La Corte dei Conti indaga sull’ ICS

 ICS è la sigla che sta per Istituto di Credito Sportivo. Una sigla fino a poco tempo fa dimenticata dai più, ma che nelle ultime ore è diventata molto, molto popolare. La Corte dei Conti ha infatti aperto recentemente una procedura di indagine proprio su alcune operazioni compiute dall’ Istituto di Credito Sportivo che al momento risulta, nel panorama italiano, l’ ultima banca pubblica rimasta.

Quali sono le banche più potenti al mondo?

Di questi tempi, chi ha più denaro comanda il mondo muovendo a proprio piacimento il corso degli eventi. Le banche, dunque, rappresentano un centro nevralgico della quotidianità in ogni parte del mondo. Piaccia o no, è così. Ma quali sono le banche più potenti al mondo? Chi ne può sfruttare le immense ricchezze per farne ciò che ritiene più opportuno?

Stando ad una recente inchiesta del giornale americano Forbes, fra le aziende più ricche del mondo, ai primi tre posti troviamo ben tre banche. Le prime due sono le cinesi “ICBC” e la “China construction bank”. Non a caso la Cina è lo Stato con il maggior tasso di crescita negli ultimi anni. La particolare situazione politica cinese, rende le banche soggette al controllo del potente Partito Comunista, il quale monitorizza gli investimenti e le vie dei capitali. La direzione del denaro è per lo più indirizzata verso uno scellerato capitalismo ormai definibile come post moderno, fatto di cemento e feroce aggressività borsistica, ma in qualche modo questo atteggiamento è pur sempre l’espressione della volontà di un popolo.

Sul gradino più basso del podio, complice l’ammontare di due trilioni di dollari, troviamo l’americana Jp Morgan Chase. In questa complicata classifica, seguono altre due banche di origine Occidentale i cui sguardi sono volti sempre più a Oriente. Libere dal lazzo dei governi democratici persi in una gigantesca crisi d’identità, l’inglese Hsbc e l’americana CitiBank aprono i loro forzieri verso Est, là dove il guadagno è rapido e immediato.

L’analisi di FT Alphaville sull’oro

 Il prezzo dell’oro continua a scendere e in questo momento in trend a ribasso della materia prima in questione sembra quanto meno delineato. FT Alphaville che è un blog specializzato del Financial Times, ha proposta una sua analisi interpretativa della situazione. Il report è stato curato da Izabella Kaminska.

Valute e materie prime legate verso il ribasso

L’oro da sempre è considerato un bene di rifugio e si pensava che potesse assolvere a questa funzione ancora per moltissimo tempo. Invece, già nel primo trimestre del 2013, è stato fin troppo evidente che qualcosa stava cambiando e che le previsioni che consideravano l’oro in viaggio verso i 1900 dollari l’oncia, erano addirittura falsate.

L’oro ancora al ribasso va verso i livelli minimi

In effetti l’oro ha raggiunto in queste settimane il livello minimo mai registrato negli ultimi tre anni ed è andato anche al di sotto della soglia di resistenza dei 1200 dollari l’oncia. La fase ribassista, però, non sembra questione di giorni, quindi ci si chiede fino a che punto si potrà arrivare nelle prossime settimane di scambi.

Giovedì, il prezzo dell’oro è sceso sotto i 1200 dollari per oncia. La reazione degli investitori è stata molto interessante perché sono rimasti in attesa di una potenziale risalita e hanno studiato i valori minimi futuri del metallo giallo. Nelle previsioni si parla anche di 800 o 900 dollari per oncia.

Le banche centrali continuano a sostenere i mercati

 I mercati sono molto sensibili alle scelte della politica in materia monetaria e finanziaria. Di recente le maggiori piazze su scala globale sono state scosse dai dati relativi alle economie cinese ed americana, nonché dalla perseveranza del Giappone negli stimoli monetari al paese.

In pratica a tenere a galla i maggiori listini, ci hanno pensato le banche centrali. Basta pensare alle reazioni borsistiche a quanto dichiarato dai funzionari della Banca centrale america e della Banca centrale cinese. Dagli USA alla Cina si è deciso di continuare con gli stimoli monetari e con l’iniezione di liquidità nel paese.

Draghi pronto a partire

L’Europa, intanto, più che chiedere aiuto alla BCE che nei giorni scorsi si è detta pronta ad intervenire, ha preferito concentrarsi sul tema lavoro. In questo modo le borse asiatiche hanno tirato il fiato e le notizie in arrivo da Bruxelles sono riuscite a risollevare gli indici del Vecchio Continente. Gli indici nostrani non hanno brillato, anzi, la borsa di Milano è rimasta debole per tutta la giornata nonostante lo spread non abbia mai superato la soglia dei 300 punti aggirandosi intorno ai 280.

