Indesit rinnova l’azienda

 Indesit è una delle aziende italiane oggi più in vista nel panorama nazionale. La sua base è a Fabriano ma in questi giorni sta diventando un caso nazionale visto che i vertici dell’azienda hanno presentato ai sindacati un programma per la salvaguardia della produzione e la razionalizzazione dell’azienda.

 La possibile espansione di Geox

Il presupposto è che con i costi che vigono oggi in Italia, non è facile né sostenibile tenere in piedi un’impresa nello Stivale. Per questo l’azienda ha deciso in via del tutto provvisoria, di trasferire la produzione in paesi meno costosi come la Polonia e la Turchia. Cosa ne sarà dei centri Indesit aperti in Italia? Sono tre e diventeranno dei modelli di sviluppo, concentrati di innovazione.

 Lavorare in Indesit

Il piano di salvaguardia e razionalizzazione è stato presentato dalla Indesit a Roma poiché non si tratta di una questione meramente aziendale, visto che in ballo c’è la completa riorganizzazione del gruppo. Oggi, in Italia, l’azienda Indesit impiega circa 1.400 persone e per la gestione del sistema si serve di 25 dirigenti. Poi sono da inserire nel computo del personale anche 150 impiegati delle sedi centrali e circa 1.250 persone tra operai e impiegati di fabbrica.

La Fiom, nel leggere la proposta ha sottolineato che la situazione Indesit non è altro che l’espressione della situazione drammatica delle imprese presenti nel nostro paese.

Enrico Bondi futuro commissario dell’ ILVA

 Secondo il decreto salva – Ilva, proprio questo pomeriggio sul tavolo del Consiglio dei Ministri, il commissario straordinario dello stabilimento, al massimo per i prossimi 3 anni, sarà Enrico Bondi,  che deterrà, nei confronti dell’ impresa, pienezza di poteri e di funzioni, al fine di traghettare l’ acciaieria di Taranto verso tempi migliori. 

Il FMI taglia le stime sul PIL della Germania

 La crescita economica futura, anche per la solida Germania, non sarà in realtà così rosea come era stato previsto. Il Fondo Monetario Internazionale – FMI – ha infatti recentemente tagliato le stime del PIL tedesco per il 2013, facendolo passare dallo 0,6% di circa otto settimane fa, all’ attuale 0,3%.  

63 anni per l’uscita dalla crisi

 E’ un Paese che auspica di riprendersi economicamente nel 2014. Lo dicono i maggiori istituti di statistica.

Ma in realtà, per tornare ai livelli pre-crisi (quelli del Pil del 2007) ci vorrebbero 13 anni.

E ci vorrebbero ben 63 anni per tornare al Pil dell’occupazione.

Lo rivela Riccardo Sanna, in uno studio effettuato dall’Ufficio economico della Cgil intitolato “La ripresa dell’anno dopo – Serve un Piano del Lavoro per la crescita e l’occupazione”. In altre parole solo nel 2076 si tornerebbe alle 25.026.400 unità di lavoro standard nel 2007.

La ricerca propone alcune ipotesi di ripresa, nell’ottica del trend attuale e senza prevedere cambiamenti significativi di natura economica. Né cambiamenti a livello italiano o europeo. Il tutto ai fini di esporre l’urgenza di un cambio di programma che parta dal lavoro per produrre crescita.

Lo studio muove dalla situazione di contesto. Dal 2008 il Prodotto interno lordo, come afferma lo studio, ha perso in media 1,1 punti percentuali ogni anno mentre i posti di lavoro sono calati di oltre 1,5 milioni rispetto al 2007.

I salari lordi sono giù dello 0,1% ogni anno (quelli netti lo 0,4%), la produttività è mediamente in rosso del -0,2%, così come gli investimenti calano, sempre in media, di 3,6 punti l’anno.

Ecco, dunque, spiegato il quadro di riferimento sul quale innestare le previsioni macroeconomiche dell’Istat, a prescindere dalla congiuntura internazionale, e calcolare di conseguenza quanto tempo ci vorrà ancora per parlare di ripresa e recuperare il livello pre crisi.

