Jobs act: lo sciopero Cgil del 5 dicembre è illegittimo

Lo sciopero Cgil del 5 dicembre non è del tutto legittimo. È quanto ha deciso l’Autorità di garanzia per gli scioperi, sottolineando che alcuni comparti andranno esclusi dallo sciopero, a partire dall’intero comparto del trasporto ferroviario. Nel contempo, in alcune Province italiane non si potrà scioperare con riferimento al trasporto pubblico locale.

La risposta di Renzi alle critiche di sindacati e Confindustria

 Negli ultimi giorni il governo Renzi ha ricevuto le sue prime critiche di un certo tipo da sindacati e Confindustria. La Cgil con il segretario generale Camusso ha criticano il piano sul lavoro del governo. Confindustria, con il suo presidente Giorgio Squinzi ha punzecchiato il Presidente del Consiglio Matteo Renzi sull’incontro con la Merkel, affermando che lui non vede questo clima idilliaco di allegerimento della Germania verso l’Italia e che gli aspetti burocratici potrebbero portarlo con la sua azienda all’estero.

Matteo Renzi ha proposto le sue riforme, che hanno trovato vari consensi, ma ora arrivano le critiche da due importanti gruppi come quelli sindacale e degli industriali. Il premier ha affermato che non si farà bloccare e che le riforme vanno avanti.

 

Squinzi punge Renzi e provoca sulle aziende italiane che vanno all’estero

 

 

Domani renzi incontrerà Obama e Cameron. A proposito delle critiche di Squinzi, Renzi ha detto: “Dal momento che qui si parla di rapporti con Stati stranieri, la superficialità e l’improvvisazione lasciano il tempo che trovano. Merkel ed io abbiamo fatto una conferenza stampa insieme: le dichiarazioni della cancelliera e mie le hanno sentite tutti. Gli incontri a livello di Governo sono andati molto bene. Infine, si è svolta una cena in cui Merkel ed io abbiamo partecipato facendo a nostra volta domande agli imprenditori italiani e tedeschi presenti a quel tavolo. Squinzi era lì: se non ha gradito la cena, non so. Magari non ha apprezzato il menù. La parte politica è quella che avete visto voi in conferenza stampa”.

Il Presidente del Consiglio ha parlato anche del 3%. Questo ciò che ha affermato: “Questo è il punto centrale e politico. La nostra battaglia non è per ottenere una deroga al 3%. Noi rispettiamo tutti gli impegni, però diciamo anche: nel semestre italiano vogliamo discutere, approfondire, capire cosa possiamo modificare per far sì che le regole del gioco aiutino l’Europa a crescere. Altrimenti succederà ovunque come in Italia, dove la fiducia verso l’Ue è crollata dal 54 al 28% in cinque anni”.

Sindacati contro il piano del lavoro del governo

 I sindacati criticano il piano del governo per quanto concerne il lavoro e la spending review. Il piano di Renzi di riforma del mercato del lavoro e i tagli su cui ragiona il governo dopo lo studio del commissario Carlo Cottarelli entrano quindi nel mirino dei sindacati per le questioni del precariato e degli esuberi della pubblica amministrazione. Bisogna risolvere il precariato e non si toccano gli impiegati pubblici, sono queste le difese alzate dai sindacati.

A margine del forum di Cernobbio, i sindacati hanno espresso le loro critiche ai piani del governo Renzi. Il segretario della Cgil Camusso ha affermato che l’esordio del governo è stato buono per quanto concerne il piano dei redditi, ma per le regole del lavoro “malissimo” è il giudizio espresso dalla leader sindacale. Il motivo alla base di questo giudizio è che il piano sul lavoro del governo Renzi non contrasta, secondo le parole della Camusso, “la lunga stagione del precariato”. La Camusso ha anche detto che il rischio povertà “è anche frutto di lavoro povero e assenza di lavoro”.

 

► Sindacati italiani, contro il piano economico di Renzi

 

Le critiche della Cgil vengono rafforzate dalla Cisl che con il suo segretario nazionale si  riferisce a povertà e a pensioni. Bonanni ha detto: “No a tagli iperbolici sempre sulla povera  gente” e poi che non si può tornare sempre a prelevare nel “pozzo delle pensioni”. L Cisl conferma l’apprezzamento per le decisioni sui redditi e chiede che quello che è stato fatto per i lavoratori dipendenti venga fatto anche per i pensionati, che invece non hanno ottenuto niente.

