Qualche errore comune per chi investe nell’oro

 Quando s’investe nel mercato delle materie prime si pensa sempre che i trend rispettino gli andamenti classici del mercato, ma in relazione all’oro, in verità, non è del tutto vero. Un interessante approfondimento, curato da George Gero su Future Now, spiega quali sono i due errori legati agli investimenti sul metallo prezioso citato.

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La prima domanda che ci si pone è se effettivamente, per chi vuole acquistare oro ad un prezzo conveniente, il momento migliore sia proprio quello in cui il prezzo scende. L’evidenza è che il prezzo scende quando tutti continuano a vendere oro, ma non è detto che si vada verso la convenienza. Infatti, la particolarità delle quotazioni auree è legata al fatto che spesso si cerca la buona prestazione ma non si cerca l’acquisto dell’oro.

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Quindi, paradossalmente, se il prezzo continua a scendere, la performance dell’oro è da considerarsi negativa, quindi è giusto aspettarsi che gli investitori si dedicheranno presto ad altri business più equilibrati e remunerativi.

Il secondo errore riguarda il pensare che l’oro sia sempre un bene rifugio da acquistare quando si teme che il mercato scenda. È vero che il mercato e l’oro, generalmente, hanno dei trend che potremmo definire “contrapposti”, ma si acquista oro solo quando si teme l’effetto dell’inflazione, non quando si teme che il mercato scenda.

Anche Mediaset assapora la crisi

 Mediaset, dal giorno della sua quotazione, non aveva mai conosciuto un momento come questo, forse Silvio Berlusconi e gli altri soci del Biscione, non immaginavano nemmeno che arrivasse l’anno in cui la società non avrebbe pagato alcun dividendo agli azionisti.

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Soprattutto, questa sensazione, non c’era l’anno scorso. Nel 2012, infatti, Finivest aveva distribuito una cedola di 10 centesimi per azione, per un totale di circa 47 milioni di euro. Adesso, invece, la crisi è così profonda e strutturata che non si possono fare previsioni sulla raccolta pubblicitaria del 2013.

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Il mercato dell’advertising è in crisi e Mediaset non è esclusa da questa situazione generale. Quindi, nel 2013, per la prima volta dal 1997, il Biscione chiude l’anno in rosso con dividendi pari a zero per i suoi azionisti. La perdita portata in bilancio è pari a 235 milioni di euro che vanno a subissare i 225 milioni di euro di utili dello scorso anno.

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Il gruppo, a questo punto,confida in Mediolanum che non solo è molto attiva sul mercato creditizio ma ha già definito una cedola di 0,18 centesimi per i suoi azionisti. La holding di Silvio Berlusconi e della sua famiglia, ad ogni modo deve fare i conti con una crisi che interessa anche l’immagine dell’azienda e deriva dalla sovrapposizione tra le questioni industriali dei Berlusconi e la vita privata dell’ex premier.

Telecom raggiunge l’accordo con le parti sociali

 Anche le aziende più grandi, anche il settore bancario, anche molti colossi della nostra industria nazionale, sono costretti in questi mesi a parlare di esuberi, si trovano a gestire un piano d’emergenza per l’uscita dalla crisi che comporta la definizione di una serie di licenziamenti, casse integrazioni, mobilità e quant’altro.

Milano guadagna nel giorno del rally di Wall Street

L’ultima azienda che è andata a colloquio con le parti sociali è la Telecom, dove sta per scoppiare la crisi a seguito della vicenda Fossati. L’azionista Telecom in questione, socio del gruppo, ha chiesto che sia votata la fiducia al management dell’azienda visto che in 4 anni c’è stata un’eccessiva svalutazione dell’azienda, dove i dividendi sono passati  dagli 8 centesimi del 2008 ai 2 centesimi del 2012.

Fossati contro Telecom e inizia la battaglia

La questione più scottante, per Telecom, però, sembra essere un’altra: si parla di esuberi. Nella notte tra martedì e mercoledì, infatti, è stato raggiunto un accordo con i sindacati per far sì che inizi un contratto di solidarietà per ben 2500 dipendenti di Telecom Italia Spa. In più, oltre questi esuberi, sono già state definite le 500 persone che lasceranno l’azienda per andare in pensione e gli altri 350 lavoratori che fanno parte di Telecom Information Technology e dovranno essere gestiti con altri ammortizzatori sociali.

Lo spread vola dopo il gran rifiuto a 5 stelle

 La situazione economica europea e le condizioni della politica italiana stanno mettendo a rischio la stabilità della borsa tricolore. In questo momento i problemi urgenti da risolvere sono legati al salvataggio di Cipro e alla scelta della squadra di governo di Bersani.

