Il mercato approva il governo Letta

 La borsa italiana aveva senz’altro bisogno di un segnale positivo dalla politica del Belpaese e nel giro di una settimana le pressioni degli economisti hanno impresso un’accelerazione notevole alle trattative di palazzo. In questo momento, quindi possiamo rilevare due dati importanti: al mercato e agli investitori che portano denaro in Italia piace sia la rielezione di Giorgio Napolitano alla Presidenza della Repubblica per il secondo mandato, sia la scelta di Enrico Letta come presidente del Consiglio. 

La lista dei nuovi Ministri presentata da Enrico Letta

Il Governo Letta ha giurato in un momento molto delicato, con l’attentato fuori dal Parlamento che ha gettato nel panico la popolazione. Un attentatore solitario ha fatto fuoco colpendo due carabinieri e una passante. La tensione avrebbe potuto incrinare le quotazioni, invece i titoli hanno restituito un panorama diverso.

Il Napolitano-Bis fa bene allo spread

Enrico Letta è stato promosso a pieni voti. Il fatto che abbia scelto come ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni di Bankitalia, è stato una specie di asso nella manica che ha strizzato l’occhio alla BCE oggi guidata da Draghi. Lo spread ha fatto il resto calando fino a quota 272 punti.

I titoli italiani, intanto, sul mercato secondario, hanno toccato “il fondo”, i livelli minimi mai registrati dall’ottobre del 2010, in pratica si sono cristallizzati al 3,9 per cento.

 

Moody’s sulla situazione creditizia italiana

 All’ indomani dell’ insediamo del nuovo Governo italiano a Palazzo Chigi, anche Moody’s, attraverso un suo analista, Dietmar Hornung, che si occupa in maniera specifica dell’ Italia, ha espresso le sue considerazioni sulla situazione creditizia italiana.

Moody’ conferma l’outlook negativo per l’Italia

Per Moody’s, infatti, la situazione dell’ Italia resta ancora particolarmente difficile e la sua futura affidabilità creditizia sarà valutata sulla base della capacità del nuovo esecutivo di dare corso e di portare aventi le riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno.

Moody’s penalizza Finmeccanica

Agli occhi di Moody’s, quindi, la situazione italiana rimane sotto particolare osservazione, poiché l’Italia in futuro potrebbe comunque trovarsi nella necessità di chiedere aiuti alla Banca Centrale Europea o di avere bisogno del Fondo Salva Stati. Non potendo dunque escludere per il momento entrambe queste evenienze, il giudizio di affidabilità rimane come sospeso in attesa dei futuri sviluppi anche politici.

La situazione economica italiana che Moody’s rileva per il momento è dunque quella di un Paese ancora in recessione, caratterizzato da seri gap produttivi e una domanda interna molto debole. Un nodo cruciale è rappresentato poi dal mercato del lavoro, che appare ancora troppo regolamentato e vincolato ai contratti di categoria. A questo quadro va aggiunta la vulnerabilità delle banche.

La massa monetaria europea a marzo 2013

 La Banca Centrale Europea ha pubblicato in questi giorni un report dettagliato che riassume tutti i dati relativi alla circolazione del denaro all’ interno dell’ Eurozona per quanto riguarda il mese di marzo 2013.

> La Bce chiede più credito per le PMI

Il rapporto Bce sulla massa monetaria M3 analizza, infatti, tutti i movimenti relativi al contante che è possibile rilevare all’ interno dei Paesi della Unione Europea, nonché quelli relativi alle attività finanziarie e ai titoli liquidabili in breve tempo.

I dati del mese di mrzo 2013 attestano dunque che i prestiti della Bce al settore privato si sono ristretti dello 0,8% – così come anche a febbraio 2013 – e che la crescita monetaria, a differenza del mese precedente in cui si era arrivati ad uno 3,1%, si attesta solo al 2,6%.

Angela Merkel sul problema dei tassi della Bce

Si può infatti registrare in generale una decrescita della massa monetaria anche rispetto allo stesso trimestre gennaio – marzo 2013, in cui la crescita si è attestata solo sul 3%. Nel mese di marzo è poi rimasto invariato il totale dei crediti della Banca Centrale Europea, mentre sono aumentati i depositi presso le banche italiane, e in quelle di altri paesi dell’UE, come Slovenia, Spagna, Grecia e Irlanda, al contrario di quelli di Cipro – per ovvi e noti motivi.

Asmussen della Bce sul costo del denaro

 Mentre mercati e rappresentanti politici dei Paesi europei si interrogano sulle possibili decisioni che saranno prese da Mario Draghi, governatore della Banca Centrale Europea, in merito alla questione dei tessi di interesse e del costo del denaro, sulla questione interviene un esponente interno della stessa Bce.

