Quality Review Asset, la Bce punta a migliorare i bilanci bancari

 La riduzione del costo del rifinanziamento del debito delle economie più deboli dell’area euro negli ultimi due anni ha permesso all’Eurozona di lasciarsi alle spalle la fase più acuta della crisi del debito. Eppure sembra che tutto questo stia volgendo al termine.

Per Draghi ripresa lenta e ancora rischi per l’Europa

 Conferme da parte della Banca centrale europea (Bce) sul tasso di riferimento nell’euro, che rimane allo 0,25%, al minimo storico. Una decisione attesa dagli analisti finanziari e confermata quindi dalla Bce.

Il Presidente della Bce Mario Draghi nella conferenza stampa ha affermato che si sono ancora rischi legati alla ripresa economica a all’inflazione, che sarà ancora debole e sotto all’obiettivo del 2% annuo ancora per un lungo tempo.

 

La Bce esaminerà la qualità dell’attivo degli istituti di credito

 

Draghi ha confermato il tasso sui prestiti marginali allo 0,75% e ha detto, con più forza che nel passato, di essere pronto a intervenire con ogni mezzo possibile al fine di evitare eventuali tensioni sul mercato monetario o rispetto alle prospettive dei prezzi. C’è il sostegno quindi della Bce, ma la situazione economica non è ancora priva di rischi.

 

La Bce non vede problemi di deflazione

 

Il quarto trimestre del 2013 dovrebbe segnare un tasso positivo di crescita nell’Eurozona, e confermare la ripresa debole che si dovrebbe riproporre anche nel 2014 e nel 2015. I problemi riguardano la disoccupazione, che rimane alta,  e “i necessari aggiustamenti di bilancio che continueranno a pesare sull’attività economica”, ha affermato il presidente della Bce.

Per Mario Draghi, sono necessarie le riforme del mercato del lavoro per cambiare questa situazione. Parole di sostegno e anche di cautela sulla ripresa economica in Europa. Considerando, infatti,  le prospettive sui prezzi la situazione è peggiorata. Il tasso di crescita dovrebbe mantenersi si bassi livelli come al momento per almeno due anni. Draghi mette in evidenza, quindi, un  probabile periodo di inflazione bassa che può essere lungo nell’Eurozona. L’aggiustamento dell’Eurotower verso  l’obiettivo, vicino al 2% annuo, sarà graduale nel tempo.

Quali settori privilegiare per investire nel 2014

 Lo scorso anno, appena concluso, ha visto una forte ripresa dei listini azionari, soprattutto quelli degli Stati Uniti. ora che effettivamente è iniziato il nuovo anno finanziario, i temi più interessanti potrebbero rimanere sempre i mercati azionari.

Le banche centrali sosterranno la ripresa anche nel 2014

 L’inizio del nuovo anno porta con sé per l’intera economia del globo la possibilità di un generale miglioramento delle condizioni economiche, che spingerà molti paesi ad intraprendere percorsi di ripresa anche se non sarà tuttavia sufficiente a far risalire gli indici al di sopra dei livelli detenuti prima dell’avvento della crisi. 

Ancora una flessione nei prestiti ai privati nel mese di novembre 2013

 Anche per il mese di novembre 2013 è stato possibile registrare una ulteriore flessione nel mercato del credito, in modo particolare sul fronte dei prestiti e dei finanziamenti rivolti al settore privato. A confermarlo è la Banca Centrale Europea, BCE, che ha rilasciato i dati relativi al decimo mese dell’anno per gli istituti bancari che si avvalgono della sua supervisione. 

La Bce non vede problemi di deflazione

 Il numero uno della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, non ravvisa il problema stringente relativo ad una probabile deflazione nella zona Europea.

Le prime mosse della Bce nel 2014 e l’Unione bancaria

 La prima riunione della Banca Centrale Europea (Bce) sarà dopo le feste il 9 gennaio. Ci sarà la conferenza stampa programmatica del Presidente della Bce Mario Draghi e si continuerà verso l’Unione bancaria.
A dicembre, la conferenza stampa di Mario Draghi faceva capire che la Bce non poteva allentare di più il credito, ma il rischio della deflazione potrebbe portare a scelte diverse a gennaio in termini di politica monetaria. Per gli analisti è possibile un ulteriore taglio del tasso refi nel primo trimestre 2014. Questa potrebbe essere la prima scelta della Bce per aiutare l’economia dell’Europa e dovrebbe quindi evitare clamorose posizioni a inizio anno. Il taglio del tasso refi dovrebbe essere di 15 punti base.
Intanto l’Europa è impegnata con la nuova disciplina bancaria e con l’Unione bancaria. L’obiettivo, dopo che è stato trovato l’accordo tra i Paesi, è che inizi il negoziato con il Parlamento europeo. Lo ha detto Mario Draghi commentando l’accord che si è raggiunto qualche giorno fa all’Ecofin e che si basa sul meccanismo unico di risoluzione bancaria raggiunto. Mario Draghi ha affermato: “La Banca centrale europea saluta con grande soddisfazione questo accordo che rappresenta un passo importante per completare l’Unione Bancaria”.
La supervisione della Bce da novembre 2014 rende l’accordo importante per una maggiore solidità dell’unione monetaria a livello europeo. La questione del backstop, cioè del paracadute finanziario che è stata alla base delle difficoltà a trovare l’accordo, è ancora da considerare meglio. In effetti, il paracadute finanziario ancora non c’è. Ci sono anche il lungo tempo di transizione al Fondo unico di risoluzione di dieci anni e la questione del finanziamento sul mercato del nuovo organismo che sono altri due punti che necessitano di essere visti. C’è un meccanismo complesso che garantisce quando gli azionisti, i creditori e i grandi depositanti non sono in grado di risolvere i problemi. Un caso raro si afferma e che si riferisce a prestiti tra fondi nazionali, finanziamenti ponte e coinvolgimento dell’Esm.

