Le banche hanno paura di fare prestiti

Quello che regna è un clima di incertezza politica. Al momento, gli istituti bancari hanno paura di dare l’ok a prestiti. Lo ha riferito il presidente della Bce, Mario Draghi.

Il Ministro Vittorio Grilli, a seguito del clima regnante, afferma che “l’importanza di una soluzione politica veloce in Italia è soprattutto per gli italiani, poiché un’Italia che non decide ed è debole penso che possa giovare ai nostri competitor”. Le parole di Vittorio Grilli arrivano a latere dei lavori del Fmi. La sua è una risposta a chi gli domandava se l’incertezza politica italiana pesasse sull’economia globale.

Così, Grilli ha replicato che i rischi sono per ‘casa nostra’: “Non vedo rischi per economia globale, vedo rischi per Italia”.

Le notizie che arrivano dal fronte europeo, invece, sono le seguenti. La Banca Centrale europea può tagliare i tassi soltanto se i dati economici saranno ancora più negativi. L’attuale livello è dunque appropriato.

Lo dichiara il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, durante una conferenza a Washington. Qui si sta svolgendo il G20. Weidmann aggiunge che non sono stati tagliati i tassi all’ultima riunione poiché sono appropriati con le valutazioni effettuate dalla Bundesbank in relazione agli sviluppi economici, alla stabilità dei prezzi e alle analisi monetarie. Mercoledì in un’intervista al Wall Street Journal Weidmann aveva sembrato lasciare aperta l’ipotesi di un nuovo taglio dei tassi.

Cosa succede se la BCE non taglia i tassi

 Tutti si augurano che la BCE, presto o tardi, decida di fare quello che tutte le banche centrali stanno facendo: tagliare i tassi d’interesse per sostenere l’economia del paese o del continente. Le scelte del Giappone, per esempio, considerate molto aggressive in Europa, stanno soddisfacendo l’economia nazionale. La stampa del Vecchio Continente, invece, è convinta che la BCE deciderà il da farsi soltanto tra maggio e giugno.

La crisi secondo Jens Weidmann

Si dovrà scegliere se tagliare i tassi d’interesse dallo 0,75 allo 0,50 per cento. Una decisione di questo tipo sarebbe giustificata dalla condizione economica attuale ma non sono ancora chiari gli effetti sull’economia del paese.

La domanda da porsi, oltre quella sugli effetti, è relativa al taglio dei tassi: è probabile che accada? Certo è che la ripresa economica è ancora molto lontana e la Germania resta l’unico punto di eccellenza dell’Europa. Weidmann, il capo della Bundesbank, ha dato il suo placet ad un eventuale taglio dei tassi ribadendo che comunque non si tratta di una soluzione definitiva alla crisi dell’Europa.

Draghi e sopravvivenza dell’euro

Una considerazione simile l’ha fatta anche Christine Lagard a capo del GMI che è in un meeting che si è tenuto a Washington ha ribadito che la BCE può ancora fare molto ma la situazione europea deve essere risolta prima possibile e con decisione.

Draghi e sopravvivenza dell’euro

 Il presidente della BCE non deve aver preso di buon grado le critiche mosse in questi ultimi mesi alla banca centrale europea. Mario Draghi a differenza dei suoi omologhi cinesi e statunitensi, ha deciso di non abbassare nuovamente i tassi e non fomentare la guerra di valute.

Lo spread futuro non è un problema

Una scelta molto discussa in seno all’UE ma alla fine accettata come qualcosa di ineludibile, al punto che si è perso di vista un discorso molto importante di Draghi, fatto in occasione della conferenza stampa del 4 aprile scorso.

Secondo Maurizio Blondet, il governatore della BCE avrebbe usato delle parole molto forti per spiegare la situazione valutaria del Vecchio Continente e per dare qualche segnale deciso a chi si preoccupa se l’uno o l’altro paese usciranno dalla moneta unica.

Come spingono la crescita gli Stati Uniti e il Giappone

Un giornalista del sito Zero Hedge, infatti, ha deciso di porre una domanda molto particolare a Draghi: gli ha chiesto se esiste a livello comunitario una strategia o degli strumenti per evitare il crollo del sistema Europa qualora uno degli stati in crisi, per esempio la Grecia, la Spagna o Cipro, decidano di abbandonare l’euro.

