Fondo per i mutui per le giovani coppie – requisiti di accesso

 Con la presentazione, entro la fine del mese di agosto, della bozza di riforma del sistema di tassazione degli immobili italiani, il Governo ha intenzione di promuovere anche l’ acquisto delle abitazioni, agevolando l’ accesso al credito da parte delle fasce meno abbienti ed in particolare dei giovani. 

Perché in Italia è difficile accedere al mutuo

 Il settore immobiliare italiano è uno dei settori economici maggiormente colpiti dai rovesci della crisi che da molto tempo sta interessando il Paese. Nel giro di pochi mesi è infatti diminuito sia il numero delle compravendite immobiliari, sia, di conseguenza, il volume d’ affari generato dai prodotti finanziari dedicati all’ acquisto di abitazioni.

Nuovi finanziamenti per il Fondo per i mutui alle giovani coppie

 Da molti mesi la casa è al centro delle attenzioni del Governo, che in questo momento è al lavoro sulla riforma complessiva del sistema di tassazione degli immobili italiani, insieme di provvedimenti e nuovo assetto normativo che coinvolgerà sia i proprietari di prima casa, sia coloro che sono proprietari di più immobili e li concedono in locazione.

Piano Casa – Le idee allo studio del governo per il rilancio del settore immobiliare

 Il mercato immobiliare italiano è in grave crisi: le banche non concedono mutui se non a fronte di ampie garanzie, ma le famiglie italiane, alle prese con la contrazione del mercato del lavoro, non ne possono dare. La situazione è ancor peggiore per i giovani, che non hanno un lavoro e, quando il lavoro, sono i contratti posti in essere che non piacciono alle banche.

Per questo il governo sta pensando ad un Piano Casa che risolva i principali problemi del settore immobiliare – credit crunch e mancanza di lavoro – con apposite garanzie a tutela dei cittadini e delle banche che dovrebbero produrre una crescita del 3-5% del mercato immobiliare, circa 2 miliardi di euro.

Sono già molti dubbi sollevati sull’effettiva efficacia di questo Piano, nonostante non abbia ancora visto la luce. Cerchiamo di capire il perché analizzando cosa dovrebbe prevedere il Piano Casa allo studio del Governo.

► Gli interventi incentivati dal Conto Termico 2013

Il ruolo della Cassa Depositi e Prestiti

Nell’ultimo anno in Italia si è dimezzata la quantità di denaro concesso dalle banche: nel 2011 le banche hanno erogato prestiti per 55 miliardi di euro, nel 2012 il credito si è ridotto a soli 26 miliardi.

Per questo nel Piano Casa allo studio del Governo Letta giocherà un ruolo fondamentale la Cassa Depositi e Prestiti. Da un lato, infatti, la Cassa metterà a disposizione due miliardi di euro per l’erogazione di nuovi mutui che abbiano la finalità dell’acquisto dell’abitazione principale, per la riqualificazione energetica e per le ristrutturazioni.

Le banche, inoltre, potranno finanziare i prestiti e i mutui per l’acquisto e le ristrutturazioni con obbligazioni bancarie garantite dalla Cassa Depositi e Prestiti

Il Piano Casa potrebbe anche prevedere ulteriori di due miliardi di euro in investimenti per l’housing sociale.

► Cosa incide sull’erogazione del mutuo

Fondo di garanzia per i mutui

Il Piano Casa prevede, al momento, anche uno stanziamento di 60 milioni di euro per il Fondo di garanzia per i mutui a favore di giovani coppie, genitori soli con figli piccoli, lavoratori atipici, un provvedimento che si pone a favore soprattutto dei giovani sotto ai 35 anni che non hanno un contratto a tempo indeterminato.

Molto probabilmente verranno introdotti dei requisiti per l’accesso al Fondo Garanzia per i Mutui, come un reddito Isee inferiore ai 40 mila euro e altri che riguarderanno la tipologia dell’immobile che si vuole acquistare: il prestito potrà essere di un massimo di 200 mila euro per un immobile, non di lusso, di un massimo di 95 metri quadrati.

Il Fondo di Garanzia per i Mutui andrà anche a sostegno di chi ha già acceso un mutuo ma non può più sostenerne le rate: il Governo dovrebbe finanziare 40 milioni per il pagamento degli interessi delle rate sospese, per un massimo di 18 mesi.