 

Per le Regioni alla Cig manca almeno un miliardo

 Solo qualche settimana fa il Governo ha stanziato, attraverso l’ approvazione dell’ apposito decreto legge IMU – Cig, un miliardo di euro per rifinanziare, per l’anno 2013, la Cassa integrazione in deroga (CIG), uno degli ammortizzatori sociali di maggiore urgenza per il Paese. Ma dalla Conferenza delle Regioni, nel corso dell’audizione davanti alle commissioni Lavoro e Finanze della Camera, arriva ora un nuovo allarme: per coprire il reale fabbisogno dei lavoratori in cassa integrazione manca almeno un altro miliardo di euro.

>Da oggi in vigore il decreto sull’IMU ma i nodi da sciogliere restano

Zanonato sulle misure per il rilancio dell’occupazione

 Il Ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato è tornato in questi ultimi giorni a parlare di occupazione, puntualizzando sui provvedimenti presi dal Governo per il suo rilancio e sulle misure a favore che sono in programma nell’ immediato futuro.

>I 5 punti di Van Rompuy per l’occupazione

Il Ministro ha infatti ricordato in primis i provvedimenti già attuati dal Governo Letta per favorire, anche in via indiretta, il rilancio dell’ occupazione in Italia, come il pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione, che hanno dato un po’ di ossigeno alle imprese, il rinvio della rata IMU sulla pirma casa, per il mercato dei privati, il rifinanziamento della Cassa Integrazione in deroga (CIG), nonché il varo dell’ ecobonus.

Allarme CISL su disoccupazione

 Ieri, 2 giugno, in occasione della Festa della Repubblica, il segretario generale della CISL, Raffaele Bonanni ha lanciato l’ allarme sulla situazione del mercato del lavoro italiano, ribadendo l’ urgenza di far fronte al problema della crescente disoccupazione nel nostro Paese. Di questo passo, ha affermato infatti il segretario, l’ Italia rischia di diventare una Repubblica fondata sul non – lavoro, parafrasando e rielaborando il primo articolo della nostra Costituzione.

>Crisi occupazionale nel settore industriale

I 5 punti di Van Rompuy per l’occupazione

 In un incontro avuto a Palazzo Chigi con il Presidente del Consiglio italiano Enrico Letta, il presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy ha affrontato il tema della disoccupazione, emergenza che oggi accomuna tutte le nazioni europee, ribadendo che quella della disoccupazione giovanile è oggi una sfida impellente che tutti i governi dell’ Unione Europea sono chiamati ad affrontare, una grande sfida politica, economica e sociale.

Il piano europeo contro la disoccupazione

Crisi occupazionale nel settore industriale

 Se negli ultimi cinque anni l’ intero settore dell’ industria italiana ha dovuto affrontare, a causa della crisi economica, la perdita di circa 674 mila posti di lavoro, le ultime previsioni per la conclusione dell’ anno 2013 non sono ugualmente buone. Lo afferma, nello specifico, il X Rapporto Cisl Industria, che prevede una ulteriore crisi occupazionale che potrebbe mettere a rischio il posto di lavoro di oltre 123 mila lavoratori equivalenti.

>Non calo ma crollo della produzione industriale

Aumento disoccupazione in Puglia

 Aumenta il tasso di disoccupazione nazionale, che non cadeva così in basso dal 1977. Adesso anche in Puglia i dati relativi al primo trimestre del 2013 hanno raggiunto picchi elevati.

Facendo un paragone, rispetto ad un anno fa si registra un aumento di quasi quattro punti percentuali.

Peggiora di mese in mese il quadro occupazionale stabilito dall’Istat, secondo il quale nell’aprile del 2013 gli occupati su scala nazionale sono stati 22 milioni e 596mila, in calo dello 0,1% in confronto a marzo e dell’1,6% su base annua. Il tasso di disoccupazione si attesta al 12%, ed è in aumento dello 0,1% rispetto a marzo e di 1,5 punti nell’arco dei dodici mesi.

La situazione è grave in Puglia. La regione costretta a fare i conti con l’aumento della disoccupazione, giovanile e non: nei primi tre mesi del 2012, a risultare in possesso di un lavoro erano un milione e 221mila, un anno dopo si è scesi a un milione e 178mila. Le persone in cerca di un’occupazione salgono così, nel giro di 12 mesi, da 225mila a 280mila. La crisi non fa distinzione nemmeno dal punto di vista anagrafico: il tasso di occupazione – ovvero il rapporto tra gli occupati e la corrispondente popolazione di riferimento – cala in un anno da 44,3% al 43%, mentre quello di disoccupazione – il rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le corrispondenti forze di lavoro – aumenta da 15,6% a 19,2%.