L’Europa cresce in produzione industriale, ma ci sono ancora rischi per occupazione e inflazione

 La crescita nel settore manifatturiero e dei servizi della zona euro a marzo è al livello più veloce dal 2011. Il miglioramento  della Francia fornisce ulteriori prove che la ripresa della regione è sulla buona strada.

Il presidente della banca centrale europea (Bce) Mario Draghi ha previsto la ripresa graduale dopo la crisi del debito sovrano. Le preoccupazioni che si possa ricadere nella crisi economica sono legate allo scenario attuale che vede l’aumento del 6,2% dell’euro nei confronti del dollaro nel corso dell’anno passato e i segnali di rallentamento della crescita in Cina. L’euro, che si è apprezzato del 6,1% contro il dollaro negli ultimi 12 mesi, è stato scambiato a 1,3779 dollari.

 

L’attività manifatturiera in Francia cresce a sorpresa in riferimento alle previsioni

 

La ripresa in Europa è in corso è a marzo completa il miglior trimestre della zona euro a partire dal secondo trimestre del 2011.

Anche se la Bce prevede che l’economia della zona euro tornerà a una crescita per l’intero esercizio quest’anno, si sta espandendo meno rapidamente rispetto alle altre grandi economie e la disoccupazione rimane elevata. I funzionari stanno anche misurando il rischio che l’inflazione bassa potrebbe trasformarsi in deflazione.

L’inflazione della zona euro ha inaspettatamente rallentato nel mese di febbraio, il che significa tasso di inflazione è stato inferiore all’1% per cinque mesi. La Bce mira a mantenere l’inflazione vicina al 2%.

La relazione Pmi evidenzia anche i rischi di una caduta dei prezzi nella regione dell’euro, una minaccia che ha spinto Draghi a mantenere i tassi di interesse al minimo storico per un periodo di tempo prolungato.

 

La Banca Centrale pressa l’italia su l tema delle riforme

 Dura la Banca Centrale Europea  con l’Italia che finora «non ha fatto tangibili progressi rispetto alla raccomandazione della Commissione Ue» di abbassare il deficit, rimasto al 3% nel 2013 contro il 2,6% raccomandato dall’Europa. Lo scrive la Bce, chiedendo che vengano fatti «i passi necessari» per rientrare nel deficit e garantire che il debito sia messo «in traiettoria discendente».

Bce, le eventuali manovre sui tassi

 Le eventuali manovre che la BCE potrebbe implementare dal punto di vista dei tassi di interesse potrebbe rivelarsi inefficace: il margine di intervento sul costo del denaro è oramai minimo e pure un tasso di deposito in territorio negativo non assicurerebbe nessun miglioramento del meccanismo di trasmissione del credito dal sistema bancario a quello produttivo.

La Bce alle prese con l’euro rafforzato

Il presidente della Banca centrale europea (Bce) Mario Draghi sta prendendo di mira l’euro. Le sue parole forti dei giorni passati sono state dirette alla moneta che è al suo livello più alto dal 2011. Draghi ha affermato che il tasso di cambio è sempre più rilevante nella valutazione della stabilità dei prezzi.

 I guadagni dell’euro sono sia una rivendicazione del successo di Draghi nello stabilizzare la moneta dopo la crisi del debito sovrano sia un dilemma.Il prodotto interno lordo in Europa cresce più lentamente rispetto alle altre grandi economie, e aziende come Adidas hanno detto che l’ascesa dell’euro sta danneggiando le esportazioni.

 

In Europa bisogna monitorare l’inflazione

 

L’euro è eccessivamente alto e i commenti di Draghi e dei funzionari della Bce sono stati soft anche se circolano le preoccupazioni.

L’euro è passato da 1,3846 dollari a 1,3967 dollari la scorsa settimana godendo del suo miglior inizio di anno rispetto al dollaro dal 2011, guadagnando l’1,2%. I dati mostrano che la valuta comune ha una probabilità del 53% di raggiungere 1,45 dollari quest’anno.

La Bce sta probabilmente reagendo solo in parte all’andamento dell’euro, come affermano diversi economisti. Le imprese si lamentano quindi della Banca centrale considerando le loro esportazioni.

