Suntech Power pronta a chiedere il fallimento

 Suntech Power è un’azienda cinese molto conosciuta anche nel nostro paese perché si occupa del settore emergente dei pannelli solari. È l’azienda leader di questa porzione di mercato eppure negli ultimi mesi ha subito gli effetti della crisi.

Non ci sono soltanto perdite di denaro, la crisi è tale che l’azienda sembra pronta a chiedere il fallimento. Il gigante asiatico dell’energia pulita, infatti, ha accumulato 1,14 miliardi di dollari di debiti con le banche ed ha anche un bond da 541 milioni di euro che  non riesce a ripagare.

Energicamente Gran Prestito

Questi debiti, messi sotto la lente d’ingrandimento degli analisti, hanno dimostrato di legarsi alla concorrenza che si è generata nel settore, alle imposte che ha applicato a questo tipo di prodotti l’America e soprattutto all’evoluzione tecnologica che, combinata con la concorrenza di cui sopra, ha contribuito all’abbassamento dei prezzi.

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La Suntech Power è in crisi e con essa anche tante altre aziende. Molti produttori di pannelli fotovoltaici e strumenti per l’accumulo di energia rinnovabile, hanno chiuso già in Europa, in Giappone e negli Stati Uniti. Il leader mondiale non poteva restare escluso da questo tonfo del mercato.

La crisi dell’immobiliare e i pannelli solari

Il ricorso al “fallimento”, adesso, dipende dal fatto che otto banche hanno fatto una petizione contro l’insolvenza di una succursale della Suntech Power, la Wuxi.

Il progetto Bpm per avere dividendi

 Il presidente della Banca Popolare di Milano ha presentato i risultati dello scorso anno finanziario spiegando che la banca ha sì chiuso con un rosso di oltre 429 milioni di euro, ma adesso sono pronte forze fresche, un’iniezione di liquidità di 500 milioni di euro.

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Con questo bel gruzzoletto la banca ha in mente soprattutto di ripagare i famosi Tremonti bond. In più l’anno scorso c’è stata la trasformazione dell’istituto di credito in SpA. Il calendario degli appuntamenti s’infittisce e sembra siano già state programmate due assemblee nel mese di luglio. Dalla BCE, infine, arriveranno altri finanziamenti, un bel tesoretto di 1,5 miliardi di euro.

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A spiegare quello che sta succedendo alla Banca Popolare di Milano ci ha pensato il presidente del Consiglio di gestione dell’istituto di credito, Andrea Bonomi che ha è anche il principale azionista della banca. Il  rosso registrato nel 2012 non deve sorprendere visto che è stato causato dall’accantonamento dei crediti promosso da Bankitalia e dalla creazione del Fondo di Solidarietà. Quest’ultimo consentirà l’uscita senza traumi dal mondo del lavoro di circa 900 persone con il conseguente abbassamento dell’età media dei lavoratori in banca fino a 42 anni.

Una rivoluzione, quindi, che ha i suoi costi ma potrebbe essere di riferimento per il panorama creditizio tricolore.

Marchionne e lo stipendio nel periodo di crisi

 La Fiat, la prima grande industria automobilistica del paese, da mesi e da anni arranca perché le aziende per risparmiare hanno deciso di delocalizzare la produzione o di fondersi con altre aziende per rilanciarsi sul mercato.

Quanto la Fiat era in crisi nera, si è pensato che la soluzione fosse nell’affidare la gestione dell’azienda ad un uomo esperto del settore delle automotive, Sergio Marchionne, legato a doppio filo con l’America, da dove è arrivata subito la prima proposta per la Fiat: la fusione con Chrysler.

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Tutte queste manovre non sono state “provvidenziali” per l’azienda italiana, soprattutto perché il settore automobilistico sta affrontando un calo strutturale delle vendite e delle immatricolazioni in tutta Europa. Si vende meno e si continua a produrre tanto.