La Cgil contro il pacchetto lavoro del governo

 Il governo sta preparando il piano sul lavoro. Su questo tema, a differenza di quelli relativi al taglio delle tasse sul lavoro, è possibile che l’accordo con i sindacati non si trovi. Le principali sigle sindacali non sembrano essere suslel stesse posizioni del governo, come ieri ha fatto capire il segretario della Cgil Camusso.

Il ministro del Lavoro Poletti ha affermato: “Noi consentiamo alle imprese di avere lo stesso lavoratore per 3 anni a fare lo stesso lavoro. E peniamo che sia il modo migliore perché poi sia stabilizzato, senza invece imporlo con norme che avevavno l’effetto opposto: mandavano i lavoratori a casa”. Con un contratto a 36 mesi “L’impresa vine eincentivata a stabilizzare, non a rendere flessibile il lavoratore perché lo ha formato, conosciuto, valutato per 3 anni e ha tutto l’interesse a tenerlo con sé”.

 

Il governo renzi pronto a proporre i tagli fiscali e la riforma del mercato del lavoro

 

La Camusso ha detto che il Decreto legge Poletti rischia di aumentare la precarietà. Il segretario della Cgil ha affermato: “Non basta dire rimettiamo il lavoro al centro. Con il decreto Poletti si va in direzione opposta. Più precarietà”. Le critiche si riferiscono al paccchetto lavoro del governo renzi su contratti a termini e apprendistato. “Siamo disposti a discutere di un contratto unico ma prima bisogna abolire il decreto con il quale si è creata un’altra forma di precarietà. Una persona può essere assunta e licenziata per tre anni senza nessuna ragione e causa. Siamo preoccupati e contrari”.

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I sindacati appoggiano le riforme del governo renzi

 Qualche giorno fa, parlando delle riforme sulle tasse e sul lavoro, il premier Matteo renzi aveva affermato di tenere in considerazione il parere dei sindacati, ma di andare dritto al di là della loro approvazione. Ieri Renzi ha presentato le sue riforme e dai sindacati sono arrivate delle buone valutazioni.

Il segretario della Cgil Camusso ha commentato i provvedimenti economici proposti dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi mostrando apertura e condivisione. La Camusso ha affermato: “Credo che sia molto posotiva la scelta di intervenire subito sulla riduzione della tassazione del lavoro dipendente. Vedo che il Presidente ci ha scoltato. Vediamo positiva la costruzione di un rapporto tra diminuzione dell’Irap alle imprese e le rendite finanziarie. C’è una scelta di favorire le imprese e gli investimenti attivi rispetto alle rendite”.

 

La Camusso chiede nuovi ammortizzatori sociali

 

Anche la Uil con Angeletti mostra approvazione: “Ottimo, finalmente, dopo quattro anni di scioperi e manifestazioni siamo riusciti a far si che i lavoratori abbiano una consistente riduzione delle tasse. Sicuramente è una svolta. Ora vedremo i dettagli e, ovviamente, ci auguriamo che non siano stati dimenticati i pensionati”.

Il segretario della Cisl Bonanni e sulle stesse posizioni e ha affermato: “Particolarmente positivo è per noi l’innalzamento dal 20% al 26% delle tasse sulle rendite finanziarie”.

Chi si aspettava una polemica è stato zittito, ma su questi provvedimenti mentre su altri è probabile che non ci sia lo stesso accordo. Renzi prende quindi il favore dei sindacati in attesa di avere quello degli italiani per l’aumento degli stipendi. Il progetto di riformare molti aspetti dell’Italia è solo all’inizio e il Presidente sembra avere molta energia e voglia.

