Sindacati contro McDonald’s

 Ne avevamo parlato anche noi qualche giorno fa. 3000 nuovi posti di lavoro grazie a McDonald’s Italia a partire da quest’anno, pubblicizzati attraverso un’imponente operazione di marketing che prende spunto dal primo articolo della nostra Costituzione:

L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. 3.000 nuovi posti li mettiamo noi.

Ma questa campagna pubblicitaria non è piaciuta alla Cgil che parla di un inganno vero e proprio: secondo il sindacato, infatti, l’offerta di McDonald’s riguarderebbe solo contratti che prevedono poche ore di lavoro e in orari notturni o nei festivi. Quindi, è vero che i posti di lavoro ci sono, ma sono di scarsa qualità.

Ovviamente McDonald’s non ha lasciato l’accusa senza risposta e fa sapere che la multinazionale

McDonald’s crede in questo Paese e per questo oggi investe, aprendo in Italia oltre cento nuovi ristoranti. Stiamo assumendo a tempo indeterminato, non licenziando e consideriamo fuori luogo queste critiche. Forse la Cgil potrebbe rivolgere la propria attenzione a quelle aziende che non offrono contratti altrettanto sicuri o che licenziano. In questo periodo non sono poche.

E anche Elsa Fornero è dello stesso avviso: meglio un posto di lavoro a poche ore settimanali che nessun posto di lavoro. L’importante è creare del movimento nel mercato del lavoro e non ci si può aspettare che un’azienda, anche se si tratta di una grande multinazionale, proponga contratti a tempo indeterminato in un periodo di tale incertezza economica.

Edilizia, persi 500.000 posti di lavoro in 4 anni

Non c’è pace per il settore dell‘edilizia. Da più parti sentiamo dire che si tratta di uno di quei comparti destinati a trainare l’economia italiana, sempre più soggetta ad una crisi di natura morale e occupazionale.

Il mercato immobiliare, però, stenta a decollare e, anzi, finisce sempre più in un baratro dal quale non si vede neanche un minimo spiraglio di luce.

La Cgil ha ben fotografato la situazione in corso, in un quadro che si protrae da ben quattro anni.

Il verdetto, sempre più definitivo e sempre meno provvisorio, è il seguente: il settore dell’edilizia italiana appare stremato, al capolinea e senza possibilità di sbocchi positivi per le costruzioni in virtù di una mancanza sempre più significativa della domanda.

Non c’è da girarci intorno più di tanto, giacché la causa principale della forte inversione di tendenza che si verifica da quattro anni a questa parte per un settore che fino al 2008 era lanciatissimo, è sempre la stessa. Parliamo, naturalmente, della crisi economica. Una fase di collasso che implica da ormai qualche tempo a danni di ordine strutturale e congiunturale.

Così, il settore costruzioni, si avvia inesorabile a concludere anche il 2012 in peggioramento, e senza grossi lasciare spiragli per il prossimo anno.

Chiaro e conciso l’attacco di Schiavella della Cgil alle istituzioni. “La situazione è preoccupante – afferma uno dei massimi esponenti del sindacato – e il governo continua a non azzeccarne una per rilanciare il settore”.

L’edilizia perde colpi su colpi, in particolar modo nelle regioni del Sud. Oltre a ciò, va fatta la conta dei danni anche per quanto riguarda il marcato apporto del comparto all’occupazione. Il record del crollo dei posti di lavori si registra in Sardegna nella provincia di Sassari, dove si è giunti ad un pesante passivo (-47%).

Conferma il triste dato, allargandolo a tutta la Penisola, la Cgia di Mestre, secondo la quale nell’anno che volge al termine sono rimaste senza lavoro più 600mila persone.

Cgil non firma accordo tra Sindacati e Mps

Durante la scorsa notte è stato trovato l’accordo quadro per il piano del taglio dei costi del personale Mps. Il Piano riguardante i dipendenti del Monte dei Paschi di Siena è previsto dal piano industriale.