Ma non è l’unica cosa che non va. Si apprende in fatti che in un momento di crisi Sergio Marchionne non ha comunque rinunciato al suo super stipendio, anzi, ha deciso di aumentarselo. Una notizia che ha fatto il giro di tutti i giornali e potrebbe influire anche sull’andamento del titolo in borsa.

Marchionne minaccia l’Italia

Anche con l’impatto positivo della Chrysler, la Fiat, nel 2012, ha chiuso con un buco di 1 miliardo di euro, speculari al miliardo di euro di profitti accumulati nel 2011. Eppure il salario di Marchionne è passato dai 5 milioni di euro del 2011 ai 7,4 milioni di euro del 2012 con un incremento del 47,7 per cento.

Commerzbank e il prelievo forzoso in Italia

 Tutti i paesi, da Cipro in poi, se vogliono essere aiutati dall’Europa e dal Fondo Monetario, dovranno accettare di mettere in campo alcune riforme. Quella legata al fisco e alle tasse su rendite e risparmi, sembra la più semplice da fare, anche se poi sorgono i problemi nell’accettazione della proposta.

Secondo alcuni analisti, quello che è successo a Cipro, presto succederà anche ad altri paesi. Per il momento, però, Nicosia sembra respingere gli aiuti e pensa all’uscita dall’euro, come unica soluzione al passaggio verso una situazione economica più sostenibile.

La versione di Saxo Bank su Cipro

Se quello che succede a Cipro oggi, succederà ad altri paesi dell’Europa domani, allora forse è il caso di prendere in considerazione le parole di Joerg Kraemer, il CEO della Commerzbank che dice:

“Anche l’Italia dovrebbe applicare un prelievo del 15 per cento sulle attività finanziarie”.

E non parliamo certo dalla Tobin Tax che fino a prova contraria parte da luglio. La Germania, così, prova a mettere sotto pressione il nostro paese tirando in ballo delle misure adottate in passato, come ad esempio il 6 per mille sui conti correnti a sostegno della lira messo a punto dal Governo Amato.

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E perché l’Italia dovrebbe seguire l’esempio di Cipro? Secondo il capo della Commerzbank per un motivo semplice: il debito pubblico nostrano, ormai, è ingestibile.

 

Chi c’è dopo Cipro?

 La storia del salvataggio di Cipro non ha precedenti e infatti è mal digerita sia dalla popolazione sia dal governo del paese. Per la prima volta, infatti, l’Europa ha vincolato l’erogazione dei fondi, degli aiuti, ad una riforma del comparto fiscale. 10 miliardi di euro pronti sul piatto se si procederà con il prelievo sui conti deposito.

 Il punto sul salvataggio di Cipro

Il governo, non proprio d’accordo con la misura proposta, ha deciso tentare con la differenziazione del prelievo, promettendo di andare a prendere da chi ha più risparmi. Ma la tensione, in due giorni, è aumentata molto.

 La versione di Saxo Bank su Cipro

Il prelievo forzoso sui conti deposito, se dovesse essere in qualche modo digerito, non sarà sicuramente confinato all’esperienza di Cipro. Al contrario anche l’Italia, la Grecia, la Francia, la Spagna e l’Irlanda potrebbero doversi adeguare al new deal europeo.

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Non è un’ipotesi da prendere sottogamba, soprattutto se a parlarne è un membro autorevole del Partito Democratico di Cipro che è convinto che presto questa misura sarà allargata all’Europa dei 17. In teoria, dal prelievo fiscale così studiato, si dovrebbero recuperare 5,8 miliari di euro, non pochi, che sommati a quelli dell’Europa, riuscirebbero a mettere in sicurezza le casse dello stato.

Ma è davvero già stato deciso tutto? E come reagiranno gli altri stati a questa proposta?

Il punto del FT sulla crisi europea

 Il salvataggio di Cipro ha mandato in tilt il sistema europeo dove si torna a parlare di contagio, di coinvolgimento dell’euro e dei paesi del Vecchio Continente nella crisi cipriota e quant’altro. La verità è che probabilmente la crisi del debito europea non è stata ancora superata.