Sindacati in piazza contro la Legge di Stabilità

 I sindacati bocciano la Legge di Stabilità che sarà approvata nei prossi giorni dalla Camera e scendono in piazza. Mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil a Roma, vicino al Parlamento, e in diverse città italiane. L’obiettivo e influenzare il governo e cambiare alcune parti della Legge di Stabilità.
Susanna Camusso, segretario della Cgil, ha affermato: “Questa manovra non va bene perché non affronta il tema fondamentale e non determina quello choc dell’economia che invece sarebbe necessario”. La Camusso ha parlato del fatto che la cosa fondamentale sono i redditi dei lavoratori e dei pensionati e che la recessione si deve proprio all’intervento su queste fasce della società. La critica alla Legge di Stabilità della Camusso si basa sul fatto che questa è in continuità con il passato, mentre sono necessari detrazioni fiscali per lavoratori dipendenti e pensionati al fine di aumentare il reddito. La Camusso ha detto: “Abbiamo chiesto una misura che riguardi l’oggi e anche una norma strutturale automatica per gli anni prossimi, attraverso risorse che vengono dalla lotta all’evasione, dalla tassazione alle transazioni finanziarie e anche dal rientro dei capitali dall’estero”.
La Uil con il suo segretario Luigi Angeletti conferma le critiche alla Legge di Stabilità e al fatto che la stessa non sostiene la crescita e l’occupazione, che sono due tra i principali problemi economici dell’Italia. Quello che serve è invece una legge per far iniziare la ripresa.
Il segretario della Cisl Raffaele Bonanni ha invece affermato: “Finché non vedremo un provvedimento che mette in relazione l’azione contro l’evasione fiscale con l’abbassamento delle tasse attraverso i proventi che derivano alla lotta all’evasione e finché non vedremo un’azione ferma sulle spese inutili e inefficienti della P.A. non daremo un giudizio positivo”.
I sindacati confederali con i loro segretari sono al presidio davanti a Montecitorio. Anche in altre città ci sono presidi dei sindacati che vogliono soprattutto più difesa del lavoro, che venga riaperta la contrattazione nei settori pubblici, il finanziamento della cig e dei contratti di solidarietà e la rivalutazione delle pensioni.

La Cgil mostra l’emergenza pensionati, quasi il 50% non arriva alla fine del mese

 La situazione dei pensionati in Italia e sempre peggiore, stando ai dati comunicati dalla Cgil. Quasi un pensionato su due non arriva a fine mese ed è costretto a rimandare i pagamenti e ad utilizzare i risparmi. In aumento anche i pensionati che chiedono prestiti per riuscire a vivere e a pagare le spese. Un pensionato su quattro spende invece tutto quello che riceve dalla pensione.
I dati della Cgil mostrano infatti che sono il 46,2% i pensionati che non riescono ad arrivare alla fine del mese senza patemi. Lo studio è stato realizzato dallo Spi-Cgil insieme all’Ipsos e riguarda il potere di acquisto e i consumi dei pensionati italiani. Il 24,3% arriva a fine mese senza problemi, ma è costretto a spendere tutta la pensione che riceve. Quelli che arrivano alla fine del mese e riescono anche a risparmiare sono il 29,5%. Anche questi pensionati però sono costretti a fare delle rinuncie. I consumi sono stati tagliati e soprattutto quelli considerati superflui sono stati eliminati. Questo riguarda un po’ tutti i pensionati sia quelli che arrivano e sia quelli che non arrivano alla fine del mese. Oltre alle spese superflue, tra i pensionati c’è anche chi è costretto a tagliare le spese importanti, il 21%, e le spese necessarie, l’11,8%.
Tra i pensionati aumentano quindi quelli che vivono in situazioni di difficoltà economica grave. Queste persone sono costrette a tagliare le spese anche necessarie e la situazione sembra essersi aggravata nell’ultimo anno. I pensionati che vivono in maniera dignitosa sono solo il 20,4%, più o meno uno su cinque.
Una delle conseguenze di questa situazion e è la contrazione delle spese. Il 37% dei pensionati ha ridott0 anche le spese alimentari, un livello di più alto di quello della popolazione generale. Le spese che riguardano lo svago o la vita sociale sono quelli che hanno avuto la riduzione maggiore. Il 60% dei pensionati ha infatti ridotto le spese per viaggi, ristoranti, bar, cinema e teatro. Le spese per l’abbigliamento hanno avuto una riduzione alta, ma fa forse più notizia la diminuzione delle spese per giochi e lotterie.
I dati della Cgil mostrano quindi come i pensionati stiano messi economicamente peggio del passato, ma anche come questi svolgano ancora un ruolo importante nella famiglia aiutando i figli e i nipoti giovani, altra categoria sociale in emergenza, soprattutto se non hanno o hanno perso il posto di lavoro. I pèensionati che aiutano la famiglia sono il 42,6%.