Le banche italiane reagiscono alla svalutazione dei titoli di Stato delle banche di Londra

 Dopo la serrata che si è avuta nei giorni scorsi da parte delle banche inglesi, che hanno affermato di non voler più garantire per le operazioni di credito che riguardano le banche italiane, attraverso il ruolo che da sempre è appartenuto ad una autorità del settore finanziario, la Cassa compensazione e garanzia, gli istituti di credito italiano e il Tesoro reagiscono alla decisione e si pongono sulla difensiva.

La riduzione dei prestiti nel 2013 sottrae 50 miliardi a famiglie e imprese

 Da molti mesi a questa parte il problema della crisi di liquidità del sistema bancario è diventato più che tangibile anche in Italia. Gli istituti di credito del nostro Paese, infatti, sempre più interessati da problemi di insolvenza e sofferenza bancaria, hanno drasticamente ridotto l’ammontare dei prestiti e dei finanziamenti concessi a famiglie e imprese.

Con i mutui della Cdp saranno acquistate 44mila case

  Il Decreto IMU arrivato a definizione solo pochi giorni fa ha introdotto, tra le altre cose, anche numerose novità per il settore edile e  quello immobiliare, pesantemente colpiti dai rovesci della crisi. Una delle misure previste dal decreto consiste infatti in una facilitazione e in una ripresa dell’accesso ai mutui, i finanziamenti ipotecari per l’acquisto di immobili di tipo residenziali.

Le scorrettezze delle banche sui mutui

 Nel giro di dodici mesi sarà possibile stipulare i mutui per l’acquisto della casa nei 28 Paesi dell’Unione europea con le stesse regole. Il Parlamento di Strasburgo ha così deciso di disciplinare in via definitiva i mutui, per far si che gli interessi non diventino insostenibili. Maggiore tutela, dunque, contro le montagne russe dei mercati che gonfiano le rate mensili relativamente all’andamento dei tassi (Euribor in caso di mutuo a tasso variabile ed Eurirs per quello fisso) o al mancato rimborso del finanziamento.

Nello specifico, la disposizione europea prevede che gli istituti di credito forniscano per forza di cose un modulo standardizzato con la descrizione dei rischi, compreso il costo totale del mutuo (il nostro Isc, l’indicatore sintetico di costo che considera oltre al tasso applicato con cui si calcola la rata mensile anche le spese accessorie iniziali e le spese periodiche) e le possibili conseguenze finanziarie di lungo termine. Nel contempo i mutuatari avranno sette giorni di tempo tra la consegna del prospetto e la firma per “pensare bene” al loro impegno, come fosse una sorta di diritto di recesso. In fin dei conti stiamo parlando di un impegno che mediamente dura oltre 15 anni.

Regole stabilite per far sì che anche in caso di difficoltà nel pagamento dei bollettini, il sequestro della casa ipotecata si configuri come l’ultima strada da seguire. Le commissioni di mora dovranno, infatti, considerare i costi effettivi e la vendita dell’immobile dovrà essere perfezionata al miglior prezzo a copertura dell’eventuale debito residuo. Inoltre, dovrà essere contemplata una soluzione abitativa alternativa per chi perde la casa. Un riferimento evidente al drammatico bilancio emerso, ad esempio, solo nel 2012 con quasi 46mila famiglie italiane costrette a lasciare la propria abitazione perché non sono riuscite a pagare le rate.

La situazione in Italia

Nel nostro Paese, la maggior parte delle disposizioni previste in teoria non dovrebbero portare grosse modifiche perché, in una forma o nell’altra, sono già in uso. È il caso dell’abolizione della penale per l’estinzione anticipata abolita già dal 2007. Peccato, tuttavia, che nella pratica il quadro che concerne il mondo dei mutui sia sconfortante. Infatti, non solo gli istituti di credito hanno chiuso i rubinetti del credito non erogando più prestiti, ma soprattutto continuano a commettere scorrettezze a danno dei clienti.

Nel dettaglio, otto banche su dieci, nonostante non sia previsto per legge, impongono di aprire un conto corrente presso la propria filiale, il 24% delle agenzie costringe a sottoscrivere una polizza vita (che non è obbligatoria) e il 17% obbliga addirittura ad acquistare una polizza incendio di cui sono allo stesso tempo venditrici e beneficiarie. Il giro di vite (e di affari) è molto alto. Pensare che secondo l’Isvap nel solo 2010 le banche hanno raccolto 2,4 miliardi di euro, mentre i mutuatari hanno sborsato fino all’80% rispetto agli altri prodotti disponibili sul mercato.