I sindacati Fabi e Fiba di Cisl, i sindacati Ugl e Uil hanno firmato l’intesa. La notizia è che Cgil/Fisac ha invece rifiutato di firmare, considerando ‘inaccettabile’ la proposta. Tra i ‘si’ anche Dircrdito, Sinfub e Unisin.

Soltanto il 55% degli iscritti al Sindacato, dunque, ha firmato l’accordo, così come solo la metà dei lavoratori della banca toscana lo ha accettato. Dati che parlano chiaro.

In base all’intesa queste sono le modifiche attuate al piano:

– 1100 esternanizzazioni e non più 2.360 inizialmente – – – Sarà attivato un fondo di solidarietà per l’esodo agevbolato di quasi un migliaio di altri dipendenti.

– 1000 lavoratori usciranno da Monte dei Paschi entro il 31 dicembre 2017. A loro disposizione ci sarà un fondo di sostegno al reddito, interamente finanziato dai lavoratori.

Perché Fisac/Cgil non ha firmato l’accordo?

Secondo il Sindacato i dipendenti che allo scadere dell’anno 2012 hanno maturato il diritto alla pensione sono obbligati ad uscire da Monte dei Paschi. Un esodo ‘obbligatorio’, frutto della poca disponibilità della Banca senese a trovare alternative economiche che, secondo Cgil, sono possibili. Possibili alternative che il sindacato aveva offerto e che l’azienda ha rigettato.

Per Cgil quello di Mps è un duro attacco alle modalità di contrattazione integrativa aziendale.

Nel frattempo, oggi, il Consiglio di Amministrazione del Monte dei Paschi esaminerà d’accordo e valuterà l’intesa sul taglio dei costi del personale.

Governo e parti sociali firmano per la produttività, ma la CIGL rimane fuori

 Ieri sera è stato finalmente raggiunto l’accordo per la produttività. Il primo ministro Monti si è detto soddisfatto dell’accordo e auspica un ripensamento della CIGL, che ieri non ha firmato. E’ proprio Susanna Camusso, segretario del sindacato, a ribadire le sue perplessità sul contenuto dell’accordo.

E’ stata scelta una strada sbagliata per cui il contratto nazionale non tutelerà più il potere d’acquisto dei lavoratori. Il punto più critico dell’accordo è che abbassa i salari reali. Il governo scarica sul lavoro i costi della crisi e le scelte per uscire dalla crisi abbassando i redditi da lavoro.

Di tutt’altro avviso i rappresentanti degli altri sindacati, per i quali, invece, l’accordo sulla produttività è il primo passo importante per uscire dalla crisi in cui si è arenato il paese. Ma allora, perché la CIGL non ha voluto apporre la sua firma?

In primo luogo perché i 21 miliardi di euro stanziati dal governo serviranno a detassare i salari ma non le tredicesime. In secondo luogo i nuovi contratti nazionali previsti dall’accordo gli aumenti salariali saranno legati al raggiungimento degli obiettivi, il che potrebbe portare ad una disparità dei minimi nelle categorie lavorative interessate.

Un altro punto che ha portato la CGIL a non firmare è la nuova flessibilità prevista dall’accordo, secondo il quale le imprese potranno definire nuovi orari e nuove mansioni, il che vuol dire che potrebbe anche essere ridotta la retribuzione, meccanismo questo che ora è impedito da apposite norme del codice civile.

Contrazione del reddito delle famiglie italiane

 A mettere in evidenza la situazione critica delle famiglie italiane è uno studio condotto dal Centro Europa Ricerche (Cer) in convenzione con l’Ires Cgil, nel quale è stato analizzato l’andamento del reddito disponibile per le famiglie nel periodo compreso tra il 2008 e il 2014.

Il 2008 è l’anno incriminato, quello in cui è iniziata la contrazione economia che, secondo lo studio, in questo 2012 raggiungerà il suo tetto massimo: gli analisti hanno stimato un -4,3%, quasi il doppio del dato riferito al 2009, anno che, fino ad ora, è stato considerato come quello più difficile di tutti.

