L’indice Big Mac evidenzia la forza dell’euro

 Il mercato ForEX è un terreno d’azione molto importante a livello di investimenti perché consente di avere alti rendimenti a fronte di un impiego di risparmi anche molto contenuto. Ma per capire, in linea di massima, quali sono le valute più forti del momento, si può usare la potenza euristica dell’indice Big Mac.

► Uno sguardo al mercato valutario per calibrare gli investimenti

L’indicatore in questione è presentato ogni anno dall’Economist, per il 2013 la grande novità sta nel fatto che presentazione è interattiva. La teoria economica che sottosta all’indice Big Mac è quella della parità del potere d’acquisto. In pratica si cerca di capire quanto costa un prodotto diffuso universalmente, nelle varie zone del mondo.

► Tutto il ForEX concentrato sulla zona Euro

L’indicatore, all’inizio, aveva un solo riferimento, un elemento esclusivo, che era appunto il panino del McDonald Big Mac. Stando all’ultima rilevazione, l’indice Big Mac ci dice che l’euro è la valuta forte, sia rispetto allo yuan cinese, sia rispetto al dollaro americano.

I numeri parlano chiaro: un Big Mac acquistato nei 17 paesi dell’Eurozona viene a costare qualcosa come 3,59 euro, mentre se lo si acquista in Cina, bisogna corrispondere 16 yuan che sono anche 1,90 euro. Se invece si va a comprare un Big Mac in America, allora saranno pagati 4,37 dollari che equivalgono a 3,22 euro. In questo momento, quindi, l’euro è la valuta forte e lo yuan è la valuta più debole.

L’euro ai massimi da novembre 2011

 L’euro sorpassa il dollaro e lo fa assestandosi sui livelli massimi che non si registrano dal novembre del 2011. Insomma, come per i buoni del tesoro, per cui si rileva una buona asta dei Btp a 5 e 10 anni, c’è stato una specie di passo indietro, sicuramente proficuo.

Tecnicamente il tasso di cambio tra euro e dollaro ha superato quella che è da considerarsi la soglia di resistenza della moneta unica del Vecchio Continente, cioè i 1,35 dollari, per arrivare poi, nella tarda mattinata a 1,3562. I prezzi del denaro europeo, dunque, sono stati sospinti verso l’alto.

A pesare è stato anche l’atteggiamento degli investitori che hanno fatto segnare delle buonissime performance anche per yen, sterlina, dollaro australiano e dollaro canadese. I mercati finanziari, in questo momento, si stanno spingendo verso i settori in cui è necessario prendersi dei rischi.

 Dove si corre il rischio c’è più gusto

Un movimento che comunque dà i suoi frutti e guardando attentamente i volumi di scambi delle varie borse internazionali, si può avere la conferma.

 Le direttrici del mercato 2013 individuate da JP Morgan

Per esempio, Wall Street è cresciuta fino ai livelli che le erano stati propri nel 2008 e probabilmente farà registrare nuovi record che manderanno definitivamente nel dimenticatoio l’affare dei mutui subprime. Sul versante europeo, la borsa di Francoforte viaggia ai livelli del 2008 ed è tornata ai fasti del 2010 anche Tokyo.

Uno sguardo alle borse del 31 dicembre

vola in borsa dopo l’annuncio dello Statuto, intanto Piazza Affari cerca di capire come reagire alle notizie che arrivano dall’Oriente. Tokyo, per esempio, ha chiuso la sua dodicesima settimana di rialzi ed ha provveduto all’indebolimento della moneta nazionale.

In questo momento i paesi esportatori che confinano con il Giappone, si chiedono quanto spazio ci sia per una “guerra commerciale”. Peccato che i dati sulla svalutazione dello yen procedano di pari passo alla presa di coscienza di un aumento della disoccupazione nel Paese. Il tasso è cresciuto ed ora è al 4,2%, ma la borsa chiude comunque in leggero rialzo.

I listini europei hanno reagito con entusiasmo a quel che sta succedendo sul versante asiatico e ci sono diversi dati macroeconomici che fanno pensare che le contrattazioni siano in una fase crescente.

