Pistoia pensa alle famiglie in difficoltà col mutuo

 Il comune di Pistoia ha deciso di dare una mano a tutte le famiglie che in questo momento non sono più nelle condizioni di pagare il mutuo acceso per l’acquisto della prima casa. Una moratoria locale che sicuramente offre un respiro ancora più ampio nel panorama della crisi italiana.

Scadono a marzo offerte e moratoria

La crisi economica, in effetti, ha colpito migliaia di persone in tutto lo Stivale, cittadini che si sono ritrovati senza la disponibilità economica per pagare il mutuo dell’abitazione principale. Per loro il comune di Pistoia mette a disposizione 50 mila euro che non riusciranno a soddisfare tutte le richieste ma saranno sufficienti a dare respiro a molte persone in difficoltà.

Ipoteca, istruttoria e notaio nei contratti di mutuo

Per partecipare a questo bando è necessario che almeno un componente della famiglia sia stato colpito dalla crisi, quindi sia stato messo in cassa integrazione o in mobilità, lavori a tempo ridotto, con un contratto a tempo determinato, oppure con lavori libero professionali e atipici. Possono inoltre chiedere l’agevolazione anche le famiglie in cui una persona sia colpita da una grave malattia o da un infortunio.

I requisiti per accedere al fondo sono semplici: il reddito ISEE non deve essere superiore ai 35 mila euro, mentre il valore ISEE non deve superare i 20 mila euro. Ogni famiglia può ottenere un contributo variabile che sarà di 2000 euro per coloro che hanno un reddito fino a 10 mila euro e sarà invece di 1500 euro per chi ha un reddito compreso tra 10 mila e 20 mila euro.

Per l’Europa la ripresa sarà davvero nel 2014?

 Visto che dal Vecchio Continente, da diversi mesi, non arrivano notizie positive, ci si chiede se davvero si possa pensare che la ripresa arriverà nel 2014. Il governatore della Bce che aveva aperto il 2013 con una serie d’incoraggianti report, adesso si trova nelle condizioni di posticipare tutto.

Il punto del FT sulla crisi europea

Non entro la fine di questo anno ma già dal 2014 si può parlare di ripresa: parola della BCE. Ma è davvero così che stanno le cose? Le condizioni dell’Europa non sono certo rosee, basta osservare i maggiori indici. Il commercio, per esempio, ha subito una grossa contrazione e per questo è venuta a mancare una delle basi della rinascita.

La crescita dell’Europa è ancora lontana

In più c’è da prendere atto della crisi del settore bancario dove la ripresa è sempre più lenta visto che le banche sono costrette a chiedere garanzie maggiori ad un paese che in questo momento non ha una solidità adatta a sopportare il nuovo credit crunch. Se poi si pensa al recupero crediti, allora la situazione si complica visto che i tempi del recupero si allungano in modo non prevedibile.

I paesi che si stanno impegnando nella ristrutturazione dei conti e dell’economia interna danno segnali positivi ma quello che allarma sono i danni sul lungo periodo che questo prolungarsi della crisi può portare.

L’idea della Bad Bank lanciata dal salvataggio di Cipro

 L’Eurozona ha raggiunto un accordo sul salvataggio di Cipro. Prima di prendere seriamente in esame cosa succederebbe se Cipro uscisse dall’euro, però, si è pensato di trovare uno stratagemma ad hoc per salvare capra e cavoli: la creazione di una bad bank.

L’idea ha fatto sì che Cipro portasse in alto i listini europei ma di cosa si parla di preciso? Una bad bank è una banca in cui lo stato decide di mettere tutti gli asset che sono considerati tossici per il sistema bancario. In pratica, uno stesso istituto di credito si divide in due: la good bank che si occupa di tutto quello che resta attivo sul fronte del credito e la bad bank che va ad acquisire gli asset pericolosi. In questo modo, almeno una delle due banche create,ha la speranza di sopravvivere funzionando regolarmente.

