Volvo inaugura un new deal

 Moltissime aziende tendono a delocalizzare la produzione in settore maggiormente convenienti, in paesi in cui la manodopera è a basso costo e c’è la possibilità di incrementare i profitti. Il futuro, dunque, è all’estero, nel caso dell’azienda Volvo, si sa che è in Cina.

FIAT Industrial ripensa ai suoi conti

In realtà, nel caso dell’impresa automobilistica in questione, non c’era molto da negoziare visto che Volvo appartiene ad un cinese e in Cina è stato aperto un nuovo stabilimento. L’avventura cinese è iniziata il 5 giugno quando a Chengdu, nel Sud-Ovest del paese, è stato aperto un nuovo stabilimento produttivo che in un anno dovrebbe immettere sul mercato circa 120 mila auto dando lavoro a ben 2500 persone.

Renault guadagnerà di più producendo in Francia

Volvo, infatti, ha deciso di espandersi e di farlo puntando sul mercato cinese dove, attualmente, è la quinta azienda automobilistica dopo BMW, Mercedes, Audi e Jaguar. Il riferimento  in questo caso è il mercato di lusso. Come dicevamo Volvo appartiene ad un cinese, l’imprenditore Li Shufu che è considerato anche uno degli uomini più ricchi del paese.

All’inizio il suo business era fatto dal gruppo automobilistico Geely, poi l’intuizione vincente con l’acquisto di Volvo, una casa automobilistica di origine svedese che al momento di entrare nelle mani di Shufu, apparteneva alla Ford americana ed è costata ben 1,8 miliardi di dollari.

Colpiti dalla crisi anche i più ricchi del mondo

 La crisi non risparmia nessuno e fare le spese della modifica delle condizioni economiche generali, ci sono anche gli uomini più ricchi del pianeta, il cui patrimonio, per quanto ingente, è stato di recente eroso dal perpetuarsi della recessione e dall’andamento delle quotazioni.

Burocrazia lenta e costosa, un peso troppo grande per le aziende

La crisi, alla fine, ha colpito anche i magnati ma su di loro, l’effetto, non è immediatamente evidente, nel senso che per quanto possano perdere terreno in ambito finanziario, non moriranno mai di fame e non dovranno certo trovare delle strategie alternative per sopravvivere.

Eppure, chi ha più soldi, ha iniziato a lamentarsi di quel che non ha più. L’indice Bloomberg Billionaires Index, per esempio, nel calcolare la somma della ricchezza presente nel mondo negli ultimi sette giorni, ha spiegato che i 200 uomini più ricchi della Terra hanno perso complessivamente 14 miliardi di dollari. Una cifra enorme soprattutto se si considera il breve lasso di tempo in cui è andata in fumo.

Dove vivono i più ricchi del mondo

Ma chi ha perso di più in termini economici? Il primo in questa speciale quanto triste classifica è sicuramente Carlos Slim che possiede il più grande operatore telefonico del mondo americano. Era il più ricco del mondo ma ha perso circa 8,3 miliardi di dollari ed ora, al collo, ha solo la medaglia d’argento, avendo dovuto lasciare il trono ad un grande ritorno: Bill Gates.

Il ritardo nelle infrastrutture è costato 24 miliardi di PIL

 Secondo un recente studio portato a termine dalla Confcommercio e intitolato “Trasporti al passo, economia ferma”, i numerosi ritardi accumulati nel corso degli ultimi dodici anni nello sviluppo delle infrastrutture italiane, hanno generato per il Paese una perdita del prodotto Interno Lordo pari a 24 miliardi di euro.

Energia elettrica più cara del 75% rispetto al 2000

 Il caro bollette torna a colpire pesantemente le tasche e i consumi degli italiani. Anzi, sulla base degli ultimi rilevamenti effettuati dalle associazioni dei consumatori, nel giro di addirittura dieci anni i rincari non hanno mai abbandonato la presa sui costi finali dell’ energia elettrica, del gas, dell’ acqua e dello smaltimento dei rifiuti

Niente vacanze per la metà degli italiani

 Niente vacanze per quasi la metà degli italiani. La crisi, il caro vita, la disoccupazione e le tasse impediscono agli italiani di concedersi qualche giorno di vacanza questa estate: saranno solo in 25.700.000 a partire per qualche giorno di villeggiatura.
► Meno 500 euro nelle buste paga degli italiani

A dirlo il sondaggio della Confesercenti-Swg che evidenzia il crollo della percentuale degli italiani che si possono concedere un periodo di vacanza: erano quasi l’80% nel 2010, nel 2013 sono appena il 58%.

Le famiglie italiane hanno visto ridursi sensibilmente il loro reddito, fattore determinante per il 44% degli intervistati per decidere se programmare o meno una vacanza, e il 53% degli intervistati ha dichiarato che non è più sufficiente per coprire le spese, pagare le tasse e permettersi una vacanza.

► Come si usa lo stipendio degli italiani

Altro dato che emerge dal sondaggio della Confesercenti-Swg è che la percentuale delle persone che non andranno in vacanza perché non possono lasciare il posto di lavoro è aumentata dal 4 al 7%, come è aumentata anche la percentuale delle persone che sono state costrette a prendere ferie in altri periodi dell’anno perché le aziende hanno meno lavoro e sono costrette a chiudere per periodi più lunghi.

