«Si può risparmiare fino a 1 miliardo tagliando i costi della Camera». Un’analisi del Centro studi di Confindustria sulla burocrazia calcola che, valutando lo stipendio e i rimborsi e le spese di trasporto il costo di un deputato è 9,8 volte il pil pro-capite, contro le 6,6 volte di un inglese. «Una seria riforma della burocrazia – è scritto nello studio – non può che partire dalla testa che impartisce le direttive alla stessa pubblica amministrazione, ossia deve cominciare con l’abbattimento dei costi della politica. I parlamentari italiani sono, in base alla dimensione dell’indennità in rapporto al PIL pro-capite, di gran lunga i più pagati d’Europa; ciò fa pensare che molto più facilmente si è portati a far politica per la carriera e l’arricchimento personale, più che per il bene comune».
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I costi della politica dice lo studio, hanno raggiunto globalmente i 2,5 miliardi di euro nel 2012. «Si può risparmiare fino a 1 miliardo riducendo del 30% l’indennità dei parlamentari, ridimensionandone il numero, riformando le loro pensioni e abolendo i contributi ai gruppi parlamentari, i rimborsi elettorali e le spese di trasporto ma mantenendo la diaria (rimborso spese per l’esercizio del mandato parlamentare), oppure eliminandola e introducendo un tetto massimo alle spese rimborsabili».
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«I costi della politica ovviamente non si esauriscono con la remunerazione dei rappresentanti parlamentari e con il costo di funzionamento delle due Camere, ma ricomprendono anche tutte le altre istituzioni elettive nonché quelle attività improprie svolte da una moltitudine di società partecipate dalla pubblica amministrazione. E i cerchi del vivere di politica si ampliano ulteriormente se si includono consulenze e assunzioni clientelari che pesano sui bilanci delle società pubbliche».