Tutto quello che c’è da sapere sui mutui

 Accendere un mutuo è un passo obbligato per la maggior parte delle persone che intendono acquistare una casa o fare delle spese ingenti, che possono essere di varia natura.

A prescindere dalle diverse offerte e tipologie di mutuo a disposizione nella varie banche, l’accensione di un mutuo è un processo piuttosto lungo che rimane pressappoco lo stesso in tutte le sue fasi. Cerchiamo di capire meglio come funzionano i mutui per districarsi tra documenti, istruttorie e scartoffie varie.

L’istruttoria

Per istruttoria si intende la fase di preparazione e di valutazione di tutti gli elementi che necessitano alla banca per decidere se è il caso o meno di concedere il mutuo al richiedente.

È proprio quest’ultimo che deve fornire all’istituto al quale si rivolge tutti i documenti necessari che riguardano l’aspetto soggettivo (condizioni economiche del richiedente) e l’aspetto finalistico (scopi della richiesta del mutuo – es. acquisto di casa).

Necessario presentare la perizia ed altri accertamenti riguardanti il bene presentato a garanzia del credito che deve essere esaminato da un perito di fiducia del mutuante.

Due sono gli esiti possibili della fase di istruttoria: la banca può decidere, a fronte della documentazione presentata, se il richiedente ha le carte in regola per garantire la restituzione del finanziamento. In caso positivo la banca rilascia la delibera di concessione.

Con l’atto di mutuo il contratto tra banca e richiedente entra in pieno effetto: la banca dà al richiedente il capitale richiesto.

Determinazione dell’interesse dovuto

Il credito concesso dalla banca al mutuario è soggetto ad una maggiorazione: si tratta del tasso di interesse, che rappresenta, in pratica, il guadagno della banca sul mutuo eventualmente concesso.

Chi richiede il mutuo non ha alcuna possibilità di intervenire sulla percentuale del tasso di interesse, che è deciso dall’istituto al quale ci si rivolge.

Nella determinazione del tasso di interesse che verrà applicato al mutuo concesso dalla banca si prendono in considerazione diversifattori:

– rischio soggettivo connesso alle caratteristiche economiche del mutuatario

– politiche economiche generali dell’istituto mutuante

– costo al quale il mutuante acquista il denaro

Le garanzie richieste dalle banche – L’ipoteca

Ogni istituto bancario chiede delle garanzie al richiedente del mutuo, necessarie alla banca per avere la certezza che il mutuante sia in grado di restituire la somma concessa.

Per i mutui la garanzia consiste nell’iscrizione di un’ipoteca sul bene che verrà acquistato col mutuo e/o su eventuali altri beni che il richiedente o terze parti mettono a disposizione.

Quando il richiedente del mutuo ha estinto il suo debito ha titolo per richiedere la cancellazione dell’ipoteca, aiutato in questo processo anche dall’istituto che ha concesso il denaro, che fornirà documento certificante il suo assenso alla cancellazione dell’ipoteca.

Cosa accade in caso di inadempienze del mutuario?

I provvedimenti che una banca può prendere in caso di inadempienze del mutuario, ovvero il mancato o tardivo pagamento di una o più rate, variano in base al contratto stipulato.

Generalmente, al verificarsi di questa situazione la banca è autorizzata a richiedere la restituzione dell’intero debito residuo, e relativi interessi, entro un termine stabilito.

Se il mutuario non provvede all’estinzione del debito secondo le condiziono la banca procede alla riscossione tramite pignoramento e vendita all’incanto del bene ipotecato.

Si può estinguere un mutuo prima della sua scadenza?

Caso raro, ma può accadere che il mutuario riesca ad ottenere il denaro necessario all’estinzione del debito prima del suo termine.

In questo caso la banca considera l’eventuale recessione del contratto di mutuo come una inadempienza in quanto non riceverà più il pagamento degli interessi sulle rate successive all’eventuale estinzione.

