L’Europa e gli alert del resto del mondo

 Nel caso di Cipro gli avvertimenti sulla crisi sono arrivati troppo tardi. Per la Slovenia, invece, sembra che il monito sia già attivo ma è anche vero che il management del paese sta già mettendo le mani avanti dicendo che non serviranno aiuti.

La crisi Slovena spiegata in 2 step

In realtà, al di là del singolo stato, è l’Europa nel suo complesso a soffrire e per questo da più parti arrivano degli avvertimenti. Per esempio dal Regno Unito, che dal 2008 è ha subito una battuta d’arresto per la sua economia, arriva l’annuncio dell’Europa sprofondata in una “depressione quasi infinita”. Chiaramente il Regno Unito è interessato ad un’inversione di tendenza al fine di non perdere un partner di rilievo.

Cipro cambierà l’Europa, lo dice la Germania

Il grido inglese non è solitario visto che anche secondo il capo economista di Ivesco Perpetual, spiega che il PIL della zona euro tra il 2013 e il 2014 sarà in calo. La stima è quella di una crescita negativa dello 0,2 per cento del PIL.

La situazione potrebbe essere ulteriormente aggravata anche da quello che è accaduto a Cipro, visto che adesso le banche, per evitare l’effetto domino, potrebbero ridurre i prestiti per famiglie e imprese nell’immediato futuro. L’austerità che è già la norma nel Vecchio Continente, potrebbe essere il suo colpo di grazia.

La crisi Slovena spiegata in 2 step

 L’Europa è molto più grande di quanto non si possa pensare e anche se gli investitori sono abituati a consultare soltanto report e business che arrivano dai paesi più importanti come Francia e Germania, è pur vero che ci sono realtà “minori” altrettanto cruciali per l’equilibrio del paese.

Minacciate dal rating le banche slovene

Per esempio Cipro che di recente ha affrontato una crisi importante, tanto che a livello europeo è stata definita la strategia di “salvataggio” da usare in futuro come modello. Un altro paese che finora era stato poco considerato è la Slovenia. E’ arrivato dunque il momento di rispondere ad almeno due domande: quali sono i problemi del paese in questione e che peso ha l’economia slovena sull’Europa.

La Germania adesso colpirà la Slovenia

Secondo l’OCSE la Slovenia potrebbe dover affrontare presto una grave crisi bancaria per la quale il campanello d’allarme è suonato diversi mesi fa. La ricapitalizzazione chiesta agli istituti di credito del paese, è stata sottostimata ma presto si dovrà procedere con un lavoro molto oneroso, quasi un miliardo di euro.

Oggi, la Slovenia rappresenta lo 0,4 per cento del PIL della zona euro ma ci potrebbe essere una contrazione dell’economia, molto forte, durante il 2013. Ci potrebbe infatti essere una riduzione del volume della produzione pari al 2,1 per cento.

Il potere d’acquisto crolla ai livelli del 1995

 Siamo tornati ai livelli del 1995. Le famiglie italiane non hanno più soldi per le spese e, di conseguenza, per il risparmio. Secondo i dati diffusi dall’Istat, infatti, nel 2012 il potere d’acquisto delle famiglie si è ridotto di un ulteriore 2,1% che si trasforma in una perdita del 4,8% del potere d’acquisto reale se si aggiungono i dati riguardanti l’andamento dell’inflazione.

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Periodo particolarmente difficile è stato il quarto trimestre del 2012, periodo nel quale il potere d’acquisto delle famiglie italiane si è ridotto dello 0,9% rispetto al trimestre precedente e del 5,4% nei confronti dello stesso periodo del 2011.

Stessa situazione anche per quanto riguarda la propensione al risparmio, attestatasi nel 2012 all’8,2%, percentuale che mostra un calo di 0,5 punti percentuali rispetto al 2011. In questo caso, un dato così basso non si registrava dal 1990.

Anche per quanto riguarda la propensione al risparmio c’è da notare come il periodo peggiore sia stato l’ultimo trimestre del 2012: 8,3%, il che significa una diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 0,9 punti rispetto al corrispondente trimestre del 2011.

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Il motivo di questa riduzione della propensione al risparmio è nel gap che si è formato tra la quantità di reddito disponibile e la diminuzione della spesa per i consumi, rispettivamente del 2,1% e dell’1,6%.

Studiare la Grecia per capire il futuro

 La Grecia non è più da considerare soltanto la culla della filosofia, il paese in cui è bello viaggiare alla ricerca delle radici dell’Occidente. Molte università, infatti, organizzano viaggi in Grecia per capire la crisi economica e soprattutto rendersi conto dei suoi effetti.

Spread stabile e borse positive in Europa

Molti studenti arrivano in Grecia dalla Francia e dall’America per capire dal vivo gli elementi base delle leggi economiche e delle scienze politiche. Qualcuno cerca addirittura di capire quanto e come è stata documentata la crisi del paese.

