Per Confindustria crescita del Pil sopra lo 0,5% a rischio

 Secondo il Centro Studi di Confindustria, le previsioni della crescita del Prodotto interno lordo (Pil) superiore allo 0,5% nel 2014 sono a rischio. La stima precedente di Confindustria era dello 0,7%, mentre ora anche la stima dello 0,5% potrebbe essere ricalcolata al ribasso. Alla base, l’Associazione degli industriali individua due fattori principali che frenano la ripresa. Questi fattori sono da una parte lo scenario globale e, dall’altra parte, la scarsa competitività.

Bankitalia con Visco ha parlato di una ripresa lenta per l’Italia. Ora Confindustria parla di crescita che stenta a ripartire.

 

Squinzi, Confindustria: “liberarsi dalla burocrazia”

 

Sul fronte esterno, quindi, il problema è lo scenario globale. Il report del Centro Studi di Confindustria parla di “grande nebbia dell’incertezza sulla solidità dello scenario globale”.

Sul fronte interno, il problema della competitività e quelli strutturali sono messi in luce: “sul fronte interno operano gli handicap competitivi, strutturali e le lunghe code della crisi”. Si fa riferimento anche alle situazioni di incertezza come quella in Ucraina che sono capaci di minare la già debole fasi di ripresa.

Su questo punto, il report di Confindustria parla del fatto che la possibile escalation in Ucraina con le sanzioni alla Russia potrebbe mettere a rischio 111 miliardi di importazioni dall’Italia. Nel report si legge: “un terzo dell’import russo dall’Italia è riconducibile a beni di consumo che sono i settori made in Italy più esposti a un’eventuale escalation delle sanzioni”.

Sul fronte interno ci sono le vere sfide per la ripresa economica. Secondo viale dell’Astronomia bisogna considerare “gli ostacoli fatti in casa, tutto ciò che rende il Paese poco attrattivo per gli investimenti: dall’eccessiva regolamentazione ai tempi lunghi della pubblica amministrazione, dalla tassazione alta (in particolare il cuneo fiscale) all’inefficienza della spesa pubblica”. Due problemi importanti sono anche la restrizione del credito e i debiti della pubblica amministrazione verso le imprese italiane.

Previsioni di crescita aumentate per il Regno Unito

 Le previsioni ufficiali di crescita economica del Regno Unito sono state aumentate per i prossimi due anni, ma tagliato per gli anni successivi. Le stime dell’Office for budget responsibility (Obr) ha mostrato che il Prodotto interno lordo (Pil) dovrebbe aumentare del 2,7% nel 2014, contro una previsione del 2,4% a dicembre. La previsione di crescita per il 2015 è stata aumentata dal 2,2% al 2,3% e per il 2016 è rimasta invariata al 2,6%. Per il 2017 si passa dal 2,7% al 2,6% e per il 2018 dal 2,7% al 2,5%.

Il cancelliere George Osborne ha annunciato le previsioni nel discorso sul bilancio e ha affermato che l’economia continua a recuperare più velocemente del previsto. L’Obr ha avvertito di possibili rischi che potrebbero minacciare le sue previsioni di crescita. In particolare, si fa riferimento alla possibile escalation della situazione in Ucraina che rischia di portare a una crescita inferiore.

 

Pil del Regno Unito e sterlina

 

Le previsioni di crescita a breve termine e di abbassamento a lungo termine suggerisce, secondo l’Obr, che la capacità dell’economia in termini di sviluppo viene utilizzata più velocemente di quanto previsto.

Osborne ha detto che nonostante i miglioramenti il Paese sta ancora facendo troppi prestiti e poco risparmio, pochi investimenti e non abbastanza esportazioni.

L’Obr ha affermato che i tagli fiscali sono stati solo in parte compensati dagli aumenti delle tasse, con il resto dei soldi che dovrà provenire dai 5,75 miliardi di sterline di tagli alla spesa incentrati sugli anni 2016-2019, cioè dopo le elezioni politiche.

