Fine dell’accordo Facebook-Zynga

 Facebook e Zynga sono due aziende che da sempre collaborano per rendere più divertente e appetibile l’esperienza degli utenti sul social network. Non che Zynga si occupi di User Exsperience Design, semplicemente produce giochi.

Zynga, tanto per ricordarlo, è la madre di FarmVille e CityVille. Da tempo cerca di emanciparsi dalla cornice del social network, pur sapendo che migrando verso altri lidi, anche di sua proprietà, non riuscirà a portare con sé i facebookiani con tutti i loro amici.

Nonostante la perplessità appena annunciata, nei giorni scorsi Facebook e la casa di produzione di giochi online hanno raggiunto un accordo che in qualche modo svincola Zynga dal social network blu: non ci sarà più un accordo privilegiato con Facebook che, a sua volta, potrà aprire le porte ad altri sviluppatori.

L’accordo esisteva già dal 2010 ma non era mai stata definita una data certa per la separazione. Fino a questo momento, infatti, si era piuttosto del modo con cui Facebook avrebbe dovuto far crescere gli utenti di Zynga prima di lasciarla andare.

Ora, la separazione è prevista per il prossimo 31 marzo 2013. Sul fronte “giochi” si è fatta già avanti un’altra azienda pronta a rimpiazzare Zynga, si tratta dell’Electronics Arts; sul fronte borsistico, invece, si prende atto di un accordo che pende a favore di Facebook. Il titolo del social network infatti, dopo l’annuncio ufficiale, guadagna subito valore e le sue azioni tornano al livello di 27,27 dollari, mentre perde quota il titolo Zynga che lascia sul terreno di Wall Street ben 12 punti percentuali. 

Sterlina e dollaro USA: chi li smuove?

 Il mercato valutario, generalmente, subisce l’influenza di alcuni dati, pubblicati anche in maniera periodica, che spiegano un po’ meglio qual è la situazione economica e finanziaria dei paesi. Abbiamo considerato cosa potrebbe influire oggi sulle quotazioni dello yen, del dollaro neozelandese e di quello australiano, del franco svizzero.

Adesso prendiamo in considerazione gli eventi che potrebbero incidere invece sulle quotazioni della sterlina e del dollaro americano.

Per quanto riguarda la sterlina ci sono almeno due eventi da monitorare. Il primo sono i prezzi degli immobili Nationwide che, secondo gli analisti, hanno un medio impatto sulla valuta. In pratica l’indicatore in questione fa capire se c’è stato un cambiamento medio dei prezzi degli immobili. Se c’è un aumento, in genere, gli investitori sono attratti e la sterlina guadagna terreno.

Ma dalla Gran Bretagna arriva anche la notizia della Bank of England che ha pubblicato un rapporto sulla stabilità finanziaria del paese. Con questo documento si cerca di capire quali sono i rischi per il settore finanziario del Regno unito. Ci potrebbero essere momenti di grande volatilità.

Il dollaro USA sarà invece influenzato dai dati sul PIL preliminare che dovrebbe fare una fotografia della crescita economica degli Stati Uniti. e poi anche dall’indice che misura sia le vendite pendenti del settore immobiliare, sia la richiesta dei sussidi di disoccupazione. Si evince dall’analisi un possibile effetto rialzista anche per il dollaro.

Cosa influirà sul mercato valutario oggi?

 Per il mercato valutario, quella di oggi, è da considerarsi una giornata molto intensa perché andando a guardar bene l’agenda economica, scopriamo che saranno diffusi dei rapporti che riguardano il Giappone, la Nuova Zelanda, l’Australia, il Regno Unito e la Svizzera.

Cerchiamo di capire bene che dati saranno diffusi e che effetto possono avere. Per il Giappone saranno pubblicati i dati sulle vendite al dettaglio e gli analisti, che hanno tirato un sospiro di sollievo a settembre quando l’indice era al +0,4 per cento, sia aspettano oggi una flessione dello 0,7 per cento. Lo yen potrebbe essere influenzato da tali notizie.

