L’Italia declassata dall’agenzia Fitch

 Le opzioni binarie legate all’Italia stanno per subire una flessione che dipende dall’ultima notizia, non proprio positiva, diffusa in relazione al nostro paese. Tutto, probabilmente ha origine dalle elezioni, il cui risultato, tra l’altro, è stato considerato positivo dal premio Nobel per l’economia Paul Krugman.

Krugman parla dei problemi dell’Europa

Il problema dell’Italia, comunque, agli occhi di tutti, resta la stabilità del governo. Il prossimo esecutivo, infatti, sia guidato dal PD o sia il risultato della cernita di un gruppo di tecnici, sarà chiamato a proseguire sulla scia delle riforme inaugurata da Mario Monti. Per questo più che sulla composizione del governo, i politici insistono sulla stabilità, fondamentale per ottenere dei risultati.

Il rating italiano in bilico

Fitch non crede che tutto questo sia possibile e quindi, giudicando negativamente la solidità finanziaria dell’Italia, ha declassato i suoi titoli da A- fino al livello BBB+ e l’outlook negativo spiega che ci potrebbe essere a breve un nuovo downgrade. La motivazione con cui l’agenzia Fitch ha accompagnato il declassamento italiano è stata la seguente:

I risultati inconcludenti delle elezioni rendono improbabile che l’Italia possa avere un Governo stabile nelle prossime settimane. L’incertezza politica e il possibile conseguente freno alle riforme strutturali costituiscono un ulteriore shock per la già provata economia reale.

La ripresa ci sarà dal 2014

 L’economia della zona euro è in difficoltà ed è complicato in questo momento tirare fuori gli elementi che potrebbero rimettere in ordine i bilanci dell’UE e dei suoi stati membri. Nonostante gli sforzi, infatti, la ripresa resta molto lenta e a parlare di tutto questo, nei giorni scorsi, ci ha pensato Mario Draghi.

Fiducia per le banche centrali

La rinnovata fiducia nelle banche centrali, ha dato al presidente della BCE la possibilità di fare un’analisi lucida della situazione. Si è parlato soprattutto di taglio dei tassi, di tassi invariati e di previsioni per la ripresa. Se fino a gennaio l’ottimismo impone una rincorsa della ripresa che si sarebbe vista dalla seconda metà del 2013, a distanza di qualche mese bisogna rifare i conti.

Scende lo spred e vanno bene le banche

Secondo Draghi la ripresa non ci sarà prima di un anno. Gli investitori, a questa nuova previsione, avrebbero potuto gettare la spugna, invece sono andati avanti senza considerare le nuove stime di Draghi.

A livello nazionale è chiaro che l’Italia dovrà affrontare un altro anno di crisi ma dagli atteggiamenti degli investitori, sembra che tutti siano fiduciosi sul futuro del nostro paese. Insomma, l’Italia, anche quella post elettorale, non è un motivo di preoccupazione. E per quanto riguarda la politica? In Europa sono meno scandalizzati i politici e gli investitori di quanto non lo siano i media e i politici tricolore.

200 milioni di euro a William Johnson

 Chi è William Johnson? L’amministratore delegato della società Heinz, nota soprattutto in America per la produzione di Ketchup. Questo manager ha deciso di lasciare l’azienda ed incasserà una buona uscita molto corposa, tanto per dirla all’europea.

28 miliardi di dollari per il ketchup

Proprio mentre nel Vecchio Continente si parla di mettere un tetto ai superstipendi dei banker, altri stipendi, in America, sembra necessari e intoccabili. L’ad di Heinz, infatti, lascerà l’azienda con un bell’assegno da 200 milioni di dollari.

Negli Usa scatta la sequestration

Tutto dipenda dalla conclusione dell’accordo tra Heinz, Warren Buffett e 3G Capital. Queste ultime due aziende hanno comprato quella di Johnson che adesso, a soli 64 anni, può ritirarsi a vita privata con un paracadute di 56 milioni di dollari, una pensione di 57 milioni (che comprende anche compensi ritardati) e infine circa 99,7 milioni di dollari di azioni.

Il capitale che sarà incassato da Heinz ha determinato, sui giornali, almeno il riepilogo dei suoi successi industriali. Johnson guida l’azienda dal 1998 e durante la sua amministrazione ci sono state una quarantina di acquisizioni che hanno reso la compagnia molto concorrenziale sotto il profilo del marketing e delle innovazioni. Basta pensare alle confezioni del ketchup in questione.

Le vendite dell’azienda, nel 2012, sono cresciute dell’8,8 per cento rispetto all’anno precedente e quindi il commento principale è stato: Johnson si merita quel che gli hanno dato.

