Crisi
Per Confindustria il Pil peggiora nel 2013
Il centro studi di Confindustria ha parlato di Pil in peggioramento nel 2013 e di una situazione di debolezza e fragilità economica. Gli effetti della crisi, stando alle previsioni, sono ancora presenti e si mostreranno ancora in questo anno. Per Confindustria, il calo del Pil del quarto trimestre del 2012 è superiore a quello che si aspettava e le previsioni per il 2013 sono quindi da rivedere al ribasso.
► Rapporto Congiuntura flash di Confindustria
In particolare, il centro studi di Confindustria ha detto: “Gli indici anticipatori confermano progressi nei mesi a venire sia nella domanda interna sia nell’attività economica generale, grazie all’andamento del manifatturiero, che beneficia della ripartenza degli ordini dall’estero. In difficoltà rimangono sia i servizi sia le costruzioni”.
► Ancora in discesa i prestiti per le famiglie e le imprese italiane
Le preoccupazioni sono per il mercato del lavoro. I dati mostrano un peggioramento nella fine del 2012 e la disoccupazione è aumentata. I posti di lavoro persi sono 186 mila nei mesi di Novembre e di Dicembre del 2012. I segni negativi per Confindustria riguardano anche “La forza lavoro, la cui crescita aveva spinto in su il tasso di disoccupazione nell’ultimo anno, ha invertito la marcia: -0,4% mensile in Dicembre”.
Il centro studi di viale dell’Astronomia sottolinea l’importanza del credito alle aziende per la ripresa. A Dicembre il dato non è buono con i prestiti alle aziende italiane che sono scesi ancora dello 0,2%.
La ripresa ci sarà ma alla fine dell’anno
La crisi del debito in Europa non è acqua passata e quando sembrano finiti gli interrogativi sulle economie maggiormente in difficoltà come l’Italia o la Spagna, è iniziata la tiritera sulla guerra delle valute. La preoccupazione per la perdita di competitività del Vecchio Continente, è stata farcita da una serie di rassicurazioni sull’euro: non ci sarà alcune lotta con dollaro e yen, ogni banca centrale farà quello che ritiene più opportuno per il proprio paese, come da mandato.
►Il meccanismo unico di risoluzione della BCE
Ma quando si uscirà da questa fase di debolezza che si riflette nella fragilità dell’economia reale? Il 2013, secondo Mario Draghi, ha messo davanti agli occhi dei cittadini, un quadro più stabile, anche se le sofferenze del settore creditizio diventano sempre più urgenti e sarà necessario trovare una soluzione, in tempi brevi, alla tenuta delle banche rispetto alla lunga recessione.
►Draghi parla della debolezza dell’economia reale
L’Europa e ogni singolo paese, è chiamato dunque a fare degli sforzi per uscire dalla crisi e tra le misure più gettonate per spazzare via la recessione ci sono i tagli alla spesa senza un corrispondente aumento delle tasse, un consolidamento finanziario, il ripristino della fiducia nelle banche e la creazione del meccanismo di vigilanza unico per l’UE.
Tutte misure che non si attivano da un giorno all’altro tanto che l’uscita della crisi è stata procrastinata alla fine del 2013.
L’Ilva chiede la cassa integrazione per circa 6.500 dipendenti
L’Ilva segue l’esempio della Fiat di Pomigliano e batte cassa allo Stato. L’azienda di Taranto ha chiesto due anni di cassa integrazione per la ristrutturazione e per circa 6.500 dipendenti. Per attuare gli obblighi di bonifica ambientale, che sono previsti dall’Autorizzazione integrata ambientale, l’azienda e i sindacati hanno quindi comunicato la richiesta di cassa integrazione.
I sindacati hanno detto che la cassa integrazione riguarda 957 impiegati della produzione della ghisa, 940 lavoratori dell’acciaieria, 607 che si occupano di tubi e rivestimenti, 1,574 lavoratori della laminazione, 1.249 che fanno parte dei servizi di staff e 1.070 che si occupano di manutenzione. L’azienda ha circa 10.000 impiegati e gli altri 4.000 lavorano nell’area a caldo e dovrebbero continuare a farlo.
► Il Governo prova a salvare l’Ilva
La nota dell’Ilva dice: “Il piano di ristrutturazione aziendale presentato dalla società prevede anche la chiusura di alcune linee produttive, in particolare dell’altoforno 1, già chiuso, e dell’altoforno 5. Con tale richiesta, l’azienda conferma l’impegno previsto dall’Autorizzazione integrata ambientale”.
Il segretario generale della Uilm Rocco Palombella ha detto: “Sono numeri drammatici. Adesso si aprirà la trattativa sindacale per attenuare la cifra per la rotazione, la formazione e eventuali contratti di solidarietà. Sono numeri che prevedono per due anni lacrime e sangue ma è anche vero che investimenti per la bonifica significano anche che l’Ilva non chiuderà e quindi tra due anni ci sarà nuovo lavoro”.
