Anche il Belgio è finito sotto i riflettori di Bruxelles per quanto concerne i casi di presunte agevolazioni fiscali alle grandi società internazionali.
Belgio
Iva in Europa: quanto è aumentata negli ultimi 40 anni?
Se in Italia l’aumento dell’Iva annunciato dal Governo già ad inizio anno, anche se poi è stato posticipato fino almeno all’inizio di ottobre, è il sesto che l’Imposta sul valore Aggiunto ha subito negli ultimi 40 anni, anche negli altri paesi europei la situazione di questa tassa non è molto diversa.
► Aumento Iva rimandato: dove sono state trovate le coperture?
In Italia l’aliquota per l’applicazione dell’Iva è passata dal 12% del 1973 al 21 attuale, per una maggiorazione pari a 9 punti percentuali, il maggior aumento registrato in Europa. Il secondo posto della classifica dei paesi che hanno aumentato di più l’Iva è occupato dalla Germania, dove l’aliquota Iva è aumentata di 8 punti percentuali (dall’11 al 19%) dal 1973 ad oggi.
Gli aumenti dell’Iva in Europa dal 1973 al 2013
Italia: dal 12 al 21%, (9 punti percentuali);
Germania: dal 16% al 21% (5 punti percentuali);
Olanda: dal 16% al 21% (5 punti percentuali);
Austria: dal 16% al 20% (4 punti percentuali);
Belgio: dal 18% al 21% (3 punti percentuali).
In controtendenza rispetto al resto d’Europa solo la Francia, paese dove l’aliquota Iva è scesa, passando dal 20 al 19,6%.
► Aumenti Iva: quanto pagheranno in più gli italiani?
Iva sempre più alta: quali conseguenze sui consumi?
Nonostante l’aumento continuo delle aliquote di applicazione dell’Iva, le casse degli stati non sempre beneficiano di questi balzelli: l’esempio è l’Italia, dove alla maggiorazione dell’Iva è sempre corrisposta una frenata dei consumi a causa dell’incidenza di questa imposta tanto sulle merci che sui carburanti che, in un paese come il nostro dove l’86% della merce viene trasportata su gomma, incide in maniera molto rilevante sulle spese quotidiane delle famiglie.
Belgio: tassi sotto zero
Novità nel settore dei titoli di Stato e dei bond: anche il Belgio ha messo in vendita titoli di stato con rendimento negativo, così come prima avevano fatto anche Germania e Francia. Eppure il rapporto debito/PIL del Belgio è molto elevato, benché il paese possa essere felice di un deficit molto contenuto.
Non capita spesso di conoscere un paese che ha messo in vendita titoli di stato con un rendimento negativo anche perché gli acquirenti, a patto di conoscere in anticipo un’inversione di tendenza, non sono poi così disposti a comprare titoli che renderanno meno del prezzo d’acquisto.
In genere i rendimenti negativi sottolineano che il paese è in un’ottima condizione finanziaria. E questo è quello che si deduce da quanto è successo al Belgio che è entrato nel ristrettissimo insieme dei paesi che possono vantare rendimenti negativi, prima composto solo da Francia e Germania nell’Eurozona.
Il Belgio ha collocato 1,211 miliardi di certificati di deposito registrando rendimenti negativi dello 0,0316% per i titoli in scadenza il 14 marzo 2013. Sono stati inoltre piazzati sul mercato 210 milioni di titoli con scadenza al 19 dicembre 2013 e con rendimento -0,0039. L’ammontare collocato è stato di 1,001 miliardi su un’offerta praticamente del doppio del valore.
Il Belgio ha un rapporto debito/PIl pari al 97,8 per cento ma vanta un deficit del -3,7%.