La Grecia non è soltanto un paese che ha rischiato il tracollo, ma è il paese che è stato in grado di minare alla base l’unità del Vecchio Continente. Con la crisi greca si è aperta una frattura nell’Europa unita che sarà difficilmente guarita. In più il bailout di Atene è stato un vero terremoto per l’intera politica internazionale. Gli studenti, nei loro viaggi, incontrano esperti di politica e legislazione greca e cercano di farsi un’idea sulla sopravvivenza del paese nell’area dell’euro.

Come sta cambiando la Grecia post crisi

Sicuramente, in questo momento ci sono dei segnali incoraggianti per il futuro visto che l’economia locale sta ripartendo puntando molto sul turismo e sulle infrastrutture. Non è però ancora conosciuto il grado di sopportazione della recessione. Un dato importante visto che le prospettive future sono ancora incerte.

Il Regno Unito e la Thatcher

 Il Regno Unito, in questi giorni, deve confrontarsi con la morte di Margaret Thatcher, la lady di ferro. Apparentemente il decesso di una persona così importante per la vita politica trascorsa del paese, non dovrebbe interessare gli investitori. Invece sono molti quelli che cercano di capire quanta nostalgia ci sia negli elogi e quanto distacco la politica riesca ad esprimere rispetto alle scelte del passato. Solo così, infatti, si possono captare segnali indicativi del trend del futuro.

Cosa muove l’euro

Quello di cui bisogna prendere atto, è sicuramente che la Thatcher ha modificato profondamente la politica economica della Gran Bretagna. Oggi, che il paese sta attraversando un momento di crisi, però, ci si chiede quanto i cambiamenti introdotti dalla lady di ferro, possano essere considerati positivi.

Il Regno Unito in crisi lo spiega Osborne

In linea di massima la Thatcher ha usato i tassi d’interesse alti per combattere l’inflazione, poi ha cercato di prendere di petto il potere dei sindacati e ha fatto in modo che il mondo della finanza fosse deregolamentato. Infine, si è preoccupata di gestire il passaggio da un’economia di produzione ad un’economia di servizi.

Queste le basi poste dalla Thatcher che sono riuscite a guidare la Gran Bretagna verso l’ascesa economica indiscussa fino al 2008, anno in cui è cominciata per tutti la crisi e nemmeno i britannici sono riusciti a percepire gli elementi più importanti del momento.

 

Cipro cambierà l’Europa, lo dice la Germania

 Il presidente della Bundesbank è convinto che il fallimento di Cipro segnerà un punto di svolta nelle crisi che interessano il Vecchio Continente. Jens Weidman, infatti, in un’intervista rilasciata alla radio del paese ha parlato sia della gestione della crisi europea, sia del caso particolare di Cipro, sia degli obiettivi economici definiti dalla Commissione Europea.

I rischi italiani dell’uscita dall’euro

La Bundesbank, prima di tutte le altre banche europee, è stata scossa dall’eccessiva tensione, causata e alimentata soprattutto dalla bancarotta di Cipro. Il primo pensiero di Weidman è stato rivolto ai depositi tedeschi presenti a Cipro, molti anche tedeschi. Le misure adottate hanno arginato la crisi ma è importante, secondo la Bundesbank, trarne la lezione giusta: le banche, anche in mezzo a mille difficoltà potranno essere ristrutturate. Un segnale decisamente positivo per chi pensava che dall’isola stato si scatenasse l’ennesimo effetto domino.

La Germania contro l’antieuropeismo italiano

Riguardo alla possibilità di Cipro di essere un punto di partenza per una crisi più grande, Weidman è convinto che l’isola abbia una struttura creditizia e bancaria che fa storia a sé quindi dal punto di vista della crisi è sicuramente un caso unico. Mentre potrà essere usato come “esempio” il modello di salvataggio proposto dall’Europa. Anche perchè c’è un altro paese in posizione molto critica: la Slovenia.

La Spagna non centra gli obiettivi nel 2013

 Secondo Munchau l’Italia sta peggio di tutti. L’editorialista del Financial Times ritiene che tra tutti gli stati membri d’Europa, il nostro paese è quello che sta messo peggio di tutti visto che sia le imprese che le famiglie stanno affrontando con grande difficoltà la crisi.

La crisi nella zona Euro non è finita

In Italia le piccole e medie imprese devono fare i conti con una crisi del debito da un lato e quindi con l’impossibilità di accedere a prestiti e mutui nelle banche di riferimento, e dall’altro con l’austerity fiscale che ha alleggerito ancora di più il loro portafoglio. Non va meglio per le famiglie che oltre a chiedere meno mutui hanno iniziato anche a ridurre i consumi, compresi quelli alimentari.

Eppure le agenzie di rating che da tempo tengono nel mirino l’Italia, si stanno accorgendo anche delle criticità della Spagna. In particolare sulla situazione iberica è intervenuta Moody’s. Questa agenzia di rating spiega che Madrid sta facendo degli sforzi enormi ed è riuscita a riequilibrare i conti pubblici.