I dati diffusi dall’Ufficio di statistica nazionale hanno mostrato che il tasso di disoccupazione del Regno Unito si attesta al 7,2% alla fine di gennaio.

la Cina prepara nuove misure per crescere come previsto

 La Cina accelererà i progetti di costruzione e di altre misure per sostenere l’economia dopo il rallentamento industriale. Saranno potenziati gli investimenti per la crescita per non mancare il bersaglio dell’espansione economica previsto per quest’anno.

Le misure già stabilite concernono l’espansione della domanda interna e la stabilizzare della crescita. La Cina accelererà quindi i lavori preliminari per la costruzione di progetti di investimento chiave con tempestiva assegnazione dei fondi in bilancio.

 

In Cina rallenta l’economia

 

Questa scelta suggerisce che la profondità del rallentamento sta preoccupando il premier Li, con la crescita che potrebbe essere al di sotto dell’obiettivo del 7,5%. Sullo sfondo di una crescente pressione al ribasso sulla crescita, i segnali della riunione sono sembrati opportuni e necessari. Le misure per stabilizzare la crescita si dovrebbero materializzeranno gradualmente e provocare una modesta accelerazione della stessa.

Goldman Sachs ha abbassato oggi la sua proiezione sulla crescita della Cina nel del primo trimestre e ha inoltre tagliato le sue previsioni per l’intero anno al 7,3% dal 7,6%. Per sostenere l’economia e i consumi si propongono sgravi fiscali e sussidi. Anche gli analisti hanno tagliato le loro previsioni sulla crescita della Cina, con la stima per il primo trimestre che è scesa al 7,4% dal 7,6% del mese di febbraio. Per l’intero anno, la proiezione è scivolata al 7,4% dal 7,5%. Altri analisti prevedono che la Cina allenterà la politica monetaria per contrastare il rallentamento.

I dati rilasciati all’inizio di questo mese hanno mostrato che il capitale fisso di investimento si è ampliato al più lento ritmo dai mesi di gennaio e febbraio del 2001 e le vendite al dettaglio hanno mostrato la crescita più debole dal 2004. La produzione industriale per i primi due mesi è aumentata dell’8,6% rispetto all’anno precedente, con la stima che era al 9,5%.

La Cina potrebbe adottare strategie di stimolo all’economia visti i minori investimenti

 La Cina ha iniziato l’anno in maniera debole per quanto concerne la crescita degli investimenti. Il livello più basso dal 2001 cui si associa un’inaspettata lenta produzione industriale.

Il Presidente Li Keqiang, nella sua conferenza stampa annuale a Pechino, ha indicato di essere fiducioso sul raggiungimento degli obiettivi economici per il 2014 che afferma essere a portata di mano. Due ore più tardi, i dati hanno mostrato che la produzione industriale è aumentata in gennaio e febbraio rispetto all’anno precedente al livello più basso dall’inizio della crisi finanziaria globale, mentre le vendite al dettaglio sono cresciute al tasso più lento dal periodo del 2004.

 

In Cina rallenta l’economia

 

Questi dati fanno aumentare le probabilità che la Cina adotti delle misure per stimolare la crescita. Queste minacce per l’occupazione, per i redditi e per l’obiettivo di crescita del 7,5% metteranno a dura prova la volontà della dirigenza del Paese di frenare l’inquinamento che soffoca le grandi città, le ombre del sistema bancario e il controllo dei rischi provenienti da un boom del credito. Le riforme e l’obiettivo di crescita sono da proteggere e si potrebbe essere vicini quindi a una decisione che concerni uno stimolo per l’economia.

L’indebolimento dello yuan di quest’anno e il calo dei tassi di interesse interbancari indicano che il governo sta già cercando di aiutare l’economia. La Cina è stata in grado di realizzare gli obiettivi economici dello scorso anno senza l’utilizzo di misure di stimolo a breve termine, come ha detto il Presidente che ha espresso fiducia per quest’anno.

Ci potrebbe essere una risposta in termini di politica economica selettiva invece di uno stimolo a tutto campo. Possibili misure comprendono la riduzione delle barriere agli investimenti privati e accelerare la spesa per le infrastrutture come le metropolitane. La commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme ha approvato per quest’anno piani per cinque progetti ferroviari con investimenti previsti per un totale di 142,4 miliardi di yuan.

