Saccomanni su Imu e Bankitalia

 Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni nel suo intervento alla commissione Finanze della Camera ha parlato del decreto su Imu e Bankitalia.

Sull’Imu ha affermato che è equa parlando della Mini Imu: “Si sono resi necessari per salvaguardare l’equilibrio di bilancio data l’impossibilità di attivare strumenti impositivi alternativi. Un trattamento equo dei contribuenti, non discriminandoli in base alla tempistica con cui i Comuni sono intervenuti sul tributo”. Saccomanni ha detto che la Mini Imu costerà ai contribuenti 400 milioni e che questo equivale a meno del 10%. Consci impatto su finanza e assicurazioni

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Il ministro dell’Economia ha parlato anche delle coperture per la seconda rata dell’Imu: “L’introduzione permanente di un acconto per l’imposta sostitutiva che riguarda le attività finanziarie detenute in regime di risparmio amministrato. Il Governo é cosciente dell’impatto di queste misure sul settore finanziario e assicurativo, ma si trattava di identificare un ammontare certo di risorse in un lasso di tempo molto breve”.

► Crediti difficili in lieve calo a novembre 2013 secondo Bankitalia

Su Bankitalia Saccomanni ha affermato: “L’intervento del governo è servito a frenare erronee interpretazioni della normativa vigente e ingiustificate aspettative sugli impianti che la rivalutazione avrebbe potuto avere sulle finanze pubbliche e sulla rivalutazione patrimoniale delle banche”. Gli interventi sulle quote di Bankitalia per Saccomanni “Sono un efficace incentivo per favorire una rapida e completa mobilizzazione delle quote” e la rivalutazione delle quote “Non avrà effetti sul patrimonio di vigilanza delle banche partecipanti ai fini dell’esercizio di Asset Quality Review 2014 che la Banca centrale europea concluderà nell’anno in corso”.

Il ministro ha poi detto che il tempo è limitato e che si aspetta l’attuale versione del decreto sia convertita in legge.

Nuovo record del debito pubblico

 Il debito delle amministrazioni pubbliche in Italia ha raggiunto il record storico: 2104 miliardi di euro, ivi compreso l’aumento di 18,7 miliardi registrato nel mese di novembre del 2013.

Il fabbisogno, secondo una nota emessa da Bankitalia, per una quota di 12,8 miliardi deriva in gran parte dal sostegno finanziario versato ai Paesi dell’area euro.

In particolare, l’aliquota di competenza italiana dei prestiti erogati dall’European Financial Stability Facility (EFSF) è stata pari a 6,7 miliardi, mentre i versamenti del terzo e quarto rateo della sottoscrizione di capitale dell’European Stability Mechanism (ESM), effettuati rispettivamente nei mesi di aprile e ottobre, hanno comportato oneri per complessivi 5,7 miliardi.

 

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Il contributo italiano al sostegno finanziario dei Paesi euro, dal 2010 ad oggi, è stato pari a 55,1 miliardi, così suddivisi: 33,6 miliardi relativi alla quota di partecipazione ai prestiti in ambito EFSF; 11,5 miliardi per la sottoscrizione del capitale dell’ESM; 10 miliardi per la partecipazione ai prestiti bilaterali in favore della Grecia, la cui erogazione si è conclusa nel 2011.

Tra gennaio e novembre del 2013 le entrate tributarie assegnate al bilancio dello Stato hanno prodotto un gettito di 339,1 miliardi (di cui 31,2 nel mese di novembre), registrando una lieve diminuzione rispetto alle entrate dello stesso periodo del 2012, che si era assestato su 340,7 miliardi.

 

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Gli investitori  non residenti detengono in portafoglio titoli di Stato italiani per un ammontare di 693,061 miliardi di euro (ottobre 2013) con un incremento rispetto ai 684,208 miliardi del mese di settembre.

La percentuale dei titoli del debito pubblico italiano in mano a soggetti esteri si è attestata in ottobre al 39,4% del totale (stesso livello del mese precedente) includendo in essa anche i titoli di Stato sottoscritti dalle banche centrali estere e dalla BCE ,nonché dagli da investitori nazionali attraverso soggetti non residenti.

A giugno del 2011 la quota dei titoli pubblici italiani in mano a soggetti esteri superava, sia pur di pochi decimi, il 50%.

L’industria torna a crescere a novembre

 A novembre 2013, l’indice della produzione industriale nazionale è tornato su valori positivi portandosi ad un incoraggiante +1,4%, con un incremento dello 0,3% rispetto al mese di  ottobre.

Secondo i dati Istat, tuttavia , la produzione su base 11 mesi è scesa del 3,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno 2012, mentre la media trimestrale (settembre-novembre 2013) si è assestata su un positivo 0,4% in più  rispetto ai precedenti mesi di giugno, luglio e agosto.

 

► Produzione industriale in crescita dopo più di due anni

 

Un’indagine di Bankitalia dello scorso dicembre ha inoltre evidenziato che l’imprenditoria italiana ha espresso in larga maggioranza una positiva valutazione di stabilità riguardo alla situazione generale dell’economia nazionale (64,2 per il settore industriale; 60,8% per il comparto servizi).

