L’epilogo della cedolare secca

 La cedolare secca ha fallito. Un’intuizione portata avanti dalle colonne del Sole 24 Ore sembra essere confermata negli ultimi report redatti dalla CGIA di Mestre, sempre molto attenta alle evoluzioni del settore immobiliare e non solo.

La cedolare secca, tanto per riepilogare di cosa si tratta, è un’imposta introdotta nel 2011 che ha come obiettivo quello di sostituire le imposte dovute per gli affitti degli immobili. Si applica in alternativa al regime ordinario, dopo una precisa scelta del locatore. La cedolare secca, come spiega bene l’Agenzia delle Entrate, va a sostituire l’Irpef e le relative addizionali, l’imposta di registro, l’imposta di bollo, l’imposta di registro sulle risoluzioni e le proroghe del contratto di locazione, l’imposta di bollo sulle risoluzioni e le proroghe del contratto, qualora fosse richiesta.

► Anche il mercato degli affitti subisce una battuta d’arresto

Secondo la CGIA di Mestre questo strumento non è stato in grado di far uscire allo scoperto il business degli affitti in nero. Questa imposta, che inizialmente si pensava potesse avere molto successo, adesso ha visto la revisione al ribasso delle stime ufficiali.

► L’affitto come alternativa alla crisi

Il conto che si va per certificare l’insuccesso della cedolare secca è molto semplice: introdotta nel 2011, doveva lottare contro gli affitti in nero offrendo un regime agevolato ai non evasori. In due anni l’Erario si è trovato per le mani 5 miliardi di euro in meno e deve fare ancora i conti con un milione di contratti d’affitto non registrati.

► Idealista: sarà l’anno dell’affitto

Nell’UE tutti i prezzi degli immobili in calo

i prezzi delle case continuano a scendere.

► Per l’immobiliare ripresa dal 2014

In questi giorni, i dati Eurostat sull’andamento del settore immobiliare nell’Eurozona, hanno evidenziato un calo dei prezzi del 2,5 per cento che si è prodotto tra il terzo trimestre del 2012 e il periodo omologo del 2011. Se invece andiamo a valutare le condizioni dell’Europa intera, scopriamo che la riduzione del valore della case è dell’1,9 per cento, leggermente più basso ma comunque consistente.

I paesi in cui il calo dei prezzi degli immobili classici è stato più consistente sono la Spagna, l’Irlanda, il Portogallo e l’Olanda dove le flessioni sono state rispettivamente del 12,5%, del 9,6%, del 7,7% e dell’8,7 per cento. Aumentano i prezzi delle case soltanto in Estonia e nel Lussemburgo che fanno registrare rispettivamente il +8,4 e il +7,1 per cento.

Continua la corsa agli immobili di lusso

 Per l’immobiliare ripresa dal 2014

Sembra davvero una favola, è il caso di dirlo, ma è sorprendente come nel momento più acuto della crisi, sia esploso il business dei castelli e delle vecchie dimore nobiliari, tanto che il loro prezzo è salito del 9 per cento dal 2011 ad oggi. Le stime sono state realizzate dall’osservatorio di Immobiliare.it

Se si mettono in relazione questi dati con quelli del Censis riferiti al mercato tradizionale che in due anni ha perso il 45%, si capisce che qualcosa non va. L’Ad di Immobiliare.it spiega così la questione:

Se l’offerta cresce e i prezzi aumentano, significa che c’è anche chi acquista. Ci sono prima di tutto i compratori stranieri, primi fra tutti inglesi, tedeschi e francesi, che cercano dimore di alto valore in Italia. È un tipo di acquisto che sostituisce la villa in Costa Smeralda, ma ha un alto valore romantico. Gli inglesi e tedeschi cercano immobili perfetti, mentre i francesi amano l’idea di restaurare in proprio per riportare alla luce le bellezze del passato.

Calano i permessi per le nuove costruzioni

Il credit crunch è più soft per il nostro paese ma le banche sono disponibili, spiega Bankitalia, a riaprire i rubinetti dei mutui e dei prestiti alle aziende. Meno disponibilità, invece, per quel che riguarda le famiglie che dovranno fare i conti con le poche garanzie che riescono a dare alle banche e con la crisi del mercato immobiliare.

Secondo una recente indagine, non è poi così vero che il ribasso dei prezzi delle case continua in modo indiscriminato, riducendo contestualmente il volume dei mutui ipotecari. Calano, infatti, soltanto i costi delle case già costruite, mentre per quelle in costruzione, per la case nuove, i prezzi restano comunque molto alti.

Una recente indagine dell’Istat sul mercato delle costruzioni fa presagire che non ci sarà un’inversione di tendenza sul breve periodo. Le case nuove o in costruzione, infatti, saranno sempre meno e per la legge della domanda e dell’offerta, a fronte di una domanda stabile, con la diminuzione dell’offerta aumenterà il prezzo.