Ecco perché infatti, anche il Financial Times ha deciso di tornare sull’argomento “Europa”. L’autorevole giornale economico spiega che la situazione economica del Vecchio Continente è sicuramente meno preoccupante che in passato e parliamo di 6 mesi fa, di un anno o di 18 mesi addietro.

Fiducia ed altri elementi influenti sul mercato

Però è anche vero che non si parla più tanto di protagonismo dell’Europa per salvare se stessa, invece si preferisce impegnare gli Stati Uniti. Con gli USA si parla d’investimenti, di accordi commerciali, si discute di stabilità finanziaria e di crescita.

Questo ha determinato un pericoloso allentamento della pressione sui politici delle diverse nazioni che non avendo il fiato dell’Europa sul collo, forse, non stanno opportunamente convogliando le energie sugli adeguamenti politici utili al Vecchio Continente.

La Germania contro l’antieuropeismo italiano

E poi, si può dire che l’Europa sia davvero fuori pericolo? Finora, anche grazie ai discorsi sempre molto chiari di Mario Draghi, abbiamo scoperto che deve essere posticipata la ripresa. Questa crescita deprimente, collegata ad investimenti ridotti e alla tendenza dei prezzi, non bilancia i progressi in termini di spread e stabilità fatti dai paesi periferici. Insomma, l’Europa sta meglio ma non è fuori pericolo.

La versione di Saxo Bank su Cipro

 L’effetto di Cipro sul mercato valutario potrebbe essere quello di una flessione delle quotazioni della moneta unica, che, da un certo punto di vista, quello degli investitori esterni, potrebbe essere anche interessante. Peccato che si tema una corsa agli sportelli bancari per anticipare il prelievo sui depositi e questa immediata crisi di liquidità non potrebbe essere salutata con altrettanto ottimismo.

Le conseguenze del bailout di Cipro sono tante, specie sul mercato europeo e le borse reagiscono già alla notizia del governo di voler diversificare gli interventi. Chiude in rosso Milano ma non si parla di contagio perché sembra che le nostre banche non abbiano poi così tanti soldi depositati a Cipro.

L’idea, comunque, d’intaccare il portafoglio dei risparmiatori, è stata criticata da più parti. A livello finanziario è da tenere in grande considerazione, la riflessione operata dal Cofondatore e CEO di Saxo Bank, Lars Seier Christensen.

Quest’ultimo, infatti, per descrivere il bailout di Cipro usa l’aggettivo di “socialista” visto che si opera una tassa  del 6,5 sui piccoli correnti e una tassa del 9,9 per cento sui depositi dei grandi correntisti. Una cosa del genere, tra l’altro, on era mai stata vista in Europa e le conseguenze di un’operazione del genere sono del tutto imprevedibili.

Un aggiornamento sul caso MPS

 Il caso Monte dei Paschi di Siena, dopo il suicidio del capo della comunicazione della banca senese, è stato un attimo messo in disparte. Avere continuamente i riflettori della stampa puntati addosso, infatti, potrebbe essere stato deleterio per lo sviluppo “sereno” delle indagini.

Si è ucciso David Rossi del MPS

Opinioni a parte, la crisi della banca in questione è cruciale nel panorama creditizio nostrano e l’estensione dello scandalo dei derivati deve essere ancora chiarita. All’inizio sono stati mandati in carcere tutti i dirigenti del Monte dei Paschi per i quali era stato ipotizzato un coinvolgimento importante nello sviluppo della crisi della banca.

Il patrimonio del Monte dei Paschi di Siena

Adesso, a distanza di qualche settimana, l’ultimo aggiornamento è quello relativo alla scarcerazione di Gianluca Baldassarri, ex capo dell’area finanza di Banca Monte dei Paschi di Siena.