Parlando dopo la riunione annuale del Congresso Nazionale del Popolo, Li si è impegnato contro i rischi finanziari e per limitare l’inquinamento. Parlando di espansione economica, ha detto che le principali preoccupazioni del governo sono i posti di lavoro e i mezzi di sussistenza e che è secondario che la crescita sia un po’ più alta o un po’ più bassa rispetto all’obiettivo del 7,5%.

L’economia cinese cresce meno delle attese

 La produzione industriale, gli investimenti e la crescita delle vendite al dettaglio in Cina si sono raffreddate più di quanto stimato in gennaio e febbraio, segnalando un rallentamento economico che rende l’obiettivo di espansione del governo più difficile da raggiungere.

La produzione industriale è aumentata dell’8,6%, l’avvio di anno più debole dal 2009. Le vendite al dettaglio sono avanzate dell’11,8%, il ritmo più lento dal 2004. L’aumento del 17,9% degli investimenti in capitale fisso è stato il più basso da 13 anni.

 

Il Made in China verso il tramonto superato dal Vietnam e da altri paesi

L’inizio dell’anno per la Cina non è stato quindi di crescita, mentre il premier Li Keqiang aveva indicato alla nazione che raggiungerà l’obiettivo di crescita flessibile del 7,5%. Il rallentamento può testare l’impegno del Partito Comunista di affronatre il debito e l’inquinamento. In tutti i casi la decelerazione della seconda più grande economia del mondo è molto veloce. Il governo cinese potrebbe tagliare il coefficiente di riserva o fare qualche allentamento entro pochi giorni per mantenere l’obiettivo di crescita del 7,5%.

Il rallentamento dell’economia cinese è piuttosto insolito nella storia economica degli ultimi dieci anni e le cifre di oggi mostrano una certa debolezza. Negli ultimi anni la Cina è cresciuta più degli altri Paesi essendo il principale tra i Paesi emergenti.

I dati rilasciati in precedenza, prima di febbraio, hanno mostrato esportazioni inaspettatamente crollate. I dati di oggi hanno mostrato anche che il valore delle case vendute è sceso del 5% rispetto agli stessi due mesi di un anno fa.

In un conferenza il Presidente Li ha affermato che il target di crescita del Pil è di circa il 7,5% e questo significa che c’è un certo grado di flessibilità.

In Europa la produzione industriale scende inaspettatamente

 Nella zona euro la produzione industriale è scesa inaspettatamente a gennaio sottolineando la fragilità della ripresa del blocco della moneta dalla recessione. Eurostat ha affermato che la produzione industriale è scesa dello 0,2 dal mese di dicembre. Rispetto all’anno precedente la produzione è aumentata del 2,1%.

Mentre l’economia dell’area dell’euro si è ampliata per tre trimestri consecutivi, il ritmo di crescita non ha superato lo 0,3%. La disoccupazione rimane vicina al record e l’inflazione è rimasta al di sotto del 2% previsto dalla Banca centrale europea (Bce).

 

Banca Centrale Europea, lascia i tassi di interesse invariati

 

Il presidente della Bce Mario Draghi ha affermato che i rischi per le prospettive economiche dell’area euro continuano a essere presenti. Il 6 marzo la banca centrale di Francoforte ha lasciato il tasso di rifinanziamento principale invariato al minimo storico dello 0,25%. La Bce aspetta di vedere miglioramenti non solo in termini di crescita, ma anche di tasso di disoccupazione. La politica monetaria non è cambiata proprio perché la ripresa è ancora debole e ci sono dati che non fanno pensare a un miglioramento contestuale della situazione economica dell’Europa se non in alcuni indicatori che, seppure importanti, non sono così pregnanti.

La produzione di energia in Europa è scesa del 2,5% e la produzione di beni di consumo durevoli è diminuita dello 0,6%. Questi sono altri due indicatori che mostrano come la ripresa non si è ancora inserita nel binario della stabilità. La produzione industriale in Germania, che è la più grande economia europea, è aumentata dello 0,4% dopo un calo dello 0,1% nel mese di dicembre, come ha detto Eurostat. In Francia, la produzione è scesa dello 0,3% mentre è aumentata dell’1% in Italia.