Questo argomento ha da sempre alimentato un acceso dibattito, mai risolto, che però viene gestito con il pagamento da parte del mutuario di un importo detto sconto, solitamente  previsto nel contratto di mutuo in percentuale pari al 4/6% sull’ammontare degli interessi previsti per il periodo compreso fra l’anticipata estinzione e l’originariamente prevista scadenza del mutuo.

La questione del 5% in MPS

 Il caso del Monte dei Paschi di Siena sta tenendo con il fiato sospeso la borsa di Milano e non solo. Adesso, nella faccenda, si fa largo la “questione del 5 per cento“. Di cosa si tratta?

 Bankitalia contraria al commissariamento di Mps

E’ tutto merito della Guardia di Finanza che è riuscita a portare alla luce uno scandalo legato al Monte dei Paschi, indagando su Lutifin. Indagati, adesso, ci sono Gianluca Baldassarri come ex capo delle finanze e Matteo Pontone come responsabile della filiale londinese del Monte dei Paschi di Sienza.

Entrambi, secondo la testimonianza di Antonio Rizzo, facevano parte della banda del 5 per cento: in pratica era la percentuale che questi manager intascavano come indebita commissione. Monte dei Paschi di Siena, poi, attraverso la finanziaria svizzera Lutifin, destinava i soldi a Baldassarri e Pontone. Rizzo che all’epoca dei fatti era funzionario della banca tedesca Dresdner, ha partecipato con essa all’attiva di consulenza per la ricerca di nuovi investitori, commissionata proprio dalla Lutifin.

 Moody’s osserva Mps e gli ex dirigenti sono accusati di associazione a delinquere

Sempre tramite la finanziaria, venivano pagate delle commissioni per l’intermediazione in altri affari, ad esempio il riacquisto di titoli inseriti in un pacchetto ristrutturato proprio dalla banca Monte dei Paschi di Siena di Londra. Alcune incongruenza nella registrazione dei movimenti finanziari hanno insospettito le Fiamme Gialle ed è partita un’indagine approfondita che ha portato al patatrack adesso in corso.

BPM vola in borsa dopo l’annuncio dello Statuto

 BPM vuole diventare una SPA e nonostante questo va avanti con i licenziamenti. Ma basta la promessa dello Statuto, la promessa di diventare presto una Società per Azioni, a far volare il titolo in borsa.

Andrea Bonomi è stato fin troppo chiaro e dettagliato nell’esplicare i suoi progetti: si deve procedere alla stesura dello Statuto per poi passare alla quotazione in borsa, per concretizzare la trasformazione in Società per Azioni. I soci privati, i dipendenti e soprattutto i sindacati, devono ancora dare la loro autorizzazione definitiva.

 Bpm: avanti con i licenziamenti

Questo vuol dire che al momento è tutto nelle mani dell’arte diplomatica del presidente di BPM. Marchetti che lavora allo Statuto non ha ancora completato la redazione ma i progetti della banca lombarda sono già all’attenzione della Banca d’Italia e degli organi di sorveglianza.

 Conto be 1 di Bipiemme

Nei progetti c’è anche la realizzazione di una Fondazione BPM nella quale convogliare il 5% degli utili netti della banca in modo da usare questi soldi sia per le attività di formazione, sia per gli interventi socio-assistenziali rivolti a dipendenti ed ex dipendenti della banca.

La Popolare di Milano, intanto, guadagna terreno a Piazza Affari, incrementando il suo valore del 14 per cento. E anche al suoni di questi fragorosi successi che il piano di BPM si concretizza.

BPM vuole diventare una SPA

 Siamo tra le società per azioni, tra quelle che esistono già e tra quelle che devono ancora debuttare nel mercato italiano ed internazionale. Ma stavolta sotto i riflettori c’è una banca: la Banca Popolare di Milano.

Il presidente del consiglio di gestione dell’istituto di credito, che  anche il principale azionista della banca, Andrea Bonomi, ha annunciato a tutti i sindacati di essere pronto per trasformare la sua “realtà creditizia” in una società per azioni. Un progetto che è già sulle scrivanie degli analisti della Banca d’Italia.