L’euro, a chi piace e a chi non piace affatto

 L’euro è una moneta che unisce ma un concetto che divide e lo possiamo vedere bene dalla contrapposizione che la moneta unica genera soltanto nel nostra paese. Ci sono i convinti europeisti che vedono nell’ipotesi del ritorno alla valuta locale, la lira nel nostro caso, il principio di una disfatta economica senza precedenti. Ma ci sono anche coloro che al contrario ritengono che uscire dall’euro sia la sola via di uscita alla crisi.

Allianz non lascia, anzi raddoppia

Il problema e la riflessione si concentra soprattutto sulle scelte che vogliono fare i paesi che dell’euro fanno già parte, per esempio l’Italia dove il sentimento antieuro sta crescendo, sostenuto dal perdurare della crisi. Molto interessante è anche quel che sceglieranno di fare i paesi dell’Est Europa.

La ripresa ci sarà ma alla fine dell’anno

Per esempio la Lettonia spinge per entrare il prima possibile nell’euro, mentre la Polonia non ha alcuna fretta e preferisce restare fuori dai giochi. La Slovacchia che prima dei due paesi ha già aderito alla moneta unica del Vecchio Continente, è in una fase di pentimento e revisione del pensiero.

Il fatto è che la crisi sta incidendo in modo forte sulle economie nazionali e i vincoli di stabilità che pone l’Europa sono molto stringenti. La fine del 2013, quindi, dovrà portare necessariamente una soluzione alla crisi del debito sovrano.

EasyJet tra i grandi della Borsa

 EasyJet, da compagnia low cost, si è trasformata in soggetto finanziario di tutto rispetto nei mercati europei. La compagnia, ormai, può vantare 18 anni di onorato servizio, cominciato, c’è da dirlo, con due velivoli presi addirittura in affitto.

Adesso EasyJet ha un volume d’affari che ne giustifica l’entrata nel Ftse 100 che comprende tutte le maggiori aziende quotate nei listi della City. A livello finanziario vale circa 5 miliardi e può contare sul una forza lavoro composta da 8 mila dipendenti.

Programma laureati 2013 di EasyJet

I voli a basso costo sono stati l’emblema di una generazione: quella dei ragazzi decisi a girare il mondo con quattro soldi, quella delle persone che hanno sperato da sempre che il trasporto areo diventasse alla portata di tutti. Adesso la flotta di Easyjet, iniziata con due veicoli in affitto, è diventata molto grande: 220 aerei che trasportano ogni anno 55 milioni di passeggeri, che coprono 600 rotte in 30 paesi del mondo.

Alitalia cederà sette slot su rotta Milano-Roma a Easy Jet

Il valore finanziario di EasyJet è di 4 miliardi di sterline ma nessuno, quando si presentava al mondo il 28 enne Stelios Haji-Ioannou, erede di un impero greco dei trasporti, poteva pensare ad un successo simile.

EasyJet ha avuto il merito di far passare l’idea che viaggiare in aereo è semplice, è divertente e costa molto poco.

 

I consumi parlano del peggioramento dell’Italia

 L’Italia a livello economico e finanziario non se la passa molto bene e non è una questione limitata al PIL. L’incertezza legata allo scenario post elettorale contribuisce a rendere il Belpaese un territorio d’investimento troppo rischioso. In più la recessione si è aggravata nonostante le speranze di uscire dal tunnel della crisi.

Il crollo dei consumi elettrici mette in ginocchio le imprese

Il 2013, quindi, contro ogni previsione, si è aperto in recessione e continua in questo stato. I consumi sono scesi del 2,4 per cento rispetto all’anno precedente ma sono scesi anche dello 0,9 per cento rispetto a dicembre 2012. Secondo una media cosiddetta mobile, si può fare una previsione per i prossimi tre mesi.

Se si considerano i consumi c’è da temere

Entro giugno, il nostro paese, tornerà ai livelli della fine del 2004. A lanciare sul mercato questi dati ci ha pensato la Confcommercio che ha anche analizzato i vari settori dell’economia. Per esempio, la domanda di servizi è diminuita del 3,7 per cento così come la spesa per i beni è calata del 2 per cento.

Ogni volta che si parla di consumo, dice Confcommercio, ci muoviamo in un terreno negativo. La riduzione dei consumi ha interessato purtroppo, il comparto alimentare dove si registra una flessione del 3,9 per cento nel consumo di bevande e tabacchi. Una flessione uguale, sempre -3,9 per cento è propria anche del settore abbigliamento e calzature. Questi due ambiti sono in calo dal 2010, per via di una contrazione della domanda che dura da due anni.

