E’ iniziata in BCE l’era di Christine Lagarde: un periodo che se la conferenza stampa da lei tenuta è un’anticipazione del futuro, di certo ci si dovranno aspettare azioni ben diverse da quelle alle quali si era abituati con l’ex presidente Mario Draghi.
Christine Lagarde
Il monito di Lagarde: “Bce acquisti Titoli di Stato”
Christine Lagarde, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, è stata molto chiara in giornata. La possibilità di una recessione dell’Eurozona, la quale secondo le stime è possibile al 35-40% ovvero a un valore non insignificante, è più che reale.
Il FMI dice addio alla libera circolazione dei capitali?
Christine Lagarde, pur mantenendo blandi i termini della sua dichiarazione, ha dato il via a quella che potrebbe essere la svolta epocale per il Fondo Monetario Internazionale:
Non è scontato che una liberalizzazione totale sia un obiettivo appropriato per tutti i paesi e in tutti i tempi. I flussi di capitale possono avere benefici importanti per singole nazioni tra i membri del Fondo e nell’economia globale, ma comportano anche rischi, perché possono essere volatili e vasti in rapporto alle dimensioni dei mercati domestici.
Con queste parole il Fondo Monetario Internazionale si dota di una nuova arma: il capital controls al fine di difendere la stabilità di economia e mercati globali. Il documento che è stato presentato ieri ha fatto scalpore nel mondo dell’economia, soprattutto perché segna il passaggio del FMI da un liberismo spinto a posizioni meno aperte, sullo spunto di ciò che si verifica nelle economie emergenti, paesi come il Brasile, l’Islanda, la Corea Sud etc, in cui i governi hanno adottato misure che limitano i movimenti di capitali.
Nel documento, infatti, si sottolinea come la libera circolazione dei capitali più di una volta è stata seguita da destabilizzazioni finanziarie (il Messico nel 1994-95, la Turchia nel 1994 …) e come, per contro, economie “meno aperte” hanno reagito meglio alla crisi attuale.
Lagarde: priorità all’unione bancaria
Christine Lagarde ha parlato ieri alla conferenza sull’Eurozona promossa dal ministero delle finanze francesi e, anche in accordo con quanto già espresso da Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea, dice che la crisi nella zona dell’Euro non è ancora terminata e che tutti i paesi della moneta unica devono ancora lavorare sulle giuste contromisure da mettere in atto, prima tra tutte l’unione bancaria.
Lagarde sostiene anche che ciò che hanno fatto i governi coinvolti fino ad ora ha portato a grandi risultati, ma la strada da percorrere è ancora lunga
La situazione economica nella zona euro resta fragile. La forte recessione nei Paesi periferici della zona euro persiste, e ha causato effetti anche nei Paesi partner, soprattutto in materia di disoccupazione. L’area euro deve dotarsi di politiche economiche “asimmetriche” quando necessario, con i Paesi in surplus che, attraverso l’aumento dei redditi reali, possono sostenere la crescita di quelli in deficit.
L’unione bancaria è quindi una priorità, in quanto si configura come l’unico sistema per evitare che gli shock a livello nazionale diventino sistemici. Il passo successivo è quello della ricapitalizzazione delle banche profittevoli ma sotto capitalizzate, che dovrebbe anche prevedere una stessa supervisione per tutti gli istituti dell’Eurozona.
Non deve avvenire che il processo di unione bancaria sia frammentato: deve esserci chiarezza sul calendario, sulle misure, sulla coerenza del processo. Ciò è necessario per una chiarificazione del paesaggio nell’Eurozona e per spezzare il circolo perverso tra crisi del debito sovrano e crisi bancaria.