Il discorso di Draghi: banche e mercati

 Mario Draghi, nel suo ultimo discorso legato alla condizione dell’UE, ha ribadito la linea della Banca Centrale da lui presieduta di sostenere la ripresa dell’are a euro attraverso un mantenimento dei tassi allo stesso livello già annunciato in precedenza.

Tassi invariati quindi, ma che ne sarà dell’Europa? Draghi introduce i cittadini ad uno scenario di peggioramento per il 2013, parla della crescita, della ripresa e del 2014, dell‘inflazione, dell’accesso al credito ma anche delle banche, senza rinunciare ad inviare qualche messaggio interessante ai mercati.

Approfondiamo questi due ultimi aspetti.

Il settore bancario. Croce e delizia di un sistema finanziario stabile che si rispetti, il settore bancario deve essere in grado di assorbire le indicazioni che provengono dalla politica monetaria di un paese. Le banche devono essere in grado, secondo Draghi, di rispondere alle esigenze di chi ha bisogno di un credito, offrendo canali di finanziamento cosiddetti normalizzati. Il che vuol dire che dall’unione del settore si potrà ottenere il vantaggio sperato e la ripresa possibile.

Il messaggio per i mercati. Quello che Draghi suggerisce nel suo discorso è che tutti gli attori del sistema economico devono ottenere i requisiti base per il rilancio dell’economia. L’unione monetaria e il sistema bancario possono contribuire alla riduzione degli squilibri ma deve esserci anche un impegno diretto degli stati nella stessa direzione

Il discorso di Draghi: prospettive dell’accesso al credito

 Il discorso di Draghi sull’Europa è stato molto importante sia per conoscere la situazione finanziaria ed economica dell’Eurozona, sia per comprendere un po’ meglio le prospettive di medio termine legate a quel che succederà nel 2013 e nel 2014, al fine di acquistare le opzioni binarie più remunerative.

In alcuni articoli precedenti abbiamo spiegato che Draghi prevede per il 2013 un ulteriore peggioramento della condizione economica dell’Europa. Abbiamo anche cercato di capire quando ci sarà una nuova crescita e come sarà la ripresa. Abbiamo quindi preso in esame le minacce all’Eurozona che arrivano dall’economia americana con uno sguardo all’inflazione. 

E’ arrivato il momento di affrontare il tema dell’accesso al credito. La crescita del credito non ha subito grosse variazioni in ottobre rispetto a quello che abbiamo visto nei mesi precedenti. Il tasso annuale di crescita dei prestiti concessi al settore privato è rimasto fisso al -0,4 per cento.

Visto che la crescita della produzione interna dell’UE è sembrata molto debole le istituzioni finanziarie e monetarie hanno preferito non rischiare, per evitare poi di incidere sulla domanda di credito delle famiglie e delle aziende. Per questo la crescita dei prestiti alla società finanziarie non si è spostata dallo 0,8% del mese di ottobre.

Per quanto riguarda le società non finanziarie il tasso di concessione dei prestiti è in flessione ed è passato dal -1,2% di settembre al -1,5% di ottobre.

Il discorso di Draghi: minaccia UE e inflazione

 Il discorso di Draghi è molto importante per chi investe in opzioni binarie ed ha bisogno di indicazioni per gli investimenti di medio termine. Dopo un’esame della condizioni economica e finanziaria dell’UE, infatti, si cerca di capire che anno sarà il 2013, quando di potrà parlare di crescita e quando di ripresa e qui è chiamato in causa il 2014.

Abbiamo analizzato già tutti gli aspetti menzionati, adesso, perciò arricchiamo la nostra analisi con le prospettive inflazionistiche dell’Eurozona e con una disamina della cosiddetta minaccia americana.

