La politica monetaria della Bce

 La Banca centrale europea (Bce) ha affinato il suo orientamento in avanti sui tassi di interesse, dando agli investitori un nuovo indicatore economico da considerare. La settimana scorsa, il presidente della Bce Mario Draghi, il vicepresidente Vitor Constancio e il membro del Comitato esecutivo Sabine Lautenschlaeger hanno tutti citato il cosiddetto output gap come un motivo per cui l’area dell’euro a 18 nazioni avrà bisogno di tassi bassi anche dopo che la crescita e l’inflazione saranno migliorati.

Draghi sta cercando di assicurare agli investitori che che sarà lui a evitare l’errore del suo predecessore, Jean Claude Trichet, che ha sollevato oneri finanziari nel 2011 e ha inavvertitamente accentuato una crisi del debito sovrano che ha quasi fratturato la moneta unica.

 

In Europa la produzione industriale scende inaspettatamente

 

Draghi ha fatto un deliberato tentativo di spingere la discussione sugli aumenti dei tassi nel futuro nonostante le prove che la ripresa sta avendo uno slancio. La sua strategia di difesa è contro quelli che collegano la crescita con una politica più stretta.

Il Fondo Monetario Internazionale prevede che il Prodotto interno lordo (pil) della zona euro resterà sotto al potenziale per il 2014. Si stima che il deficit si ridurrà gradualmente allo 0,4% del Pil potenziale nel 2018 dal 2,5% di quest’anno.

Mario Draghi ha affermato che la politica monetaria della Bce resterà in vigore anche dopo che ci saranno dei miglioramenti dell’economia. La Bce ha mantenuto il suo tasso di interesse di riferimento al minimo storico dello 0,25% nel corso della riunione. le previsioni sono di una crescita che accelererà all’1,8% nel 2016 dall’1,2% di quest’anno e l’inflazione salirà all’1,5% dall’1%.

Come la Bank Of England e la Federal Reserve, la Bce è alla ricerca di modi per garantire la fragile ripresa economica evitando una ricaduta considerando che le aspettative per una politica monetaria più restrittiva potrebbero spingere verso l’alto i tassi di mercato.

In Europa la produzione industriale scende inaspettatamente

 Nella zona euro la produzione industriale è scesa inaspettatamente a gennaio sottolineando la fragilità della ripresa del blocco della moneta dalla recessione. Eurostat ha affermato che la produzione industriale è scesa dello 0,2 dal mese di dicembre. Rispetto all’anno precedente la produzione è aumentata del 2,1%.

Mentre l’economia dell’area dell’euro si è ampliata per tre trimestri consecutivi, il ritmo di crescita non ha superato lo 0,3%. La disoccupazione rimane vicina al record e l’inflazione è rimasta al di sotto del 2% previsto dalla Banca centrale europea (Bce).

 

Banca Centrale Europea, lascia i tassi di interesse invariati

 

Il presidente della Bce Mario Draghi ha affermato che i rischi per le prospettive economiche dell’area euro continuano a essere presenti. Il 6 marzo la banca centrale di Francoforte ha lasciato il tasso di rifinanziamento principale invariato al minimo storico dello 0,25%. La Bce aspetta di vedere miglioramenti non solo in termini di crescita, ma anche di tasso di disoccupazione. La politica monetaria non è cambiata proprio perché la ripresa è ancora debole e ci sono dati che non fanno pensare a un miglioramento contestuale della situazione economica dell’Europa se non in alcuni indicatori che, seppure importanti, non sono così pregnanti.

La produzione di energia in Europa è scesa del 2,5% e la produzione di beni di consumo durevoli è diminuita dello 0,6%. Questi sono altri due indicatori che mostrano come la ripresa non si è ancora inserita nel binario della stabilità. La produzione industriale in Germania, che è la più grande economia europea, è aumentata dello 0,4% dopo un calo dello 0,1% nel mese di dicembre, come ha detto Eurostat. In Francia, la produzione è scesa dello 0,3% mentre è aumentata dell’1% in Italia.

