Il Presidente dell’ Unione degli industriali Giorgio Squinzi, nel corso del suo intervento presso l’ assemblea annuale di Assolombardia, è tornato ad esprimere le sue considerazioni sulle politiche di rigore applicate dall’ Europa e dai vari Governi che si sono succeduti nei confronti dell’ Italia.
Austerity
Come investire dopo l’austerity
Tutti i governi europei, o quasi, stanno chiedendo all’Unione di appoggiare delle politiche economiche che siano meno rigide e più orientate alla crescita. Ormai è un dato di fatto che l’austerity, per quanto abbia avuto alcuni importanti e positivi effetti, non è più una politica economica sostenibile.
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Quindi si sta aprendo una nuova stagione per l’economia europea che, quindi porta ala necessità di rivedere il proprio portafogli di investimenti. Come?
Per prima cosa si deve guardare di più alla Borsa, soprattutto ai titoli tecnologici, ma anche alle obbligazione, soprattutto quelle con scadenze a lungo termine.
Il miglior portafoglio per i prossimi tempi è un portafogli costruito con Etf e bond governativi – come suggerisce Raffaele Zenti, responsabile delle strategie finanziarie di Advise Only – da realizzarsi con un investimento dai 10 mila euro in su. Da privilegiare le obbligazioni dei Piigs, paesi che in questo momento, dopo anni di recessione cupa, mostrano i primi segni di miglioramento.
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Poi una parte dell’investimento dovrebbe essere dedicato alle azioni, soprattutto quelle delle piccole e medie imprese europee (14%), che saranno le prime a reagire alla ripresa del’economia. Buona scelta anche le hi-tech, i beni industriali, i materiali di base, come le costruzioni, e i consumi discrezionali.
La Germania dall’austerity alla competitività
Si torna a parlare di crescita, in Germania, si torna a parlare di competitività. Dopo anni dedicati al rigido consolidamento dei conti pubblici e dopo anni investiti nelle politiche di austerity, Berlino cambia ufficialmente rotta e sposa la causa da tempo sottopostale da numerosi capi di governo europei, e dallo stesso governatore della Banca Centrale Europea – BCE, Mario Draghi, che da mesi si affanna a ripetere come da sole, le politiche monetarie non siano sufficienti a promuovere la crescita economica.
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Così anche la Merkel torna a porre la competitività tra le priorità, competitività che dovrà certo essere espressa attraverso delle riforme strutturali che consentano al Paese di ritrovare la capacità di produrre ricchezza e di creare nuova occupazione. Niente più solo tagli alle spese, dunque, niente più solo risanamento dei conti pubblici. La Germania, infatti, alla luce degli ultimi dati, non può continuare a mantenere la sua crescita economica se attorno a lei la maggior parte delle nazioni vivono in recessione. Urge dunque un cambiamento di marcia, una inversione di tendenza.
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E per dare concretezza alla speculazione teorica un primo passo è costituito dalla lotta alla disoccupazione giovanile europea, con uno stanziamento di fondi comunitari e l’ organizzazione di una conferenza per decidere sul loro migliore utilizzo.
Al G7 tiene banco l’Austerity
Notizie dal G7 di Aylesbury. L’imperativo categorico è creare lavoro. Un impegno che coinvolge i ministri e i governatori degli Stati più industrializzati, dopo due giorni di riunioni a porte chiuse presso il Buckinghamshire, a pochi passi da Londra.
La parola d’ordine è Job Creativity in un momento in cui l’economia globale soffre e in molte aree del globo, Europa in testa, impazza la recessione. Recessione che è la peggior nemica del lavoro.
Ad oggi la disoccupazione è ovunque. Si trova dappertutto, ingrossando l’esercito dei giovani a spasso.
Al G7 hanno individuato il pericolo, affermando che il rischio è che “venga bruciata una intera generazione”.