L’attenzione degli investitori, però, è tutta concentrata sulle notizie relative all’occupazione che arrivano dal nostro Paese e dall’America. L’Italia, anche per il fatto che Il contributo all’UE cresce sempre si piazza in una postazione d’onore rispetto all’Eurozona.

Sicuramente, rispetto all’UE, i mercati cercano di avere qualche indicazione sui trend che riguardano anche il mercato automobilistico, le immatricolazioni, i dati manifatturieri e quant’altro sia utile ad avere il quadro completo dell’economia nazionale e sovranazionale.

 

Gli utili di Facebook in crescita ma il titolo affonda

 Tutte le corporate americane stanno pubblicando in questi giorni i dati relativi al quarto trimestre del 2012 e si può dire che nonostante l’apprensione generata dal pericolo del fiscal cliff, le aziende hanno reagito abbastanza bene.

Per esempio, Amazon tra bilanci deludenti e ottimi rendimenti si barcamena, svelando le carte: ci si può presentare anche puntando su argomenti diversi da quelli che usano tutti.

Twitter vale 9 miliardi di dollariinfatti, e potrebbe arrivare sul mercato americano tra pochissimi mesi.

E Facebook, che fine ha fatto il social network blu? Nel quarto trimestre del 2012 ha visto incrementare i ricavi che sono arrivati a 1,59 miliardi di dollari, con un aumento del 40 per cento. L’utile netto, invece, dell’azienda di Zuckerberg ha subito una flessione importante, ha perso il 79%, pari a 64 milioni di dollari.

Sicuramente sta riconquistando l’amicizia degli investitori, spingendo molto il settore mobile, ma tutti i buoni propositi si stanno infrangendo contro il muro dei rendimenti: il titolo in borsa non decolla affatto. Le azioni, nell’after-hour perdono il 5%.

Un rinnovato ottimismo percorre le borse europee

 Bene Wall Street, migliorano le borse europee, il mercato immobiliare va riprendendosi dal suo stato comatoso e i titoli di Stato si riprendono una parte del mercato.

Sono gli indici borsistici a dare misura di come il sentiment degli investitori stia cambiando e non solo verso quelle economie che hanno dato dimostrazione di avere delle basi su cui poter costruire la ripresa, ma anche verso quei paesi che, fino a poco tempo fa, erano considerati impossibili da salvare.

Parliamo dei Piigs, acronimo che racchiude in un nome che connotati non certo positivi i nomi di PortogalloItalia IrlandaGrecia e Spagna, nei cui mercati si stanno riversando fondi e risparmi in quei comparti che danno alti rendimenti.

Come definire questo cambio di rotta? Bene, in America è stato definito esuberanza razionale, ossia un ottimismo verso i mercati dato da delle evidenze di fatto -gli indici azionari, appunto- che si contrappone a esuberanza irrazionale, ossia alle tanto temute bolle speculative. Mario Draghi l’ha voluto chiamare contagio positivo.

Qualunque sia il termine che si vuole utilizzare, rimane l’evidenza e, come sottolinea anche il Financial Times, questa nuova ondata di capitali che ha investito le borse italiane, spagnole, portoghesi e greche è particolarmente importante perché per la prima volta dall’inizio della crisi non si tratta di denaro immesso ad opera delle banche centrali, ma di denaro reale che proviene da investitori (perlopiù extraeuropei) che credono possibile un alto ritorno del proprio investimento. Si tratta di un nuovo ottimismo che si spande per l’Europa proprio grazie al progetto dell’Europa Unita.

► Dove si corre il rischio c’è più gusto

Il segnale più forte di questo ottimismo arriva dalla salita dei tassi di interesse dei titoli di Stato, in modo particolare di quelli tedeschi e di quelli americani. Al momento della crisi questi bond sono stati considerati da tutti gli investitori un bene rifugio, nel quale investire anche se i rendimenti erano piuttosto bassi. Il fatto che nell’ultimo periodo si sta assistendo ad un rialzo dei loro tassi di interesse, indica che le persone decidono di investire in titoli di stato che rendono di più, come quelli italiani o spagnoli.