Eppure le sfide che la Spagna ha intrapreso prevedono un cammino lungo e per questo l’outlook sul debito sovrano del paese resta in territorio negativo. Il tutto fa pensare a ragione che gli obiettivi sul deficit per il 2013, il raggiungimento del 4,5 per cento del PIL, non saranno raggiunti.

La borsa madrilena, però, spera ancora e l’Ibex35 sale allo 0,4 per cento.

Secondo Munchau l’Italia sta peggio di tutti

 L’Eurozona non soltanto è in crisi ma è piombata nella recessione economica e secondo quanto detto dal presidente della BCE, la situazione non cambierà fino all’anno prossimo. Insomma, prima della ripresa occorrerà aspettare almeno il 2014.

Nessun calo della disoccupazione per i prossimi mesi

A dirlo è un giornalista del Financial Times molto quotato, Wolfang Munchau che cerca d’individuare anche il paese che in Europa sta peggio di tutti. In generale il Vecchio Continente è stato sbaragliato dall’aumento della disoccupazione che ha raggiunto la quota record del 12 per cento e non riesce a fare una previsione accurata sul futuro, quindi non riesce a sapere se effettivamente il parco dei “non lavoratori” aumenterà.

Scende la disoccupazione ma l’Italia non convince

L’interrogativo, a questo punto, sembra scontato: perché la BCE non ha deciso di tagliare i tassi d’interesse per sostenere ancora con più forza la ripresa dell’Europa. E poi, tra tutti qual è il paese che se la passa peggio.

Mentre è delicato affrontare il tema della politica monetaria comune, è più semplice individuare il neo d’Europa: l’Italia. Secondo Munchau nessuno sta peggio di noi, visto che le piccole e medie imprese dello stivale sono state colpite dalla crisi del credito e dall’austerity fiscale, praticamente nello stesso momento.

Le famiglie non stanno certo meglio e lo dimostra la crisi dei consumi e il decremento delle richieste di mutuo.

Minacciate dal rating le banche slovene

 La prossima nazione a cadere sotto gli attacchi della crisi non la possiamo prevedere. C’è chi parla della Francia, chi dell’Italia, chi se la prende con la Slovenia. Di certo, quest’ultimo paese è quello che sta subendo di recente l’attacco delle agenzie di rating.

La Germania adesso colpirà la Slovenia

Fitch, infatti, ha deciso di tagliare il rating di ben cinque banche, tra cui i due maggiori istituti di credito del paese, si tratta della Nova Ijubljanska banka e la Nova kreditna Maribor. Nel dettaglio, il rating delle banche colpite da Fitch è passato dal livello BBB- al livello BB-. La decisione, secondo l’agenzia di rating, nasce dalla considerazione dell’incertezza economica del momento e dal fatto che il paese, a livello statale o governativo che dir si voglia, non ha ancora in mente un piano concreto di salvataggio.

Investimenti a rischio nei paesi della black list

Adesso la Slovenia dovrà impegnarsi nel salvataggio delle sue banche che a detta degli analisti, devono fare i conti con un deterioramento dei crediti. In pratica, gli istituti di credito in questione hanno prestato denaro a tante aziende che adesso si trovano a non poter corrispondere le rate del mutuo acceso in passato. La Slovenia, per la ricapitalizzazione delle 5 banche sottoposte al downgrade di Fitch, deve tirar fuori ben 1,6 miliardi di euro.

Nel vino non c’è la verità ma il lavoro

 L’economia italiana arranca, come d’altronde anche quella europea ma ci sono alcuni settori che continuano a proliferare e a crescere. Uno di questi è il settore del vino italiano che, per quanto riguarda le esportazioni è cresciuto del 6,5 per cento.

Oggi, quando si parla di esportazioni del vino, si fa riferimento ad un business di 4,7 miliardi di euro cui devono aggiungere altri 4,2 miliardi che derivano dalla vendita del vino sul mercato internto, anche questa in aumento del 2 per cento.

Firmato il decreto per incentivare l’occupazione femminile

Dalle aziende vitinvinicole, dunque, parte la rinascita e sembra che siano pronte nuove opportunità di lavoro, il 3 per cento in più rispetto al passato. A dirlo sono i risultati del settore presentati all’apertura di Vinitaly dalla Coldiretti. Si parla di record del fatturato, in crescita del 5 per cento con il raggiungimento della soglia di 8,9 miliardi toccata nel 2012. Questo successo è da legare alle capacità imprenditoriali degli operatori del settore che hanno usato l’innovazione tecnologica per restare sul mercato.

Martedì 16 il terzo decreto per gli esodati

Innovazione tecnologica che ha portato anche alla presenza sul mercato di nuovi prodotti, per esempio lo spumante dietetico, oppure il vino che è invecchiato in fondo al mare, quello che è messo ad invecchiare nei giacciai, oppure ancora il vino d’orchestra.

Si tratta di sperimentazioni che hanno già ottenuto un discreto successo e potrebbero essere un trampolino di lancio anche per la riscoperta di altre tradizioni locali. Che l’Italia abbia trovato la chiave della ripartenza?