Il mutuo PreFix della Banca Carime conviene davvero?

 Il Mutuo PreFix della Banca Carime è un mutuo variabile ma non troppo. Questo il sottotitolo scelto dall’istituto di credito che fa parte del gruppo UBI Banca. Il mutuo PreFix ha un preciso target di riferimento.

Si rivolge infatti a tutti coloro che vogliono approfittare di questo momento di un periodo di calma dei tassi, soprattutto i variabili indicizzati con Euribor e BCE per avere poi la certezza di non rischiare troppo il proprio denaro.

Lavorare da Ubi Banca

Il mutuo PreFix, per esempio, dà la possibilità di beneficiare della stabilità del tasso fisso e della convenienza del tasso variabile, in generale, è da considerarsi un variabile con Cap. In pratica l’utente che si affida a questo prodotto della Banca Carime, approfitta per i primi 12 mesi di un mutuo a tasso fisso e poi passa ad un variabile con Cap. Il Cap, il tetto massimo è quello definito alla stipula del contratto.

Banche in crisi si torna a parlare di esuberi

I vantaggi che la banca sottolinea nel prodotto sono diversi ma si possono riassumere in tre punti. Sicuramente è un prodotto rivolto sia chi vuole acquistare una casa, sia a chi desidera ristrutturarla, senza correre troppi rischi. Il secondo punto a favore del prodotto è il suo adattamento alle surroghe, quindi il suo rivolgersi alle persone che vogliono approdare alla Carime partendo dalla loro banca d’origine. Il terzo punto a favore è la possibilità di trasformarlo in un mutuo per liquidità con una spesa anche consistente ma pianificata nel futuro.

Per Basilea III mancano i fondi

 Il settore bancario inizia a preoccuparsi perché in Europa ci sono diversi elementi che fanno pensare che la strada della crisi che doveva già essere stata abbandonata da un pezzo, persiste ancora ed è anche in salita.

Cipro contro l’Europa e contro la Germania

Basta pensare al caso di Cipro, della proposta di effettuare un prelievo forzoso sui conti deposito, che ha mandato in cortocircuito il sistema. Non solo per il fatto che tanti risparmiatori potrebbero veder rimpicciolito il loro gruzzoletto ma anche perché a Cipro si erano rifugiate anche molte banche straniere.

Il punto sul salvataggio di Cipro

Qualcuno insinua che l’entità del prelievo forzoso cipriota corrisponda esattamente all’esposizione delle banche tedesche nell’isola, mentre, per quanto riguarda l’Italia, sembra assodato che l’esposizione è talmente bassa che non ci saranno pericoli e grandi scossoni.

Fuori da Cipro, però, i problemi restano perché alle banche europee sembrano mancare i soldi necessari per sostenere il progetto del Basilea III. E non parliamo di poche centinaia di milioni di euro ma di ben 112 miliardi.

L’Autorità europea di controllo del sistema bancario, in questo momento, ha pensato di mettere in chiaro cosa succederà dall’entrata in vigore del nuovo sistema di requisiti di capitale. In pratica le banche dovranno rafforzare i loro mezzi. Alcuni gruppi bancari, come ad esempio Intesa Sanpaolo e Unicredit, si sono portati avanti con il lavoro ma non basta.

 

In leggero miglioramento la situazione del credito in Italia

 Secondo quanto riporta il rapporto mensile dell’Abi, l’associazione nazionale delle banche, a febbraio i prestiti e i finanziamenti ad imprese e privati sono calati di un ulteriore 1,2% per un totale di 1.917 miliardi di euro. Dato in leggero miglioramento rispetto al -1,5% del mese precedente.

► Banche in difficoltà

Per quanto riguarda le condizioni che le banche applicano per la restituzione dei prestiti il rapporto mette in evidenza che il tasso sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è sceso al 3,50% (dal 3,62%), mentre quello sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è salito al 3,73% (dal 3,70% del mese precedente).

Buoni anche i dati sulla raccolta da clientela per il febbraio del 2013: il tasso annuo di crescita è stato 2,65% (a gennaio era del 2,47%) per un totale di 1.759,5 miliardi. I depositi da clientela crescono arrivando a toccare il +7,3% (+6,7% a gennaio).

Male, invece, i dati che riguardano le obbligazioni bancarie, che perdono qualche punto percentuale rispetto a gennaio:  -6%, contro il -5,2 del mese precedente. Negativo anche l’andamento dei depositi dall’estero: quelli delle banche italiane sono stati pari a circa 348,5 miliardi, l’11% in meno di un anno prima (-12% il mese precedente).

► L’ABI conferma il calo dei tassi dei mutui

Le banche, in tutto questo, continuano a soffrire: a febbraio le sofferenze nette hanno toccato quota 63,9 miliardi mentre le lorde 126,1 miliardi (+17,5%). Secondo Gianfranco Torriero, direttore centrale dell’Abi:

Si tratta di livelli elevati, ma siamo ancora lontani dai massimi degli anni ’90. Prevediamo un aumento ma non c’è ancora allarme.