L’Istat mostra il calo dell’industria nel 2012
I dati sul 2012 presentati dall’Istat dimostrano come è stato un anno molto negativo per l’industria italiana. Il fatturato è in diminuzione e gli ordini sono crollati rispetto all’anno precedente. Il calo del fatturato dell’industria è stato del 4,3% su base annua. Gli ordini sono invece diminuiti di un livello ancora più alto al 9,8%. Questi sono i dati che mostrano la crisi economica nel nostro paese.
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L’Istat ha messo in evidenza come a Dicembre si è registrato un dato migliore con una crescita dello 0,8% del fatturato rispetto al mese precedente, ma nel confronto con lo stesso mese dell’anno precedente c’è comunque un calo del 9,2%. Quindi, se c’è ripresa è comunque debole e l’anno è stato negativo per l’industria.
Per quanto riguarda i settori, a Dicembre è aumentato il fatturato del settore che riguarda la fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e apparecchi di misurazione e orologi. Il calo più grande riguarda invece le altre industrie manifatturiere che hanno fatto registrare un calo del 18,7%. Nel settore auto il calo è del 5,8% su base tendenziale e del 16,6% per quanto riguarda gli ordinativi.
Nella parte finale dell’anno scorso gli ordinativi sono calati per quanto riguarda gli esteri con un -2,5% più che gli interni all’1,3%.
L’Istat ha presentato anche i dati sul settore delle costruzioni. La produzione a Dicembre è in aumento rispetto al mese precedente dell’1,6%, ma il confronto con lo stesso mese dell’anno precedente mostra una diminuzione del 18,3%.
Per l’auto calo di vendite in Europa
Secondo i dati dell’Acea, l’associazione dei produttori europei, la vendita di auto in Europa è in diminuzione. Nei Paesi europei il calo è dell’8,5% a Gennaio, con un dato che è il peggiore dal 1990. Il mercato dell’auto in Europa è quindi in crisi.
► Anche Peugeot Citroen in crisi
In Italia il calo delle vendite è sostanzioso con il -17,6%, mentre le vendite della Fiat in Europa sono diminuite del 12,4% nel confronto con il mese di Gennaio dello scorso anno. Le immatricolazioni per la Fiat scendono del 4%. Scendono anche le quote di mercato per il gruppo Fiat in Europa che in un anno sono passate dal 6,9% al 6,6%, mentre per il marchio Fiat c’è un aumento dal 4,9% al 5,1%.
► Renault guadagnerà di più producendo in Francia
In particolare, il Gruppo Fiat cresce nel Regno Unito con i volumi che aumentano del 6,9%. Ci sono miglioramenti anche nei mercati minori, come in Belgio e Lussemburgo, dove c’è la crescita più alta che è del 63,2%, o in Svezia con il 18,4%, in Austria con l’8,9% e in Danimarca con l’8,4%.
Le automobili della Fiat più vendute si confermano la Panda e la 500, che fanno parte del segmento A e hanno rispettivamente 15,6% e il 12,3% di quota. La 500L fa un ottimo risultato arrivando al secondo posto nel suo segmento con il 14,85% di quota. Bene anche la Punto e la Freemont che sono tra i primi dieci dei loro segmenti.
Draghi vede più stabilità ma l’economia reale non migliora
In una audizione al Parlamento europeo, Mario Draghi ha parlato della situazione economica nell’Eurozona. Per Draghi la situazione è più stabile, ma non ci sono ancora miglioramenti per quanto riguarda l’economia reale. Il fatto che l’economia reale non migliora riguarda anche l’Italia, con le banche che stanno soffrendo gli effetti della recessione.
► Draghi fa il quadro della situazione monetaria Ue
Draghi ha spiegato che si deve continuare con il consolidamento portandolo ad essere più leggero. In particolare, bisogna diminuire l’imposizione fiscale che in Europa è molto alta. Ecco le parole di Mario Draghi: “’Il 2013 e’ iniziato con un quadro più stabile rispetto agli ultimi anni grazie alle riforme dei governi ma servono sforzi più importanti perché la Ue possa emergere dalla crisi e ricreare fiducia e crescita”.
► Inflazione e stabilità dei prezzi nel discorso di Draghi
I riferimenti di Draghi sono anche ai rischi sulle prospettive economiche della zona euro e sulla fiducia che non mostra ancora segni di ripresa. La ripresa è comunque prevista per la metà dell’anno anche se sarà all’interno di una economia ancora debole e sarà graduale.
La Bce si concentra sulla ripresa dell’economia reale, che ancora non migliora, e studia un modo per fare arrivare i prestiti fatti alle banche alle piccole e medie imprese. Draghi ha detto: “Il consolidamento è necessario, sappiamo che ha effetti sulla contrazione economica a breve termine ma non si deve abolire o attenuarlo ma si possono mitigarne gli effetti, ad esempio costruendo un consolidamento basato meno sull’aumento delle tasse, che nella zona euro sono già molto alte’”.