E’ opinione comune che un’azienda italiana che finisce in mani estere perda il suo legame con il territorio, la sua identità di azienda nazionale, una parte della sua capacità produttiva e che tutto questo vada, naturalmente, a discapito dei lavoratori dell’azienda stessa.
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Ma, almeno secondo una recente ricerca effettuata da Prometei, sarebbe vero esattamente il contrario. Secondo i dati riportati nello “L’impatto delle acquisizioni dall’estero sulla performance delle imprese italiane” dall’inizio degli anni 2000 ad oggi sono più di cinquecento le imprese italiane – compresi anche alcuni marchi spiccatamente simbolo del Made in Italy come Valentino – che sono state acquistate da multinazionali estere e che hanno migliorato le loro performance di fatturato, di occupazione e di produttività.
I motivi di questo fenomeno sono da rintracciarsi nelle più ampie possibilità offerte alle aziende a livello di mercato (essere parte di una multinazionale permette di raggiungere nuovi mercati) il che ha come conseguenza diretta la maggiore richiesta di prodotti e, quindi, l’aumento del numero di lavoratori necessario alla soddisfazione di questa richiesta.
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Ma non solo. Nel rapporto di Prometeia si pone l’accento anche su fatto che le multinazionali sono le aziende che più investono nella ricerca e nello sviluppo, settore aziendale che in Italia, come noto, viene troppo spesso ignorato.
Vendere all’estero, quindi, non sembra assolutamente essere una sconfitta del sistema produttivo, ma anzi, si configura come una grande possibilità che portale aziende italiane ad avere una maggiore attrattiva per i capitali esteri. Anche se, come evidenzia il rapporto, questo in Italia avviene ancora solo per le aziende del nord.