► Cipro e le reazioni dei listini italiani

L’agenzia di rating Moody’s, però, in attesa di conoscere la scelta del leader del PD, minaccia l’Italia di tagliare il rating del paese. Il tutto avviene nel delicato momento in cui il Tesoro prova a collocare Btp a breve termine, a cinque e dieci anni. Per la prima tipologia di parla di un calo dei rendimenti mentre per la seconda i rendimenti sono in crescita. Di fatto, per tutti i Btp scende la domanda.

► Il punto del FT sulla crisi europea

Cipro, in questo momento, è sicuramente al centro. Il fatto è che i giornalisti e gli analisti stanno facendo troppe analogie tra la crisi cipriota e quella italiana, spiegando che quello che è stato proposto all’isola stato, può diventare un modello nel caso di crollo dell’Italia.

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Certo è che la lentezza della politica nella scelta della squadra di governo, impensierisce mercati e gli investitori. A restituire il polso della situazione è l’andamento dello spread che sale in questi giorni fino a quota 340 punti.

Perde quota la Immsi di Colaninno

 Colaninno presiede una holding, la Immsi, all’interno della quale pesano i bilanci di diverse aziende, ma al momento, come conseguenza della crisi economica globale, si devono fare i conti con perdite di estremo valore.

Alitalia di nuovo pronta per la vendita

Immsi, infatti, ha chiuso l’esercizio del 2012 con un rosso di 33,6 milioni di euro. E pensare che nel 2011, quindi appena un anno prima, i bilanci erano stati chiusi con un utile di 8,5 milioni di euro. A pesare su questa situazione ci sono state le svalutazioni della quota del 7 per cento di Alitalia, svalutazioni pari a 36,3 milioni di euro. In più sembra abbiano pesato anche le cattive acque in cui si muove la Rcn Finanziaria, l’azienda attraverso cui Colaninno tiene le mani sui cantieri Rodriguez-Intermarine.

Air France smentisce la trattativa

Qualche risultato positivo, in realtà, c’è stato, per esempio gli utili che arrivano dalla Piaggio che fa registrare un buon +42,1 milioni di euro. Se non ci fossero state le svalutazioni che abbiamo detto, in realtà, il risultato sarebbe stato positivo per 2,7 milioni di euro.

Andando ad analizzare nel dettaglio il bilancio di Immsi si scopre anche che nel 2012 i ricavi sono diminuiti da 1.616 milioni di euro a 1.468 milioni. Il margine operativo lordo, in più è passato da 181,5 milioni a 144,7 milioni di euro.

Easyjet sfida Alitalia sulla tratta Milano-Roma

 È di pochi giorni fa la notizia della volontà di Lufthansa di mettere le mani sulla Brussels Airlines, ma le notizie dal mondo “aereo” sono sempre più numerose. L’ultima in ordine cronologico riguarda il nostro paese: dall’8 aprile, infatti, EasyJet intensifica i voli sulla tratta Milano-Roma. Se prima si parlava di 6 voli giornalieri, adesso ci saranno 4 opportunità in più, i voli infatti, saranno 10.

Lufthansa ci prova con Brussels Airlines

Anche i prezzi proposti dalla EasyJet sembrano molto competitivi, visto che si andrà dai pacchetti fissi, cosiddetti chiusi di circa 30 euro, per l’esattezza 29,75 € fino ai 90 euro dei viaggi flessibili, quelli in cui si ha la possibilità di cambiare orari e giorni di partenza ed arrivo.

EasyJet tra i grandi della Borsa

Sulla nuova tratta Linate-Fiumicino saranno attivati più voli ma la qualità del servizio sicuramente immutata. Per esempio ci sarà il misuratore di bagagli, ci saranno i sedili costruiti con materiali che alleggeriscono il peso degli aeromobili con conseguente risparmio di carburante.

Il minimalismo, dunque, è la parola d’ordine, ma in tutta questa storia a farla da padrone è la sfida implicita che Easyjet lancia ad Alitalia. L’obiettivo che poi è nelle corde di Carolyn McCall, ad di EasjJet, è quello di raggiungere circa 350 mila passeggeri all’anno sulla tratta Milano-Roma.

Via al progetto PiùBorsa

 La Borsa Italiana sta attraversando un momento di crisi e l’osservazione più semplice che viene fatta riguarda è che in Borsa non ci sono le azioni rappresentative del panorama industriale italiano. Da questo spunto parte il progetto PiùBorsa.

Tutte le borse chiudono in rosso per colpa di Cipro

I dati in possesso delle autorità raccontano che nel 2012 le società quotate nel listino principale del nostro paese sono diminuite: erano 263 e sono diventate 255. Alla fine dell’anno, complessivamente, la capitalizzazione di Piazza Affari è stata di 364,1 miliardi di euro che sono il 22 per cento del PIL.

Quello che però colpisce in tutta questa storia è che il listino italiano non rispecchia la situazione del nostro paese. In Italia, infatti il 77,5 per cento del tessuto produttivo è rappresentato dalle Piccole e Medie Imprese, le PMI che sono anche il 16,4 per cento delle aziende quotate in borsa.