La ricerca di Bankitalia registra anche un ribasso delle attese a 6 mesi relativamente all’inflazione al consumo: dall’1,5% di settembre 2013, allo 0,9% di dicembre 2013, coerentemente con la decelerazione dei prezzi che ha caratterizzato la fase finale del 2013.

 

► Il Pil ferma la caduta e la produzione industriale cresce

 

Analogamente le aspettative a uno e due anni hanno segnato una riduzione rispetto alla precedente indagine, attestandosi rispettivamente all’1,1% (dall‘1,6%) e all’1,2% (dall’1,7%). Il 2014 potrebbe quindi iniziare con una ripresa debole come si prevedeva.

Tassi in diminuzione nell’asta di Btp: il ministero dell’Economia ha collocato titoli per complessivi 8,2 miliardi di euro, di cui 4 miliardi per i Btp triennali con rendimento lordo dell’1,51% ( 0,29% rispetto all’asta precedente).

I Btp settennali sono stati piazzati per 2,5 miliardi a un tasso del 3,17%, mentre i Btp a 15 anni hanno realizzato un complessivo di 1,694 miliardi (su un’offerta massima di 1,750 miliardi), con un rendimento pari al 4,26% (0,33% sulla precedente collocazione).

Produzione industriale in crescita dopo più di due anni

 La produzione industriale in Italia torna a crescere dopo 26 mesi. Gli anni della crisi economica, che non è ancora stata superata, sono stati contraddistinti da risultati negativi, mentre gli ultimi dati mostrano un aumento tendenziale a novembre dell’1,4%. Se la crescita non è ancora di livello alto, si può anche dire che il calo non è più il dato principale. La situazione oscilla, secondo le valutazioni, tra produzione industriale in crescita debole e produzione industriale stabile.

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I dati sono stati comunicati dall’Istat che mostra anche l’aumento dello 0,3% dell’indice destagionalizzato. L’Istituto Nazionale di Statistica ha specificato che l’indice è sceso del 3,1% nel confronto tra i primi undici mesi dello scorso anno e lo stesso periodo del 2012. Nel trimestre da settembre a novembre c’è invece una crescita dello 0,4% rispetto al trimestre precedente.

Questi dati si uniscono a quelli del centro studi di Confindustria, le cui stime per dicembre sulla produzione industriale sono di nessuna variazione rispetto al mese di novembre. Questo quanto afferma il centro studi di Confindustria: “Nel 2013 si è avuta una riduzione del 2,8% sul 2012. La produzione, al netto del diverso numero di giornate lavorative, è aumentata dell’1,3% rispetto a dicembre del 2012; in novembre si era avuto un incremento dell’1,4% sullo stesso mese dell’anno precedente”.

Da viale dell’Agricoltura si dice che il primo aumento significativo si ha nel quarto trimestre 2013 con un +1% congiunturale dopo che il calo è stato del del 10,7% in 10 trimestri. Il primo trimestre del 2014 dovrebbe avere una variazione congiunturale di +0,1%.

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Bankitalia ha affermato invece che a dicembre le imprese industriali e dei servizi hanno fatto valutazioni stabili per quanto concerne la situazione economica generale del Paese.

 

Crediti difficili in lieve calo a novembre 2013 secondo Bankitalia

 Sono stati diffusi di recente i dati raccolti da Bankitalia in merito al mese di novembre 2013. Nel corso dell’undicesimo mese dell’anno il dato più interessante è stato rappresentato dal calo delle sofferenze bancarie su base annua, che sono passate ad un livello del 22,8 per cento da un precedente 22,9 per cento del mese di ottobre 2013. 

Credito a famiglie e imprese ancora in calo

 La Banca d’Italia ha mostrato dati che evidenziano come sono ancora presenti difficoltà nell’accesso al credito. Il settore creditizio sente quindi ancora la crisi economica con i presti delle banche ai privati che a novembre sono ancora scesi. Rispetto al confronto con il mese precedente, a novembre la contrazione è stata dello 0,6%. Su base annua, la contrazione a novembre è del 4,3% e a ottobre del 3,7%.

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Questi dati sono stati mostrati dalla Banca d’Italia nel bollettino mensile che concerne moneta e banche. I dati dimostrano che i prestiti alle famiglie a novembre sono calati dell’1,5% nel confronto con l’anno precedente, mentre nel mese di ottobre erano a -1,3%. I prestiti alle società non finanziarie sono quelli che hanno mostrato la diminuzione più grande con il -6% su base annua e il -1,1% rispetto al mese precedente. Questo è il dato peggiore dal 2011, che è l’anno in cui sono iniziate le serie storiche per questo tipo analisi.

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La Banca d’Italia ha mostrato anche altri dati relativi al tasso di crescita annuo dei depositi e alla raccolta obbligazionaria. Il primo è al 6,1%, mentre ad ottobre era al 5,4%; il secondo, che comprende anche le obbligazioni del sistema bancario, è diminuito del 7,3%, mentre a ottobre era diminuito del 7%.