Inflazione. Le stime sull’inflazione sono state riviste al ribasso. Il punto di partenza sono le stime rilasciate dall’Eurostat riguardo l’indice armonizzato dei prezzi al consumo. La fotografia che si ha è quella di un’Europa in cui il tasso d’inflazione è sceso al 2,2% a novembre 2012, dal precedente 2,5% di ottobre, e dal 2,6% dei mesi precedenti. Il tasso d’inflazione dovrebbe legarsi intimamente al prezzo del petrolio e quindi subire un’ulteriore flessione per il 2013 scendendo sotto la soglia del 2 per cento. Sarà determinante la politica monetaria dell’UE.

La minaccia americana. Siamo lontani dalla considerazione di uno scenario bellico ma è pur vero che gli investimenti nel Vecchio Continente e la fiducia dei consumatori potrebbero subire un peggioramento osservando l’incertezza che caratterizza l’economia americana alle prese con questioni fiscali prima e geopolitiche poi.

Il discorso di Draghi: ripresa e overview sul 2014

 Il discorso di Mario Draghi a “giustificazione” della decisione della BCE di lasciare i tassi invariati anche per il prossimo periodo sottende ad un’analisi pessimistica della situazione dell’Eurozona. Lo stesso Mario Draghi, nell’introduzione del suo discorso, spiega le condizioni in cui si trova l’Europa ed annuncia anche per il 2013, un periodo di contrazione dei mercati. 

Gli investitori, soprattutto chi opera con le opzioni binarie, sono interessati adesso a conoscere i possibili grimaldelli in grado d’invertire il trend, quegli indicatori la cui oscillazione può invertire il senso delle finanze dell’Eurozona passando dalla recessione alla ripresa.

Abbiamo preso in esame la procedura MRO e le prospettive di crescita, vediamo adesso da quando prenderà il via la ripresa e se si può avere un’idea di quel che accadrà nel medio periodo fino al 2014.

Ripresa. Se lo augurano tutti ma i conti dell’UE non fanno sperare niente di buono, nel senso che l’attività economia e produttiva del Vecchio Continente è debole e rallentata e questo influisce negativamente sul sentiment dei consumatori e sulle prospettive degli investitori. Quel che è certo è che se ci sarà una ripresa, questa sarà graduale e non prima del 2013.

E il 2014? Il PIL reale dell’Europa è in crescita, si passa dalla contrazione del 2012, alla leggera ripresa del 2013, ad un consolidamento della crescita per il 2014.

Il discorso di Draghi: crescita e rifinanziamento

 Chi investe in opzioni binarie ha bisogno in questo momento di farsi un’idea più precisa su quel che accadrà nel prossimo anno. Stando alle parole di Mario Draghi, anche il 2013 dovrebbe essere un anno di recessione per gli stati dell’Eurozona. 

Da qui la decisione della BCE di mantenere ancora per un po’ i tassi invariati. Ma per quanto ancora dureranno le operazioni di rifinanziamento della Banca Centrale e quando si potrà parlare di crescita economica? Per rispondere è necessario scandagliare il discorso di Draghi.

Partiamo dalla crescita economica. Draghi la considera debole e comunque sempre insufficiente a controbilanciare la contrazione del PIL dell’UE. L’analisi economica fatta dalla Banca Centrale, dunque, spiega che a livello trimestrale, nel 2012, c’è stata una contrazione del Prodotto Interno Lordo pari allo 0,2 per cento fino a giugno. Nel terzo trimestre, invece, il calo è stato più contenuto, -0,1 per cento ma questo non vuol dire che per l’ultimo trimestre dell’anno ci siano buone notizie. Sia i mercati che i consumatori sono molto sfiduciati.

Cosa farà la BCE. Di fronte a questo scenario economico la Banca Centrale Europea non resterà inerte e infatti è già stata decisa un’operazione di rifinanziamento che potrebbe durare anche fino all’estate del 2013. La procedura tecnicamente detta di MRO sarà sottoposta all’applicazione di un tasso equivalente a quello attuale.

 

Il discorso di Draghi: il 2013

 La BCE ha deciso di mantenere i tassi invariati anche per il prossimo mese e questo ha in qualche modo impensierito i mercati perché sembra che la crisi per l’Europa non abbia ancora fine.