Il manager in questione era stato arrestato il 14 febbraio scorso con l’accusa di associazione a delinquere, truffa e ostacolo all’attività di vigilanza durante l’inchiesta. Baldassarri, infatti, secondo l’accusa, sarebe stato la mente, l’ideatore degli strumenti finanziari che hanno generato il buco e le perdite per centinaia di milioni di euro.

Baldassarri farebbe parte di quella che è stata definita la banda del 5 per cento. La scarcerazione non è legata al riconoscimento della sua innocenza, quanto piuttosto ad un vizio formale legato alla disposizione del GIP di Siena. Potrebbe quindi presto tornare dietro le sbarre.

Qualche notizia in più sul sistema creditizio cipriota

 È stato raggiunto l’accordo europeo per salvare Cipro che prevede l’invio nell’isola di un capitale di 10 miliardi di euro da unire al prelievo sui conti deposito dell’isola. Una ritenuta alla fonte del 9,9 per cento che dovrebbe contribuire in maniera importante alla vita del paese.

La notizia dell’intesa sul salvataggio dell’isola doveva essere accolta con maggiore entusiasmo, ma poi i ciprioti hanno dovuto fare i conti con la decisione legata ai conti deposito. Sembra dunque che dalle prime ore del mattino, appena dopo l’annuncio arrivato dall’Europa, molti cittadini si siano recati agli sportelli automatici delle loro banche per prelevare quanto più contante possibile.

In effetti, stando a quanto raccontato dai cittadini, avevano ottenuto una promessa prima delle trattative: che non sarebbero stati toccati i loro risparmi. Per questo l’approvvigionamento di contanti si è legato ad un sentimento di rabbia. L’erogazione dei fondi accompagnata dal prelievo sui conti deposito, in effetti, rappresenta un unicum nella storia dei salvataggi operati dall’Europa.

Che strumenti sono i conti deposito

Adesso tutti gli operatori bancari si aspettano di essere presi d’assalto. Ma non da lunedì, giorno in cui cade una festività nazionale. Il ministro delle Finanze, per evitare il caos, ha già detto che il governo s’impegnerà ad impedire la corsa al ritiro di contanti dagli sportelli automatici.

Secondo il ministro, infatti, i ciprioti devono ancora digerire la soluzione proposta dall’Europa che chiedo di unire all’erogazione di fondi anche l’introduzione di alcune imposte, la ristrutturazione forzata del sistema bancario e il piano di privatizzazioni necessario per rilanciare l’economia.

Raggiunto l’accordo europeo per salvare Cipro

 L’Italia, la Spagna, in fondo queste sono situazioni gestibili se paragonate a quello che sta succedendo ad esempio a Cipro dove il paese, per diverse settimane, è stato in tensione nell’incertezza dell’erogazione degli aiuti europei.

► Cipro si aiuterà da sola?

Adesso il via libera è arrivato dai Ministri delle Finanze degli Stati membri dell’Unione che hanno trovato un accordo sul salvataggio cipriota. Che l’Isola-Stato fosse da salvare era praticamente fuori dubbio. Il problema restava nella scelta dell’entità del finanziamento e soprattutto nella capacità dell’UE di contribuire al salvataggio.

Che strumenti sono i conti deposito

Alla fine è stato stabilito che per salvare Cipro servono 10 miliardi di euro. Una cifra portata davanti alle telecamere come un’indiscrezione sulla quantità massima di soldi da erogati dall’UE a Nicosia che, da parte sua, aveva chiesto un fondo di almeno 17,5 miliardi di euro. Il FMI internazionale, in questa storia, entrerà partecipando al finanziamento con 1 miliardi di euro.

Oltre ai soldi è stato studiato un piano d’assistenza, una strategia per recuperare soldi dalle risorse di Cipro, nota come un luogo in cui molti vanno a depositare il denaro da investire. Proprio per questo si è pensato di emanare un tassa che vada a colpire i depositi bancari negli istituti di credito ciprioti, tassati al 9,9 per cento. Una ritenuta alla fonte che ridurrà gli interessi ma contribuirà a rimettere in piedi i forzieri del paese.