Chiaro segno che la paura del default è finita. Quali sono le cause di questo cambiamento. Gli analisit e gli esperti ne hanno indicate tre:

1. la vittoria di Barack Obama alle elezioni e la risoluzione, anche se solo temporanea, del Fiscal Cliff e del tetto del debito;

2. la Cina che ha ripreso a crescere dopo gli allarmi sul rallentamento di quella che è considerata la nuova tigre dell’economia mondiale;

3. la politica monetaria delle banche centrali

E’ Wall Street a spingere Milano in alto

 Wall Street è trainata dall’entusiasmo verso volumi di scambio che non si vedevano da cinque anni. Le borse europee, di riflesso, vivono un momento di gloria ma Milano resta sotto i riflettori per via dei crolli di alcuni titoli storici e soprattutto per l’affare Monte dei Paschi di Siena.

L’avvio di settimana di Wall Street e Tokyo

E’ vero che qualche giorno fa Monte dei Paschi crolla ma non trascina Piazza Affari  era uno dei temi che campeggiava nelle pagine di economia dei giornali, ma adesso le cose stanno cambiando. Andiamo con ordine.

In America le Corporate hanno iniziato a pubblicare i dati trimestrali e questi conti contribuiscono a tenere alto il volume degli scambi. Il fatto è che i trimestrali non erano così buoni dal 2007 e in più l’America vive una situazione di attesa rispetto alla politica monetaria che deve essere definita dalla Fomc.

In Asia, intanto, la borsa torna ai livelli del 2010 ed attende di conoscere i dettagli della politica di espansione monetaria messa a punto dalla Bank of Japan. Le scelte della BoJ fanno arrabbiare la Germania, ma la guerra valutaria non ferma l’impero orientale.

In tutto questo giro, Piazza Affari non riesce ad andare oltre il +0,4 per cento e guarda con sospetto a quel che sta succedendo all’istituto di credito senese. Il ministro dell’Economia ha provato a rassicurare gli investitori ma poi, nel frattempo, hanno perso terreno Eni e Saipem e per la borsa di Milano la giornata è diventata molto più complicata.

Amazon tra bilanci deludenti e ottimi rendimenti

 La storia di Amazon è un caso particolare nel panorama finanziario odierno visto che a fronte di continui bilanci che deludono le aspettative, il titolo continua a correre, anzi a trottare in borsa. La conferma che ci sia “qualcosa di strano” è arrivata anche questa settimana.

Amanzon è uno dei titoli che nel mare magnum delle aziende di internet che occupano un posto a Wall Street, si è sempre tenuto a galla durante la crisi economica ed editoriale. Se fosse stato un editore tradizionale, dopo i dati trimestrali sarebbe immediatamente crollato, invece, stavolta, è successo il contrario.

 Elusione fiscale: colpiti Google, Amazon e Starbucks

Martedì sera, alla chiusura degli scambi, Amazon ha presentato il suo bilancio trimestrale e i dati riportati nel documento possono considerarsi soltanto deludenti. Gli investitori, però, non la pensano alle stesso modo e con i loro movimenti hanno fatto crescere il titolo, che ha raggiungo l’11 per cento.

 La lotta all’evasione colpisce la tecnologia

In pratica, Amazon, da circa un anno, ha portato a casa un ottimo +30% ma i consumi sono diminuiti, i costi che l’azienda deve sostenere sono in crescita e gli investimenti continuano a tenere Amazon dentro il recinto delle società in attivo, veramente a malapena. Eppure l’azienda, in un trimestre riesce a macinare volumi d’affari per più di 20 miliardi di dollari.

Secondo gli analisti il segreto di Amazon è in due ingredienti: sa tenere alto l’ottimismo degli investitori e sposta sempre l’attenzione sugli utili operativi e sui margini di profitto, piuttosto che sui profitti netti e sulle vendite.

Arriva Huawei dopo Samsung ed Apple

 Le certezze del mondo della tecnologia sembrano sbriciolarsi sotto i colpi dell’ennesimo colpo di scena che vede RIM uscire dalla terna delle “migliori” aziende produttrici di telefoni cellulari e smartphone, per lasciare il posto alla cinese Huawei. Un successo costruito comunque nel tempo.

Apple vende meno iPhone

Adesso, dietro a Samsung ed Apple, che sono in prima e in seconda posizione nella classifica dei produttori mondiali di smartphone, spunta a sorpresa l’azienda cinese Huawei che supera abilmente le mire “espansionistiche” della Nokia e della Research In Motion. 