Morgan Stanley e Ubs Ag hanno detto che l’aumento dell’euro non è compatibili con l’obiettivo della Bce di riparare una economia che si è ridotta dello 0,5% l’anno scorso. E c’è  anche l’inflazione. I prezzi al consumo sono aumentati dello 0,8% in febbraio rispetto all’anno precedente, la metà dell’obiettivo del 2% della Bce.

La Bce sta quindi pensando di agire per fare in modo che l’euro torni sotto pressione, ma nel breve termine l’euro è ben supportato. Morgan Stanley vede l’arrampicata dell’euro a un massimo di 1,42 dollari prima di scendere a 1,24 dollari entro la fine dell’anno. La moneta è costantemente aumentata dal 2012 da 1,2043 dollari, mentre l’Europa sta recuperato da una crisi che ha visto la Grecia, il Portogallo e l’Irlanda avere bisogno di essere salvate. Nel luglio del 2012, Draghi ha affermato che la Bce è pronta a fare tutto il necessario per preservare l’euro.

Le valutazioni prevedono che la crescita dell’economia dell’area dell’euro dovrebbe accelerare all’1,8% entro il 2016 e l’inflazione rimanere sotto obiettivo nei prossimi due anni: Il tasso di disoccupazione dovrebbe rimanere al di sopra dell’11%.

Moody’s conferma la tripla A per l’Unione europea

 L’agenzia internazionale Moody’s ha confermato la tripla A per l’Unione europea e ha migliorato l’outlook da negativo a  stabile. Una buona notizia per l’Europa alla ricerca di conferme sulle migliorate prospettive economiche e della ripresa. In effetti, con differenze tra i Paesi, i dati mostrano che la ripresa in Europa sta avvenendo e che è caratterizzata dal miglioramento di diversi indicatori economici.

L’agenzia di rating Moody’s ha spiegato la decisione di migliorare le prospettive dell’Ue con la diminuzione dei rischi finanziari che dipendono dalla lunga crisi del debito sovrano dell’Europa e con il fatto che la posizione di Paesi periferici come l’Irlanda e il Portogallo si è rafforzata. Inoltre, si fa riferimento anche a una migliorata qualità del credito. Moody’s spiega che gli impegni presi dagli Stati verso la Ue vanno nella giusta direzione.

 

Moody’s: migliorato rating di 19 enti

 

La stessa Italia sta seguendo il programma dell’Unione europea sul rapporto deficit Pil e c’è un impegno dei diversi Stati a rientrare nei parametri economici. In Europa il problema principale in questo periodo è l’inflazione e la forza dell’euro, come ha affermato il Presidente della Banca centrale europea (Bce) Mario Draghi. L’obiettivo dell’inflazione al 2% può essere raggiunto gradualmente nei prossimi due o tre anni e su questo obiettivo punta la Bce in base alle previsioni e alle parole di Mario Draghi espresse in diversi circostanze.

Moody’s approva quindi gli impegni presi dagli Stati membri dell’Unione europea. Sono considerati buoni strumenti i fondi sava Stato e la rete di protezione che è stata creata contro la crisi finanziaria con l’importante ruolo dello European stability mechanism e dello European financial stability mechanism. Anche la gestione oculata del bilancio da parte dei vertici dell’Unione europea è considerata.

Contanti, sempre meno persone ne fanno uso

 Sta diventando sempre più normale ed automatico il vivere in una società dove i contanti non esistono più. Può sembrare un po’ strano come idea ma in realtà è quello a cui stiamo andando incontro. Sta di fatto che anche in questo campo stiamo sempre più rapidamente arrivando ad un punto di svolta.

Per la Bce l’Italia deve ridurre il deficit

 La Banca centrale Europea (Bce) nel suo bollettino mensile ha affermato che finora l’Italia “non ha fatto tangibili progressi rispetto alla raccomanndazione Ue di ridurre il deficit, rimasto al 3% l’anno scorso contro il 2,6% raccomandato dall’Europa. L’Europa continua quindi a tenere sotto controllo l’economia del nostro Paese e a fornire delle raccomdazioni.