Il dollaro neozelandese, invece, potrebbe essere scalfito dalla pubblicazione dell’indice che misura lo stato di salute dell’economia interna, redatto dalla banca centrale del paese. Se questo indice raggiungerà un valore superiore alle aspettative, allora il dollaro dovrebbe crescere.

Il dollaro australiano sarà invece “toccato” dalla pubblicazione dei dati sugli investimenti del settore privato che dà il polso dell’andamento futuro delle attività economiche. Gli analisti si aspettano un calo del 2,1 per cento.

La Swiss National Bank pubblicherà oggi i dati sul PIL svizzero del terzo trimestre del 2012 e ci aspetta un lieve miglioramento dello 0,2 per cento, rispetto alla contrazione che si era rilevata nel secondo trimestre dell’anno.

Il rally di fine anno è ipotizzabile?

 Alla fine dell’anno, in genere, le borse finiscono sull’ottovolante e questo fa piacere agli investitori che dalle oscillazioni ricavano il loro rendimento. Adesso siamo a pochi giorni dall’avvio dell’ultimo mese dell’anno e ci si chiede come reagiranno i mercati a questa scadenza naturale.

Dicembre sarà sicuramente influenzato dalla risoluzione della questione greca che già oggi ha fatto incrementare il valore di tutte le borse d’Europa. A livello UE, però, resta ancora da decidere su un documento importante: la legge di bilancio.

In più, sul versante americano, occorre capire in che modo sarà gestito il fiscal cliff che è la grande zavorra dell’economia a stelle e strisce. Gli analisti ritengono che anche qui sarà trovato un accordo in tempi rapidi. Allora per orientarsi tra gli indici è opportuno fare una piccola retrospettiva andando a spulciare tra gli andamenti delle borse negli anni passati.

Dal 2002 al 2011 il classico rally di fine anno si è verificato ben 5 volte su 10, almeno per quanto riguarda Piazza Affari e la migliore delle performance della borsa italiana si è avuta alla fine del 2009 con una crescita del 6 per cento del Ftse Mib. Sempre in Italia si sono registrati tre rialzi consecutivi dal 2004 al 2006 e nel 2010 quando la borsa ha chiuso con un buon +5,59 per cento.

Per il 2013 il Ftse Mib è dato in rialzo ma ancor meglio andrà per gli indici di Wall Street. Quanto sono affidabili queste previsioni?

Le borse festeggiano l’accordo sulla Grecia

 Dopo tanta incertezza sulla decisione di concedere aiuti economici alla Grecia e dopo le indiscrezioni dello Spiegel sulla proposta della Troika di tagliare il debito di Atene, le borse prendono atto della risoluzione della faccenda e l’avvio di giornata è quanto meno entusiasmante.

Il mercato azionario nostrano, dell’Unione Europea, risulta in rialzo per tutta la prima parte della mattinata, visto che nella notte è stato raggiunto  l’accordo sulla Grecia. A rallegrarsi c’è anche il Ftse-Mib che apre con un +1% e a metà mattinata ha già il +0,70%. In crescita anche l’All Share al +0,64%.

A Piazza Affari colpisce molto il buon rendimento dei titoli bancari con Unicredit che guadagna l’1,1 per cento, Intesa Sanpaolo che cresce dello 0,09 per cento e le popolari che guadagnano più dell’1 per cento.

Sotto la lente d’ingrandimento ci sono anche le performance di Mediaset con il +4 per cento e Mediobanca. Dopo la diffusione delle indiscrezioni sul nuovo piano industriale, prende quota anche il titolo di Rcs Mediagroup che guadagna addirittura il 7,1 per cento.

La protagonista assoluta della Borsa di Milano, però, resta Mediaset che fa registrare la migliore prestazione tra le milanesi. L’effetto dell’accordo sulla Grecia si sente anche sulle quotazioni dell’Euro che apre in rialzo sfiorando quota 1,2994 dollari.

Borse in rosso per paura di Atene

 I mercati azionari europei, dopo una settimana di rialzi, la scorsa, adesso hanno aperto le contrattazioni in ribasso. Questo rally sembra collegato all’attesa per il vertice europeo che dovrebbe decidere sulla situazione di Atene.

