Il governatore della Banca d’ Italia Ignazio Visco è intervenuto in una conferenza stampa, insieme al Ministro dell’ Economia e delle Finanze Fabrizio Saccomanni, in occasione degli incontri che si stanno tenendo in questi giorni a Mosca per il G20, il cui obiettivo è quello di contrastare l’ evasione fiscale su vasta scala e di migliorare l’ attuale situazione del mercato del lavoro.
Banche
Contratti – Come difendersi dalle clausole vessatorie
In un serie di post pubblicati in precedenza abbiamo visto che quando si stipula un contratto di tipo assicurativo, bancario, finanziario, o comunque relativo alla prestazione di un servizio, è possible trovare al proprio interno, anche dopo la sua sottoscrizione, la presenza di clausole vessatorie che vanno a netto vantaggio di una delle due parti, in genere di quella che si è occupata anche della sua redazione.
Contratti – Quali sono le clausole vessatorie
Quando si stipula un contratto di natura assicurativa, di natura bancaria o relativo ad un servizio di tipo finanziario il cliente, prima di apporre la sua firma e di ratificare l’ accordo, dovrebbe avere sempre il tempo di controllare se all’ interno del contratto siano state per caso inserite dalla controparte le cosiddette clausole vessatorie.
Perché le banche cambieranno gli spread
Lo spread applicato dalle banche ai mutui, riesce a fare il bello e il cattivo tempo riguardo il tasso finito che deve essere accettato dagli aspiranti mutuatari. In futuro, ormai lo confermato tutte le statistiche, sarà sempre più conveniente il tasso variabile ma più in generale si nota la volontà o la necessità degli istituti di credito di modificare gli spread.
Il loro guadagno, dicono gli esperti, sarà in calo, lo spread quindi diminuirà con le solite differenze da banca a banca. Secondo una consuetudine poco ortodossa, infatti, gli spread applicati dagli istituti di credito, fino a quale mese fa, seguivano l’andamento dello spread tra Bund e BTp. Un movimento simmetrico anche abbastanza illogico se ci pensiamo bene che adesso sembra finito.
►Perché sarà sempre più conveniente il tasso variabile
Ci sono invece be quattro motivi per cui in futuro gli spread cambieranno. Prima di tutto perché il valore dell’Euribor resterà ai minimi e quindi sarà sempre più difficile per le banche mantenere alto il prezzo dei loro prodotti e giustificare questa tenuta sui massimi livelli possibili.
In secondo luogo i risparmiatori hanno provveduto in tempo di crisi a mettere soldi sui conti deposito. Queste forme d’investimento hanno garantito un rendimento ai cittadini ma hanno anche aumentato la raccolta delle banche e questo potrebbe stimolare la riduzione degli spread.
C’è poi da dire che i mutui di oggi, rispetto a quelli del passato sembrano quasi meno convenienti e questa sensazione non può essere confermata nella realtà. Infine, il rischio più importante è nella sostenibilità di tutto il sistema creditizio italiano, con queste premesse, per un lungo periodo.
Perché sarà sempre più conveniente il tasso variabile
I mutui a tasso variabile, anche sul lungo periodo, sono da considerarsi i più vantaggiosi. C’è addirittura un’indagine dell’esperto del Sole 24 Ore dedicata all’argomento che spiega che in futuro i tassi variabili saranno sempre più vantaggiosi dei tassi fissi.
►Perché le banche cambieranno gli spread
Il punto di partenza è la situazione contingente, in cui le richieste di mutuo sono sempre minori e gli aspiranti mutuatari, terrorizzati dall’andamento dell’economia e della finanza internazionale, si rifugiano nei mutui a tasso fisso. Ad ogni modo, sommato l’IRS di periodo con la media degli spread applicati dalle banche, si prevede che in futuro ci sia un aumento di 50 punti base del tasso finito.
Il divario dai mutui a tasso variabile aumenterà ancora e questo farà sì che le soluzioni miste e variabili siano sempre più convenienti. In fondo anche l’andamento dell’IRS dipende dall’andamento dei titoli di stato tedeschi che, ora nel momento in cui è stata rinnovata la tripla A alla Germania, minacciano di essere a lungo i primi della classe.
Al crescere del rendimento dei bund cresce anche l’indice IRS. Per quanto riguarda gli indici di riferimento che compongono il TAEG dei prodotti variabili, quindi l’indice Euribor e l’indice BCE, è probabile che restino bassi fino alla fine del 2014.
Il debito privato supera il 260% del PIL
La crisi sembra aver rovesciato anche l’ ultima certezza storica dei bilanci dello Stato italiano. Fino a qualche anno fa, infatti, gli economisti italiani, a fronte delle preoccupazioni indotte dal costante aumento del debito pubblico, erano soliti consolarsi con la solidità dei patrimoni privati, ancora poco o quasi per nulla minacciati da fenomeno del debito privato.