► Perché Apple punta sulla Cina

Ma com’è successo? Sembra che negli ultimi tre mesi, stando alle rilevazioni IDC, ci sia stata un’ascesa importante dell’azienda cinese che ha trovato la formula per fare breccia tra i colossi degli smartphone: la proposta di cellulari di ultima generazione, di qualità media a prezzi molto bassi.

 Novità dal mercato degli smartphone

Per chi investe in borsa e nelle opzioni binarie, adesso, c’è soltanto da scoprire quanto durerà questa nuova stella del firmamento tecnologico. Certo è che di tradizione alle spalle ne ha parecchia Huawei. Non si tratta certo dell’ultima azienda sulla piazza internazionale. Anzi. Da più di 20 anni è attiva anche se la produzione di cellulari è iniziata molto tempo dopo la fondazione della società.

Dopo il lancio sullo scacchiere internazionale, il successo è stato inevitabile.

A Yahoo! piacciono le donne

 Yahoo! a luglio dell’anno scorso, dopo aver tentato di risollevarsi dando le redini dell’azienda ad alcuni manager di successo, ha deciso di lasciare la poltrona di amministratore delegato ad una donna: Melissa Mayer che dalla sua aveva una grande e proficua esperienza con Google.

 La lotta all’evasione colpisce la tecnologia

Dal gigante dei motori di ricerca, evidentemente ha portato via la forma mentis ed ha regalato un successo insperato alla nuova azienda. Basta pensare che per la prima volta dopo quattro anni poco lieti per i bilanci di Yahoo!, l’azienda ha potuto mettere a segno una bella serie positiva che ha consentito di chiudere l’ultimo trimestre del 2012 con degli utili.

 Aumento profitti Google 2012

Non si gioiva in tal modo da 4 anni in azienda e sembra che il segreto della Mayer non sia poi così taciuto: ha potuto beneficiare degli sconti applicati dagli inserzionisti pubblicitari. A quel punto, nel trimestre che si è concluso a dicembre, gli utili registrati dall’azienda sono stati di 272,3 milioni di dollari, che sono sicuramente meno dei 295,6 milioni di dollari del 2011, ma comunque al di sopra delle attese.

E’ stata provvidenziale, dicono gli analisti, anche la vendita delle azioni del colosso internet cinese Alibaba e la volontà di stringere al massimo le spese di ristrutturazione. Alla fine dei conti le azioni di Yahoo! hanno guadagnato 23 centesimi l’una.

Mediaset svolta e mette a segno due rialzi incredibili

 Mediaset sta diventando croce e delizia del mercato italiano. Dall’inizio dell’anno il titolo è sull’otto volante e a perdite improvvise ripara subito dopo con incrementi record. Per esempio, l’ultimo saliscendi degno di nota è stato proprio la settima scorsa.

 Nonostante la crisi a Piazza Affari c’è ottimismo

Mediaset ha prima messo a segno un incremento del 9,03%, poi ha toccato una nuova punta massima con il +13 per cento, per poi portare a casa anche un ottimo +6%. Una corsa inarrestabile che l’ha fatta entrare subito nell’indice DJ Stoxx che censisce le migliori società del momento.

 Saltata l’asta per le frequenze televisive, persi 1,2 miliardi di euro

Alla fine dei conti c’è stato uno scambio di capitale pari al 12 per cento che ha fatto riversare tutte le attenzione della borsa verso il gruppo della famiglia Berlusconi. Adesso, per avere un’idea del futuro del titolo Mediaset, bisogna soltanto scoprire chi sta comprando le azioni in questione.

 Trimestrali: crolla Mediaset

Qualche analisti cerca una correlazione tra i rialzi in borsa del titolo Mediaset e la ridiscesa in campo di Berlusconi. Peccato che fino a questo momento non ci siano grosse prove di questo andamento, quanto piuttosto ci si chiede degli hedge fund, visto che le stime di crescita del titolo Mediaset sono nell’aria.

La commissione Borsa ha comunque avviato un’indagine per scoprire la radice di queste oscillazioni.