Le imprese manifatturiere inglesi crescono più del previsto

 La produzione manifatturiera nel Regno Unito è aumentata più del previsto nel mese di gennaio. La produzione industriale, che include utility e miniere, è aumentata dello 0.1% mentre il maltempo ha colpito la produzione di petrolio e gas.

La ripresa è in corso nel Regno Unito, anche se gli investimenti e le esportazioni devono continuare a crescere per sostenerla, come ha affermato il Presidente di Bank of England Carney. I funzionari si sono impegnati a contenere il tasso di interesse al minimo storico dello 0,5%, almeno fino a quando la disoccupazione, ora al 7,2%, non scende al 7%.

 

La Gran Bretagna è l’economia a più rapida crescita in Europa Occidentale

 

Le indagini recenti suggeriscono che la ripresa della produzione manifatturiera dovrebbe mantenere il suo ritmo recente nei prossimi mesi. I dati relativi alla produzione industriale di gennaio portano ulteriori segnali incoraggianti sulla ripresa economica.

Nove su tredici settori manifatturieri hanno aumentato la produzione, guidati da un aumento di 6,2% della produzione di articoli in gomma e materie plastiche. La pressione al ribasso è venuta da un 13,9% di calo della produzione farmaceutica, il più grande calo mensile dal 1968 .

I dati recenti forniscono un supporto all’ampliamento della ripresa per gli investimenti delle imprese, ma questa è nelle fasi iniziali.

Il vice Governatore Charles Bean ha detto che una ripresa sostenuta richiede un cambiamento delle esportazioni nette, e una moneta forte non è particolarmente utile per facilitare il riequilibrio.

L’estrazione di minerali è diminuita del 3,4% nel mese di gennaio, con l’estrazione di petrolio greggio e gas naturale che è caduta del 5,8% a causa del maltempo che ha ostacolato la produzione nel Mare del Nord.

Padoan spiega il taglio del cuneo fiscale e si aspetta la crescita in 2-3 anni

 Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ieri ha partecipato alla riunione dell’Ecofin con i ministri delle finanze dei Paesi europei. Per Padoan è stato il debutto tra ministri dell’Eurozona e ha parlato dei tagli fiscali che il governo vuole fare sul cuneo fiscale e che saranno finanziati dalla minore spesa.

Il governo italiano si aspetta di vedere “significativi” risultati dalle sue riforme economiche per rilanciare la crescita e l’occupazione “entro 2-3 anni”, come ha affermato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan all’incontro di ieri con i ministri delle Finanze della zona euro. In termini di Prodotto interno lordo (Pil) in Italia , il ministro ha detto di avere un atteggiamento di cautela. Padoan, che è stato fino a poco tempo capo economista dell’Ocse , supporta le recenti previsioni formulate dalla Commissione europea, che stima per l’Italia una crescita del Pil per quest’anno di appena lo 0,6%.

 

Il programma del nuovo ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan

 

Il ministro dell’Economia ha anche rassicurato gli altri ministri delle finanze dei Paesi Ue che il piano dell’Italia di ridurre le tasse relative al lavoro, e cioè il cuneo fiscale, sarà coperto dai tagli alla spesa. Una precisione necessaria visti i dubbi espressi dall’Europa e la conferma che questa operazione non può essere fatta utilizzando fondi comunitari. Per Padoan la priorità è quella di mettere in atto politiche per promuovere la crescita e l’occupazione senza sprecare gli sforzi effettuati in precedenza per mantenere il rapporto deficit-Pil in Italia entro il limite stabilito dall’Unione europea, e cioè il 3%.

Padoan ha esortato i suoi colleghi a dare all’Italia un po’ di respiro per riformare la sua economia, ma ha detto che questo non dovrebbe richiedere troppo tempo visto che molte politiche sono state introdotte dal predecessore di Matteo Renzi, Enrico Letta. Per il ministro dell’Economia, molte delle direzioni del governo sono in linea con quelli del precedente governo, ma la differenza è che Renzi intende accelerare.