L’Istat spiega che nel 2012 c’è stata una riduzione dei permessi per le nuove costruzioni, pari al 21,8 per cento. In più è calata anche la superficie utile abitabile, per la quale si registra una flessione del 20,6 per cento. Il periodo peggiore dell’anno, in questi termini, è stato il secondo trimestre del 2012.

Il calo dei permessi a costruire è stato meno consistente per quel che riguarda l’edilizia non residenziale che è diminuita del 10 per cento circa.

Per l’immobiliare ripresa dal 2014

 La ripresa del mercato immobiliare italiano è attesa da molti settori produttivi ed è considerata un indicatore molto importante della salute del paese. L’immobiliare tricolore, nel 2012, ha attraversato un periodo di crisi molto forte. I primi dati statistici parlano infatti di una diminuzione dei prezzi degli immobili e di una diminuzione del numero delle compravendite. 

L’Istat ha spiegato che adesso il ribasso dei prezzi delle case continua ma riguarda soprattutto le case già esistenti perché invece, le nuove costruzioni, vedono crescere un po’ il loro valore.

L’Economist spiega la nostra crisi immobiliare

La crisi che ha vissuto l’Italia non è ancora stata dimenticata, soprattutto da quegli analisti che non vedono di buon occhio l’anno appena iniziato. La crisi potrebbe aver sbilanciato le previsioni sul 2013, quindi anche quest’anno ci sarà la quiete e forse qualche miglioramento sarà possibile dal 2014.

Altri paesi, in Europa, oltre all’Italia, stanno vivendo una situazione simile alla nostra, per esempio la Spagna e il Portogallo dove stanno diminuendo i prezzi delle case. In Germania, al contrario, rispetto al 2011, l’anno scorso si è assistito ad un apprezzamento degli immobili.

S’investe nel mattone ma all’estero dunque, visto che le case sono più appetibili.

I mutui assicurati ancora vincenti

 Sembra un paradosso ma spendere soldi per un’assicurazione, oltre ai costi del mutuo, dà alla banca la garanzia che siete dei debitori credibili. Immaginate di essere davanti alla scelta dell’istituto di credito e di aver trovato il finanziamento che fa al caso vostro.

 Un’assicurazione obbligatoria per la casa

La banca, calcolata la vostra capacità di rimborso, valuta di non avere le garanzie giuste rispetto al rimborso del finanziamento che sta per erogare. Sappiamo che si può diventare credibili di fronte alle banche con un lavoro fisso e un po’ di risparmi in tasca. Altrimenti? L’alternativa è nella sottoscrizione di una polizza che aumenta il peso delle rate mensili ma funge come la firma di un garante.

Se c’è una spesa in più, in questo caso, le banche sono disposte a chiudere un occhio. In passato chiudevano entrambi gli occhi se l’assicurazione era sottoscritta con la compagnia di riferimento della banca, poi ci ha pensato l’Ivass a mettere ordine nel marasma obbligando le banche ad offrire più di un preventivo e obbligando le banche, al tempo stesso, a non chiedere “obbligatoriamente” la stipula di un’assicurazione.

 L’Ivass al posto dell’Isvap

Secondo gli analisti, in un periodo di crisi come quello attuale, i prestiti e i mutui “garantiti” sono la meta cui tendere, così da evitare, per imprevisti spiacevoli, d’indebitarsi ancora di più.

Si può diventare credibili di fronte alle banche

 Le previsioni contrastanti sul settore immobiliare e il fatto che ci siano ancora polemiche sui prezzi delle case, fa pensare che nel 2013, la stretta creditizia dell’anno appena trascorso, si riproduca tale e quale.

Gli esperti ribadiscono che – stato del mercato a parte – ottenere un mutuo è sempre più complicato per cui, nei fatti, occorre avere alcuni requisiti che rendono il cittadino credibile agli occhi degli istituti d i credito. Acquistare un’abitazione, infatti, è più semplice se oltre a rispettare i criteri imposti dalla banca quanto a capacità di rimborso, si hanno anche altre garanzie.

Secondo un’analisi del gruppo Tecnocasa, queste garanzie sono nella stabilità del lavoro e nel gruzzolo di risparmi. Con un contratto a tempo indeterminato e un bel po’ di liquidità sul conto corrente, le porte sui prestiti sono spalancate. Sembra una tautologia ma è quel che deriva da un’analisi molto stringente del 2012.

► Mutui: l’effetto stringente della crisi

I consumatori che più facilmente hanno ottenuto un prestito sono quelli che hanno potuto vantare un posto di lavoro fisso, in un nucleo famigliare dove i portatori di reddito sono più d’uno e i risparmi sono abbastanza per sostenere una quota dell’investimento immobiliare.

Il 2013, a questo punto, non sembra molto diverso dall’anno passato anche se le strategie relative al mercato creditizio, adottate a livello internazionale, possono avere un peso.