Secondo Danilo Barbi, segretario confederale della CGIL, non si può più parlare di semplice recessione, ma, dati alla mano, il termine adatto a questa situazione è depressione economica, con scenari che possono essere paragonati a quelli del dopoguerra.

La contrazione del reddito ammonta a quasi 90 miliardi di euro. E le decisioni che l’esecutivo sta prendendo non potranno che portare ad un peggioramento ulteriore delle stime.

I dati dello studio descrivono la violenta emergenza dei redditi che incide radicalmente sulla crescita e sull’occupazione. Il tutto infatti si registra in un Paese come il nostro in cui l’80% del Pil e’ fatto dalla domanda interna. Le dichiarazioni del ministro Fornero sono sciagurate quanto incredibili, vista la drammatica situazione dei salari.

Questo il commento di Bardi in merito alla proposta di rinuncia all’indicizzazione degli aumenti salariali all’inflazione in via automatica.

Accordo raggiunto su produttività, ora il confronto con i sindacati

 E’ arrivato ieri in tarda serata l’accordo sulla produttività per il rilancio dell’economia italiana dopo un lungo dibattito tre le principali associazioni di imprese italiane. Al tavolo della discussione erano presenti Confindustria, Abi, Ania, Rete Imprese Italia e Alleanza delle Cooperative che hanno stilato un primo documento che appiana le divergenze dei giorni scorsi.

Il documento condiviso sarà il punto di partenza per aprire il confronto con i sindacati, incontro che Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, chiede con urgenza.

Dal canto loro i sindacati hanno già iniziato a mettere importanti paletti sulle trattative: nessun confronto sarà possibile se si mettono in discussione le attuali condizioni salariali dei lavoratori e i loro diritti. Susanna Camusso, leader della CGIL, teme che a difendere le posizioni delle aziende arrivi anche il Governo: fatto, questo, che porterebbe ad una ulteriore riduzione del potere di contrattazione dei lavoratori e delle associazioni che li rappresentano, riferendosi alle ipotesi proposte da Elsa Fornero  circa il depotenziamento degli automatismi contrattuali e la rinuncia all’indicizzazione automatica dei salari all’aumento dei prezzi.

Sulla stessa linea della Fornero anche Corrado Passera, Ministro dello Sviluppo, che ribadisce:

Gli automatismi salariali che non tengono conto delle differenze di settore e di azienda, non sono utili per rendere più competitivo il Paese.

 

Camusso: “Fiat peggior ambasciatore dell’Italia nel mondo”


Susanna Camusso continua a non digerire le scelte della Fiat, in particolar modo le decisioni inerenti al licenziamento di 19 operai dello stabilimento di Pomigliano D’Arco. Dopo aver scritto una lettera aperta al direttore del Corriere della Sera, il Segretario CGIL aggiunge nuove opinione durante l’ospitata a Che tempo che fa, trasmissione condotta da Fabio Fazio. Opinioni che suonano dure:

“Fiat oggi il peggiore ambasciatore che l’Italia può avere nel mondo”.

Alla Camusso la scelta del Lingotto di licenziare diciannove operai di Pomigliano per assumere diciannove operai scritti alla Fiom sottostando alle richieste della Corte d’Appello di Roma proprio non va giù.

 “Non esistono precedenti di una scelta di questo tipo, che parla della Fiat più di tanti ragionamenti, dando un’idea di comando, di divisione, di rapporto sempre autoritario: un’idea O mi obbedisci o non esisti.”

La Camusso considera la scelta dei licenziamenti di Pomigliano emblematica dell’identità della Fiat:

“Parla del Lingotto più di tanti ragionamenti. C’è un’idea di comando, di divisione, di rapporto autoritario, di assoluto disinteresse per le qualità professionali, per il tipo di lavoro che si fa”.