L’assemblea Monte dei Paschi ha approvato il bilancio 2015, chiuso con un utile consolidato di 388 milioni per effetto della nuova contabilizzazione del contratto su derivati Alexandria, che ha portato un beneficio di 500 milioni ai conti.
Senza la modifica, richiesta da Consob, la banca avrebbe archiviato il consolidato in perdita per 112 milioni: ed è con questa base contabile che l’istituto sta cercando di pagare in azioni, a inizio luglio, la cedola residua dovuta al Tesoro sui Monti Bond 2015. Un pagamento in carta farebbe salire la partecipazione pubblica al 7% dall’attuale 4% nel Monte. “Stiamo verificando la cosa da un punto di vista tecnico”, ha dichiarato l’ad Viola – crediamo di avere buone ragioni, la decisione sarà presa nelle prossime settimane”. I soci hanno approvato la proposta di destinare l’utile netto della capogruppo (416,6 milioni), insieme alle riserve disponibili (54 milioni) a copertura parziale dei 708 milioni di riserve negative provenienti dalla riscrittura dei derivato Alexandria e ai costi dell’aumento di capitale 2015.
Proprio la riscrittura dei conti legata ad Alexandria ha dato il destro all’azionista Giuseppe Bivona, che rappresenta la società di consulenza Bluebell e da tempo critica le gestioni senesi affermando che i bilanci della banca sono falsi, di far mettere ai voti un’azione di responsabilità contro l’ex presidente della banca Alessandro Profumo e l’attuale ad Viola per contabilizzazione del prodotto Alexandria. L’assemblea Mps ha respinto con il 99,9% dei voti contrari la richiesta. “Il bilancio è veritiero e me ne assumo tutta la responsabilità”, ha detto agli azionisti il presidente della banca, Massimo Tononi.
L’ex banchiere di Goldman Sachs ed ex sottosegretario del Tesoro ha poi parlato della situazione del settore e della nececessità di trovare un partner bancario a Mps, come richiesto dalla Bce un anno fa: “Nel febbraio 2015 avevamo ricevuto una chiara indicazione dalla Bce per un’aggregazione. Da allora però lo scenario è peggiorato, tanto che l’unica operazione in corso in Europa è quella tra Bpm e Banco popolare. Noi comunque continueremo a guardare per un partner”. Secondo Tononi, il fondo Atlante che sta nascendo per comprare le azioni inoptate delle ricapitalizzazioni bancarie in Veneto, e poi le sofferenze creditizie di più istituti in Italia, “va nella giusta direzione e potrebbe aiutare le aggregazioni bancarie in quanto alleggerirà i bilanci degli istituti di credito dal peso delle sofferenze”.
A tal proposito, Siena è la banca più gravata dai crediti insolventi in Italia: ne ha per 25 miliardi di euro. Proprio in questi giorni sta trattando la cessione di due pacchetti di sofferenze per oltre 500 milioni.