Secondo Draghi si è trattato di un quesito molto ipotetico posto senza considerare il ruolo e l’importanza della moneta unica. Tutti sottovalutano la resistenza dell’euro, in realtà, secondo Draghi, questa valuta resisterà perché serve a sostenere la classe politica che ha investito tutto nell’euro.

Allarme della BCE sulla disoccupazione nell’Eurozona

 Secondo la BCE il tasso di disoccupazione dei paese dell’Unione Europea ha raggiunto un livello senza precedenti e la situazione non è destinata a migliorare. Secondo gli esperti della Banca Centrale Europea, infatti, nell’ultimo trimestre del 2012 il numero dei disoccupati è aumentato rispetto ai mesi precedenti e continuerà a farlo anche lungo il corso del 2013, mettendo a serio le possibilità di ripresa economica.

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Il numero dei disoccupati, secondo quanto riportato dai dati dell’Eurotower, va oltre i 200 milioni di persone. Secondo Mario Draghi si tratta di un dato inaccettabile, che evidenzia la necessità di interventi immediati e concreti.

La crisi economica e finanziaria – affermano dall’Eurotower – continua a gravare sul mercato del lavoro nell’area dell’euro. Nel quarto trimestre del 2012 l’occupazione è diminuita ancora, mentre il tasso di disoccupazione ha continuato a crescere, raggiungendo livelli senza precedenti. Secondo varie stime, sia il tasso di disoccupazione strutturale sia l’unemployment gap sono aumentati sensibilmente negli ultimi anni. I dati delle indagini segnalano un ulteriore calo dei posti di lavoro nel primo trimestre del 2013.

Della stessa opinione anche il Fondo Monetario Internazionale e l’Ocse. Un fatto che rende ancor più forte il grido dall’allarme che arriva dalla BCE che chiede a gran voce che i governi dei vari paesi intensifichino le riforme strutturali richieste, in modo che la riduzione del disavanzo pubblico rafforzi la crescita economica e viceversa.

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Nello specifico la BCE parla di riforme strutturali che mirino a favorire la ripresa dei mercati dei beni e dei servizi, la modernizzazione della Pubblica amministrazione. Tra i provvedimenti più importanti che dovrebbero essere presi dai governi ci sono quelli mirati a rendere più flessibile il processo di formazione dei salari rendendolo più coerente con la produttività.

 

 

 

La BCE criticata per la sua assenza

 La crisi europea è ancora nella sua fase clou e quelli che pensavano di essersi lasciati alle spalle i momenti peggiori, saranno costretti a ricredersi. In questo momento, infatti, quel che si può affermare con certezza è che la crisi non è finita ma anzi, la spirale negativa sembra viva più che mai.

La Banca Centrale Europea, in tutta questa tarantella, ha deciso di far restare invariato il costo del lavoro ma più in generale si potrebbe dire che non ha scelto di fare alcunché. Questo immobilismo, attaccato su più fronti, fa presagire un divorzio tra l’Europa e la moneta unica.

Goldman Sachs e la strategia sui titoli di stato

Il tutto aggravato dalla situazione economica attuale dove l’economia della zona euro è in recessione da circa due anni, la disoccupazione ha raggiunto livello record, l’inflazione annuale sta scendendo ma quella mensile ristagna, la recessione presente nel primo trimestre è stata soltanto intensificata a marzo.

Il Regno Unito in crisi lo spiega Osborne

La BCE, lo vedono tutti, sta percorrendo una strada molto diversa da quella scelta dalla Bank of England e dalla Federal Reserve che invece studiano dei programmi cosiddetti di asset. Per esempio la Fed ha la volontà di espandere la base monetaria e migliorare le condizioni del settore immobiliare. La Bank of England, invece, studia degli asset che dovrebbero poi favorire le imprese.