Cipro e le reazioni dei listini italiani

Una soluzione simile è stata sperimentata già in America dove ci si è chiesti se lo Stato avesse potuto acquistare gli asset tossici. È stato il presidente Obama a dare quindi il via alla bad bank per evitare d’indebitare lo stato.

I titoli della bad bank cipriota, adesso, saranno venduti sul mercato delle azioni ordinarie e quando la differenza tra il valore di mercato e quello nominale sarà minimo, allora la bad bank potrà liquidare i titoli in suo possesso.

Cipro porta in alto i listini europei

 Cipro ha tenuto in tensione i mercati e le istituzioni europee ma non ha bloccato l’attività diplomatica nell’isola che questa notte ha raggiunto finalmente un accordo con l’Europa per il salvataggio.

Cipro contro l’Europa e contro la Germania

In pratica l’Eurogruppo ha dovuto accettare una versione revisionata e corretta del piano di salvataggio, riscritta dal management cipriota: ci sarà una chiusura cosiddetta controllata della Popolar Bank of Cyprus, meglio conosciuta come Laiki.

Sembra che questa decisione soddisfi la maggior parte degli investitori che sono stati trainati dall’entusiasmo in tutti i listini del Vecchio Continente. Così Londra ha guadagnato lo 0,64%, Milano più o meno è cresciuta allo stesso modo con il +0,6%. Sono andate meglio Madrid che cresce di un punto percentuale, Francoforte con il +1,07% e poi anche Parigi con il +1,4%.

Chi c’è dopo Cipro?

La notizia di Cipro fa diminuire anche lo spread. Il differenziale tra Btp decennali e Bund tedeschi, in apertura di contrattazioni, è tornato a 308 punti, dopo che, venerdì sera, si era arrivati a 314 punti ad un rendimento del 4,46 per cento.

Oltre alla chiusura della Laiki, il nuovo accordo su Cipro prevede anche che i depositi sotto i 100 mila euro vadano a finire nella Bank of Cyprus, mentre quelli superiori alla soglia indicati e non assicurati subiranno un prelievo record. Con questo prelievo nelle casse dell’isola stato dovrebbero arrivare ben 4,2 miliardi di euro, sufficienti ad evitare il collasso del sistema bancario cipriota.

L’incredibile ascesa di Yalla Yalla

 Si chiama Yalla Yalla e per chi non lo sapesse è una delle agenzie di viaggi online più conosciute del web. L’anno scorso, l’anno che è passato alla storia come quello più critico per il Vecchio Continente, l’agenzia ha chiuso con un fatturato da 28 milioni di euro. Per il 2013, quindi, non ci si aspetta certo di fare un passo indietro, anzi, la crisi non dovrebbe rallentare la crescita a due cifre. Questa la dichiarazione d’intenti del fondatore di Yalla Yalla.

V.me è vera rivoluzione?

L’agenzia, per tenersi a galla e restare comunque un punto di riferimento, ha deciso di puntare molto sull’e-commerce che anche nel nostro paese sta vivendo una fase di crescita. Nel 2012, per esempio, c’è stato un incremento delle transazioni commerciali su internet del 25,5 per cento che equivalgono a circa 12,8 miliardi di euro.

Carta Viva Web di Compass

Il Politecnico di Milano che periodicamente fa delle analisi del pubblico della rete, spiega che nel 2012 gli utenti italiani della rete che hanno deciso di fare acquisti su internet sono soltanto il 15 per cento del totale. Ben al di sotto della media europea fissa al 44 per cento, ma Yalla Yalla, evidentemente, ha informazioni differenti.

In più sembra che ad accusare le maggiori sofferenze siano sempre i siti che offrono beni immateriali, quindi anche i pacchetti vacanze. Che si prepari l’inversione di tendenza?

 

Sarà una Pasqua di crisi?