 Bpm: avanti con i licenziamenti

Una trasformazione radicale, un progetto che però, in questo momento, non è stato ancora consolidato. Devono dare il placet i consigli di sorveglianza e di gestione e questo particolare potrebbe allungare i tempi di realizzazione dell’impresa. Qualcuno interessato all’investimento, però, sta cercando di capire se le promesse fatte in questo momento ancora di crisi  saranno poi mantenute e se, effettivamente ci saranno tempi migliori.

 Conto be 1 di Bipiemme

Il primo passo, comunque, verso la trasformazione, è quella di riscrivere lo Statuto e ci sta già pensando qualcuno. Andrea Bonomi in persona ha iniziato una proficua collaborazione con Piergaetano Marchetti che conosce molto bene le realtà sindacali.

 La carta Je@ns della Banca Popolare di Milano

Il periodo di sovrapposizione tra la vecchia e la nuova realtà sarà molto complesso da gestire e non è detto che sia senza danni.

Il credit crunch è più soft per il nostro paese

 Bankitalia la chiama “stretta creditizia” ma alla storia passerà con la nomenclatura di credit crunch. Stiamo parlando del giro di vite che hanno subito prestiti e mutui da quando è iniziata la crisi e da quando il mercato del lavoro è diventato sempre più precario.

 Bankitalia su debolezza economica

Le banche, infatti, adesso non concedono più prestiti e mutui a cuor leggero ma dagli aspiranti debitori di lungo periodo vogliono delle assicurazioni che talvolta sono scritte tra le righe di un contratto di lavoro a tempo indeterminato, altre volte, invece, trovano spazio tra gli euro versati per una polizza aggiuntiva al prestito o al mutuo.

In ogni caso il periodo di restrizione del credito si sta attenuando. L’Italia sarà fuori dalla recessione da aprile, intanto le banche italiane stanno riprendendo le fila del discorso “prestiti e mutui” e si dimostrano molto disponibili nei confronti delle imprese. Siamo ad un livello di restrizione che non si registrava dal primo trimestre del 2011.

 I dati di Bankitalia sugli investimenti

Il riassunto che molti giornali hanno fatto dell’indagine Bankitalia “IV trimestre del 2012 e prospettive per il I trimestre del 2013” è: più credito alle imprese ma meno crediti alle famiglie. Non è stato però sufficientemente spiegato che il secondo settore soffre della crisi del settore immobiliare, del deterioramento delle prospettive del mercato degli immobili residenziali e della fiducia dei consumatori.

 

Un rinnovato ottimismo percorre le borse europee

 Bene Wall Street, migliorano le borse europee, il mercato immobiliare va riprendendosi dal suo stato comatoso e i titoli di Stato si riprendono una parte del mercato.

Sono gli indici borsistici a dare misura di come il sentiment degli investitori stia cambiando e non solo verso quelle economie che hanno dato dimostrazione di avere delle basi su cui poter costruire la ripresa, ma anche verso quei paesi che, fino a poco tempo fa, erano considerati impossibili da salvare.

Parliamo dei Piigs, acronimo che racchiude in un nome che connotati non certo positivi i nomi di PortogalloItalia IrlandaGrecia e Spagna, nei cui mercati si stanno riversando fondi e risparmi in quei comparti che danno alti rendimenti.

Come definire questo cambio di rotta? Bene, in America è stato definito esuberanza razionale, ossia un ottimismo verso i mercati dato da delle evidenze di fatto -gli indici azionari, appunto- che si contrappone a esuberanza irrazionale, ossia alle tanto temute bolle speculative. Mario Draghi l’ha voluto chiamare contagio positivo.