Niente entusiasmo sul fronte americano

La settimana post-pasquale di Piazza Affari

 Di rientro dalle vancanze pasquali, la Borsa ha dovuto fare i conti con i dieci saggi e con una settimana di scambi ridotta a soli 4 giorni. Al di là delle naturali oscillazioni, è interessante capire come si è concluso questo periodo.

Il debutto “lussuoso” di Moleskine

Piazza Affari ha chiuso con un rialzo molto lieve dello 0,62% e rispetto agli altri listini europei occorre dire che è andata molto bene visto che le principali borse dell’UE hanno chiuso in parità oppure in territorio negativo.

Sembra che a condizionare questo andamento dei mercati, sia stato il consueto discorso della BCE. Mario Draghi, infatti, è entrato nel merito della situazione economica del Vecchio Continente ma non ha dato indicazioni precise sulla strategia che intende perseguire la BCE per sostenere la crescita dell’Europa.

Piazza Affari non crede alla potenza dei dieci saggi

In pratica si prende atto dell’indebolimento dell’economia, dei rischi dell’Europa e del fatto che la ripresa oltre ad essere graduale è anche più lontana. L’unica certezza che Draghi dà ai mercati è che resterà invariato il costo del lavoro allo 0,75%.

Per quanto riguarda le vendite al dettaglio, invece, ci si aspetta un calo dello 0,3% rispetto al mese precedente, con un conseguente calo degli ordini industriali che salgono soltanto in Germania. Qui l’aumento degli ordini è addirittura superiore alle previsioni.

Cipro avrà il suo aiuto dall’Europa

 Prima è arrivato il consenso dell’Europgruppo, poi si è accodata alla decisione anche la Banca Centrale Europea: la piccola isola di Cipro riceverà i 10 miliardi di euro previsti dal piano di salvataggio.
► Cipro contro l’Europa e contro la GermaniaUn ottimo risultato, soprattutto se si pensa che nelle ultime ore, prima della riunione dell’Eurogruppo, i toni della discussione si erano fatti anche piuttosto aspri e avevano messo in serio pericolo la possibilità di raggiungere un accordo. Ma il tempo stava scadendo, i fondi sarebbero stati disponibili solo fino a ieri.

Fortunatamente l’accordo poi è stato trovato, molto probabilmente anche con una grossa spinta in questa direzione da parte della Germania.

► L’Europa non ha più pazienza per Cipro

Certo, per Cipro non sarà semplice intraprendere la strada del risanamento. Anche se sono stati salvati dal prelievo forzoso, misura fortemente osteggiata dai cittadini ciprioti, i conti corrente al di sotto dei 100mila euro (anche per effetto del fondo di garanzia sui conti correnti dell’Unione Europea), per tutti gli altri il prelievo sarà del 30% e l’isola dovrà seguire un preciso programma per le sue maggiori banche: la Laiki, la seconda banca dell’isola, sarà chiusa attraverso un processo controllato e i suoi asset finiranno in una ‘good bank’ e in una ‘bad bank, e la Bank of Cyprus, la più grande e quella che conta il maggior numero di depositi russi, sarà quella più colpita dai prelievi sui conti correnti.

Accordo tra Parlamento e Consiglio Ue sulla supervisione bancaria

 Lo hanno annunciato poco fa i negoziatori del trattato: il Parlamento dell’Unione Europea e i rappresentanti dei governi degli Stati  membri hanno fatto un ulteriore passo avanti nella trattativa per l’accordo sulla supervisione bancaria, il nuovo assetto bancario dell’Europa che vedrà la BCE investita di molti più poteri di quanti non ne abbia al momento.

► Accordo sulla supervisione bancaria: trovato!

Una prima bozza di regolamento che adegua il lavoro dell’Autorità bancaria europea alla nuova struttura di supervisione, al cui centro ci sarà la Banca Centrale Europea. Non si sa ancora molto, se non che le modifiche apportate non cambiano in modo profondo il testo del disegno di supervisione bancaria definito dal Consiglio: la supervisione unica e’ affidata alla Banca centrale, e riguarderà le banche che hanno asset per almeno 30 miliardi o per il 20% del pil del Paese, o che operano in almeno due Paesi.