Secondo il BRI bisogna tagliare la spesa

Le rassicurazioni che sono arrivate da ogni parte del globo hanno fatto sì che l’indice Nikkei di Tokyo guadagnasse a fine giornata il 3,51% e che salissero leggermente tutte le borse europee.

 

La sola politica monetaria non genera crescita

 Il Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, si è trovato in questi giorni a ribadire la posizione e l’ operato dell’ Eurotower nei confronti della crisi economica che ha investito l’ Europa. 

Il fallimento ordinato delle banche non trova accordo

 Le banche, in questo momento, sono sotto il tiro della finanza, dell’economia e della politica perché è stato visto che nonostante gli interventi degli istituti centrali e dei vari stati a favore delle banche, continuano ad esistere dei problemi strutturali.

Anche Intrade colpito dallo scandalo

I ministri delle Finanze dei paesi dell’Unione Europea si sono dunque riuniti per discutere dell’opportunità di un fallimento ordinato degli istituti di credito ma i negoziati, durati ben 18 ore, non hanno portato ad alcuna conclusione.

Le posizioni dei vari rappresentati sono rimaste antitetiche e quindi è stato rinviato tutto a mercoledì. Secondo Moscovici, l’incontro non è da ritenere vano poiché è stata percorso comunque il 90 per cento della strada che dovrà condurre ad una conclusione unitaria.

Il ministro delle finanze tedesco contro Cipro

Il meccanismo del fallimento ordinato delle banche è difficile da definire e perfino i ministri preposti al controllo delle finanze pubbliche, non sono riusciti ad avere una visione unica sul regolamento da attuare. Il vertice del Lussermburgo di mercoledì dovrebbe essere definito.

Si cerca in pratica di trovare una strategia univoca per liquidare le banche che in un periodo di crisi possono trovarsi in difficoltà, al fine di non gravare sui contribuenti. Secondo Pierre Moscovici, mancano ancora pochissimi questioni da risolvere.

 

BPM ti strizza il mutuo

 Strizza il Mutuo è una proposta del gruppo BIPIEMME cui gli aspiranti mutuatari possono accedere ancora per pochissimi giorni. L’offerta che stiamo per descrivere, infatti, vale fino al 28 giugno.

Strizza il Mutuo è un prodotto a tasso variabile che il Gruppo Banca Popolare di Milano promuove per qualche giorno ancora a favore di chi debba acquistare la prima o la seconda casa, oppure a favore di chi ha in mente di ristrutturare l’abitazione principale. Se la finalità del prestito richiesto è tra le tre indicate, allora Strizza il Mutuo è sicuramente un prodotto da tenere in considerazione.

Il Tasso variabile di BPM in offerta

I destinatari del finanziamento sono i giovani tra 18 e 75 anni che possono rimborsare il credito richiesto con un piano d’ammortamento che va da minimo 10 anni a massimo 30 e che è equivalente all’80 per cento del valore dell’immobile da acquistare o da ristrutturare. Il tasso e lo spread cambiano in base alla durata del rimborso.

I tempi dettati da Bipiemme

Il riferimento è sempre l’indice Euribor cui si aggiunge lo spread del 2,90 per cento per i mutui rimborsabili fino a 25 anni, oppure si aggiunge lo spread del 3 per cento per i mutui rimborsabili da 26 a 30 anni. L’aggiornamento del tasso avviene ogni mese, facendo riferimento all’Euribor arrotondato in eccesso allo 0,05 per cento.

Non mancano le spese di istruttoria, circa 400 euro, le spese d’incasso rata e le spese di perizia, anche queste variabili, ma calcolate in base all’importo richiesto.

 

Risparmiare sul conto corrente aprendone uno nuovo

 A dirlo è la Banca d’Italia che ha presentato i dati sulle spese medie che affrontano gli italiani per la gestione del loro conto corrente: nel 2012 la spesa media è stata di circa 110 euro per ogni conto (che diventano 86,9 euro di spesa al netto delle tasse).

► Chiudere il conto corrente evitando le brutte sorprese

Ma in questa cifra rientrano sia i vecchi che i nuovi conto corrente bancari e, analizzando il dettaglio delle spese, si nota come questa cifra sia data dalla media dei 99,6 euro che spendono i correntisti possessori di un conto corrente di vecchia data e dei 60,5 euro che invece spendono i correntisti che hanno adottato un conto corrente di nuova generazione.

Il consiglio dato dal capo della Vigilanza Carmelo Barbagallo al Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti è, quindi, di cambiare conto corrente (non necessariamente banca) in modo da poter risparmiare fino al 40% delle spese annue di gestione. 