Anche in questo caso saranno previsti dei criteri per l’ammissione alla Garanzia: il mutuo deve gravare più del 30% del reddito che dovrà comunque essere inferiore a 30.000 euro; l’ipoteca deve rimanere sotto i 250 mila euro. Per ottenere l’aiuto, inoltre, si dovrà dimostrare di aver perso il lavoro o l’autosufficienza necessari al pagamento delle rate del mutuo.

► Perché sarà sempre più conveniente il tasso variabile

E chi paga l’affitto?

Gli inquilini, che ogni mese, come accade a chi ha un mutuo da pagare, hanno da versare l’affitto al padrone di casa, se si trovano in difficoltà potranno usufruire di due fondi di garanzia: uno è un fondo di circa 60 milioni di euro per l’erogazione di contributi integrativi per il pagamento dei canoni di locazione, al quale potranno accedere i cittadini con reddito annuo complessivo non superiore a due pensioni minime Inps, ma solo se il canone è maggiore del 14% reddito; il secondo fondo, per il quale si prevede di stanziare 40 milioni di euro, servirà per la copertura della morosità incolpevole, per evitare che chi ha sempre pagato regolarmente l’affitto ma non può più provvedere perché disoccupato, in mobilità o in cassa integrazione subisca lo sfratto.

Le nove ipotesi di Saccomanni per la riforma dell’IMU

Come anticipato anche nei giorni scorsi, una delle priorità del Governo Letta per il breve periodo sarà la presentazione della bozza della riforma del sistema di tassazione degli immobili italiani entro la fine del mese di agosto. Per questo il Ministro dell’ Economia e delle Finanze, Fabrizio Saccomanni, da tempo a lavoro per trovare una soluzione al problema IMU, ha presentato nelle ultime ore un documento riassuntivo con le varie proposte che sono oggi al vaglio.

> Saccomanni fa il punto della situazione su IMU, PIL e PA

Il documento, pubblicato sul sito del Ministero, comprende in totale nove ipotesi e riporta in aggiunta anche le eventuali eventuali conseguenze fiscali in caso di approvazione, nonché i diversi punti di debolezza e punti di forza di ogni proposta.

Il discorso sull’IMU degli immobili della Chiesa

Inoltre, accanto ad ogni possibile soluzione, viene riportato anche il suo costo per le casse dello Stato. Ecco quali sono.

Perché è urgente la riforma del catasto

  1. Esenzione totale dal pagamento per l’ abitazione principale. Costo = 4 miliardi di euro.
  2. Incremento della detrazione prevista per la prima casa. Costo = da 1,3 a 2,7 miliardi di euro a seconda dell’aumento della detrazione.
  3. Rimodulazione selettiva dell’ esenzione dal tributo sulla base di una serie di parametri – valore, reddito – isee – mercato immobiliare.  Costo = da 1 a 2,3 miliardi di euro a seconda della rimodulazione.
  4. Rimodulazione dell’ importo dell’ IMU relativo all’ abitazione principale sulla base di altri tributi – si parla di Irpef o di Tares, ma anche di crediti di imposta e detrazioni. In questo caso lo stato potrebbe avere recuperi da 2 a 4,3 miliardi di euro.
  5. Deducibilità dell’ Imu per le sole imprese. Costo = 1,2 miliardi di euro.
  6. Restituzione ai Comuni del gettito derivante dagli immobili ad uso produttivo. Costo = 4,6 miliardi di euro.
  7. Incremento dell’ Irpef ma abolizione della relativa addizionale comunale. Costo = 3,6 miliardi di euro.
  8. Introduzione al posto dell’ IMU di una service tax di competenza degli enti locali, con revisione della Tares.
  9. Abolizione della prima rata dei versamenti IMU sospesi. Costo = 2,4 miliardi.

Le principali novità della riforma del catasto

Sebbene le proposte in esame siano molto numerose e comportino, a seconda dei casi, sgravi per le famiglie o costi per lo Stato, il Ministro in persona sembra propendere per l’ ipotesi della introduzione di una service tax che attribuisca agli enti locali maggiori poteri decisionali in merito.

Questa ipotesi comporterebbe, inoltre, comunque l’ esenzione dall’ IMU per le abitazioni principali e la rimodulazione della Tares, che non subirebbe in questo modo incrementi. E’ quella che il Mef definisce una proposta ad alta efficienza.

Calano i tassi dei mutui ma le vendite non decollano

 Le compravendite  immobiliari potrebbero beneficiare in questo periodo della felice congiuntura di due fenomeni positivi:

  1. l’ abbassamento del tasso dei mutui
  2. il calo generale dei prezzi di vendita degli immobili.