 I primi mesi del 2013 sono stati particolarmente difficili per le attività commerciali italiane. Secondo i dati del rapporto stilato dall‘Osservatorio di Confesercenti, infatti, tra gennaio e febbraio del 2013 sono state chiuse più di 7mila attività commerciali tra bar, hotel e ristoranti, per un saldo negativo di 4.723 esercizi.
► Secondo Bankitalia l’instabilità politica minaccia la ripresa economica prevista per il 2013

Nessuna delle regioni italiane si è slavata da questa strage di attività: si sono persi 2.298 ristoranti, 1.933 bar e 492 tra le imprese attive nell’alloggio e nel catering, con una particolare concentrazione di chiusure in Lombardia, dove hanno chiuso 1.029 aziende (per un saldo di -584), poi in Emilia Romagna (-507), Piemonte (-473), Toscana (-408) e Veneto (-398).

Una situazione molto drammatica che, stando a quanto afferma la Confesercenti, non migliorerà neanche in occasione della Pasqua: pochi i turisti in arrivo dall’estero (tra il 10 e il 15% in meno rispetto allo scorso anno) e ancora di meno gli italiani che hanno deciso di spostarsi in questi giorni di vacanza.

► Rapporto Confcommercio sulla povertà in Italia

Al momento la flessione delle prenotazioni, sia tramite agenzia che direttamente alle strutture, hanno subito un calo del 20%, che potrebbe portare, se non ci sarà una ripresa dell’ultimo minuto, ad un calo del fatturato previsto per questo periodo pari al 30/40%, anche perché tra coloro che hanno già prenotato si è assistito ad un calo della spesa pro capite: l spesa media per il viaggio di Pasqua, quest’anno, si aggira intorno alle 300-400 euro per una vacanza di 4-5 giorni e di 200-300 euro per quella di tre giorni.

Secondo Bankitalia l’instabilità politica minaccia la ripresa economica prevista per il 2013

 Fabio Panetta, vice direttore generale della Banca d’Italia, è intervenuto questa mattina al Seminario dell’Associazione per lo sviluppo degli studi di Banca e Borsa in corso a Perugia, esponendo le difficoltà alle quali sta andando incontro il paese per uscire dalla crisi economica.

► Le imprese italiane non hanno fiducia nel futuro

Secondo Panetta, dall’inizio della crisi, il Pil del paese è sceso di 7 punti e sono stati persi, nel complesso, 600.000 posti di lavoro. Tanti anni di crisi durante i quali l’Italia si è trovata a dover gestire, oltre al difficile momento economico globale, anche il riacutizzarsi di questioni di debolezze strutturali tipiche del nostro paese, che, in un momento come questo, si sono manifestate in tutta la loro drammaticità.

Nell’arco di un quinquennio l’Italia ha dovuto far fronte alla crisi finanziaria, all’instabilità del mercato del debito sovrano e a due profonde recessioni.

Ma non è solo questo a preoccupare il vice direttore di Bankitalia, perché al momento la ripresa del paese, che dovrebbe iniziare già a partire dalla seconda metà dell’anno per poi prendere avvio con il nuovo anno, è minacciata dal clima di profonda instabilità politica:

► Consumi italiani ai livelli del 2004

Nelle ultime settimane sono riaffiorate incertezze circa l’evoluzione dell’economia italiana. La ripresa, pur moderata, prevista per la parte finale dell’anno, è minacciata dalla imprevedibilità del quadro politico interno e dal riemergere di turbolenze finanziarie nell’area dell’euro, che potrebbero incidere sulla fiducia degli operatori e sull’attività di investimento.

 

Imprese ancora nella morsa del credit crunch

 Secondo il rapporto Congiuntura Flash rilasciato dal Centro Studi di Confindustria le imprese italiane continuano ad avere delle grandi difficoltà nel farsi concedere crediti e prestiti per le loro attività dalle banche e dagli istituti di credito: ad oggi, le aziende in difficoltà sono quattro su dieci.

► Le imprese italiane temono di chiudere

Nello specifico, il rapporto evidenzia che a febbraio 2013 il 15,3% delle aziende non è riuscita ad ottenere il credito richiesto (dal 6,9% del primo semestre 2011) e il 25,4% l’ha ottenuto ma condizioni penalizzanti.