La recessione dell’Italia non deve sorprendere

Per tutti questi motivi sia la Consob che gli operatori del mercato hanno deciso di dare il via al progetto PiùBorsa, pensato come un memorandum per agevolare la quotazione in borsa delle PMI. Il progetto prevede un percorso di education, dei servizi di consulenza, l’assistenza nelle attività di quotazione e l’avvio sul mercato delle debuttanti. rto invece 14,25 dollari per azione. tati al servizio.

Cipro e le reazioni dei listini italiani

 Il salvataggio di Cipro è stato molto importante, anche se ha comportato la revisione dell’accordo originale, il fatto che si sia giunti ad un compromesso tra l’isola stato e l’Europa, è stato provvidenziale per le borse dell’Eurozona.

Cipro porta in alto i listini europei, lo abbiamo raccontato, ma cosa è successo nello specifico in Italia? Il nostro paese ha visto crescere il valore degli scambi di un modesto 0,6 per cento che è ben al di sotto di quello che ci si aspettava. Però è anche vero che lo spread è tornato dai 314 punti di venerdì fino a quota 308 punti base.

I nostri scambi, però, più dell’accordo con Cipro, hanno subito gli effetti della notizia dell’incontro tra Bersani e le parti sociali. Un incontro reso necessario dalle dure parole del numero uno di Viale dell’Astronomia. Squinzi infatti ha spiegato che non c’è più tempo per le imprese che stanno soffocando, è necessario un governo e un rimedio plausibile a questa situazione.

La versione di Saxo Bank su Cipro

Piazza Affari nel frattempo vede crescere i listini delle banche che, dopo i ripetuti scossoni delle scorse settimane, adesso di trovano a guadagnare terreno. Prima tra tutte è sicuramente la Banca Popolare dell’Emilia Romagna che cresce del 3,25 per cento. Mediobanca va altrettanto bene con un rialzo dell’1,85%. In flessione, sembra ci sia soltanto Ubibanca che perde l’1,04 per cento dopo che Mediobanca ha subito il downgrade che non si aspettava.

Ferragamo vede bene anche il 2013

 Mentre l’Italia si popola di imprese attanagliate dal pessimismo e mentre si prende atto che anche Suntech Power è pronta a chiedere il fallimento nonostante sia leader nel settore delle energie rinnovabili, in Italia il mercato del lusso continua a girare.

L’ultima azienda a far sapere che non se la passa poi così male è quella di Ferragamo, la nota marca di moda che in un anno di crisi come il 2012, è riuscita ad incrementare del 17 per cento il suo giro di affari portando nelle casse dell’azienda ben più di un miliardo di euro. L’utile netto inserito nel bilancio 2012, è stato addirittura superiore alle attese degli analisti. Molto di questo successo, comunque, è legato allo scioglimento della join venture con Zegna che ha determinato un incremento dei dividenti della società.

Il lusso non tramonta, dunque, anzi, continua a crescere. Il 2012 è stato segnato dalla crescita come anche l’anno precedente. Il fatturato è salito a quota 1.153 milioni di euro con un risultato operativo lordo in aumento del 24 per cento, superiore anche alle previsioni.

L’utile previsto era di 98,2 milioni di euro, mentre anche in questo caso sono state superate le attese con un utile di 106 milioni di euro. Molto, in questo caso, dipende da un’operazione commerciale messa a segno nel Sud Est asiatico e in Corea.

Tutte le borse chiudono in rosso per colpa di Cipro

 La tensione generata dall’affare cipriota riesce a tenere con il fiato sospeso le borse di tutto il mondo. Quella americana come quella italiana, tutte coinvolte in una spirale ribassista. A perdere terreno, era da aspettarselo, sono prima di tutto le borse europee coinvolte in modo diretto nel salvataggio di Cipro.

Il punto del FT sulla crisi europea

La banca centrale di Cipro, infatti, in questo momento ha fatto sapere che devono essere ratificate le proposte di aiuto da parte dell’Europa che è disponibile ad erogare anche 10 miliardi di euro ma a fronte di un prelievo forzoso sui conti deposito detenuti nel paese. I politici ciprioti e i cittadini hanno rimandato al mittente la proposta, fin dal primo giorno, ma la banca centrale pone un aut aut: o si votano gli aiuti o si esce dall’euro.

Il punto sul salvataggio di Cipro

Madrid e Milano accusano subito il colpo con una flessione superiore all’1 per cento. Mentre in Spagna pesa l’aumento dell’insolvenza creditizia, in Italia, invece, a far perdere quota alla borsa ci pensano i titoli bancari, come Ubi, Banco Popolare, Unicredit e Mediobanca. Non vanno meglio le borse di Parigi e Francoforte che cedono rispettivamente lo 0,89% e lo 0,51%. Da questa baraonda si salva soltanto il mercato della City che viaggia sul terreno della parità.