All’Italia si chiedono uleriori sforzi, ma la linea politica del Presidente del Consiglio Matteo Renzi non è solo di austerity, ma anche di abbassare la pressione fiscale e restituire qualcosa ai lavoratori in termini di tasse come attraverso il taglio del cuneo fiscale.

Un progetto che Angela Merkel ha detto essere ambizioso e che quindi non ha trovato ostacoli in Europa, e neanche in Italia visto che i sindacati hanno approvato le riforme proposte.

 

Bce, la crescita va come previsto. Pericolo deflazione si allontana

 

Per quanto concerne l’economia dell’Europa, la Bce si aspetta che in zona euro l’inflazione “nei prossimi mesi si attesti in prossimità dei livelli attuali”, per aumentare gradualmente verso il 2%. Nel 2014 la Bce si aspetta un’inflazione all’1%, nel 2015 all’1,3% e nel 2016 all’1,5%. Le precedenti stime indicavano l’1,1% per il 2014 e l’1,3% per il 2015. La questione dell’inflazione bassa, e della deflazione anche se al momento non ci sono elementi per parlare di questo rischio, è in questo periodo uno degli aspetti più problematici dell’economia in Europa. I rischi della bassa inflazione sono più ati di quelli dell’inflazione alta, visto che la stima di base del 2% è un parametro di riferimento.

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Per Draghi la politica monetaria rimane uguale e pronta a contrastare la bassa inflazione

 Il presidente della Banca centrale europea (Bce) Mario Draghi ha affermato che si può contribuire a minori tassi di interesse reali evitando il rischio che l’inflazione non torni all’obiettivo fissato. Draghi ha parlato di indebolimento dell’euro e di un allentamento de facto dell’orientamento della politica monetaria, con i tassi di interesse reali destinati a calare oltre l’orizzonte di proiezione. Inoltre, il Presidente della Bce ha detto che il vero spread del tasso d’interesse tra l’area dell’euro e il resto del mondo probabilmente cadrà, mettendo così pressione al ribasso sul tasso di cambio.

I commenti di Draghi arrivano dopo quelli della riunione di politica monetaria della scorsa settimana, quando ha detto che un rafforzamento dell’euro dal 2012 ha mantenuto i prezzi al consumo bassi. Mentre il tasso di cambio non è un obiettivo politico per la Bce, Draghi ha affermato che il livello della valuta sta diventando sempre più rilevante nella valutazione della stabilità dei prezzi.

 

Draghi, Bce: “Ripresa lenta del Pil Eurozona”

 

L’euro ha guadagnato circa il 6,6% contro il dollaro nel corso dell’anno passato ed è in crescita del 6,9% nei confronti di un paniere di monete dei mercati sviluppati. La moneta è scesa  oggi dopo il calo dello 0,3% di ieri a seguito delle osservazioni di Draghi. Aveva raggiunto 1,3967 dollari nella prima parte della giornata, il livello più alto da ottobre 2011.

Gli economisti sono divisi sul fatto che la Bce avrebbe agito per impedire all’euro di rafforzarsi. L’orientamento politico della Bce è di mantenere i tassi di interesse ufficiali ai livelli attuali o inferiori per un periodo di tempo prolungato.

Mario Draghi ha detto che l’eccessiva bassa inflazione è attualmente più rilevante  dell’alta inflazione, anche se il rischio di deflazione è abbastanza limitato . La crescita dei prezzi è stata dello 0,8% a febbraio che è  meno della metà della definizione della Bce sulla stabilità dei prezzi.
Il Presidente della Bce ha anche affermato che ogni rischio materiale di deflazione sarà contrastato con ulteriori misure di politica monetaria.

Bce, la crescita va come previsto. Pericolo deflazione si allontana

 I tassi di interesse restano fermi allo 0,25%, minimo storico dall’entrata in vigore dell’euro e lì resteranno anche se l’economia migliorerà, stando a quanto riferito dal governatore della Bce. Tra gli economisti c’è addirittura chi si aspettava il varo di misure straordinarie di allentamento monetario.