Le sofferenze bancarie sono stabili a novembre al 22,8%. A ottobre erano al 22,9%. I tassi di interesse sui finanziamenti per l’acquisto di abitazioni e a favore delle famiglie sono al 3,86%, mentre a ottobre erano al 3,90%.  I tassi di interesse sui prestiti alle società non finanziarie fino a 1 milione di euro sono al 4,38% mentre a ottobre erano al 4,47%. I tassi che si riferiscono invece a prestiti superiori a 1 milione di euro sono al 2,76% mentre a ottobre erano al 2,84%.

La Banca d’Italia modifica il proprio statuto

 Negli ultimi giorni la Banca d’Italia è passata attraverso alcuni passaggi importanti in vista della futura rivalutazione delle quote dell’Istituto. Alcuni giorni fa, infatti, sono state apportate alcune modifiche allo statuto dell’istituzione di Via Nazionale. 

Ricchezza delle famiglie italiane in calo

 La Banca d’Italia nel suo Bollettino statistico ha comunicato i dati sulla ricchezza delle famiglie. Le famiglie sono meno ricche in Italia nel periodo che va dal 2007 a oggi. Un periodo che ha visto lo sviluppo della crisi internazionale che ha colpito anche l’Italia, dalla crisi dei mutui negli Stati Uniti fino alla crisi finanziaria.
Il calo della ricchezza delle famiglie è del 9% in questo lasso di tempo, a parte il periodo tra il 2011 e il 2012 in cui è stato del 2,9% come si legge nel Bollettino della Banca d’Italia. Nell’ultimo anno, a contribuire alla minore ricchezza delle famiglie italiane è stato il calo del valore delle case che non si vedeva dal 1995. Nel 2012 il valore delle abitazioni era sceso del 3,9% a 4.832 miliardi di euro. I dati sui primi sei mesi del 2013 mostrano un calo dell’1,8% a 4.745 miliardi di euro.
Le famiglie italiane, che sono sempre state brave a risparmiare, sono comunque messe meglio di molte altre a livello internazionale. In effetti, il confronto internazionale mostra come la ricchezza netta nel 2011 sia 7,9 volte il reddito lordo disponibile. Un rapporto superiore a quello di nazioni come gli Stati Uniti, la Germania e il Canada e simile a quello di nazioni come la Francia, il Regno Unito e il Giappone. Le famiglie italiane sono anche meno indebitate, anche se negli ultimi anni a causa della crisi economica la tendenza è leggermente cambiata.
Il risparmio è sceso nel 2012 in termini nominale. Questo è il settimo anno di cali consecutivi e ora è di 36 miliardi di euro, mentre negli anni novanta era attorno ai 100 miliardi di euro.

Diminuisce la ricchezza delle famiglie italiane per la Banca d’Italia

 La Banca d’Italia ha recente pubblicato il suo ultimo bollettino statistico in relazione alla ricchezza acquisita dalle famiglie italiane. Il quadro della situazione, però, mostra un decisivo calo dei patrimoni nel corso degli ultimi cinque anni, gli anni che vanno dal 2007 al 2012 e sono stati contraddistinti dalla crisi economica. 

Per il debito pubblico un nuovo record e calano le entrate fiscali

 Il debito pubblico italiano fa segnare un nuovo record. La Banca d’Italia, nel supplemento al Bollettino statistico, ha comunicato infatti che a ottobre 2013 il debito pubblico è arrivato a 2.085.321 milioni. A settembre il debito pubblico era a 2.068.722 milioni mentre a ottobre 2012 era a 2.016.042 milioni. Una crescita continua, quindi, che sembra inarrestabile. L’Italia ha uno dei debiti pubblici più alti del mondo e questo è sempre un elemento di richiamo da parte dell’Europa e un limite allo sviluppo.
Oggi Standard and Poor’s ha confermato per l’Italia il rating BBB e l’outlook negativo basato proprio sull’alto debito pubblico e sulle previsione scarse di crescita. Il debito pubblico già alto continua quindi a crescere e le possibilità di vedere la crescita economica in Italia si assottigliano, soprattutto se la politica non interviene con scelte efficaci.
La Banca d’Italia ha mostrato anche i dati sul fisco. Da questi dati emerge che nei primi dieci mesi di quest’anno, gli incassi delle tasse sono stato di 1,442 miliardi. Nel periodo che va da gennaio a ottobre 2013 il gettito è stato di 307,8 miliardi. Nello stesso periodo del 2012, il gettito è stato invece di 309,3. Per lo Stato si registra quindi un minore gettito dello 0,4%.
Il debito pubblico che aumenta e le minore entrate fiscali non sono quindi belle notizie per l’Italia impegnata a uscire dalla recessione a favorire lo sviluppo industriale. I segnali della ripresa della produzione industriale e del Pil che non è più in discesa fanno ben sperare, ma per molti analisti economici gli effetti sull’economia e soprattutto sull’occupazione, un problema importante per l’Italia, non saranno ottenibili a breve.