Nelle ultime settimane del 2013 lo spread fra Btp italiano e Bund tedesco, ha raggiunto minimi dall’inizio di luglio del 2011.
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Per effetto del ‘tapering’ molti analisti prevedono per il 2014 un andamento contrario a quello dei titoli periferici, proprio perché la Fed ha dato inizio ad un programma mirato alla riduzione degli stimoli monetari che oggi equivalgono a 85 miliardi di dollari al mese e questa riduzione di liquidità andrebbe a penalizzare i titoli dei Paesi considerati oggi più affidabili.
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Lo scenario degli ultimi mesi vede i rendimenti dei Btp che scendono e quelli dei Bund che salgono. Lo spread così si restringe. Ma il 2014 non sarà un anno facile per l’Italia, poichè le dovranno rimborsare entro i prossimi 13 mesi 237 miliardi di euro circa alla BCE, presi in prestito con le aste Ltro.
Le incertezze sulla tenuta di uno spread a così bassi livelli scaturiscono dal fatto che uno spread così basso dovrebbe rispecchiare un processo di risanamento di fatto ben avviato o concluso, ma le cose non stanno così, sia perché l’economia italiana vive ancora una crisi senza nessuno sbocco visibile, sia perché i conti pubblici dell’esercizio appena chiuso sono tutt’altro che positivi.
Uno dei rischi più temuto è quello legato alla Bce e agli stress test che comincerà a porre in atto. Potrebbero penalizzare il trattamento dei titoli di Stato che sono nei portafogli di quelle banche soprattutto in Italia che hanno di fatto sorretto i bond sovrani con i loro acquisti in asta o sul secondario significherebbe far cadere la domanda e provocare una rottura di un fragile equilibrio.
E l’eventuale rottura dell’instabile equilibrio che contrassegna lo scenario politico italiano nei prossimi mesi implicherebbe una nuova frenata sulle riforme, mettendo ancora a repentaglio l’Italia.