Riunione dell’Ecofin sull’unione bancaria e non solo

 Importante giornata per l’economia e le banche europee. Oggi si riunisce il gruppo dell’Ecofin con i ministri dell’economia e delle finanze dei Paesi dell’Unione europea. L’incontro vede il debutto del nuovo ministro dell’Economia italiano Pier Carlo Padoan che dovrebbe illustrare le linee guida.

La riunione dell’eurogruppo si basa sul progetto dell’unione bancaria, che è fondamentale per la Banca centrale europea (Bce). Dopo diverse riunioni e vari confronti sui parametri e la gestione dell’unione bancaria, con vari test alle banche europee, sono stati fatti diversi passi in avanti. La riunione di questa giornata è importante perché la trattativa potrebeb arrivare al passo finale per il progetto dell’unione bancaria.

 

Le prime mosse della Bce nel 2014 e l’unione bancaria

 

L’Italia sembra presentarsi bene a questo appuntamento. In effetti, tutto quello che l’Europa ha chiesto di fare al nostro Paese in tema di organizzazione e conti delle banche è stato fatto e quindi l’Italia si trova messa bene anche a confronto con altri Paesi.

I lavori del vertice Ecofin saranno quindi basati sull’unione bancaria, ma sul tavolo sono presenti anche la situazione economica dell’Eurozona e il programma di aiuti a Cipro, Grecia e Portogallo.

Sarà importante anche capire che valutazione darà l’Europa delle proposte che il ministro Padoan porterà che si riferiscono all’agenda delle riforme economiche del governo Renzi. Da Bruxelles ci sono stati già due interventi netti che hanno messo l’Italia tra i Paesi con alti squilibri economici e che hanno escluso la possibilità di utilizzare i fondi europei per tagliare il cuneo fiscale. L’appuntamento di oggi potrebbe essere importante anche per questo. L’Italia insiste sull’importanza della crescita.

La Bce mantiene invariato il tasso di interesse e rivede le stime di crescita e di inflazione

 La Banca centrale europea (Bce) ha mantenuto il suo tasso di interesse di riferimento al suo minimo storico dello 0,25%. La Bce ha leggermente alzato le sue previsioni di crescita all’1,2% nel 2014 , ma ha abbassato la sua stima sull’inflazione.

I tassi di interesse dell’Eurozona sono rimasti invariati dal novembre 2013, quando la banca ha detto di aspettarsi un periodo prolungato di bassa inflazione. Nel mese di febbraio, l’inflazione della zona euro era allo 0,8% , ben al di sotto dell’obiettivo del 2% della Bce, che ha spinto le preoccupazioni di deflazione. Tuttavia, la Bce è fiduciosa che le economie della zona euro si stanno riprendendo dalla recessione.

 

I motivi della politica economica della Bce

 

Il Presidente della Bce Mario Draghi ha affermato in una conferenza stampa a Francoforte che ha deciso di lasciare invariato il tasso anche se ci sono stati continui segnali di ripresa. Draghi ha detto che le possibili minacce alla crescita non mancano inclusi i rischi geopolitici quali le tensioni in Ucraina. Il pericolo per il Presidente della Bce sono gli sviluppi imprevedibili e potenzialmente di grande importanza. Tuttavia, la banca ha leggermente alzato la sua proiezione di crescita dell’Eurozona nel 2014 dal 1,1% al 1,2%. La Bce si aspetta anche un graduale aumento della crescita al 1,5% nel 2015 e 1,8 % nel 2016.

Per Draghi, le eventuali ripercussioni dalla crisi Ucraina sulla crescita della zona euro possono essere presenti in un prossimo futuro, ma possono essere molto gravi in un anno e mezzo.

La Bce ha leggermente ridotto le sue stime di inflazione all’1% nel 2014 dalla sua previsione dell’1,1 % fatta alla fine dello scorso anno. Draghi ha affermato che l’inflazione dovrebbe aumentare gradualmente fino al 2016 verso il 2%.