Barbagallo ha invitato i clienti delle banche a tenersi sempre informati sulle offerte che gli istituti fanno regolarmente per attirare nuovi clienti alle quali, però, nella maggior parte dei casi, possono aderire anche i correntisti di vecchia data (i costi maggiori sono stati registrati dai correntisti che non cambiano il profilo del loro conto corrente da più di dieci anni).

► Come scoprire l’usura nel conto corrente

In tutto questo, poi, si deve aggiungere che la legislazione in materia garantisce ai clienti che vogliono cambiare conto un trasferimento veloce e senza particolari oneri per i clienti stessi.

Guida per ottenere un mutuo anche in tempo di crisi

 I dati che ciclicamente rilascia l’Istat sui mutui che vengono concessi in rapporto alle richieste dimostrano che le banche non hanno fiducia nei risparmiatori italiani e, stando anche ai dati rilasciati dai vari broker on line di mutui, la percentuale dei richieste di mutui accettate dalle banche si ferma al 5% del totale.

Ciò vuol dire che il 95% delle richieste di mutui non viene presa in considerazione dalle banche, lasciando i clienti senza alcuna possibilità di ottenere quel prestito necessario all’acquisto, nella maggior parte dei casi delle richieste, della prima casa.

► Guida al credito agevolato

In questo modo, non solo si impedisce agli italiani di acquistare casa, ma si mette anche un blocco effettivo alle possibilità di ripresa del mercato immobiliare e, di conseguenza, del settore edile, italiano.

C’è da dire, però, che non sempre la colpa del credit crunch è da far ricadere sulle banche, anche se lo è nella maggior parte dei casi, alcune volte, infatti, chi vorrebbe accendere un mutuo non tiene conto di alcuni particolari che potrebbero facilitare le banche a riporre fiducia nelle loro possibilità di restituzione di quanto chiedono in prestito alla banca.

Proponiamo qui una piccola guida per alzare le probabilità che la banca risponda positivamente alla vostra richiesta di mutuo.

Come scegliere la banca alla quale fare richiesta di mutuo

Ci sono tantissime banche che operano in Italia. Ma non tutte funzionano allo stesso modo e non tutte  hanno gli stessi standard per le concessioni di mutui e prestiti: alcune hanno delle maglie più strette e richiedono molte più garanzie, altre, invece, proprio per andare incontro alla necessità delle famiglie hanno allentato i cordoni delle loro borse e sono più disponibili alla concessione di liquidità.

Quindi. Anche se si ha una banca di fiducia della quale si è clienti da lungo tempo, non ci si deve fermare a questa prima richiesta e al possibile rifiuto. Per aumentare le probabilità di vedere accolta la propria richiesta di mutuo è necessario fare quante più richieste di mutuo possibili, rivolgendosi a più istituti.

Grazie agli strumenti on line come MutuiOnline, Mutui.it, MutuiSupermarket, poi, si possono confrontare le offerte di mutuo fatte dalle diverse banche che operano sul territorio e scegliere quelle più convenienti o le offerte di mutuo più vicine alle proprie esigenze.

Sempre grazie a questi strumenti è anche possibile inviare la richiesta di mutuo a più istituti contemporaneamente.

► Tasso del mutuo: meglio fisso o variabile?

La rata e il reddito

Un fattore molto importante nella richiesta di un mutuo è il peso che la restituzione di quanto concesso dalla banca ha sul proprio reddito mensile.

Per aumentare le possibilità che la banca conceda il mutuo richiesto, è importante che l’ammontare della rata non sia superiore al 33% del reddito mensile dei debitori.

Nel conteggio di questa percentuale è anche importante tenere conto della presenza o meno di altre rate che si pagano mensilmente, come, ad esempio, prestiti per altri acquisti, carte revolving etc.

Per evitare che queste rate precedenti influiscano in maniera negativa sulle probabilità che la banca conceda il mutuo richiesto, si possono percorrere due strade: estinguere i debiti precedenti in un’unica soluzione (ma in questo caso è necessario fare attenzione che l’estinzione non comporti troppi oneri aggiuntivi) oppure procedere con la rinegoziazione del prestito per avere delle rate molto più basse – che influiscono meno nel conteggio della percentuale mensile – da pagare in un periodo di tempo più lungo.

Cancellazione dalle liste dei cattivi pagatori

Altro passo importante da fare prima di rivolgersi ad una banca per chiedere un mutuo, è quello di provvedere alla cancellazione del proprio nome dalla lista dei cattivi pagatori. Per farlo è necessario essersi messi in regola con tutti i pagamenti non effettuati fino a quel momento.

A seconda della gravità del debito accumulato, la posizione di cattivo pagatore presso le banche può essere sanata in un periodo che varia dai 12 ai 36 mesi.