Questa è la paura del presidente del Parlamento europeo Schultz. Ad oggi ben 74 milioni nel mondo sono ragazzi e ragazze che non hanno speranze lavorative su un totale di 198 milioni. Cifre che sarebbe meglio non conoscere.
L’Italia era nella campagna londinese. Il ministro Saccomanni, portando le idee di Letta che a giugno vorrebbe un vertice per elaborare un piano straordinario del lavoro, parla con i colleghi di applicazione della golden rule sull’abbattimento delle tasse per coloro che assumono giovani. Ottime idee, forse, ma che difficilmente metteranno d’accordo tutti. Questi giorni, però, sono già decisivo a loro modo.
Rehn e Constancio aprono a un rallentamento dell’austerity
Arrivano dall’Europa dei deboli ma positivi segnali nei confronti di un rallentamento di quelle politiche di estremo rigore economico che hanno caratterizzato il governo di molti stati europei negli ultimi, difficili mesi. Sebbene la crisi non sia ancora del tutto passata, c’è chi in Europa si dichiara almeno un poco ottimista sulle effettive possibilità di ripresa generale della situazione.
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A dirsi, se non proprio del tutto ottimisti, ma quantomeno possibilisti sulla eventualità di allentare quella morsa dell’austerity che da molti mesi ormai costringe i cittadini europei, sono state proprio due voci molto importanti dell’ambiente di Bruxelles: il commissario agli Affari economici dell’Unione europea, Olli Rehn, e il vicedirettore della Banca centrale europea,Victor Constancio.
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Due voci autorevoli, dunque, che hanno riconosciuto gli sforzi fatti dai paesi in difficoltà nel necessario aggiustamento dei conti pubblici e che ora aprono verso possibilità di minore rigore, resa possibile anche dal sostegno offerto dalla Banca Centrale Europea. Anche se, come ha ricordato lo stesso Rehn, il consolidamento dei conti pubblici resta comunque essenziale anche per la strategia futura.
Favorevole ad un rallentamento sul rigore nel consolidamento dei conti pubblici si è dimostrato, inoltre, proprio il Vicedirettore della Banca Centrale Europea, Victor Constancio, che ha parlato in proposito di un “cambiamento di passo”.
Senza Imu niente pareggio dei conti
La Commissione Europea ha mostrato, con il suo rapporto sugli squilibri economici dell’Unione, come l’Italia sia ancora in una situazione di rischio che potrebbe contagiare anche il resto d’Europa. Anche se non a tinte così forti, il DEF, il Documento di economia e finanza presentato da Mario Monti e approvato dal CDM, conferma queste problematiche: debito/Pil al 130,4% nel 2013, mai così alto dai tempi del fascismo, con un deficit pari al 2,9%.
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Ma, secondo Monti, anche l’Ocse è della stessa opinione, l’Italia ha iniziato ad intraprendere la strada della ripresa: nel testo si legge che il pareggio di bilancio strutturale sarà raggiunto per il 2013 e il rapporto tra il debito e il Prodotto interno lordo (Pil) inizierà a ridursi già dal 2014.
Il premier uscente, nella conferenza stampa che ha accompagnato la presentazione del DEF, ha ribadito che solo continuando sulla strada dell’austerity si può sperare di uscire dalla crisi, anzi, se si dovesse allentare il controllo sulla disciplina finanziaria il paese potrebbe di nuovo ripiombare nella recessione.
Il DEF, come spiegato anche da Vittorio Grilli, mette in evidenza un problema fondamentale sulla strada del pareggio di bilancio: l’Imu. La tassa sugli immobili, infatti, scadrà nel 2015 (anno in cui finisce la fase sperimentale) e, quindi, verrà a mancare dalle casse dello Stato un ingente introito:
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qualora la fase sperimentale dell’Imu non dovesse essere confermata, futuri governi dovranno provvedere alla sostituzione dell’eventuale minor gettito con interventi compensativi. Senza il balzello dell’Imu il pareggio di bilancio è a rischio.
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