Le nuove regole per i mutui dell’Unione Europea

 Ottenere un mutuo è molto difficile e, inoltre, non sempre chi lo richiede è al corrente di quali sono i rischi ai quali può andare incontro. Uno dei maggiori problemi della banche italiane, infatti, è proprio quello della comunicazione con i loro clienti, spesso poco chiara e trasparente.

► Nuove regole per gli indici finanziari e per i mutui dal Parlamento Europeo

Per questo motivo e al fine di tutelare i consumatori, l’Unione Europea ha introdotto delle nuove regole che dovranno essere recepite da tutti i paesi membri che impongono agli istituti di credito di maggiore trasparenza e concorrenza. Un passo obbligato dell’Unione al fine di calmierare un mercato che vale il 52% del suo Pil.

 Come chiedere la sospensione del mutuo per l’acquisto della prima casa

Le nuove regole per i mutui dell’Unione Europea

Cercando di tutelare entrambi le parti, tanto i consumatori quanto le banche, Bruxelles ha deciso che:

– a chi richiede un mutuo le banche dovranno fornire un modello standard che indichi in maniera chiara i rischi, i costi e conseguenze finanziarie a lungo termine del contratto di mutuo;

– le offerte di mutuo dovranno essere studiate in base alle condizioni economiche del richiedente;

– i clienti hanno 7 giorni di tempo per decidere e, dopo la firma del contratto, altri 7 per recedere;

– il rimborso anticipato del mutuo non deve essere sottoposto a penali;

– in caso di pignoramento dovrà essere fornita una soluzione abitativa per chi perde l’immobile, questo, poi, dovrà essere venduto in base al principio del miglior prezzo.

Per l’Italia, quindi, la situazione rimane pressoché invariata, anche se queste nuove regole si pongono come un ulteriore passo avanti verso l’unione bancaria.

Il debito pubblico italiano è aumentato di 84 miliardi nel 2013

 Mentre in Europa si respira già l’aria più lieve della ripresa economica, l’Italia sembra ancora poco interessata da questo processo di timida crescita internazionale, dal momento che i dati che vengono desunti dalla situazione del Paese reale sembrano portare in tutt’altra direzione. E proprio sulla base di questo motivo l’attenzione degli osservatori internazionali dell’Eurozona è concentrata sulla situazione del debito pubblico italiano, che ogni giorno diventa sempre più ingente.

La Borsa di Londra non garantirà più per le banche italiane

 Nel mese di agosto, anche se in maniera molto silenziosa, nel mondo internazionale del credito è avvenuto un vero e proprio terremoto. A Londra, infatti, nella City, dove opera la cosiddetta “controparte centrale“, ovvero il grande intermediario che si pone fra chi offre e chi richiede titoli di Stato – o denaro – e garantisce che nessuna delle parti perda soldi se l’altra fallisce, è stato stilato un documento che afferma che tutti gli operatori del credito internazionale non avranno più la copertura della controparte centrale in caso di default delle banche italiane.

A settembre 2014 al via l’unione bancaria

 Con la definizione dell’accordo tra il Parlamento Europeo e la BCE nella seduta plenaria del Parlamento Europeo di qualche giorno fa, si è dato il via all’Unione bancaria europea: a partire da settembre 2014, 150 istituti bancari europei passeranno sotto il controllo della BCE.

► Per il FMI è necessario ridurre le regolamentazioni dell’UE

Voto quasi unanime al Parlamento Europeo per le due relazioni che istituiscono le direttive per la supervisione unica: 559 sì, 62 no, 18 astenuti per il regolamento che attribuisce alla Bce i compiti di supervisione unica stilato dalla cristiano-democratica belga Marianne Thyssen, e 556 sì, 54 no e 28 astenuti per la relazione dell’ambientalista tedesco Sven Giegold sul regolamento che adatta le competenze dell’Eba (Autorità Bancaria Europea).

A partire da settembre 2014 le 150 banche sistemiche presenti nei paesi dell’Unione Europea, ossia quegli istituti che hanno attivi superiori a 30 miliardi di euro o che costituiscono più del 20% del Pil ed il loro valore sia superiore ai 5 miliardi di euro, passeranno sotto il controllo diretto della BCE, mentre per tutte le altre la supervisione sarà effettuata per conto della Banca Centrale Europea dalle autorità nazionali.

► Risultati dell’indagine dell’Antitrust sul costo dei conti correnti

Se la BCE controlla le banche, chi controlla la BCE?

