Valutazione degli strumenti finanziari: i futures

 Un future è uno strumento finanziario che ha come scopo principale quello di ridurre il rischio legato alle variazioni delle attività sottostanti, in base alle attività speculative che sono fatte su queste attività in base alle previsioni dell’andamento dei mercati.

Il prezzo dei futures si determina tramite il principio dell’arbitraggio: il prezzo da pagare alla scadenza del future (in termini economico-finanziari definito come prezzo forward) è il valore atteso alla scadenza a cui è stato sottratto un determinato tasso free-risk. Grazie all’attività di arbitraggio le deviazioni dai prezzi teorici dei futures permetto di fare degli investimenti ad un rischio molto basso.

La valutazione di un future che no prevede dividendi si fa moltiplicando il suo valore attuale per il tasso risk-frre, elevato alla differenza del valore atteso alla scadenza meno il valore attuale. Si tratta di una formula base che può essere modificata per inserire nel calcolo i dividendi e altri costi o rendimenti che intervengano nel periodo in considerazione.

Valutazione degli strumenti finanziari: i titoli obbligazionari

 Il prezzo di acquisto e di vendita dei titoli obbligazionari è molto variabile, nonostante i bond vengano sempre segnalati come degli investimenti molto sicuri. Infatti, nella determinazione del prezzo delle obbligazioni (sia di quello di acquisto che di quello di vendita, ossia il rendimento) concorrono diverse variabili che rispondono alle leggi del mercato.

Nello specifico, il prezzo di un titolo obbligazionario è dato da:

– il tasso d’interesse di mercato (nel quale va calcolato anche il tasso d’inflazione);
– la durata del titolo;
– il rating dell’emittente.

Nel calcolo del rendimento di un titolo va, inoltre, considerato che a determinarlo ci sono anche il rendimento della cedola, il rendimento effettivo (rapporto fra ammontare della cedola periodica e prezzo dell’obbligazione) e il rendimento a scadenza (tasso di rendimento medio di un’obbligazione acquistata oggi e detenuta fino a scadenza).

In linea di massima, quindi, a parità di tutte le condizioni, una obbligazione con una durata residua molto lunga ha un rendimento futuro potenziale minore di una prossima alla scadenza, in quanto più sensibile a lungo termine alle variazioni di mercato. Gioca, inoltre, un ruolo fondamentale il tasso di inflazione atteso per la scadenza del titolo, che spesso non viene calcolato nel rendimento atteso per il quale gli investitori tendono ad utilizzare il tasso di inflazione reale.

Valutazione degli strumenti finanziari: i titoli azionari

 Partendo dal presupposto che il rendimento futuro delle azioni, come quello di tutte le attività finanziarie, si determina come valore attuale netto del flusso di pagamenti futuri che garantisce, questi titoli mettono in campo il problema del rischio in modo più evidente rispetto ad altre tipologie di prodotto finanziario.

Infatti, a differenza, ad esempio, dei bond, chi emette un’azione non si assume alcuna responsabilità nei confronti di chi la acquista, se non quello di renderlo parte dei profitti aziendali. Per questo motivo, nel calcolo del rendimento di un titolo azionario è necessario prendere in considerazione diversi parametri.

Innanzitutto è necessario tenere conto del prezzo di acquisto di un’azione che viene calcolato in base a:

performance attuali dell’impresa;
aspettative sulle performance future;
– le prospettive di crescita del settore;
– le prospettive di crescita dell’economia nazionale.

Una volta stabilita la convenienza del prezzo del titolo, si può valutare quella del suo rendimento futuro che, oltre a dipendere dalle stesse variabili di determinazione del prezzo, dipende dal confronto con gli altri titoli azionari presenti nel mercato e dalle performance passate del titolo stesso.

In economia per la definizione del rendimento di un titolo azionario si ricorre a due tipologie di analisi:

– analisi fondamentale che determina il valore del titolo in base alle caratteristiche e alle attività dell’ente che lo emette;

– analisi tecnica che determina il rendimento futuro del titolo in base al sui andamento storico.

Le Borse di ieri

 Cos’è successo alle Borse nella giornata di ieri? Piazza Affari ha chiuso in maniera positiva ed è stata una delle poche chiusure in “attivo” del mercato europeo. Il FTSE MIB ha incrementato il suo valore con uno sprint finale ed ha chiuso al +0,64%.

Sul fronte spread che preoccupa molto anche i cittadini oltre che gli operatori finanziari, c’è stato un rialzo del differenziale tra Btp e Bund decennali con un’affermazione al livello di 330 punti base. Interessante la performance e le oscillazioni dei titoli bancari e in particolar modo delle banche popolari in seguito all’annuncio delle nuove fusioni, delle acquisizioni e dopo la firma dell’accordo sull’unione bancaria europea.