Accordo tra Parlamento e Consiglio Ue sulla supervisione bancaria

 Lo hanno annunciato poco fa i negoziatori del trattato: il Parlamento dell’Unione Europea e i rappresentanti dei governi degli Stati  membri hanno fatto un ulteriore passo avanti nella trattativa per l’accordo sulla supervisione bancaria, il nuovo assetto bancario dell’Europa che vedrà la BCE investita di molti più poteri di quanti non ne abbia al momento.

► Accordo sulla supervisione bancaria: trovato!

Una prima bozza di regolamento che adegua il lavoro dell’Autorità bancaria europea alla nuova struttura di supervisione, al cui centro ci sarà la Banca Centrale Europea. Non si sa ancora molto, se non che le modifiche apportate non cambiano in modo profondo il testo del disegno di supervisione bancaria definito dal Consiglio: la supervisione unica e’ affidata alla Banca centrale, e riguarderà le banche che hanno asset per almeno 30 miliardi o per il 20% del pil del Paese, o che operano in almeno due Paesi.

Nel testo approvato, inoltre, si prevede anche che la supervisione venga affidata a un ‘Consiglio dei supervisori‘ creato in seno alla Bce, della cui nomina potrebbe occuparsi il Parlamento stesso.

Questo era l’ultimo scoglio politico da superare, ora, quello che manca, è l’approvazione del testo per la vigilanza bancaria unica della plenaria del Parlamento europeo.

► Supervisione europea banche

Si tratta di una pietra miliare dell’unione bancaria, che aiuterà a prevenire tutte le crisi bancarie, come quelle a cui abbiamo assistito finora, Cipro compresa.

ha detto il commissario Barnier. Se tutto andrà come previsto la vigilanza bancaria unica entrerà in vigore per il primo marzo 2014.

 

Nel prestito conta l’affidabilità del richiedente

 Nonostante sia stato messo al bando il famoso albo dei cattivi pagatori, è sempre più evidente che le banche, gli istituti di credito e le concessionarie, nell’erogazione dei fondi, hanno bisogno di una garanzia. La cosiddetta affidabilità creditizia è peculiare per identificare il buon creditore.

Sempre meno acquirenti per auto e moto

Un consumatore, in pratica, ha una specie di pagella nascosta, che viene stilata dagli istituti di credito con cui ha a che fare e che viene chiamata in casa nel momento in cui si chiede un nuovo prestito, il mutuo o l’estensione dei contratti vigenti.

In genere le banche cercano di capire se il debitore riesce ad essere puntuale nei rimborsi e se ha la disponibilità economica giusta per sostenere a lungo il prestito. Le valutazioni, in genere, prendono in considerazione un numero variabile di elementi: sicuramente il reddito del richiedente, le sue entrate mensili, ma anche le spese che già deve sostenere e il grado d’indebitamento accumulato negli anni, infine la puntualità dei rimborsi.

La fiducia degli italiani sta peggiorando

L’affidabilità creditizia è quindi associata ad un core, un punteggio che è assegnato ai soggetti e che va a sostituire il vecchio albo dei buoni e dei cattivi pagatori. La precedente situazione di un soggetto, è praticamente aggiornata e si può dire che non esistono parametri fissi, ma la variabilità dipende dalle banche e dagli enti erogatori dei fondi.

Chiude in rosso Milano ma non si parla di contagio

 Le conseguenze del bailout di Cipro diventano chiare di ora in ora. Il salvataggio dell’isola ha determinato il vincolo tra l’erogazione dei fondi e un prelievo fiscale sui conti deposito. Una misura, quest’ultima, che ha sorpreso tanti analisti, oggi preoccupati del fatto che siano minate la stabilità dell’euro e la flessibilità del mercato.

Intanto piazza Affari, nel primo giorno dopo la decisione europea sui bailout, ha chiuso in rosso le contrattazioni che già in aperture si mostravano difficili. È intervenuta immediatamente l’ABI per spiegare che la crisi di Cipro non può e non deve contagiare il nostro paese visto che le banche esposte sull’isola cipriota, in ogni caso, non superano il miliardo di euro di investimenti. Per questo i nostri istituti di credito possono dirsi al sicuro.

► Milano chiude male la settimana segnata dal Papa

I mercati, in generale, hanno visto ridursi la tensione pian piano durante la giornata ma le preoccupazioni in apertura sono state determinanti. Così il Dow Jones ha perso lo 0,23 per cento e il Nasdaq ha perso lo 0,41 per cento. A piazza Affari il calo del Ftse Mib è stato ancora più consistente e le contrattazioni si sono chiuse con una flessione dello 0,86 per cento. Lo spread, da parte sua, è tornato sopra i 300 punti a quota 322.