La supervisione bancaria della BCE sarà effettuata attraverso un Supervisory Board: il Parlamento parteciperà al processo di selezione e nomina del suo presidente e avrà accesso, con salvaguardia di riservatezza, ai verbali delle riunioni e sono stati già previsti incontri regolari e audizioni in Parlamento.

Grande soddisfazione è stata espressa dal presidente della BCE Mario Draghi che ha comunque tenuto a sottolineare che questo primo pacchetto di norme è solo il primo passo verso la completa realizzazione dell’Unione bancaria in Europa.

Risultati dell’indagine dell’Antitrust sul costo dei conti correnti – II

 Come abbiamo visto nel precedente articolo sull’indagine effettuata dall’Antitrust sul costo dei conti correnti, dal 2007 al 2011 si è registrata una lieve flessione, ma che riguarda solo alcune categorie di correntisti, in particolare i giovani e le famiglie e i pensioni con un tasso basso di operatività.

Per il resto delle tipologie di correntisti, rispetto al 2007 le variazioni registrate sono inferiori all’1%.

► I conti correnti italiani sono troppo cari e l’Antitrust  sprona le banche a ridurre i prezzi

Chi paga di più per il conto corrente

Se per alcune tipologie di correntisti il costo del conto è leggermente più basso, per le restanti tipologie di correntisti, soprattutto per quel 70% della popolazione che ha un conto corrente presso una banca di grandi dimensioni, il costo annuo di tenuta e di gestione del conto è aumentato.

Quindi, quanto costano i conto corrente in Italia?

Secondo l’elaborazione effettuata dall’Antitrust, un conto corrente in Italia ha un costo di gestione e di tenuta che va dai 53 ai 111 euro all’anno, in base al profilo del cliente e alla operatività del suo conto.

On line conviene a tutti

L’Antitrust ha rilevato che i conti on line sono comunque più convenienti di quelli della banche tradizionali. Aprendo un conto corrente on line, infatti, si risparmia in media il 30%, con picchi di risparmio fino al 40% per i giovani, e le famiglie e i pensionati con operatività bancaria maggiore.

► Risultati dell’indagine dell’Antitrust sul costo dei conti correnti – I

La scarsa propensione degli italiani a lasciare la propria banca

Ultimo dato da rilevare dell’indagine che l’Antitrust ha effettuato sui conti corrente in Italia, è il tasso di mobilità dei correntisti, ossia la percentuale che indica i conti correnti accesi ed estinti sul totale, risulta compreso tra il 10% e il 12%, il che comporta un elevato grado di dispersione dei prezzi.

Per i conti allo sportello, infatti, la differenza tra il prezzo massimo e minimo è mediamente di 100 euro, con picchi di 150 euro/180 euro.

 

Risultati dell’indagine dell’Antitrust sul costo dei conti correnti – I

 I conti correnti offerti dalla banche italiane, rispetto ai loro omologhi di altri paesi, sono molto alti. Nonostante alcuni miglioramenti nel corso degli ultimi anni, c’è ancora spazio per aumentare le possibilità di risparmio per i correntisti, anche fino a 180 euro all’anno.

I conti correnti italiani sono troppo cari e l’Antitrust  sprona le banche a ridurre i prezzi

L’indagine dell’Antitrust sul costo dei conto corrente in Italia

Per arrivare a questa conclusione l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha passato al setaccio l’offerta di conti correnti – l’indagine è stata avviata nel 2011 per verificare l’andamento dei costi dei conti correnti rispetto all’ultima indagine effettuata, risalente al 2007 – e ha evidenziato che i prezzi dei conti correnti sono diminuiti, ma solo per alcune tipologie e per determinati periodi di tempo.

L’analisi è stata condotta dall’Antitrust su un campione di 52 banche e oltre 14.500 sportelli, con una rappresentatività pari al 44% in termini di sportelli. Sono stati presi in considerazione i costi di sei diversi profili di correntista attraverso l’indice sintetico di costo.

► Risultati dell’indagine dell’Antitrust sul costo dei conti correnti – II

I prezzi dei conto corrente sono calati, ma non per tutti

L’Antitrust nella sua indagine sul costo dei conto corrente in Italia ha rilevato che rispetto al 2007, anno della precedente indagine su questo strumento finanziario, i prezzi mediani dei conti correnti si sono abbassati solo per i giovani, che possono avvantaggiarsi di una riduzione del costo della gestione del conto pari al 19%.

Per il resto la situazione è rimasta pressoché immutata: si sono rilevati alcuni miglioramenti per le famiglie e i pensionati, ma solo per i conti sui quali vengono effettuati poche operazioni.