Il titolo della Banca Popolare di Milano guadagna il 4,84 per cento, e va bene anche la Bper che chiude al +4,56%. Interessante anche il +4,55% dell’Ubi Banca.

Tra tutti i titoli spicca comunque quello di Italcementi che guadagna il 15,5 per cento dopo che l’azienda ha annunciato che provvederà alla riorganizzazione dell’attività produttiva in Italia con l’obiettivo di ottenere un risparmio di 40 milioni di euro all’anno.

Il raggiungimento dell’accordo europeo che istituisce nuove regole nella sorveglianza bancaria e la decisione della FED di mantenere i tassi inalterati al fine di dare una mano alle imprese americane, erano nell’aria e quindi hanno impattato leggermente sull’andamento dei titoli.

La ripresa di piazza Affari

 La borsa di Milano si è ripresa bene rispetto a quanto visto all’inizio della settimana, paralizzata dall’annuncio delle dimissioni di Mario Monti. Il mercato azionario nostrano, infatti, ha concluso ieri una giornata di rialzo. Il miglioramento si lega alla flessione dello spread che è arrivato a quota 330 punti.

Il calo del differenziale si deve al risultato dell’asta Bot ma adesso si aspetta la decisione della Fed riguardo l’acquisto di altri bond utili a sostenere l’economia del Vecchio Continente.

Nel frattempo è proprio la borsa di Milano a guidare la sessione di rialzi condivisa dagli altri mercati europei. Milano guadagna l’1,15 per cento. Vanno bene anche Madrid, Londra e Francoforte che chiudono rispettivamente con +0,83, +0,32 e +0,33 per cento.

L’attesa della decisione della Federal Reserve ha un effetto positivo anche sulla borsa di Wall Street dove il Dow Jones chiude sopra il livello di parità. Peccato che i rialzi siano bloccati dal fatto che sul fiscal cliff la politica a stelle e strisce non riesca ad andare avanti.

Nella nostra borsa, invece, che come abbiamo visto ha chiuso in positivo, sono in rialzo i titoli bancari, guadagnano terreno anche Mediaset e Impregilo Ord, nonché Telecom Italia. Perdono quota, invece, le azioni Parmalat a causa degli avvisi di garanzia inoltrati ad alcuni manager in relazione all’acquisizione di Lactalis.

Wall Street: piccoli passi avanti

 La borsa americana ha resistito bene ai due eventi che hanno caratterizzato l’inizio della settimana: la crisi politica italiana che ha sconquassato le borse europee e poi anche il rilancio del fiscal cliff che dovrebbe arrivare ad una conclusione entro qualche ora.

Ma cosa sta salvando davvero Wall Street? Gli analisti parlano della nuova attenzione che l’America rivolge all’Asia e al proprio prodotto interno lordo. Il Dow Jones archivia una seduta in cui nella maggior parte del tempo ha oscillato tra i 13170 e i 13190 punti, guadagnando lo 0,15 per cento.

Non c’è entusiasmo per questo risultato e la seduta di contrattazioni di Wall Street, rispetto a quanto sta accadendo nel resto del mondo, in Europa e in Italia, è davvero da sbadiglio. Forse questa impermeabilità a quel che succede dall’altra parte dell’oceano, per l’America, dipende dalla verità contenuta nelle parole di Christine Lagarde.

Il presidente del Fondo Monetario Internazionale, infatti, ha sottolineato che i problemi dell’America non sono in Europa, visto che è più urgente risolvere il fiscal cliff,

Intanto cresce anche il Nasdaq sul quale non incide il ribasso del titolo Apple. L’azienda di Cupertino – che non attraverso certo un buon periodo – ha subito il taglio di target price da Jefferies.

Vola McDonald’s all’inizio della settimana

 Il fiscal cliff, ormai da troppo tempo, sta rallentando gli scambi di Wall Street. Questa settimana, però, è iniziata all’insegna dell’ottimismo visto che si spera di mettere un punto al negoziato che oppone le due diverse fazioni del Congresso.

L’entusiasmo di Wall Street nasce anche dalla considerazione della nuova manovra della Federal Reserve che intende sostenere lo sviluppo del mercato proseguendo con le sue azioni di stimolo. In più la borsa americana è riuscita a resistere al trambusto europeo.

Le notizie sulla condizione italiana non sono certo piacevoli per gli indici valutari, ma tengono bene il Dow Jones che guadagna lo 0,11 per cento, lo Standard & Poor’s 500 che guadagna lo 0,03 per cento e anche il Nasdaq che cresce dello 0,3%.

Intanto Obama ci mette del suo spiegando che intende portare in campo qualsiasi iniziativa in grado di evitare l’aumento delle tasse automatico e i tagli alla spesa e chiede che nei prossimi documenti siano invece inserite le imposte sui redditi più elevati.