La causa di questa ulteriore stretta del credito, secondo l’analisi della Confindustria,è da rintracciarsi, da un lato, nella difficile condizione delle famiglie il cui reddito non basta più a sostenere i consumi e, dall’altro, nel clima di incertezza del paese che spaventa gli eventuali investitori.

A peggiorare ulteriormente le condizioni di un’Italia alle prese, di già, con questa situazione ci sono anche le funeste previsioni per il futuro: i dati della Confindustria, infatti, evidenziano il perdurare dello stallo del mondo del lavoro – a gennaio si sono persi altri 97 mila posti di lavoro rispetto al dicembre del 2012 – facendo balzare il tasso di disoccupazione al 11,7%, contro l’11,3% in dicembre.

► Confindustria: Italia in piena emergenza credito

Il nodo da sciogliere nell’immediato, secondo Confindustria, è il Governo:

In assenza di una politica che indichi le priorità e la rotta, il rischio è che tutti gli attori stiano sulla difensiva e che il gioco per il Paese sia a somma negativa.

Rich Ricci di Barclays si mette in tasca 18 milioni

 La Gran Bretagna, che tutti considerano ancora la gallina dalle uova d’oro per gli europei in crisi alla ricerca di lavoro, in realtà sta affrontando un forte periodo di crisi. È stata costretta a ricalcare una serie di misure di austerità, già conosciute nel resto del Vecchio Continente, al fine di tenere tutti i conti del paese sotto controllo.

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In un momento del genere, un super bonus per un banchiere, dato da una banca nazionale, farebbe infuriare chiunque. E così è stato, visto che Rich Ricci, ex collaboratore di Diamond, il CEO di Barclays che si è dimesso dopo lo scandalo Libor, ha portato nel suo portafoglio un bel gruzzoletto, un bonus da 18 milioni di sterline che vanno a sommarsi al suo già cospicuo patrimonio che sale a 57 milioni di sterline.

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Il banchiere in questione ha soltanto 49 anni e una passione per le banche e per l’ippica che, condita da una buona dose di fortuna, l’ha reso uno degli uomini più ricchi d’Inghilterra. L’incremento del suo gruzzoletto però, avviene nello stesso periodo in cui il ministro del Tesoro inglese presenta i conti al Parlamento: l’economia del paese è debole, crescerà meno del previsto nel 2013 e sarebbe addirittura opportuno dimezzare le prospettive di crescita.

Anche per Unipol c’è la cedola per gli azionisti

 In un anno di crisi erano davvero pochi gli azionisti che, investendo nel mercato italiano, pensavano di ottenere un risultato positivo, soprattutto se il terreno d’azione era quello del credito. Le banche, infatti, più volte sostenute dalla BCE, sono sopravvissute con difficoltà al rifinanziamento imposto anche dalle leggi europee.

Assicurazioni nel mirino dell’Antitrust

Eppure qualche istituto di credito con le finanze maggiormente in ordine, è riuscito a sorprendere gli scettici e offrirà una piccola cedola ai suoi azionisti. Dopo le notizie legate a Terna ed Enel Power, stavolta prendiamo atto del successo Unipol. La banca in questione, infatti, prevede di pagare una cedola di 0,15 euro a tutti gli azionisti.

La compagnia bolognese è stata in grado di rispettare le previsioni degli analisti e di superare talvolta le mete definite. Il 2013, per questo motivo, sembra offrire ancora un terreno d’investimento positivo. Molto del successo dell’azienda si deve anche all’integrazione del gruppo Fondiaria-Sai.

Il Gruppo Unipol assume a tempo indeterminato

Il 2012, tanto per dare qualche numero, per Unipol è stato segnato da un utile netto di 441 milioni di euro. Ad  inficiare i risultati però, ci sono gli 889 milioni di perdite legate a Premafin. Alla fine l’utile netto del gruppo Unipol stand alone è stato di 241 milioni di euro con la previsione di una cedola di 0,15 euro per azione e 0,17 euro per le cosiddette risparmio.