Purtroppo gli analisti scettici e molti investitori ritengono che il vertice europeo non servirà a sbloccare i fondi destinati alla Grecia. Sul nostro paese ha pesato molto anche la previsione di Morgan Stanley sulla crescita dell’Italia.

Alla fine della giornata Piazza Affari ha chiuso in calo con una perdita dello 0,74 per cento. Fiat Industrial è stato il peggior titolo di giornata. La notizia della fusione con la Cnh non ha fatto bene al titolo che ha perso ben 3 punti percentuali ed è diventato il peggiore dei titoli del Ftse-Mib.

Anche la borsa di Londra ha chiuso le contrattazioni con un saldo negativo, -0,6 per cento. Sulla mercato inglese ha pesato molto la perdita di valore del titolo Barcklays che ha chiuso con un -4 per cento dopo che il fondo sovrano del Qatar ha annunciato di monetizzare la quota restante di 379 milioni di warrant della banca.

Perdono quota anche il Dax di Francoforte (-0,23%), il Cac 40 di Parigi (-0,79%), il Ftse 100 di Londra (-0,56%), l’Ibex di Madrid (-0,44%), lo S&P500 e il Dow Jones (-0,7%), nonché il Nasdaq (-0,3%).

Wall Street: sembra già “Natale”

 Il ritorno di Wall Street dopo il Giorno del Ringraziamento è stato abbastanza interessante perché ha dimostrato che il mercato americano si prepara già ai dividendi di Natale. Un po’ in anticipo, ma tutto trova giustificazione nelle previsioni degli analisit.

Le società USA, rispetto all’anno scorso, hanno aumentato di quattro volte il ritmo di erogazione dei dividendi straordinari delle società. Si tratta di un’accelerazione nella retribuzione degli azionisti che nasce dalle previsioni per l’inizio del nuovo anno. Sembra infatti che ci sarà presto un aumento delle aliquote sulle rendite finanziarie.

A sottolineare questa nuova situazione ci ha pensato anche Bloomberg che ha osservato e spiegato che ci sono state ben 59 società americane, quotate nell’indice Russell 3000 che hanno pagato dividendi extra, se si confrontano i numeri con quanto accaduto nel 2011.

La corsa ai dividendi, secondo gli analisti, passa anche da un cambio di prospettiva con il nuovo mandato di Obama. Con George W. Bush, per esempio, era stata varata una tassa al 15 per cento su dividenti azionari. Adesso che l’America attraversa un periodo di crisi, Obama potrebbe scegliere d’incrementare questa imposta.

L’unica alternativa per invertire la rotta delineata è un intervento del Congresso prima che l’aliquota sulle rendite finanziarie arrivi al livello “di partenza” pari al 39,6 per cento.

Gli strumenti del risparmio gestito: gli Exchange Traded Funds (ETF)

 In sostanza, quando si investe in Exchange Traded Funds si sceglie un un fondo comune di investimento gestito passivamente.

Gli Exchange Traded Funds hanno alcune caratteristiche in comune con i fondi comuni, come il fatto che la partecipazione degli investitori avviene mediante quote rappresentative di un portafogli finanziario, che comunemente è costituito da azioni, obbligazioni e liquidità.

La strategia di investimento degli ETF è quella passiva, quindi il portafogli non varia la sua composizione nel tempo, ma replica la composizione di un indice di mercato e ogni sua variazione interna è dovuta esclusivamente a variazioni dell’indice di riferimento. Grazie alle loro caratteristiche, gli ETF sono una valida alternativa alla scelta di un fondo comune aperto, in quanto ne riducono i i tempi di sottoscrizione/rimborso e hanno meno formalità burocratiche.

L’Exchange Traded Fund più comune, e anche quello più antico, è lo Spider (Spider è la pronuncia inglese di SPDR, acronimo di Standard and Poor’s Depositary Receipt) che replica l’andamento dell’indice S&P 500 ed è scambiato all’American Stock Exchange.