L’Italia fuori dalla recessione ma con dubbi sulla crescita

 L’Istat ha mostrato come il Prodotto interno lordo (Pil) italiano si è espanso dello 0,1% nel quarto trimestre dello scorso anno rispetto ai tre mesi precedenti, confermando una stima precedente e la congruenza delle previsioni.

Tuttavia, il Pil in Italia è diminuito dello 0,9% rispetto al trimestre finale del 2012 , come ha aggiunto l’Istat, e questo porta a una revisione verso il basso della stima preliminare di un calo su base annua dello 0,8 %.

 

Tanti i fallimenti e le chiusure per la crisi

 

L’Istat ha anche rilevato che gli investimenti fissi sono cresciuti a un ritmo trimestrale dello 0,9%, mentre i consumi  interni sono piatti. Questi dati mostrano dettagli su come l’economia in Italia sta per concludere una fase di recessione che durava da nove trimestri consecutivi.

Il commercio estero ha aggiunto 0,3 punti percentuali al consuntivo, le esportazioni sono cresciute dell’1,2% sul trimestre e le importazioni dello 0,2%.

In crescita anche il settore agricolo dello 0,8% rispetto al terzo trimestre, mentre il settore manifatturiero è cresciuto dello 0,3%. Il settore dei servizi è rimasto fermo, mentre il settore delle costruzioni ha fatto registrare una contrazione dello 0,7%.

I dati dell’Istat mostrano anche che la spesa delle famiglie ha continuato a contrarsi mentre la spesa pubblica è cresciuta ad un tasso trimestrale dello 0,2% in termini destagionalizzati.

Nonostante la fine della contrazione, l’economia in Italia è stata profondamente segnata dalla recessione, sollevando dubbi circa il suo futuro potenziale di crescita. Il tasso di aperture di nuove imprese nel settore commerciale non alimentare nei mesi di gennaio e febbraio è stato il più basso in 40 anni, mentre molti piccoli negozi hanno chiuso.

L’economia del Giappone cresce meno di quanto stimato

 L’economia giapponese  è cresciuta meno di quanto stimato nel quarto trimestre e il disavanzo delle partite correnti è salito a un record nel mese di gennaio.

Il Prodotto interno lordo (Pil) è cresciuto dello 0,7% rispetto al trimestre precedente con la stima preliminare dell’1% e una previsione mediana dello 0,9%. Il disavanzo delle partite correnti è salito 15,4 miliardi dollari, un record dal 1985.

 

Crescita sotto le aspettative per l’economia giapponese

 

Mentre la crescita è destinata a scendere in questo trimestre, il primo ministro Shinzo Abe ha proposto misure per la crescita che a giugno dovrebbero sostenere lo slancio.

La spesa di capitale resta debole e le esportazioni non stanno tornando a rafforzare il recupero, e senza il sostegno in questi settori l’economia giapponese sta diminuendo notevolmente nel secondo trimestre. L’effetto negativo del rialzo dell’imposta sulle vendite potrebbe essere peggiore di quello che la Bank Of Japan e il governo si aspettano.
L’indice Topix della Borsa di Tokyo è sceso per la prima volta in cinque giorni dopo che la crescita non è stata come le stimem dello 0,8%. Lo yen è stato scambiato a 103,15 per dollaro in crescita dello 0,1%. Gli investimenti delle imprese sono aumentate dello 0,8% cento rispetto al trimestre precedente e i consumi sono saliti dello 0,4%, meno della stima iniziale dello 0,5%.

Le aziende si stanno preparando a un calo dell’attività economica dopo l’aumento dell’imposta sulle vendite. Le aspettative economiche delle persone, come i tassisti, i gestori di supermercati e i lavoratori dei ristoranti, sono diminuite a febbraio. L’indice delle aspettative è sceso a 40 da 49 di gennaio, raggiungendo il termine più basso da aprile 2011 e cancellando tutti i miglioramenti fatti dopo che il Presidente Abe si è insediato nel dicembre 2012.