Nel testo approvato, inoltre, si prevede anche che la supervisione venga affidata a un ‘Consiglio dei supervisori‘ creato in seno alla Bce, della cui nomina potrebbe occuparsi il Parlamento stesso.

Questo era l’ultimo scoglio politico da superare, ora, quello che manca, è l’approvazione del testo per la vigilanza bancaria unica della plenaria del Parlamento europeo.

► Supervisione europea banche

Si tratta di una pietra miliare dell’unione bancaria, che aiuterà a prevenire tutte le crisi bancarie, come quelle a cui abbiamo assistito finora, Cipro compresa.

ha detto il commissario Barnier. Se tutto andrà come previsto la vigilanza bancaria unica entrerà in vigore per il primo marzo 2014.

 

L’aut aut di Weidmann all’Italia: o riforme o niente aiuti

 Il governo di Mario Monti ha fatto storcere il naso alla maggior parte degli italiani ma, d’altra parte, è stato molto apprezzato dall’Europa e dalle istituzioni internazionali. Un governo di rigore, pronto a mettere in campo qualsiasi, o quasi, richiesta provenisse dalle alte sfere dell’Eurotower.
► Le dichiarazioni di Beppe Grillo su euro e Europa

Adesso non c’è più Monti, in realtà ancora non c’è neanche un governo, ma stanno già arrivando i primi avvertimenti da coloro che ci guardano da fuori. Una delle voci che si è levata con maggior forza è quella di Jens Weidmannpresidente della Bundesbank, il quale, in una intervista a Focus, ha dato un aut aut all’Italia: se il nuovo governo, come sembra stia già succedendo, non porterà avanti le riforme intraprese, la Banca Centrale Europea non sarà più disposta a dare aiuti.

Se in Italia protagonisti importanti della politica discutono di una marcia indietro sulle riforme o addirittura sull’uscita dell’Italia dall’euro e come conseguenza aumenta lo spread dei titoli italiani, allora ciò non può e non deve essere un motivo per interventi della banca centrale.

Noi abbiamo sempre sottolineato che la crisi dell’euro sarà superata quando saranno stati risolti i problemi strutturali, soprattutto la mancanza di competitività e l’elevato indebitamento.

I trattati europei parlano chiaro: ogni stato è responsabile delle sue azioni e la BCE non può prendersi carico di problematiche che nascono da un atteggiamento sconsiderato dei singoli governi. Come potrebbe accadere se l’idea di questi giorni, ridurre il debito statale tollerando una maggiore inflazione, prendesse piede:

► Italia senza governo. A pagarne le spese sono i cittadini

Considero pericolosissima questa idea poiché se si tollera l’inflazione, dopo non si riesce più a controllarla.

Ritardi nella crescita secondo la BCE

La BCE  – Banca Centrale Europea – ha emesso il bollettino mensile sulla situazione economica che si troverà ad affrontare l’Eurozona nei prossimi mesi. Le previsioni più ottimistiche fanno sperare in una ripresa che sarà graduale nel secondo semestre, ma vi sono all’attivo anche delle forze negative che potrebbero alterare o compromettere questi dati, dunque ritardare la ripresa economica.

Le forze negative sono da considerare dei “rischi al ribasso” con il potere di porre un freno alla ripresa: fra questi, soprattutto, vi è la lenta o insufficiente attuazione delle riforme strutturali.

Bollettino mensile BCE: Europa ancora in recessione

Per far fronte al problema delle riforme strutturali, secondo la BCE, è necessario che i governi combattano la disoccupazione giovanile, creando nuove opportunità di occupazione e di lavoro, promuovendo forme economiche dinamiche e flessibili.

Altro tema bollato come nero e dunque interessato da eventuali riforme è quello del debito pubblico degli Stati membri. La BCE fa notare come alcuni debiti pubblici abbiano raggiunto livelli veramente rari in tempi di pace, ed è proprio questo e il rapporto negativo  con il relativo PIL che può valere come ostacolo alla crescita.

La Germania all’attacco della Banca Centrale Europea

All’interno del bollettino viene segnalato infine il fatto che nell’Eurozona le condizioni per la concessione del credito a piccole e medie imprese appaiono in genere restrittive.