Tasse sui mutui per il 45% del valore della casa

 Nell’operazione di compravendita di un immobile è fondamentale conoscere tutti i costi aggiunti rispetto al prezzo della casa comprata. Per esempio le imposte da corrispondere al fisco, l’onorario da versare all’intermediatore, il costo del mutuo, quindi gli interessi dell’eventuale finanziamento acceso.

 Le imposte immobiliari rimpinguano le casse dello Stato

Alla fine dei giochi, secondo un’inchiesta del Sole 24 Ore, il 45 per cento circa del valore dell’immobile acquistato, è praticamente “restituito” all’Erario sotto forma di tasse. Proviamo a spiegare la faccenda.

Il peso del fisco sulle abitazioni è ingente: il 45 per cento del prezzo degli immobili va a finire nelle mani dello Stato visto che in 30 anni, con le tasse versate, il proprietario di una casa riesce quasi a ri-comprare nuovamente l’immobile. Mediamente, in un anno, vanno via tra i 2800 e i 3800 euro d’imposte che si traducono, dopo 30 anni, in un patrimonio di 114 mila euro.

Il discorso è valido soprattutto per i proprietari di una casa che vogliano fare tutto “in regola” senza versamenti di somme in nero ma contando esclusivamente sui propri risparmi. Oggi, in più, le tasse sulla casa sono cambiate e sono aumentate. Dall’Ici si è arrivati all’Imu, dalla Tarsu alla Tares, senza contare tutta l’IVA corrisposta per il pagamento delle utente.

La Tares sarà più alta della Tarsu secondo la Cgia

Secondo la Cgia di Mestre per pagare tutte le tasse, quest’anno, i cittadini dovranno lavorare tutti un giorno in più.

Difficile ma non impossibile scoprire le frodi degli agenti immobiliari

 Si sa che le compravendite immobiliari, non sempre sono accompagnate da dichiarazioni regolari sia rispetto all’attività d’intermediazione, sia riguardo i documenti prodotti che accompagnano acquirenti e venditori dalla scelta dell’appartamento al rogito vero e proprio.

 Crollo del mercato immobiliare. I dati di Confedilizia

Il problema è che nel caso in cui c’è un ritocco sistematico dei documenti, è difficile per l’amministrazione tributaria trovare la frode, ma quando questa risulta evidente, allora parte l’accertamento e di pari passo anche l’accusa di dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici.

La Corte di Cassazione è tornata di recente sull’argomento, in riferimento all’operato di un amministratore di una società immobiliare che aveva registrato in contabilità delle fatture di vendita con importi inferiori a quelli reali e aveva indicato nella dichiarazione annuale degli elementi attivi per un ammontare inferiore e quello reale.

 Mercato casa: prospettive 2013

Nella sentenza numero 2292 della Corte di Cassazione del 16 gennaio 2013, si parla di dichiarazione fraudolenta. L’amministratore della società immobiliare, in quel caso, era stato condannato anche per aver omesso la registrazione di contratti preliminari di vendita e per averli registrati con dati differenti.

In pratica molta della contabilità di questi intermediari era gestita in nero. Il ricorso in Cassazione da parte dell’imputato non ha fatto che confermare l’accusa a suo carico nonostante si provasse a dimostrare di non aver ostacolato in alcun modo l’Amministrazione finanziaria.

Il Mutuo Spensierato di BNL in offerta fino al 28 febbraio

 L’idea della BNL è quella di aggredire il mercato dei mutui con prodotti altamente competitivi e convenienti. È molto interessante la proposta a tasso fisso che per una richiesta tipo di 140 mila euro da rimborsare in 30 anni, propone una rata mensile di 803,71 euro.

A sorpresa il miglior mutuo è quello di BNL

Il TAEG è del 5,91%, quasi due punti percentuali in più di quello proposto per lo stesso prodotto all’inizio della crisi, alla fine del 2010. Si tratta comunque di un mutuo molto competitivo. Il TAEG comprende sia il tasso del 5,60% su cui si calcolano gli interessi, sia le altre spese: quelle iniziali di 1510 euro, quelle ricorrenti di 957,60 euro e l’imposta sostitutiva che parte da 350 euro ed è pari allo 0,25% dell’importo di mutuo erogato nel caso di acquisto della prima casa ed è invece del 2 per cento se l’acquisto è quello di un secondo immobile.

L’unica possibilità a tasso fisso è surrogare con BNL

La promozione nasce all’interno dell’iniziativa Diamo credito al 2013 che ha come obiettivo quello di offrire mutui a tassi scontati rispetto alle condizioni “ordinarie” per tutte le richieste, in questo caso, inoltrate entro il 28 febbraio 2013.
I vantaggi del prodotto sono nel tasso scontato, nell’assenza di spese per l’incasso rata e nell’ampia rete di filiali a disposizione dei consumatori.