Era un giorno cruciale per la Svizzera. I dati del secondo trimestre, se in calo, avrebbero manifestato lo spettro della recessione e della crisi economica per il Paese, che avrebbe pagato lo scotto delle decisioni sul Franco di qualche mese fa.
La Svizzera è però riuscita a mettere a tacere le voci di corridoio negative: non scivola in recessione, a differenza di quanto preventivato da molti analisti: il Prodotto interno lordo elvetico ha registrato una crescita dello 0,2% nel secondo trimestre rispetto al trimestre precedente. L’annuncio del Segretariato di Stato dell’economia di Berna segue una contrazione del Pil dello 0,2% nel primo trimestre; su anno, il Pil registra una crescita dell’1,2 per cento.
I timori erano legati in particolare al rafforzamento del franco: da quando – il 15 gennaio scorso – la Banca centrale svizzera ha rotto il cambio a 1,2 verso l’euro, la divisa elvetica si è rafforzata di circa 11 punti percentuali verso la moneta unica. Dati che lasciavano presagire un calo dell’export, ma la realtà è stata differente. “La sorpresa è stata positiva”, commenta oggi a Bloombergl’esperto Alessandro Bee da Zurigo: “Si sapeva che i consumi avrebbero supportato il Prodotto, ma non era affatto scontato che gli investimenti sarebbero stati positivi”.
In effetti, i dati mostrano che gli investimenti per macchinari e software sono saliti dell’1,5% nel secondo periodo dell’anno, mentre l’export ha registrato una crescita dello 0,5%: nonostante i timori per il rallentamento in Asia, anche il comparto dell’orologeria ha determinato un apporto positivo, insieme alla gioielleria e alla meccanica di precisione. La Banca centrale svizzera prevede per l’intero anno una crescita di poco inferiore all’1%, mentre i prezzi sono visti in calo.