 

Vodafone taglierà 700 dipendenti

 In tempi di crisi i tagli al personale non risparmiano nessuno. Nemmeno i grandi colossi della telefonia e della tecnologia, come Vodafone Italia, che ha oggi presentato ai sindacati un piano che prevede il taglio di 700 esuberi strutturali nei prossimi due anni.

Secondo la direzione aziendale il piano trova la sua giustificazione nella necessità di contenere i costi. Con 700 risorse in meno, infatti, Vodafone prevede di risparmiare nel giro di due anni circa 160 milioni di euro. Le procedure di mobilità partiranno da lunedì.

Vodafone è in rosso di 2,5 miliardi

I sindacati dei lavoratori aziendali, tuttavia, si sono detti pronti allo sciopero qualora l’azienda, in questa delicata situazione, decidesse di non aprire trattative con le dovute rappresentanze.

L’intenzione di ridurre il personale, fanno sapere i portavoce dell’azienda, è dettata dalla particolare congiuntura economica negativa che il settore delle telecomunicazioni sta attraversando, e che da due anni a questa parte erode costantemente margini e fatturati. A questa situazione macroeconomica si deve aggiungere il clima di grande competizione e il pesante calo dei prezzi che ne sono scaturiti.

I ricavi di Vodafone in calo nel terzo trimestre

E’ volontà di Vodafone continuare ad investire in Italia per migliorare qualità della rete e dei servizi (si parla di altri 990 milioni), ma ciò deve passare attraverso una necessaria riorganizzazione aziendale che privilegi l’efficienza.

Moody’s se la prende con l’economia inglese

 La City di Londra dice no al tetto sui superstipendi dei banker e si distingue in questa sua linea  molto chiara, da quanto hanno scelto la Germania e la Svizzera, allineate ai consigli arrivati dalle istituzioni europee. Una scelta come tante, quella dell’Inghilterra che delinea una politica economica molto chiara.

Krugman parla dei problemi dell’Europa

Peccato che poi ottenga la bocciatura delle agenzie di rating. L’americana Moody’s ad esempio, ha bocciato le iniziative della Gran Bretagna e per la prima volta dopo 35 ha fatto perdere la tripla A al paese. Se fosse soltanto una questione di “credibilità e scelte”, non ci sarebbero problemi.

Invece Moody’s ha spiegato di avere dei dubbi sulla sostenibilità del debito pubblico britannico. Il passaggio dalla tripla A al livello AA1, riduce ancora il numero dei paesi “affidabili”, paesi che sono considerati solidi sotto il profilo economico e finanziario.

Il BTp a 15 anni piace molto agli inglesi

La Gran Bretagna, in questa prima parte del 2013, si unisce ai paesi che l’anno scorso hanno perso la tripla A in modo quasi inaspettat0, per esempio la Francia. A resistere, quindi, per il momento ci sono soltanto Germania, Olanda, Lussemburgo e Finlandia.

Il nostro paese non è nemmeno lontanamente considerato visto che l’ultima volta che ha potuto esibire una bella tripla A sullo Stivale, era il 1998.

Consumi italiani ai livelli del 2004

 La Confcommercio ha diffuso oggi i dati relativi ai consumi degli italiani registrati nel mese di gennaio 2013 e la prima impressione non è affatto positiva. Stando all’analisi delle cifre, infatti, i consumi italiani sembrerebbero ritornati ai livelli del 2004, facendo registrare una flessione del 2,4% sulla tendenza del periodo e una dello 0,9% rispetto al mese di dicembre 2012.

I saldi non rianimano i consumi

L’Italia vive dunque l’ennesimo periodo di recessione e le speranze per il futuro non sono incoraggianti. Gli addetti ai lavori prevedono infatti un ulteriore peggioramento della situazione, che farà dell’intero 2013 un anno particolarmente difficile sotto il profilo economico.

Bilancio negativo per i saldi invernali

La tendenza negativa dei consumi viene oltretutto confermata anche dai dati relativi al mercato del lavoro. Calo degli ordinativi e calo della produzione non può che favorire l’aumento della disoccupazione. Solo a gennaio 2013 sono stati persi altri 97mila posti di lavoro e altri 110mila unità si sono aggiunte al numero dei disoccupati.

In generale, dunque, il tasso di disoccupazione nel nostro Paese ha raggiunto l’11,7%, con un milione di disoccupati in più nel solo 2012. Sul fronte CIG, di conseguenza, i dati registrano a gennaio un aumento delle richieste del 61% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Cresce in maniera importante anche il numero di ore richieste per gli interventi straordinari.