>Critiche dalla Bundesbank alla Bce

Si tratta di Joerg Asmussen, membro tedesco del comitato esecutivo della Banca Centrale Europea che in linea generale accoglie le rilevazioni della cancelliera tedesca Angela Merkel in merito all’esistenza di una Europa a due velocità, che avrebbe quasi bisogno della imposizione di un doppio tasso di interesse per il soddisfacimento delle esigenze economiche di Paesi che versano in situazioni molto diverse tra loro.

> Angela Merkel sul problema dei tassi della Bce

Asmussen sostiene infatti che un taglio dei tassi di interesse potrebbe non agevolare i paesi europei in recessione non promuovendo delle misure adatte ad una futura crescita, senza contare inoltre che si tratterebbe di un intervento di portata limitata con il rischio di attenuare gli sforzi compiuti in direzione del consolidamento dei bilanci.

Anche le operazioni sui tagli, dunque, potrebbero non essere idonee a combattere ogni problema economico: quello di cui c’è bisogno in Europa è una migliore unione – ha precisato il rappresentante della Bce – dal punto di vista economico e finanziario.

 

Angela Merkel sul problema dei tassi della Bce

 La Banca Centrale Europea e il suo governatore Mario Draghi sono chiamati in questi giorni a decidere gli interventi che andranno operati sul costo del denaro. In attesa di questa importante decisione sia i mercati, sia i principali attori della situazione politica si sono espressi a favore o meno della previsione di un eventuale taglio sui tassi.

>Verso un ulteriore riduzione del costo del denaro

La maggior parte delle voci politiche, tuttavia, ha messo in evidenza come la Bce si trovi in merito a questa scelta in una situazione di particolare difficoltà, perché data la disomogeneità della compagine europea sotto il profilo economico, quella che viene a presentarsi agli occhi del governatore Draghi è quantomeno una situazione paradossale.

>Critiche dalla Bundesbank alla Bce

Interviene su questa linea, infatti, anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, che riterrebbe necessario in realtà una soluzione diversificata. Il tasso del costo del denaro andrebbe infatti alzato per la Germania, mentre andrebbe reso più basso per gli altri Paesi europei. A differenza della Germania, infatti, gli altri Pesi dell’ Eurozona hanno bisogno di politiche monetarie che mettano a disposizione maggiore liquidità e che premettano alle imprese di accedere alla liquidità stessa. Per i risparmiatori tedeschi, tuttavia, tassi di interesse troppo bassi finiscono per essere nocivi.

Critiche dalla Bundesbank alla Bce

Alla Bundesbank non va giù il piano formulato dalla Banca centrale europea per salvaguardia dell’euro. Parliamo dell’ormai noto programma OMT di acquisto di titoli degli Stati che si trovano in difficoltà.

Discutendone presso la Corte costituzionale tedesca, la Bundesbank dichiara che vi sono molte perplessità. Il piano, secondo quanto dicono Weidmann e soci, potrebbe non essere necessario e in più la sua attuazione metterebbe a repentaglio il denaro dei contribuenti tedeschi.

C’è di più: così formulato, il programma OMT violerebbe i Trattati europei che pongono un diniego sul finanziamento monetario dei deficit pubblici. Il presidente della Banca centrale tedesca, Jens Weidmann, era stato l’unico membro del consiglio direttivo della Banca Centrale europea a votare contro il lancio del programma durante la scorsa estate. Successivamente, però, la Bundesbank aeva dichiarato che, anche non essendo mai stato sfruttato, il programma era stato utile per portare pace nei mercati finanziari.

Il programma è curato nei minimi dettagli ma ancora non è stato reso pubblico. Con molta astuzia, e non è la prima volta che succede, la Bundesbank ha dato vita ad una fughe di notizie per contrastare le scelte della Bce da lei non condivise, facendo pubblicare il programma da un quotidiano tedesco.

La Bce chiede più credito per le PMI

 Una ricerca recentemente condotta dall’ Eurotower ha confermato che le piccole e medie imprese italiane sono state nell’ Eurozona quelle maggiormente colpite, negli ultimi sei mesi, da problemi di liquidità, con aumento dello scoperto e necessità di prestiti. Problemi, dunque, strettamente collegati con il calo dei profitti conseguente la crisi economica.

Le banche hanno paura di fare prestiti

La palma delle PMI più colpite dalla crisi è andata dunque, purtroppo, alle realtà di casa nostra, che, seguite subito da quelle spagnole, hanno fatto registrare tra ottobre 2012  e marzo 2013 i peggiori numeri a livello  di utili e fatturato.

Le banche italiane sono solide, ma devono concedere più prestiti alle PMI

La Banca Centrale Europea aggiunge, tuttavia, che un po’ in tutta Europa si è potuta rilevare, negli ultimi mesi, un aumento delle necessità di finanziamento e una concomitante pesante indisponibilità dei prestiti bancari e che queste condizioni hanno pesato in maniera negativa sulle reali possibilità di crescita e di ripresa nei diversi Paesi, in particolar modo per l’ Italia.