Le principali novità della riforma del catasto

 Proprio in questi giorni il Parlamento sta lavorando assiduamente sul testo del nuovo disegno di legge che traccerà le direttive della futura riforma del catasto, da tempo riconosciuta come una delle “emergenze” amministrative e fiscali del Paese.

Perché è urgente la riforma del catasto

 La campagna elettorale si è giocata sui temi fiscali, in particolare il riferimento di tutti i discorsi dei politici in corsa è stato alla tassa sugli immobili. Un tema sul quale si sono divise nettamente la Destra e la Sinistra. L’ex ministro Mara Carfagna, ospite di In Onda, il programma d’informazione di La7, ha ribadito che il suo partito ha promosso a lungo la sospensione, o l’abolizione dell’IMU al fine di far ripartire i consumi degli italiani.

Come si calcola e come si paga la Tares

In realtà a preoccupare sul lungo periodo è l’immobilità registrata sulla riforma dei dati catastali. In questo momento, infatti, nel nostro paese a rischiare di più sono coloro che abitano nelle periferie e posseggono soltanto una prima casa. Tutto l’apparato catastale, infatti, poggia ancora su una normativa del 1939 che prendeva le mosse dai proprietari degli immobili senza grandi differenze tra chi abitava in centro e chi abitava nelle periferie.

Imu: modello def e istruzioni

Adesso invece, urge l’aggiornamento della legislazione alla situazione del paese. Il principio di riferimento è sempre lo stesso: fare in modo che chi ha di più, paghi di più. Chi possiede più case, deve pagare più tasse ma deve essere più equa anche la differenziazione delle imposte. Chi abita in centro non può pagare meno di chi abita, ad esempio in periferia.

Cos’è e come funziona la polizza anti terremoto

 Il Governo Letta sta mettendo mano alla riforma della Protezione Civile voluta dal precedente governo Monti. Una riforma che prevede, se tutto rimarrà come anticipato, che lo Stato non pagherà più per i danni causati da alluvioni, terremoti e altri tipi di calamità naturale.

► Un’assicurazione obbligatoria per la casa

Diviene quindi necessario per i cittadini italiani, com’è noto l’Italia è un paese a forte rischio sismico, di provvedere autonomamente alla loro protezione in caso di disastro naturale.

Lo scopo del Governo è quello di creare uno stato che sia meno assistenzialista rispetto a come è stato fino adesso e, così, anche limitare le spese che lo stesso deve affrontare in questo tipo di situazioni.

In pratica il Governo sta analizzando due possibili strade da percorrere per proteggere comunque i cittadini in caso di disastro naturale: una soluzione potrebbe essere una defiscalizzazione dei premi per le assicurazioni anti terremoto o la possibilità di una integrazione della spesa per i premi che arriverebbe dalla imprese costruttrici.

La polizza anti terremoto – o polizze che proteggono contro i vari disastri naturali – è un servizio fornito da tutte le compagnie assicurative che costa intorno ai 100 euro ogni anno.

► Il livello di dettaglio delle assicurazioni

Se però alla polizza anti terremoto si vogliono aggiungere anche altre polizze, i prezzi  tendono a raddoppiare per ognuna di loro.

Come e quando si paga la cedolare secca?

 Anche se in misura ridotta e in una unica soluzione, la cedolare secca prevede il pagamento di tutte le tasse e le imposte relative ai contratti di locazione. La cedolare secca permette al locatario di pagare Irpef, addizionali regionale e comunale, imposta di registro (2% sul canone pattuito) e imposta di bollo con un solo versamento o in due rate.

 Contratto di affitto – Clausola di cedolare secca

Le scadenze per il pagamento della cedolare secca

La legislazione in materia prevede che le imposte della cedolare secca debbano essere pagate dal locatario in due rate: una che scade il 16 luglio e uno con scadenza al 30 novembre di ogni anno, con un importo pari al 40% del totale dell’imposizione risultante da versare con la prima rata di luglio e il restante 60% a da corrispondere a novembre.

Unica eccezione prevista è prevista nel caso l’imposta risultante dalla cedolare secca è inferiore a 257,52 euro, che potrà essere pagata in un’unica soluzione alla scadenza di novembre.

► Vantaggi e svantaggi della cedolare secca

Come si paga la cedolare secca?

La cedolare secca deve essere pagata tramite Modello F24 presso le banche o gli uffici postali convenzionati.

I codici tributo da utilizzare per il pagamento sono:

  • 1840 per la prima rata
  • 1841 per la seconda o la soluzione unica
  • 1842 per il saldo.