Qualunque sia il termine che si vuole utilizzare, rimane l’evidenza e, come sottolinea anche il Financial Times, questa nuova ondata di capitali che ha investito le borse italiane, spagnole, portoghesi e greche è particolarmente importante perché per la prima volta dall’inizio della crisi non si tratta di denaro immesso ad opera delle banche centrali, ma di denaro reale che proviene da investitori (perlopiù extraeuropei) che credono possibile un alto ritorno del proprio investimento. Si tratta di un nuovo ottimismo che si spande per l’Europa proprio grazie al progetto dell’Europa Unita.

► Dove si corre il rischio c’è più gusto

Il segnale più forte di questo ottimismo arriva dalla salita dei tassi di interesse dei titoli di Stato, in modo particolare di quelli tedeschi e di quelli americani. Al momento della crisi questi bond sono stati considerati da tutti gli investitori un bene rifugio, nel quale investire anche se i rendimenti erano piuttosto bassi. Il fatto che nell’ultimo periodo si sta assistendo ad un rialzo dei loro tassi di interesse, indica che le persone decidono di investire in titoli di stato che rendono di più, come quelli italiani o spagnoli.

Chiaro segno che la paura del default è finita. Quali sono le cause di questo cambiamento. Gli analisit e gli esperti ne hanno indicate tre:

1. la vittoria di Barack Obama alle elezioni e la risoluzione, anche se solo temporanea, del Fiscal Cliff e del tetto del debito;

2. la Cina che ha ripreso a crescere dopo gli allarmi sul rallentamento di quella che è considerata la nuova tigre dell’economia mondiale;

3. la politica monetaria delle banche centrali

Un prestito per salvare Mps

 Il ministro dell’Economia Vittorio Grilli ha parlato della situazione della banca Monte dei Paschi di Siena alle Commissioni riunite di Camera e Senato. Quello che ne emerge è che il Tesoro potrebbe controllare Mps per l’82%.

Infatti, l’Istituto bancario senese verrà salvato, ma il prestito è a caro prezzo come dice il ministro Grilli. Se non ci sarà il rimborso dei 3,9 miliardi di Monti-bond il Tesoro potrà quindi arrivare all’82% nel controllo di Mps. Infatti questi fondi non sono un regalo, ma un prestito.

► Indagine per truffa nel caso Mps

Quindi non sembra un salvataggio senza pretese con il ministro Grilli che ha affermato: “il Tesoro potrà entrare progressivamente nel capitale anche solo se la banca non sarà in grado di pagare gli interessi”.

Il presidente di Mps Alessandro Profumo garantisce che la banca sarà in grado di rispettare gli impegni. Nel caso non ci riuscisse Mps sarebbe quindi nazionalizzata con il Tesoro che avrebbe il controllo.

► La crisi di MPS spiegata in quattro punti

L’ipotesi di un commissariamento di Mps non sono considerate perché non ci sono gravi condizioni finanziarie e di sostenibilità. È importante però monitorare la situazione come ha detto il ministro Grilli. In particolare, egli ha distinto la situazione tra le responsabilità individuali del management e quelle della banca.

Icebank vince ricorso contro Olanda e Inghilterra

 Tutto ha inizio nel 2009 quando l’Islanda subì il crack finanziario. Banche al collasso e l’Isola che rifiuta di restituire i soldi ai 350mila correntisti olandesi e inglesi che avevano affidato i loro risparmi ad Icesave, la banca on line figlia di Landesbanki, colpevole di aver sottratto ben 4,5 miliardi di euro dai depositi dei correntisti stranieri, grazie all’applicazione di tassi d’interessi molto alti.

 La ripartenza dall’Islanda

Subito un lungo contraddittorio che portò le banche inglesi ed olandesi a decidere di rimborsare loro stesse i correntisti derubati, per poi andare a battere cassa direttamente a Reykjavik. Ci hanno provato, soprattutto dopo che l’Islanda ha iniziato e portato avanti con successo il percorso di riassetto bancario e finanziario, per poi trovarsi, però, con molto meno di quanto avessero già sborsato (i correntisti furono rimborsati al 100%).