Andando ancora più nello specifico e valutando la questione in cifre, la Bce ha calcolato nel suo rapporto che la disponibilità di accesso a prestiti per le PMI europee è scesa al 10%, mentre vi è stato un calo del un tasso di respingimento delle domande di prestiti che ha toccato il 15%.

 

Le banconote da 500 euro saranno ritirate dalla BCE

 Il vicepresidente della Banca Centrale Europea, Victor Constancio, ha confermato che sarebbe presto intenzione della direzione della banca ritirare dalla circolazione le banconote da 500 euro e abolirne la stampa.

A livello monetario saranno eliminati i 500 euro

Il taglio da 500 euro, infatti, rappresenta per tutti i cittadini europei la banconota di più alto valore a disposizione, introdotta, insieme agli altri tagli, nel 2001. Ma la moneta cartacea da 500 euro, è, a furor di popolo, il taglio anche più difficile da gestire in molteplici situazioni, soprattutto quando viene richiesto un tipo di pagamento cash presso piccoli esercizi commerciali o attività a conduzione familiare.

>Produzione e distribuzione dei nuovi euro

Capita spesso, infatti, che gli esercenti non abbiano fisicamente la possibilità di dare il resto ai clienti che eventualmente si presentino a pagare conti e scontrini con banconote da 500 euro, dal momento che il fondo cassa previsto non lo permette. Senza contare che tagli così pesanti possono favorire e agevolare attività illegali come il trasporto di denaro all’ estero e il riciclaggio.

A questi due problemi, inoltre, pare si debba aggiungere secondo la BCE la strana facilità di copiatura e falsificazione propria di questo taglio di banconota, che per le squadre internazionali dei falsari e il mondo della malavita risulta molto più appetibile di altri tagli.

Rapporto BCE 2012: la crisi europea deriva dall’Europa

 Se si vuole trovare una causa alla crisi economica e finanziaria che continua a mordere l’Europa questa va cercata nelle condizioni stesse dell’Unione e nelle scelte dei governi. La responsabilità di quello che sta accadendo non può ancora essere addebitata alla crisi globale.

Non siamo più nel 2009. Allora si che aveva un senso parlare di crisi globale. Nel 2012, come ben spiega il Rapporto Annuale della BCE riferito proprio allo scorso anno, la mancanza di crescita dell’Europa è dovuta alla debolezza dei mercati interni: dopo il 2009, infatti, il Pil dell’Eurozona è cresciuto per due anni consecutivi, per poi contrarsi nuovamente nel 2012.

L’andamento della crescita è stato fortemente influenzato dalla debolezza degli investimenti e dei consumi privati con la domanda interna che ha segnato il primo calo dal 2009. Investimenti e consumi, a loro volta, sono stati appesantiti dai bassi indici di fiducia delle imprese e dei consumatori, da prezzi del petrolio elevati, da condizioni di accesso al credito bancario.

Qual è il problema reale, allora?

Secondo la BCE il problema risiede nell’insostenibilità del debito pubblico di diversi paesi dell’area Euro che perdura nonostante siano stati dati ai governi tutti gli strumenti necessari per risolvere la situazione.

Una soluzione duratura si potrà trovare solo se i governi decideranno di prendere i giusti provvedimenti per la sostenibilità del debito pubblico per rendere più competitive le proprie economie, rafforzare la resistenza delle banche e continuare a migliorare il quadro istituzionale dell’Unione Monetaria.

 

Verso un ulteriore riduzione del costo del denaro

Ridurre ancor di più il costo del denaro? La Banca Centrale Europa ha un ampio margine per farlo. Al momento, la Bce si configura come l’unica tra le banche centrali mondiali a possedere un minimo spazio di manovra e toccherà a lei determinare in modo indipendente quando è il momento giusto per utilizzarlo.

Questa è la considerazione fatta da Christine Lagarde, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, che poche ore dopo l’inizio dei lavori del G20 farà sentire la sua voce in relazione all’impegno preso per contrastare una svalutazione competitiva dei tassi di cambio.

Trasmissione fluida tra Bce e istituti

Lagarde ha riferito che “tra tutte le banche centrali chiaramente la Bce è quella che ha ancora spazio di manovra. Quello che secondo noi è essenziale è che ci sia una trasmissione fluida fra la banca centrale e le banche e fra gli istituti di credito, così che la politica monetaria possa essere trasmessa in maniera appropriata e i tassi bassi possano tradursi in tassi bassi anche per le piccole e medie imprese”.

Ricreare il credito

In questo modo sarà possibile liberare il credito necessario alle piccole e medie imprese e alle famiglie, che saranno capaci di investirlo nuovamente.