Le regole sulla risoluzione delle crisi bancarie mettono a repentaglio la stabilità del sistema. E’ questo l’allarme lanciato dal direttore generale di Banca d’Italia, Salvatore Rossi, durante un convegno sull’unione bancaria tenutosi ad Altavilla Vicentina.
“Lo schema unico di risoluzione delle crisi bancarie”, ha sentenziato Rossi, “è in funzione da poco ed è diverso dal progetto originario. Presenta problemi di applicazione e rischi per la stabilità sistemica. Il sistema unico di tutela dei depositi non c’è e le discussioni sul suo disegno sono ancora accese”.
Il direttore generale di via Nazionale ha anche delineato un bilancio che è apparso deludente sul percorso per la creazione dell’unione bancaria europea. “L’Unione bancaria finora realizzata non è né perfetta né completa. Le sue difficoltà”, ha indicato, “sono quelle dell’intera Unione Europea. Chi ne vede l’irrinunciabilità e ne ha a cuore il destino deve lavorare con rinnovata determinazione a rafforzarla”.
Si è capito da subito che il “conflitto geopolitico” che da anni ferisce l’Europa avrebbe “contaminato” l’attuazione del progetto di unione bancaria. Il banchiere centrale ha quindi ricordato il principio fondante della nuova disciplina sui salvataggi bancari: “il contribuente va tutelato dalle crisi bancarie, quelle del proprio Paese e soprattutto quelle degli altri Paesi”. Dunque l’onere di una crisi bancaria va sopportato non più dal contribuente ma dal risparmiatore/investitore.
Le prime applicazioni di questo schema in Portogallo e in Italia ne hanno mostrato “limiti e rischi”. Il dg di Banca d’Italia ha spiegato che “non è da discutere il principio, sacrosanto, della tutela del contribuente, ma se ne può e se ne deve discutere un’applicazione rigida e meccanica in un contesto di tutela altrettanto rigida, quando non malintesa e analiticamente sbagliata, della concorrenza sul mercato bancario”. Come se le banche “fossero imprese come tutte le altre, un supermercato o un’agenzia di pubblicità”.