► Il caso dell’Islanda è emblematico?

Icebank, infatti, appellandosi al diritto comunitario, decise di rimborsare solo 20mila per ogni correntista come previsto dagli accordi Ue. Ovviamente Olanda e Gran Bretagna non hanno accettato questa decisione e hanno fatto ricorso alla Corte per il libero commercio, riuscendo, per la seconda volta, a ottenere un nulla di fatto.

La corte, infatti, ha dato ragione all’Islanda che, quindi, ha saldato il suo debito e può tornare tranquillamente a crescere come previsto dopo il risanamento. Per quest’anno l’isola artica dovrebbe crescere del 2,9%.

 

Bankitalia contraria al commissariamento di Mps

 Per Bankitalia non si sta pensando al commissariamento della banca Monte dei Paschi di Siena. Il governatore Ignazio Visco ha escluso questa ipotesi di commissariamento dicendo che la normativa vigente non la prevede. Anche il presidente Alessandro Profumo dice che la Mps non deve essere commissariata.

Indagine per truffa nel caso Mps

Per cercare di salvare Mps la fondazione ha affermato di essere pronta a cedere un altro pacchetto di partecipazioni scendendo sotto il 33,5%. L’Amministratore Delegato di Mps Viola ha detto: “I 3,9 miliardi dei Monti-bond bastano per coprire le perdite”.

Poi ha affermato: “Non è in ginocchio. La situazione della banca è sotto controllo, non ci sono criticità. La banca è solida”.

► La crisi di MPS spiegata in quattro punti

La procura intanto avanza nelle sue indagini e ora c’è l’accusa di truffa per Mussari e Baldassarri relativamente alle operazioni che sono state fatte dopo l’acquisizione di Antonveneta e che secondo i pm di Siena erano servite per spalmare il debito di Mps nel bilanci successivi. Le verifiche fiscali su Mps riguarderebbero la vendita di Palazzo dei Normanni a Roma per 142 milioni di Euro e la plusvalenza di 120 milioni scaturita dal rastrellamento di azioni Unipol.

► Cosa pensa la politica dell’affare MPS

Secondo l’Ue l’Italia deve chiarire quanto è successo e come è funzionato in passato. Le indagini si stanno concentrando su 8 bonifici usciti in 11 mesi per un totale di oltre 17 miliardi con destinazione Amsterdam, Madrid e Londra.

Indagine per truffa nel caso Mps

 Il caso Monte dei Paschi di Siena è sempre più pieno di particolari con le indagini che ora arrivano a ipotizzare una truffa. Le accuse per Giuseppe Mussari, l’ex presidente di Mps, e Gianluca Baldassarri, che è stato il direttore centrale e responsabile dell’area Finanza del gruppo, sono indagati quindi per il reato di truffa. Le accuse ai due parlano di venti milioni di Euro che Baldassarri avrebbe riportato in Italia utilizzando lo scudo fiscale. La sua posizione potrebbe quindi aggravarsi.

La crisi di MPS spiegata in quattro punti

I pm di Siena Antonio Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso indagano anche su altri dirigenti della Mps come Antonio Vigni, Tommaso Di Tanno, Leonardo Pizzichi e Pietro Fabretti con i reati contestati che sono di truffa e di di ostacolo all’attività di vigilanza e manipolazione di mercato.

Cosa pensa la politica dell’affare MPS

Alla base delle accuse di truffa c’è l’acquisizione di Antonveneta che Mps ha fatto nel 2008 chiudendo l’affare con gli spagnoli di Santander. Mps aveva concluso con Jp Morgan un accordo che era un rischio vista la situazione di crisi dei fondi subprime. Nel 2009 Mps sottoscrive i contratti derivati con i rischi che sono chiari e qui si concentra l’accusa di truffa. In particolare, secondo la procura dopo l’acquisizione di Antonveneta Mussari e Baldassarri hanno organizzato una serie di operazion con l’obiettivo di spalmare i debiti di Mps nei bilanci futuri.