I mercati si aspettavano l’azione della Bce per iniettare liquidità nel sistema finanziario dell’Europa.

Bce, attesa per la prossima riunione. Economia in ripresa

 Importante settimana per la Banca centrale europea con in primo piano l’intervento di Draghi di fronte al Parlamento europeo, giovedì la consueta riunione mensile del consiglio direttivo della Bce con direttive sulla politica monetaria.

La ripresa in Europa con la Bce che aspetta un consolidamento

 L’economia in Europa mostra segnali di ripresa, anche se l’Italia non è ancora allineata a questa ccrescita. Markit Economics ha mostrato la crescita dell’indice sui servizi nella zona euro a un livello che è il più alto da 32 mesi, a 52,6, e che supera le previsioni, che erano a 51,7. In aumento anche le esportazioni dell1,2% nel quarto trimestre che aiuta il Prodotto interno lordo (Pil) a salire dello 0,3% Nel Regno Unito la crescita è stata superiore alle stime degli economisti.

La Banca centrale europea (Bce) potrebbe quindi cambiare la sua politica riducendo la proposizione di nuovi stimoli. Il presidente della Bce Mario Draghi ha affermato che è necessario ottenere ulteriori informazioni sulla ripresa prima di prendere qualsiasi decisione. I dati sull’inflazione e sul sentiment economico hanno superato le stime ed è difficile che la Bce riduca il tasso di riferimento dal record basso corrente dello 0,25%.

 

Bce, utile netto in crescita

 

Il miglioramento dell’indice sui servizi dell’Eurozona è stato guidato dalla Germania mentre in Francia è sceso meno di quanto inizialmente stimato. In crescita i consumi delle famiglie dello 0,1% e il Pil in aumento dello 0,3% corrispondea una stima iniziale pubblicata il mese scorso.

L’area dell’euro registrerà una crescita annua nel 2014 per la prima volta da tre anni, secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale (Fmi) e della Bce, anche se restano i rischi dell’alta disoccupazione e dei prezzi deboli. Con l’inflazione a meno della metà del livello del 2% stabilito dalla Bce c’è il rischio della deflazione e Mario Draghi ha detto che sta si è pronti ad agire per fornire un maggiore sostegno.

La crisi in Ucraina e la politica monetaria della Bce

 La produzione di energia è il più grande rischio economico dalla crisi in Ucraina, ma ci sono anche altre implicazioni. I mercati azionari di tutto il mondo probabilmente apriranno in ribasso in questi giorni con gli investitori che temono che le problematiche geopolitiche inibiscano l’attività economica. Tali timori portano anche gli investitori in fuga verso attività più sicure, con un basso rischio di default, come quelle del Tesoro Usa. Questo potrebbe portare a tassi di interesse più bassi e perturbare i mercati azionari nelle economie emergenti.

 

Le ricadute economiche della crisi in Ucraina

 

La Banca centrale europea si riunisce Giovedi per impostare la politica monetaria. La Banca centrale europea (Bce) ha cercato di fermare la deflazione che sta prendendo piede in tutta l’area euro. Nel mese di novembre, ha inaspettatamente tagliato i tassi di interesse allo 0,25% e li ha tenuto così a febbraio. La crisi in Ucraina potrebbe influenzare il processo decisionale della Bce, ma potrebbe dare loro un incentivo in più per allentare ulteriormente la politica monetaria al fine di combattere eventuali crescenti timori degli investitori.

Infine, l’eventuale congelamento dei beni o sanzioni economiche  alla Russia avrebbero anche un impatto più significativo sulle economie europee e americane, soprattutto se Putin risponde con le forniture di petrolio greggio e gas. Ma data la volatilità di tutta la situazione, è difficile prevedere come tutti gli eventi influenzeranno l’economia globale con certezza.

Se l’Europa è in parte dipendennte dal petrolio e dal gas russo, la Russia ha bisogno degli introiti che ne derivano per avere una stabilità economica adeguata. La situazione potrebbe quindi trovare un equilibrio ma le possibilità che precipiti sono ancora attuali.