I mercati finanziari sono stati scossi dal discorso di Draghi, presidente della BCE che oggi parlerà anche a Budapest. Ecco cosa si prevede per il 2013 dopo un’analisi delle condizioni dell’Europa.

Eurozona. Viste le condizioni economiche e la situazione monetaria del Vecchio Continente, la BCE non poteva che lasciare invariati i tassi. I miglioramenti stentano ad arrivare a causa di un aumento dei prezzi delle energie e in alcuni casi anche a causa dell’aumento della tassazione per i cittadini (vedi il caso dell’Irlanda).

Nel 2013 l’inflazione dovrebbe scendere sotto la soglia del 2 per cento ma dovrebbe essere “garantita” anche la stabilità dei prezzi, almeno sul medio termine.

Come sarà il 2013 secondo la BCE. Le condizioni economiche dell’Eurozona, nonostante le aspettative riposte nei paesi non in difficoltà in questo momento, non sono entusiasmanti. Nel 2013 ci potrebbe un ulteriore peggioramento della situazione, soprattutto considerando gli aspetti finanziari. I mercati potrebbero essere in qualche modo aiutati dalle politiche comuni ma è necessario che siano i governi a prendere le redini della situazione proponendo ai vari paesi delle riforme strutturali e un riequilibrio della tassazione.

Tutte queste indicazioni sono importanti per chi cerca nuove direttrici d’investimento nel settore delle opzioni binarie.

 

Unione bancaria sfumata a causa della Germania

 La riunione dell’Ecofin dei ministri delle finanze dei paesi dell’Eurozona non ha portato al risultato sperato. La Germania ha detto no alla creazione di una super BCE con il ruolo di vigilanza e supervisione di tutte le banche nazionali. Il prossimo vertice si terrà mercoledì 12 dicembre, a ridosso del Consiglio europeo, e sono in molti a nutrire delle speranze per il raggiungimento di un accordo, anche se i presupposti  non sono quelli migliori.

La proposta della Commissione Europea di un controllo delle banche da parte della BCE (sarebbero 6000 gli istituti che finirebbero sotto la sua supervisione) è un passaggio fondamentale perché il fondo di salvataggio permanente dell’Unione monetaria possa prestare direttamente soldi agli istituti di credito.

La proposta è stata accolta positivamente sia dal presidente della Bce Mario Draghi, sia dalla Francia e dall’Italia. Lo zoccolo duro è la Germania, la cui opinione è particolarmente sentita nell’Unione, che vorrebbe escludere da questo accordo le banche regionali tedesche, al massimo, da Berlino fanno sapere che potrebbe accettare un meccanismo di sorveglianza ma con una diversa ripartizione delle competenze tra la Bce e le autorità nazionali, le quali potranno continuare ad agire per proprio conto.

Questioni da risolvere anche sulle modalità e sui tempi dell’unione, problemi che, nonostante le note ottimistiche dei ministri che hanno partecipato al vertice, potrebbero pesare anche sulla conclusione della prossima riunione. Secondo i favorevoli all’unione, non riuscire a trovare un accordo entro, al massimo, la fine dell’anno porterebbe ad una ulteriore perdita di credibilità dei paesi dell’Unione Europea nei confronti dei mercati internazionali.

Le scelte della BCE e della BoE sui tassi

 Come ogni mese sia la Banca Centrale Europa (BCE), sia la Bank of England (BoE), comunicano le loro decisioni in merito al taglio dei tassi o al sostegno di una certa politica economico-monetaria, piuttosto che un’altra. Ecco cosa ci si aspetta dalla BCE e dalla BoE.

Bank of England. Lo scorso mese questa banca centrale ha deciso di mantenere i tassi allo 0,5% senza alcuna variazione e non ha nemmeno pensato di scalfire il capitale di 375 miliardi di sterline da usare per il programma d’acquisti. Adesso sia il Governatore che il Vice Governatore della BoE si sono dimostrati scettici nei confronti di un ulteriore alleggerimento della politica monetaria. L’effetto di queste “indiscrezioni” è stato immediato: la sterlina è stata conquistata dalla volatilità ed è salito il valore del rapporto tra GPB e dollaro americano.