Unico dato stabile è quello sulla durata delle vacanze, che rimane di 12 giorni dal 2009.

Per i giovani industriali l’ Italia senza futuro è a rischio rivolta

 In occasione del suo intervento di apertura del tradizionale convegno annuale, che si è tenuto a Santa Margherita Ligure, il presidente dei giovani industriali italiani, Jacopo Morelli, ha lanciato l’ allarme sulla crisi di prospettive e, ovviamente, crisi occupazionale che il nostro Paese sta attualmente attraversando. 

Arriva l’ accordo tra Alitalia e i sindacati

 E’ stato finalmente raggiunto l’ accordo tra Alitalia e i sindacati in merito al futuro destino degli operatori di terra, le cui trattative si sono susseguite a ritmo incalzante nei giorni passati. 

La Grecia reagisce al mea culpa del FMI

 La Grecia, ascoltando il mea culpa del Fondo Monetario Internazionale, non poteva restare impassibile e infatti, a distanza di poche ore dall’ammissione di colpa del FMI ha ribadito che Atene ha sempre saputo che la proposta che arrivata da FMI, UE e BCE era sbagliata ma adesso è troppo tardi per scusarsi.

Come sono andate le cose? Il FMI ripensa al salvataggio greco in un documento interno che viene reso pubblico dal Wall Street Journal. Le reazioni dei vertici europei, della Banca Centrale e di Bruxelles non si fanno attendere. Mario Draghi spiega che la colpa di quel che ha accaduto non può essere del Vecchio Continente e quindi da parte della BCE non ci sarà nessuna ammissione di colpa. Un discorso analogo è stato fatto anche dall’UE. 

A Bruxelles non piace l’analisi del FMI

La Grecia, per bocca di molti cittadini e di molti esponenti della politica locale, ha detto di non poter perdonare l’austerity. Moltissime persone, privati cittadini che si sono ritrovati senza soldi e senza lavoro, hanno deciso di suicidarsi e benché economicamente non abbiamo un peso, sulle potenzialità espresse da un paese contano molto.

Il primo ministro Antonis Samaras ha detto alla stampa che lui, fin dall’inizio, aveva criticato il FMI e per tutti questi anni il suo paese ha provato a correggere gli errori fatti dal Fondo Monetario, ma ha perso moltissimo terreno per quel che riguarda il reddito.

A Bruxelles non piace l’analisi del FMI

 Il Fondo Monetario Internazionale, in un documento interno reso pubblico dal Wall Street Journal, spiega che l’operazione di salvataggio della Grecia è stata sbagliata. L’organismo internazionale ha fatto un mea culpa che ha rimesso in discussione tutta l’austerity applicata ad Atene.

La Grecia reagisce al mea culpa del FMI

Il FMI ha anche chiamato in causa la BCE e l’UE spiegando che le misure previste per evitare la bancarotta greca sono da considerarsi comuni. Bruxelles non ha reagito benissimo alla notizia ed ha spiegato di essere in disaccordo con quanto detto dal Fondo Monetario Internazionale.

Il FMI ripensa al salvataggio greco

L’Unione Europea, al contrario, respinge le accuse che arrivano dal FMI sugli errori compiuti in Grecia e va al contrattacco. Secondo l’UE, il piano previsto di 110 miliardi di euro che è stato introdotto nel 2010 in primavera, non è riuscito a riportare Atene ai livelli di crescita pre-crisi e in più non le ha garantito di accedere al mercato come un tempo.

In effetti, il FMI ha peccato di eccessivo ottimismo in relazione alla crescita greca ma questo non comporta che tutte le colpe ricadano sul Fondo Monetario. Anche l’accusa di mancata tempestività rivolta agli organismi europei è stata respinta e Draghi, nel parlare a nome della BCE ha spiegato che non ci sarà alcun mea culpa da parte dell’Eurotower.

Tagliate le previsioni sul PIL tedesco

 Della Germania abbiamo parlato tanto e in modo anche approfondito, spiegando che il paese in questione è il traino dell’Europa. Il solo traino rimasto all’economia del Vecchio Continente che ha perso per via della crisi anche un altro pilastro d’eccezione come la Francia.

L’Italia salvata dalla Germania

La Germania, secondo molti analisti, è l’unico paese con l’economia in ripresa in Europa eppure la crisi ha degli strascichi anche per la rigidità a per lo sviluppo teutonico. Le ultime stime sul PIL tedesco, infatti, parlano di un calo per i prossimi mesi, un calo che non era ancora stato preventivato.

L’OCSE parla dell’economia in miglioramento

A fare la stima non è stato un organismo sovranazionale ma la Bundesbank in persona. La banca centrale tedesca, infatti, ha spiegato che per il biennio 2013-2014 c’è da aspettarsi molto meno del previsto. L’economia di Berlino dovrebbe crescere soltanto dello 0,3 per cento nel 2013, mentre ci si aspettava per quest’anno un incremento del PIL pari allo 0,4%. Per il 2014, invece, la crescita prevista del PIL non sarà più dell’1,9 per cento ma dell’1,5 per cento.

Il FMI, già qualche giorno fa, aveva spiegato che le stime di crescita della Germania erano inferiori al previsto perché si doveva parlare del +0,3% per il 2013 e del +1,3% per il 2014. Poi con l’aumento delle stime sull’inflazione è stata confermata la scarsa crescita del paese.