Negli ultimi giorni ha fatto molto discutere il fatto che la crisi economica abbia provocato il passaggio in mani di imprenditori stranieri di molti storici marchi dell’industria italiana. In un post pubblicato in precedenza abbiamo sottolineato, infatti, come negli anni centrali della crisi, dal 2008 al 2012, più di 400 marchi storici italiani abbiano preso la strada dell’estero.
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Ma questo fenomeno si può osservare anche da un altro punto di vista. Non sono infatti molto numerose solo le multinazionali che fanno per così dire shopping in Italia, ma anche le aziende italiane che emigrano all’estero in cerca di migliore fortuna. Secondo i più recenti dati Istat, le imprese italiane residenti all’estero sono oggi più di 21 mila in 161 diversi paesi e godono di condizioni decisamente migliori di quelle italiane.
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Queste aziende hanno oggi un fatturato pari a 510 milioni di euro, cioè il 15 per cento di quello prodotte dalle imprese in patria, e possono vantare 1,7 milioni di addetti. Ma non solo. Anche dal punto di vista delle dimensioni, le imprese italiane all’estero sono superiori a quelle rimaste in patria, perché a livello di addetti, le multinazionali di estere hanno una media di 73 dipendenti contro i 3,9 italiani.
Le multinazionali attive nei settori industriali, poi, sono ancora più grandi – circa 116 addetti contro i 5,6 italiani.
Le industrie in questione si collocano soprattutto in nazioni come Brasile, Stati Uniti, Romania e Francia, mentre le aziende di servizi si trovano anche in Germania e Spagna. A completare il quadro c’è poi una continua espansione, accompagnata da esportazioni fiorenti e investimenti ricorrenti.