Altri esempi di Exchange Traded Fund sono il Qube, che replica il NASDAQ-100, e il Diamond, dall’acronimo del Dow Jones Industrial Average.

 

Gli strumenti del risparmio gestito: gli Hedge Funds

 Con il termine Hedge Funds si indica un organismo d’investimento collettivo che, non avendo particolari vincoli nella scelta dell’asset location, porta a rendimenti positivi indipendentemente dall’andamento del mercato. L’attività correlata agli Hedge Funds, ossia l’Hedging (copertura) serve a creare una specie di garanzia per le perdite in conto capitale attraverso attività non correlate a quelle dell’investimento originale.

Obiettivi degli Hedge Funds

Gli obiettivi degli Hedge Fundse delle strategie di investimento che li caratterizzano sono principalmente tre: ottimizzazione del rapporto rischio/rendimento dell’investimento, mantenere bassa la correlazione tra gli investimenti e avere rendimenti anche in caso di fluttuazioni negative del mercato.

Rischi degli Hedge Funds

Per le loro caratteristiche, gli Hedge Funds ponono all’investitore alcuni importanti (per quanto gli Hedge Funds siano degli investimenti sicuri, nessun investimento è mai esente dal rischio).

Un primo rischio è quello della liquidità: essendo degli investimenti alternativi hanno dei tempi di preavviso per il disinvestimento piuttosto lunghi.

Un secondo fattore di rischio è legato al gestore dell’investimento, che potrebbe scegliere degli strumenti sbagliati in base alla congiuntura del mercato, in quanto si tratta di strumenti particolarmente sofisticati e di difficile gestione.

Il terzo fattore deriva dalla regolamentazione degli Hedge Funds: dal momento che gli obblighi di comunicazione e rendicontazione sono meno rigidi di quelli degli investimenti tradizionali, ci possono essere dei problemi legati alla trasparenza e all’informazione dell’investitore.

Le strategie degli Hedge Funds

Le strategie di gestione degli Hedge Funds sono molto diverse e cambiano in base al gestor, ma si possono comunque ricndurre a quattro grandi categorie:

Relative value: sfruttano anomalie di prezzo fra attività finanziarie correlate.
Event driven: le decisioni di investimento sono legate a vicende societarie, come fusioni e acquisizioni.
Long-short equity: sfrutta le combinazioni di posizioni “lunghe” e “corte” sui mercati.
Global macro: ricerca opportunità di rendimento a livello globale.

Cina e Israele fanno bene a Piazza Affari

 La seduta della borsa italiana si è conclusa con un rialzo che ha contraddistinto la giornata di cambi di tutta l’Europa. Un momento molto particolare, quello di ieri, visto che la borsa americana aveva chiuso i battenti per il giorno del ringraziamento.

I mercati, nonostante questo allentamento degli scambi Oltreoceano ha saputo approfittare delle altre evenienze, in particolare sembra che abbiano influito sul trend dei mercati, sia l’inizio della tregua in Israele, sia i dati arrivati dalla Cina che parlano di un indice PMI manifatturiero in crescita, dal 49,5 al 50,4.

Questa buona notizia è riuscita a bilanciare i dati macroeconomici negativi riguardanti l’Europa. I rialzi sarebbero stati ancora più consistenti se non ci fosse stato un pizzico di attesa per il vertice straordinario a Bruxelles in cui si è parlato nella serata di ieri del Bilancio dell’UE del periodo 2014-2020. 

Riguardo la nostra borsa possiamo dire che il Ftse Mib ha guadagnato l’1,03 per cento, il Ftse Italia All-Share, invece, ha fatto registrare il +0,99 per cento.

Uno zoom sui titoli ci dimostra un’inversione di tendenza. Oggi in rialzi ci sono i titoli come Buzzi Unicem che guadagna il 4,43 per cento, oppure Mediaset che recupera il 3,73 per cento o il titolo Exor che fa registrare un buon +2,95%.

Crescono anche i bancari con il Banco Popolare al +2,5% e Intesa Sanpaolo con il +0,8%, mentre soffrono un po’ Autogrill e Snam che perdono rispettivamente lo 0,14 e lo 0,06 per cento.