Quali sarebbero le conseguenze dell’uscita dall’euro?

 Qualche giorno fa, il Presidente della banca centrale europea (Bce) Mario Draghi ha affermato che pensare di uscire dall’euro è ingenuo perché sarebbero più i problemi che i vantaggi di una simile scelta. Draghi ha criticato quelli che ha definito “populismi” e che vedono nel ritorno alla lira la soluzione dei problemi economici.
Oltre alla Bce la possibilità di uscire dall’euro è vista in maniera negativa ma molti politici ed economisti. Questi parlano di pericolo, visto che l’uscita dall’euro può avvenire attraverso un negoziato che porti alle monete nazionali nel sud Europa e a una moneta comune dell’Europa del nord o attraverso la frantumazione dell’euro per i problemi economici e finanziari.
Quali sarebbero le conseguenze di una uscita dall’euro secondo queste previsioni? Vediamole di seguito.
Risparmi. La svalutazione della moneta sarebbe del 20% e questo significa che i risparmi e il patrimonio degli italiani si abbasserebbe del 30%.
Mutui. Con il tasso fisso, la riconversione degli stipendi e l’aumento dell’inflazione renderebbero il mutuo quasi insostenibile. Con il tasso variabile non c’è più l’Euribor e il tasso sostitutivo italiano porterebbe all’aumento della rata mensile.
Stipendi. La svalutazione della lira porterebbe a un valore minore del 60% di stipendi e pensioni.
Inflazione. La svalutazione farebbe salire l’inflazione visto che i prodotti costerebbero di più. I rendimenti sui titoli di Stato aumentano e anche il debito pubblico crescerebbe.
Case. Il valore immobiliare si abbasserebbe come conseguenza dell’inflazione.
Benzina. I costi aumenterebbero per la svalutazione e l’inflazione.
Importazioni. Aumenterebbero le esportazioni, ma le importazioni sarebbero in deficit con i prezzi delle materie prime che sarebbero molto alti.
Banche e capitali. La svalutazione e l’inflazione farebbero aumentare il debito pubblico e le banche rischierebbero molto, mentre i capitali potrebbero fuggire all’estero.
L’uscita dall’euro sembra quindi avere molti aspetti negativi che a livello europeo farebbero abbassare il Pil e portare a più rischi invece che a maggiore benessere.

Per Draghi è ingenuo pensare di uscire dall’euro

 Il Presidente della Banca centrale europea (Bce) Mario Draghi è tornato a parlare dell’euro in un’audizione al Parlamento europeo. Ieri, in una intervista a “La Repubblica”, Draghi aveva criticato i populismi, con riferimento alle posizioni euroscettiche, e difeso l’euro come aspetto fondamentale per il futuro. Poi è tornato a ribadire alcuni concetti facendo capire che la posizione della Bce di difesa dell’euro e del progetto europeo è sempre compatta.
Il Presidente della Bce ha affermato al Parlamento europeo che immaginare l’uscita dall’euro è ingenuo. Quei Paesi, o meglio quelle forze politiche di alcuni Paesi, che chiedono l’uscita dalla moneta unica sarebbero quindi ingenui perché l’euro è irreversibile.
Draghi ha spiegato che lasciare l’euro e svalutarlo del 40% porterebbe a una reazione dell’Europa. L’Europa non accetterebbe la svalutazione e quindi la situazione per chi decidesse di uscire dall’euro potrebbe essere anche peggiore.
Il presidente della Bce ha poi detto che uscire dall’euro per evitare di fare le riforme strutturali non è un buon motivo, visto che le stesse sono comunque fondamentali per i Paesi al di là dell’euro. Inoltre, le riforme strutturali fatte al di fuori della moneta unica sarebbero ancora più pesanti.
L’ex governatore della banca d’Italia ha parlato anche della situazione economica dell’Europa affermando che si può avere un cauto ottimismo. Più complessa la situazione del Meccanismo unico di risoluzione delle banche. Alla base c’è l’accordo sul finanziamento e Draghi parla dell’importanza di un Fondo Finanziario reale. La politica monetaria accomodante finché l’economia non si sarà ripresa è  stata ribadita nel discorso.