Sotto il profilo azionario cresce molto il titolo McDonald’s sulla base delle vendite positive registrate a livello globale nel mese di novembre. Le azioni del colosso dei fast food hanno guadagnato l’1 per cento. La ripresa del titolo va di pari passi con le risposte positive del comparto tecnologico che nell’ultimo periodo era stato un po’ stressato.

Al London Metal Exchange volano rame e zinco

 Il mercato dei metalli di Londra, la scorsa settimana, ha aperto in aumento grazie al picco di valutazioni per il rame e per lo zinco. Tutto nasce da sentimenti positivi all’indirizzo della Cina. Ma cosa c’entra la Cina con i metalli?

Il London Metal Exchange ha vissuto un nuovo momento positivo, una specie di fiammata, legata al sentiment nei confronti della Cina che quest’anno deve arrendersi, dicono gli esperti, ad un rallentamento nella crescita. Eppure, come la rielezione di Obama in America, anche in Cina influisce molto la decisione del leader del partito Xi Jinping, il quale ha annunciato che non modificherà le politiche macroeconomiche.

Questo vuol dire che la Cina si avvia verso una nuova fase di espansione attraverso la programmazione di interventi decisi che stimolino la crescita del paese. Per esempio pare si voglia forzare il processo di urbanizzazione del paese e si vogliano stimolare gli investimenti eteri in Cina.

Chi deve portare soldi a questo paese ci crede, anche se i numeri vanno nella direzione opposta a quella delle sensazioni. Fatto sta che il mercato londinese dei metalli reagisce positivamente alle notizie che arrivano dalla Cina e della situazione approfittano le quotazioni di zinco e rame. Lo zinco raggiunge i livelli massimi da due mesi a questa parte e a niente serve sapere che le giacenze nei magazzini hanno raggiunto 1,231 milioni di tonnellate.

Le azioni aumentano il valore dell’investimento

 Secondo alcuni analisti, per il 2013, avere un portafogli ricco di azioni è l’unica soluzione per garantirsi un reddito di una qualche entità. Tommaso Federici, per esempio, che è il Responsabile Gestioni di Banca Ifigest, intervistato dal Sole 24 Ore dice:

Nel 2013 aumenterà la volatilità dei portafogli, ma l’unico modo per avere un reddito interessante sarà puntare sull’azionario.

In base alla soluzione scelta, aggressiva, bilanciata o prudente, deve variare il contributo del pacchetto azionario. L’ideale è raggiungere il 18% per i portafogli prudenti, il 27% per quelli bilanciati e anche l’84% per i portafogli più aggressivi.

La percentuale annunciata comprende sia le azioni, sia i fondi, sia gli Etf. Per quanto riguarda il terreno “fisico” dell’investimento, ancora una volta torna il ritornello per cui l’Eurozona sarà più redditizia e che l’Italia, addirittura, potrebbe essere il paese maggiormente esplosivo, in grado di trainare tutti gli altri.

La situazione finanziaria, infatti, sta cambiando: la stretta creditizia è giunta alla sua fase finale e sono ricominciati gli investimenti. Molte aziende riprenderanno a funzionare e questo farà sì che la spesa aumenti.

E per chi del Vecchio Continente non si fida, non resta che sperare nell’America dove potrebbe essere risolta la questione del fiscal cliff entro l’anno, oppure sarà necessario puntare tutto sul miglioramento delle condizioni in Cina e in Brasile.

Vendere e comprare sulla coppia EUR/USD

 La coppia EUR/USD è uno dei terreni più interessanti del settore ForEX perché misura anche la qualità dei rapporti politici, economici e finanziari tra il Vecchio Continente e l’America. Per investire sulla coppia EUR/USD, il primo consiglio è sempre “affidarsi ad un broker autorizzato” e per sceglierlo vi abbiamo già dato qualche suggerimento.

Adesso vediamo praticamente come investire sulla coppia valutaria indicata. Nella pratica, in un pannello standard per gli investimenti nel ForEX troverete una tendina con tutte le coppie di valute su cui scommettere. Scegliete quindi quanti soldi dedicare alla vostra intuizione.

A questo punto iniziate a considerare che se aumenta il valore dell’Euro e quindi anche quello della coppia, allora è il caso di vendere opzioni EUR/USD. Allo stesso modo, nel caso in cui cresca il valore del dollaro e diminuisca quello della coppia, è arrivato il momento di acquistare.

Potete anche già pensare ai livelli di EUR ed USD che, una volta raggiunti, vi garantiscono un’ottima remunerazione e disporre vendite o acquisti una volta raggiunta la soglia stabilita. Questa tecnica è utile nel momento in cui il mercato v’impedisce di fare programmazioni o previsioni di lungo periodo.

Gli analisti consigliano poi d’investire in alcune ore particolari del giorno: tra le 8.30 e le 10 del mattino, prima che apra la borsa di Londra (alle 9 ora italiana) e ben distanti dall’apertura di New York (intorno alle 14 ora italiana).