Un aggiornamento sul caso MPS

 Il caso Monte dei Paschi di Siena, dopo il suicidio del capo della comunicazione della banca senese, è stato un attimo messo in disparte. Avere continuamente i riflettori della stampa puntati addosso, infatti, potrebbe essere stato deleterio per lo sviluppo “sereno” delle indagini.

Si è ucciso David Rossi del MPS

Opinioni a parte, la crisi della banca in questione è cruciale nel panorama creditizio nostrano e l’estensione dello scandalo dei derivati deve essere ancora chiarita. All’inizio sono stati mandati in carcere tutti i dirigenti del Monte dei Paschi per i quali era stato ipotizzato un coinvolgimento importante nello sviluppo della crisi della banca.

Il patrimonio del Monte dei Paschi di Siena

Adesso, a distanza di qualche settimana, l’ultimo aggiornamento è quello relativo alla scarcerazione di Gianluca Baldassarri, ex capo dell’area finanza di Banca Monte dei Paschi di Siena.

Il manager in questione era stato arrestato il 14 febbraio scorso con l’accusa di associazione a delinquere, truffa e ostacolo all’attività di vigilanza durante l’inchiesta. Baldassarri, infatti, secondo l’accusa, sarebe stato la mente, l’ideatore degli strumenti finanziari che hanno generato il buco e le perdite per centinaia di milioni di euro.

Baldassarri farebbe parte di quella che è stata definita la banda del 5 per cento. La scarcerazione non è legata al riconoscimento della sua innocenza, quanto piuttosto ad un vizio formale legato alla disposizione del GIP di Siena. Potrebbe quindi presto tornare dietro le sbarre.

Banche tedesche campionesse di evasione

 L’Europa non fa che riservarci delle sorprese in questi giorni e mentre i ciprioti e l’UE stanno ancora digerendo la notizia del raggiunto accordo europeo per salvare Cipro, un’informazione tutt’altro che positiva arriva dalla Germania, considerata il motore dell’UE: le banche tedesche sono sotto indagine per aver evaso miliardi e miliardi di euro.

Qualche notizia in più sul sistema creditizio cipriota

L’informazione in questione è stata data dalla Sueddeutsche Zeitung e spiega che sono interessate dall’argomento soltanto alcune banche e diversi clienti. Tutto si lega ad alcune dichiarazioni mendaci, che hanno consentito agli istituti di credito di ottenere rimborsi fiscali sui rendimenti di capitale, andando oltre il dovuto.

Tutta la truffa non è stata messa a segno in pochi giorni, ma è stata perpetrata per anni, dal 2008 fino allo scorso anno. Il fisco tedesco sarebbe stato dunque colpito da un’evasione da diversi miliardi di euro. Come è stata architettata la truffa? Attraverso lo sfruttamento delle compravendite di titoli sui mercati azionari, portate a termine in modo molto veloce, per l’esattezza alla velocità massima consentita dagli strumenti elettronici nel giorno in cui aziende e fisco contabilizzano spese,  investimenti, utili e ricavi.

Le transazioni ultraveloci, unite alle dichiarazioni infedeli, hanno consentito di ottenere rimborsi superiori al dovuto, che superano spese e investimenti effettivamente fatti.

Una cedola di 9 centesimi anche per Unicredit

 Il quarto trimestre del 2012, per Unicredit, non è stato molto positivo visto che si è concluso con 553 milioni di euro di perdite a fronte di un utile di 335 milioni di euro registrato nel terzo trimestre del 2012. Gli analisti ritengono che la fine del 2012 sia stata quella con i dati peggiori espressi dalla banca. Sono diminuiti anche i costi operativi, scesi del 2,7 per cento fino a 3,7 miliardi di euro.

Sorpresa nei dividendi di Piazza Affari

Il margine operativo lordo di Unicredit è di 2 miliardi di euro, in calo del 12 per cento. Questo dato si lega agli accostamenti sui crediti. Il quarto trimestre dell’anno però, chiuso così male, non è stato sufficiente a mandare in rosso la banca per il 2012. Infatti l’intero esercizio di Unicredit si è chiuso con un utile netto di 865 milioni di euro, ricavi per 25 miliardi di euro e un margine operativo di 10,1 miliardi di euro in aumento del 5 per cento.

Banche in crisi si torna a parlare di esuberi

La banca, quindi, per il futuro, ha deciso di rivedere al ribasso le stime, prendendo atto anche del perdurare della crisi. Questo non le impedisce però di avere una cedola di 9 centesimi di euro per azione, nonostante la previsione dei tagli del personale in Austria e Germania. L’azione Unicredit, dopo il comunicato sui dividenti, parte in rialzo ma poi chiude le contrattazioni in parità.