, nel 2013 tale valore di rapporto si è innalzato registrando un +0,3% per un totale di 44,3%. Confcommercio-Cer prevedono che nel 2014 si stabilizzerà valore di 44,2%, e nell’anno successivo il 2015 sarà al 44% del Prodotto nazionale per scendere ancora successivamente nel 2016 al 43,7%. Secondo il governo, grazie alla nuova Legge di Stabilità, la forte pressione fiscale da qui al 2016 dovrebbe scendere al valore di 43,3% del Prodotto Interno Lordo, quindi una discesa maggiore di quanto stimato da Confcommercio.
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Invece per quel che riguarda il lavoro dei commercianti, la spesa in conto capitale probabilmente sarà vista in diminuzione di 4 miliardi, passando da 47 a 43 miliardi tra il 2012 e il 2017 e questo a dimostrazione lampante che “non ci sono investimenti aggiuntivi”. Mariano Bella, direttore dell’Ufficio Studi di Confcommercio, spiega che l’attuale carico “tributario e contributivo è incompatibile con qualsiasi tipo di ripresa. Atteso che la pressione fiscale non scenderà, non possiamo avere una visione favorevole sulle prospettive future”.
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A caricare arriva anche la denuncia del segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, che tuona “Nei primi nove mesi di quest’anno l’inflazione e gli adeguamenti retributivi dei lavoratori dipendenti sono aumentati in egual misura: se il costo della vita è cresciuto dell’1,3 per cento, l’indice di rivalutazione contrattuale Istat è salito dell’1,4 per cento. Pertanto, rispetto allo stesso periodo del 2012, il potere d’acquisto dei lavoratori è rimasto pressoché invariato”.