Banca Centrale Europea. La BCE – un po’ come il suo corrispettivo inglese – non sembra voler modificare troppo le sue direttrici, non prima di vedere qualche segnale di ripresa da parte dell’economia del Vecchio Continente. Quindi, la BCE che lo scorso mese aveva mantenuto di tassi d’interesse allo 0,75%, potrebbe insistere nella stessa direzione.

Questo fa pensare che la Banca Centrale diretta da Mario Draghi prospetti una debolezza economica dell’Eurozona anche per l’avvio del 2013.

 

Francia: Londra non è una “piazza” UE

 Il mercato azionario non è al riparo dalla politica e questo sembra scontato visto che le decisioni prese dai Governi e dai Parlamenti, in genere, incidono sulla politica monetaria e sulle scelte economiche di un paese, con riflessi sulle quotazioni azionarie.

Il mercato, però, non sembra al riparo nemmeno dalle polemiche che generalmente sono racchiuse nella cornice della politica. Stavolta il fattore scatenante è stata una dichiarazione del governatore della Banca di Francia, Christian Noyer che è anche membro del direttivo della BCE.

Noyer ha chiesto che la Gran Bretagna rinunci allo status di “prima piazza finanziaria europea”, non tanto per il fatto che non ha meriti in questo senso, ma perché la Gran Bretagna non fa parte della zona Euro. Questo vuol dire che deve esserci una corrispondenza, secondo Noyer, tra Europa ed Eurozona.

Noyer, nello spiegare la questione al Financial Times, ha spiegato che il grosso degli affari della zona euro, sono fatti in euro quindi non è logico inglobare la City in questo meccanismo. Tutti i traffici, poi, sono monitorati dalla BCE quindi Noyer parla con cognizione di causa.

Oggi, a livello statistico, si rileva che il 40 per cento degli affari finanziari europei si concentra a Londra. In tutti gli altri paesi dell’area euro, presi insieme, non si raggiunge la stessa quota. Questo particolare marginalizza il monitoraggio e la supervisione della BCE.

Draghi, cautela su uscita dalla Crisi

 Mario Draghi lo dice chiaramente. L’Europa non è ancora estranea alla crisi. Una piccola ripresa c’è, ma non è sufficiente. La ripresa vera potrebbe iniziare durante la seconda metà del prossimo anno. Il Governatore della Banca Centrale europea ha dichiarato quanto segue a Radio Europe 1:

“Il consolidamento di bilancio a medio termine è inevitabile. E’ vero che il consolidamento di bilancio produce a breve termine una contrazione dell’economia, ma è inevitabile. Riguardo alla decisione delle agenzie di rating di togliere la tripla A a Parigi, Draghi nota che, sebbene non abbia avuto un grande impatto sui costi di finanziamento, si tratta di segnali che “vanno presi in modo serio. C’è di più. Alcuni paesi dell’Eurozona hanno vissuto in un mondo di favola, sottostimando gli squilibri come il deficit e il debito che in alcuni Paesi sono stati ritenuti sostenibili per anni per poi rivelarsi insostenibili”.

A chi si riferisce Draghi?

Quello che è certo che in una tale cornice la Bce dovrà impegnarsi molto:

“La Banca centrale europea farà tutto il necessario per preservare l’euro perché è pronta ad intervenire con lo scudo antispread se necessario e se i Paesi sottoscrivono le condizioni. I paesi dell’Eurozona, però, devono imparare a condividere la sovranità, a partire dall’unione bancaria, la quale deve essere applicata a tutte le banche per evitare una frammentazione del settore bancario”.

In merito a Italia e Francia, Draghi si concentra sulla necessità di riforme che rendano meno duro il mercato del lavoro:

“Sono fondamentali. Squilibri macroeconomici su larga scala tra i Paesi membri possono diventare una seria minaccia alla stabilità dell’Eurozona”.